Ischia (goletta)

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Ischia
Una goletta non identificata appartenente alla classe Ischia
Descrizione generale
Tipogoletta ad elica
ClasseIschia
Proprietà Regia Marina
CostruttoriRegio Cantiere, Castellammare di Stabia
Impostazione1866
Varo1867
Entrata in servizio1868
Radiazione26 maggio 1898
Destino finaleusata come pontone guardaporto G.M. 9, demolita
Caratteristiche generali
Dislocamento190-195 t[1]
Lunghezza32 m
Larghezza6,04[1] m m
Altezza2,00 m (solo scafo)[1] m
Propulsione2 caldaie parallelepipede a ritorno di fiamma
1 macchina alternativa a vapore
potenza 195 HP (144 kW)[1]
1 elica
armamento velico a goletta
Velocitàmassima 8 nodi
Equipaggio37 tra ufficiali, sottufficiali e marinai
Armamento
Armamentoalla costruzione: non noto

Dal 1887:

  • 2 cannoni da 80 mm
dati presi da Navi a vela e navi miste italiane, Sito della Marina Militare e Navyworld
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L'Ischia è stata una goletta ad elica[2] della Regia Marina.

Caratteristiche

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Scafo in legno con carena ricoperta di rame, la nave era capoclasse di una classe di cinque unità, costruite tra il 1866 ed il 1869[3] in seguito ad uno stanziamento straordinario votato nel 1864[4]. Progettate come piccole ed economiche unità per compiti di guardia costiera – necessità sentita soprattutto nel Sud Italia, per contrastare il brigantaggio, la pesca abusiva, la guerriglia filoborbonica, la fuga in Africa dei renitenti alla leva, l'emigrazione clandestina, lo sviluppo della criminalità organizzata ed il contrabbando –, le golette della classe Ischia erano navi di modeste prestazioni, destinate inizialmente alla vigilanza doganale per conto dell'Amministrazione Finanziaria[3]. Mediante tali unità venne costituito un servizio permanente di sorveglianza delle coste da Venezia a Porto Empedocle[4].

L'apparato propulsivo, prodotto dalla Ditta Ansaldo di Sampierdarena, consisteva in una macchina alternativa a vapore di scarsa potenza (la macchina dell'Ischia, la più potente, sviluppava 195 HP o 144 kW) che, alimentata da due caldaie parallelepipede a ritorno di fiamma (che scaricavano i loro fumi di combustione mediante un alto fumaiolo sistemato subito a proravia dell'albero di maestra), azionava una singola elica, permettendo il raggiungimento di una velocità massima di otto nodi[3]. Le unità della classe Ischia avevano inoltre una ridotta velatura, costituita da due alberi (trinchetto e maestra) attrezzati a vele auriche (armamento velico a goletta)[3].

Le golette della classe Ischia disponevano anche di un limitato armamento, la cui entità iniziale non è nota, ma che nel 1887 venne sostituito da due cannoni da 80 mm[3].

Impostata nei cantieri di Castellammare di Stabia nel 1866, l'Ischia venne varata nel 1867 e completata nel 1868[3]. Inizialmente la goletta, mantenendo come equipaggio personale della Regia Marina, venne posta sotto il controllo dell'Amministrazione delle Finanze, assolvendo compiti doganali e contrastando il brigantaggio e la piccola pirateria, ispezionando inoltre le navi in navigazione alla volta di Tunisi, e più generalmente del Nordafrica, per verificare che non avessero a bordo disertori o renitenti alla leva[3].

L'unità venne impiegata in tali compiti per alcuni anni, per poi essere disarmata a Napoli sino al febbraio 1879, quando venne rimessa in armamento ed adibita a compiti di sorveglianza sulla sanità marittima nei dintorni di Napoli[3].

