Kurt Niederhagen
Kurt Niederhagen | |
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Nascita | Mettmann, febbraio 1915 |
Morte | Portogruaro, 30 gennaio 1944 |
Cause della morte | caduto in combattimento |
Luogo di sepoltura | Deutscher Soldatenfriedhof di Costermano |
Dati militari | |
Paese servito | Germania nazista |
Forza armata | Luftwaffe |
Specialità | Caccia |
Unità | Stab I, Jagdgeschwader 77 |
Anni di servizio | 1939-1944 |
Grado | Oberfeldwebel |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Campagne | Campagna di Tunisia |
Decorazioni | vedi qui |
dati tratti da L’ultimo volo del maresciallo Niederhagen[1] | |
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Kurt Niederhagen (Mettmann, febbraio 1915 – Portogruaro, 30 gennaio 1944) è stato un militare e aviatore tedesco che prestò servizio nella Luftwaffe durante la seconda guerra mondiale, venendo decorato con la Croce di Ferro di seconda classe. Asso dell'aviazione da caccia con 17 abbattimenti riconosciuti al suo attivo[1].
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Mettnann nel febbraio 1915,[2] dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale lasciò la professione di orologiaio per arruolarsi nella Luftwaffe.[2] In forza alla I Gruppe[1] dello Jagdgeschwader 77 si distinse in Africa settentrionale,[2] e in Tunisia,[3] venendo decorato con la Croce di Ferro di seconda classe. Dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943, il suo reparto fu assegnato al settore del nord Italia, con il compito di intercettare sui cieli italiani i bombardieri alleati che andavano a bombardare obiettivi in Germania, Austria, Romania e sulla stessa Italia del nord, affiancando i reparti da caccia dell’A.N.R. della Repubblica Sociale Italiana.[1]
Con il grado di Oberfeldwebel[2] (maresciallo maggiore) decollò per l’ultima volta il 30 gennaio 1944,[2] ai comandi di un caccia Messerschmitt Bf 109G-6,[2] per intercettare i bombardieri della 15th Air Force americana, partiti dalla Puglia e diretti a colpire gli aeroporti di Lavariano,[1] Campoformido, Villorba[1] e Maniago.[2] Mentre attaccava un quadrimotore americano Consolidated B-24 Liberator[1] che aveva bombardato il campo d’aviazione di Lavariano, fu a sua volta attaccato, ed abbattuto, da due caccia Lockheed P-38 Lightning,[1] rimanendo ucciso.[2] A quell’epoca aveva al suo attivo 17 vittorie accertare.[4] Il suo aereo precipitò al suolo presso il fondo agricolo detto Cason del Prete,[N 1] nelle vicinanze di Portogruaro, affondando in profondità nel terreno.[1] Il pilota venne dichiarato disperso,[N 2] ma poi l’aereo e il corpo del suo pilota furono recuperati con una campagna di scavo effettuata dal Centro Studi e Ricerche Storiche "Silente Loquimur" nel 2007.[1] La salma venne seppellita con tutti gli onori presso il Deutscher Soldatenfriedhof di Costermano,[5] sul Lago di Garda alla presenza della figlia Hellen.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]Fonti
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j Pagano 2008, p. 15.
- ^ a b c d e f g h Giorgia Schiavon, Storia di guerra e di pietà. L’unica sconfitta dell’asso della Luftwaffe, La Nuova di Venezia e Mestre, Venezia, 7 novembre 2007.
- ^ Shores, Massimello 2016, p. 404.
- ^ Heaton, Lewis, Olds 2011, p. 267 , secondo altre fonti le vittorie accertate sono 13.
- ^ Lorenza Costantino, Storia, il cantiere fermato dalla Storia, L’Arena, Verona, 17 gennaio 2013.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Colin D. Heaton, Anne Marie Lewis, Robin Olds, The German Aces Speak: World War II Through the Eyes of Four of the Luftwaffe’s, Minneapolis, Zenith Press, 2011, ISBN 1-61059-748-6.
- (EN) Christopher Shores, Giovanni Massimello, A History of the Mediterranean Air War, 1940-1945: Volume 3: Tunisia and the End Africa November 1942-May 1943, London, Grub Street, 2016, ISBN 1-910690-67-8.
Periodici
[modifica | modifica wikitesto]- Giorgia Schiavon, Storia di guerra e di pietà. L’unica sconfitta dell’asso della Luftwaffe, in La Nuova di Venezia e Mestre, Venezia, novembre 2007.
- Dino Pagano, L’ultimo volo del Mar. Niederhagen, in Aerei nella Storia, n. 60, Parma, West Ward Edizioni, giugno-luglio 2008, p. 15.