National Review
National Review | |
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Stato | Stati Uniti |
Lingua | inglese |
Periodicità | quindicinale |
Fondatore | William Buckley |
Fondazione | 1955 |
Sede | New York |
Editore | E. Garrett Bewkes IV |
ISSN | 0028-0038 |
Sito web | www.nationalreview.com |
National Review è una rivista quindicinale statunitense di orientamento conservatore che si concentra su notizie e articoli di commento su affari politici, sociali e culturali. La rivista è stata fondata dal saggista e giornalista William F. Buckley Jr. nel 1955.[1] È curata da Rich Lowry.
Sin dalla sua fondazione, la rivista ha svolto un ruolo significativo nello sviluppo del conservatorismo negli Stati Uniti, contribuendo a definire i suoi confini[1] e promuovendo il "fusionismo" (una corrente nella politica americana che unisce tradizionalismo e conservatorismo sociale con il libertarismo di destra politico ed economico), affermandosi come una voce di spicco nella destra americana.[1][2][3]
La versione online, National Review Online, è curata da Charles C. W. Cooke e include contenuti e articoli gratuiti diversi dall'edizione cartacea.[4]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La storia di National Review è strettamente legata allo sviluppo del movimento conservatore negli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale. William F. Buckley Jr., un laureato della Ivy League a Yale e in seguito un dipendente della CIA, ha criticato quello che credeva essere l'atteggiamento liberale della sua università e ha raggiunto un certo successo con il suo libro God and Man at Yale. Con un gruppo di autori composto da tradizionalisti, intellettuali cattolici, libertari ed ex comunisti, ed in particolare con Frank Meyer, il padre spirituale del "fusionismo", Buckley ha fondato la rivista nel 1955.
Tra i primi a dare il loro contributo alla rivista vi sono personaggi come Russell Kirk e Richard Weaver. Altri nomi importanti sono quelli di John Chamberlain, Wilhelm Röpke e Max Eastman. Un nutrito gruppo di ex comunisti collabora molto attivamente alla rivista: oltre a Frank Meyer, James Burnham, Willmore Kendall, William Schlamm ed altri.
Orientamento
[modifica | modifica wikitesto]Una delle convinzioni centrali di National Review è che il governo centralizzato dovrebbe esistere solo per proteggere le vite, la libertà e la proprietà dei cittadini. Ritiene che tutte le ulteriori attività parlamentari limitino la libertà e ostacolino il progresso nel paese. La National Review si descrive come libertaria.[5]
Nel gennaio 2016, i giornalisti di National Review si sono dichiarati contrari a Donald Trump in un editoriale. La sua candidatura alla presidenza non è da sostenere da un punto di vista conservatore. Trump è un opportunista e "una minaccia per il conservatorismo americano poiché calpesterebbe il lavoro di generazioni" per rappresentare "un populismo spietato e brutale".[6]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Rick Perlstein, I thought I understood the American Right., in New York Times, 11 aprile 2017. URL consultato il 7 giugno 2017.
- ^ Dylan Byers, National Review, conservative thinkers stand against Donald Trump, su CNN. URL consultato il 5 aprile 2017.
- ^ David Brooks, The Conservative Mind, in The New York Times, 24 settembre 2017. URL consultato l'11 giugno 2017.
- ^ Advertising Media Kit Archiviato il 7 aprile 2017 in Internet Archive., National Review Online.
- ^ National Review, in AllSides, 19 ottobre 2012. URL consultato il 20 febbraio 2018.
- ^ (EN) Against Trump, su National Review, 22 gennaio 2016. URL consultato il 5 febbraio 2020.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Allitt, Patrick. The Conservatives: Ideas and Personalities Throughout American History (2010) excerpt and text search
- Bogus, Carl T. Buckley: William F. Buckley Jr. and the Rise of American Conservatism (2011)
- Critchlow, Donald T. The Conservative Ascendancy: How the Right Made Political History (2007)
- Frisk, David B. If Not Us, Who?: William Rusher, National Review, and the Conservative Movement (2011)
- Frohnen, Bruce et al. eds. American Conservatism: An Encyclopedia (2006) ISBN 1-932236-44-9
- Hart, Jeffrey. The Making of the American Conservative Mind: The National Review and Its Times (2005), a view from the inside
- Judis, John B. William F. Buckley, Jr.: Patron Saint of the Conservatives (2001) ISBN 978-0-7432-1797-2
- Nash, George. The Conservative Intellectual Movement in America Since 1945 (2006; 1st ed. 1978)
- Schneider, Gregory. The Conservative Century: From Reaction to Revolution (2009)
- Smant, Kevin J. Principles and Heresies: Frank S. Meyer and the Shaping of the American Conservative Movement (2002) (ISBN 1-882926-72-2)
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Sito ufficiale, su nationalreview.com.
- National Review (canale), su YouTube.
- (EN) National Review, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- NRI Archiviato il 10 gennaio 2016 in Internet Archive., National Review Institute
- (EN) President Honors Buckley at 50th Anniversary of National Review, su White House, George W Bush, 6 ottobre 2005.