Nel novembre 1879 la goletta ebbe il compito di recarsi in Mar Rosso per effettuarvi rilevamenti idrografici[3]. Di fatto tale missione includeva la creazione delle premesse per la fondazione di una colonia in Eritrea (ruolo delle navi italiane era tra l'altro il «mostrare la bandiera» nell'area interessata): insieme all'Ischia venne infatti destinata in Mar Rosso anche la cannoniera corazzata Varese, che partì da Napoli il 15 novembre 1879[5], per poi essere rimpiazzata a Zante, l'8 dicembre, dal meno appariscente avviso a ruote Esploratore, dato che si voleva mascherare il proposito di fondare una nuova colonia. L'Ischia arrivò ad Assab il 10 gennaio 1880; durante la permanenza in acque eritree, la nave scandagliò la baia di Assab ed effettuò rilevamenti delle coste della Dancalia, ma effettuò anche, con successo, missioni diplomatiche presso i diffidenti, e spesso apertamente ostili, capi dancali, difendendo inoltre i diritti di proprietà e sovranità della società Rubattino, che aveva acquistato la baia di Assab[3]. Fu proprio a bordo della goletta, ormeggiata a Scheick Durchan, che l'agente della società Rubattino firmò il primo contratto con cui il sultano dancalo di Raheita cedeva parte del proprio territorio[3]. L'Ischia fu inoltre la prima nave da guerra italiana a penetrare sino in fondo nel golfo di Tagiura, nel ‘mare interno' chiamato Gubbet el Harab[3]. L'equipaggio della nave, insieme a quello dell'Esploratore, partecipò alla costruzione delle installazioni a terra (pontile di 60 metri, scalo di alaggio, forno, distillatore, pozzi d'acqua dolce) ad Assab[6]. La goletta fece infine ritorno in patria nel dicembre 1880: per parte del tragitto la nave venne trainata dal piroscafo Sumatra, e nei pressi delle coste italiane affrontò un violentissimo fortunale[3][7].

Nel 1882 e 1883 l'Ischia fu di stazione a Livorno, effettuando diverse missioni di soccorso a navi in pericolo[3].

Nel 1884 e 1885 la goletta ebbe utilizzo per compiti di vigilanza sanitaria sulle coste sarde (che nell'agosto 1884 espletava con base a Sassari[8]), per rilevamenti idrografici e quale nave scuola per allievi Fuochisti[3]. Nel 1888 l'unità venne destinata, ancora come nave scuola, all'istruzione marinaresca degli allievi Operai (Mozzi Apprendisti Operai), venendo rimpiazzata in tale ruolo, nel luglio 1892, dalla goletta Mestre[3].

Prima unità della propria classe ad essere radiata, il 26 maggio 1898 (le altre quattro golette vennero tutte radiate il 30 agosto 1903), l'Ischia venne denominata G.M. 9 ed ancora utilizzata per qualche tempo quale pontone guardaporto a Napoli[3], prima della demolizione[9].

  1. ^ a b c d Il sito ufficiale della Marina Militare riporta un dislocamento in carico normale (specificazione invece non fatta da Navi a vela e navi miste italiane) di t 190. Altre differenze riportate, probabilmente erronee: potenza dell’apparato motore di 175 HP, composizione dell’apparato motore di una caldaia e due macchine alternative a vapore, larghezza 6,40 m (quest’ultima frutto probabilmente di un refuso). Il sito parla inoltre di due metri di pescaggio (sotto la linea di galleggiamento), mentre Navi a vela e navi miste italiane riporta due metri di altezza dello scafo (sopra la linea di galleggiamento).
  2. ^ In diverse fonti si fa tuttavia riferimento alle navi della classe Ischia come piroscafi.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q Franco Bargoni, Franco Gay, Valerio Manlio Gay, Navi a vela e navi miste italiane, pp. da 353 a 356 e 361
  4. ^ a b Il naviglio dei finanzieri nella storia, su gdf.it. URL consultato il 10 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 29 ottobre 2013).
  5. ^ La Stampa – 20 novembre 1879
  6. ^ La Regia Marina in Africa Orientale
  7. ^ Per altra fonte, tuttavia, il 1º gennaio 1881 la nave si trovava ancora ad Alessandria d'Egitto.
  8. ^ La Stampa – 2 agosto 1884
  9. ^ Navyworld
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