Coordinate: 45°41′58.85″N 7°11′28.5″E

Necropoli di Champrotard

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Necropoli di Champrotard
La centrale idroelettrica Champagne I e il sito di Champrond di Villeneuve
EpocaNeolitico, Eneolitico
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
ComuneVilleneuve
Scavi
Data scoperta1917
ArcheologoPietro Barocelli
Amministrazione
VisitabileNo
Mappa di localizzazione
Map

La necropoli di Champrotard (pron. fr. AFI: [ʃɑ̃ʁɔtaʁ]), talvolta ortografato Champ Rotard o Champ-Rotard (omofoni), è un sito archeologico del comune di Villeneuve, in Valle d'Aosta, al limitare del territorio comunale di Introd. Essa sorge nel fondovalle nella località omonima e dista circa 10 km dall'imbocco della strada per il Gran San Bernardo e 15 km dall'imbocco per il Piccolo San Bernardo.[1] Per arrivarci venendo da Aosta si supera Villeneuve e in corrispondenza del viadotto si lascia la statale per seguire le indicazioni per Introd.[2] La necropoli si trova a fianco della centrale idroelettrica Champagne I. Si tratta di una delle più estese necropoli neolitiche d'Italia.[3]

Storia e descrizione

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La necropoli è stata scoperta nel 1917 durante i lavori di costruzione della centrale idroelettrica Champagne I. Le prime indagini archeologiche sistematiche sono svolte da Pietro Barocelli nello stesso anno e rivelano la presenza di venticinque tombe a cista risalenti al Neolitico.[3][4]

Nelle tombe, in cui è quasi assente il corredo funerario, sono stati ritrovati vari manufatti: nella tomba n. 19 un frammento d'ascia di pietra giadeitica levigata[5] realizzata con materiale proveniente dalla miniera di Praborna di Saint-Marcel, un raschiatoio di quarzo e un punteruolo di selce; nella tomba n. 25 un dente di cinghiale ornamentale con foro. Sono inoltre stati ritrovati altri denti e ossa di animali e resti di carbone.[3][6]

Gli scheletri presentano una posizione accuratamente preparata e ipotesi divergenti sono state fatte sull'integrità o meno delle tombe da parte degli studiosi.[7] Barocelli, grazie alle conoscenze dell'epoca sulla tipologia delle tombe a cista e la posizione dei defunti, aveva attribuito la necropoli al Neolitico finale.[6] Successivamente, la necropoli di Champrotard è stata confrontata con altre necropoli europee, come quelle svizzere di tipo Chamblandes,[8] e valdostane, come quella in frazione Fiusey scavata nel 1909 da Ernesto Schiaparelli, o quella di Vollein scavata a partire dal 1968 e con la quale presenta numerose analogie architettoniche.[6] Il sito della necropoli di Villeneuve risulta essere stato pesantemente rimaneggiato nei secoli, soprattutto a causa della collocazione in una zona prevalentemente agricola, il che ha perturbato la capacità di attribuzione a un'epoca. Tuttavia, gli studiosi tendono ormai a concordare sul fatto che la necropoli sia stata utilizzata anche in epoca eneolitica (tra il 3500 a.C. e il 2300 a.C.).[6] In particolare, le indagini del 1987 hanno permesso di confermare «due fasi nella frequentazione della necropoli: quella più recente riconducibile all'Eneolitico (III millennio a.C.) e quella più antica al Neolitico recente, quest'ultima basata sulla datazione al 14C (3640 a.C.) e sulla tipologia del corredo funebre.»[9]

I crani ritrovati sono conservati nel museo archeologico regionale.[10]

Cento metri a sud della necropoli, sulla roccia di Le Crou-Champrotard, si trovano varie incisioni rupestri scoperte da Franco Mezzena nel 1991 e studiate solo nei primi anni 2000 da Federica Banfo e Angelo Fossati, tra le quali si notano soprattutto coppelle e raffigurazioni di pugnali del tipo Remedello.[3][11][12]

I ritrovamenti di altri reperti nei pressi del cimitero comunale e della fonderia Gervasone confermano l'occupazione del territorio di Villeneuve in epoca preistorica.[3]

  1. ^ Andrea Arcà et alii, cit., p. 73.
  2. ^ La via delle Gallie. Quarta tappa. Consigli di visita, www.viadellegallie.vda.it, consultato il 10 aprile 2020.
  3. ^ a b c d e Miriana Perron, Storia e cultura. La Storia di Villeneuve, www.comune.villeneuve.ao.it, consultato il 10 aprile 2020.
  4. ^ Andrea Zanotto, cit., 1986. (Google libri)
  5. ^ Barocelli cit., 1919, p. 256.
  6. ^ a b c d La signora di Introd, www.introd.vda.it, consultato il 10 aprile 2020.
  7. ^ «Stimolante a questo proposito il dibattito legato ad eventuali pratiche o riti di sepoltura secondaria, da una parte già messi in evidenza con vigore in Rizzo 1910 per Fiusey e in Barocelli 1919 per Villeneuve Champrotard: è evidente l'uso del cosidetto seppellimento secondario. Gli scheletri erano stati verosimilmente deposti nelle tombe più o meno privati delle parti molli e dopo disfatti i legami delle ossa (...) Violazioni recenti sono da escludere; e dalle minute ed accurate osservazioni fatte nello scavo nulla risultò che possa far pensare a violazioni di remota antichità (ibid., p. 254); dall'altra negati più recentemente e quindi in Mezzena 1982, pp. 153-154, che propende per rimaneggiamenti successivi, anche a seguito di nuove deposizioni, o naturali, principalmente sulla base dell'interramento originario delle ciste che, in quanto parziale, lasciava scoperto il tetto della cassetta litica.» Fonte: Andrea Arcà et alii, cit., p. 70.
  8. ^ La Valle d'Aosta nel Neolitico e nell'Eneolitico, Atti della XXXI riunione scientifica IIPP "La Valle d’Aosta nel quadro della preistoria e protostoria dell’arco alpino centro-occidentale", www.iipp.it, 6 luglio 2007, consultato il 10 aprile 2020.
  9. ^ Cinzia Joris e Christel Tillier, Villeneuve, Necropoli di Champrotard, Realizzazione di una nuova centrale idroelettrica - loc. Plantey Centrale "Rû de Ponton". Verifica preventiva di rischio archeologico, a cura di Regione autonoma Valle d'Aosta e Comune di Introd., consultato il 12 aprile 2020.
  10. ^ Savina Fumagalli, cit., p. 113.
  11. ^ L'arte rupestre in Valle d'Aosta, il punto della situazione, documento per la sezione "Alpi Occidentali" del convegno L'Arte rupestre delle Alpi (Capodiponte, 21-24 ottobre 2010), www.archeosvapa.eu, consultato il 10 aprile 2020.
  12. ^ Federica Banfo, Damien Daudry, Angelo E. Fossati, Una roccia incisa da Le Crou-Champrotard (Valle d'Aosta), in Bulletin d'Etudes Préhistoriques et Archéologiques Alpines, a cura della Société Valdôtaine de Préhistoire et d’Archéologie, n. XIX, Aosta, 2008, pp. 27-36.

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