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Galleria Mazzini (Milano)
Galleria Mazzini | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Località | Milano |
Coordinate | 45°27′41.94″N 9°11′17.05″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | 1925-1928 |
Uso | Galleria commerciale |
Altezza |
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La Galleria Mazzini è una galleria storica del centro di Milano.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Fu edificata tra il 1925 e il 1928, ed era originariamente denominata Galleria Carlo Alberto dal precedente nome della via e popolarmente chiamata Galleria Motta perché promossa e sponsorizzata da Angelo Motta, che qui aveva impiantato il suo laboratorio e le sue raffinate vetrine: una vocazione dolciaria che è stata poi continuata dalla Pasticceria Bindi fino al 2000.[1]
Progettata in uno stile art déco con venature di barocchetto (incerto ne è l'ideatore), presenta due ingressi impreziositi da cancellate in ferro battuto, uno in via Mazzini 20, con tre arcate, due colonne con capitelli corinzi e un soffitto dalle decorazioni esagonali e l'altro in via dell'Unione 7, collegati da un corridoio di circa 50 metri illuminato da lucernari che fanno risaltare la policroma pavimentazione a mosaico.
Di Vincenzo, ne "Le Gallerie di Milano", la descrive come «quieta e affascinante, di un'eleganza démodé, con i tavolini del caffè all'ingresso di via Unione, le due portinerie rétro e un parrucchiere che conserva arredi d'epoca».[2]
La sua eleganza discreta, al suo sorgere ne favorì la frequentazione della borghesia milanese e ne fece luogo di incontri riservati, come testimonia una lettera di Salvatore Quasimodo, che vi proponeva un appuntamento alla musa Maria Cumani; d'altra parte, la Mazzini è una delle prime gallerie milanesi con accessi agli appartamenti al suo interno. Dopo un periodo di abbandono, ora si connota per la sua atmosfera raccolta e per essere «un'oasi di tranquillità, invitante per chi la scopre in mezzo al traffico»,[3] ed è anche segmento centrale di un sistema di gallerie e porticati che da via Torino, attraverso le Gallerie Torino e Unione, conducono fino in piazza del Duomo.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Guido Lopez, Settecento lire e nacque la Motta, su ricerca.repubblica.it, La Repubblica, 2002. URL consultato il 3 gennaio 2020..
- ^ Di Vincenzo, p. 122.
- ^ Silvera et al., p. 45.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Riccardo Di Vincenzo, Le Gallerie di Milano, Milano, Hoepli, 2006.
- Cristina Silvera, Giovanni Silvera, Luci in Galleria, Milano, Ancora, 2016.