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Discussione:Utopia
Teknopedia non è un dizionario: l'articolo, così com'è, è adatto al wikizionario e non a wikipedia. Le varie aggiunte che mi vengono in mente in realtà starebbero meglio in pagine dedicate. --Sbisolo 13:22, Giu 20, 2004 (UTC)
Nella Bibliografia direi di mettere 'Il Signore degli Anelli'
- Tianigel 9:13, Giu 16, 2007 (UTC)
Meglio così?
- Snowdog 15:56, Giu 20, 2004 (UTC)
Si, così mi piace. Chiudo la discussione --Sbisolo 10:27, Giu 21, 2004 (UTC)
fantascienza o non fantascienza?
[modifica wikitesto]Sono indeciso se inserire anche qui il template "fantascienza"... l'utopia è uno dei genere della letteratura fantascientifica... ma può appartenere anche ad altri movimenti letterari. Forse potrei creare un template simili ma ridotto, con solo gli argomenti della fantascienza... boh, che ne dite voi? HΙΓΓ ◄discussione 21:22, Gen 5, 2005 (UTC)
L'articolo al momento parla prevalentemente dal punto di vista fantascientifico, quindi sono per mettere il template. Marcok 21:33, Gen 5, 2005 (UTC)
Togliere il template e lasciare nelle voci correlate
Star Trek un utopia?
[modifica wikitesto]Mi sembra un po' troppo generico, certo ci sono utopie ma ci sono anche distopie Star Trek è un intero universo come tale ha i suoi alti e i suoi bassi. Forse sarebbe meglio inserire i singoli casi di utopie e distopie fantastiche --ConteZero 05:55, Lug 27, 2005 (CEST)
E Platone?
[modifica wikitesto]Non vorrei dire fesserie, ma dalle mie (scarse) rimembraze del liceo mi par di ricordare che l'origine del termine è attribuita a Platone, che aveva descritto una città ideale. O forse era Socrate. Oppure ricordo male? Magari provo a riesumare qualche libro delle superiori, poi vi so dire qualcosa.
La Repubblica
[modifica wikitesto]Per quanto mi risulta La Repubblica di Platone può essere considerata la prima utopia. Qualche cattivo dice che dovrebbe andare nelle distopie, ma la distinzione tra i due generi tutto sommato può essere un punto di vista. --Truman Burbank 18:40, nov 2, 2005 (CET)
Riscrittura della definizione
[modifica wikitesto]Ho ampliato e modificato la definizione precedente.
Mi sembrava eccessivamente orientata verso una identificazione dell'utopia con la sua particolare specie dell'utopia velleitaria; mentre quest'ultima appartiene principalmente all'uso della lingua comune e ad una accezione puramente negativa del termine utopia.
Ho anche circoscritto l'universalità a caratteristica di specifiche utopie, menzionandone, però, l'elevata occorrenza.-- Codicorumus
« msg 16:42, 22 ott 2008 (CEST)
Il nuovo senso dell'utopia
[modifica wikitesto](sezione spostata provvisoriamente qui in quanto appare un saggio o una ricerca originale, senza fonti o con un utilizzo un po' disinvolto delle stesse. Forse si possono recuperare alcune informazioni, circoscrivendole --MarcoK (msg) 01:46, 15 set 2009 (CEST))
La concezione dell'utopia come società ideale e perfetta, e per ciò stesso irreale e irrealizzabile (o anche come modello mentale o fantastico, come sogno e chimera) deriva dai progetti filosofici e letterari che si sono sviluppati nella modernità a partire da Thomas More. Questa concezione è prevalente non solo a livello popolare e corrente, ma anche a livello dotto.
La nuova concezione sviluppa l'utopia non più solo come progetto degli autori, ma come progetto dell'umanità per la sua liberazione, la sua redenzione terrena, la costruzione di una società di giustizia e di una società fraterna. Essa matura anzitutto da una fondamentale osservazione di Marx ed Engels nel Manifesto, e cioè che la società non può essere trasformata dal progetto di un autore, ma solo da un movimento che la vada trasformando dall'interno. L'utopia viene compresa come un fattore della storia da Karl Mannheim, in Ideologia e utopia (Bonn, 1929), il fattore creativo-eversivo che impelle la storia; mentre l'ideologia è il fattore di conservazione. Viene quindi compresa da Ernst Bloch come il processo stesso della storia in cui l'umanità si va liberando dalle alienazioni e contraddizioni che la dilacerano, va costruendo la sua libertà (Il principio speranza, Frankfurt a.M., 1953-59).
Gli studi più recenti mirano alla ricostruzione del processo utopico nella storia umana e individuano due grandi linee di movimenti portatori, i movimenti religiosi di salvezza e i moderni movimenti rivoluzionari. I primi, e cioè in particolare il messianismo ebraico e l'annunzio evangelico, impostano il progetto di una società di giustizia e di una società fraterna; e ne tentano la realizzazione a livello comunitario, specie attraverso due altri movimenti, il millenarismo, e l'eresia medievale e moderna, la quale altro non è che il tentativo di riprendere il progetto evangelico nella sua purezza in una chiesa fortemente mondanizzata. Proprio un movimento ereticale moderno, il puritanesimo inglese, trasferisce il progetto dal religioso nel politico e scatena la prima delle rivoluzioni moderne, la Rivoluzione inglese del Lungo Parlamento (1640-1653), la quale inizia la fase costruttiva, la costruzione di una società di giustizia. In quattro punti: i grandi principi etici (libertà, eguaglianza, sovranità popolare), sanciti nella prima delle moderne Carte dei popoli, il Patto del Popolo Inglese; la legge, contro l'arbitrio del monarca; il Parlamento eletto come organo della legge; il giusto processo per tutti.
Le rivoluzioni moderne sono quattro: l'Inglese, la Francese, la Russa (che però fallisce tragicamente), la Grande Contestazione degli anni 1960-70. I punti salienti del processo utopico moderno, oltre le rivoluzioni, sono il generalizzarsi del modello democratico, il movimento operaio e il socialismo, il dissolversi degli imperi continentali e coloniali, l'unificazione dell'umanità e il modello cosmopolitico (in costruzione), il movimento pacifista, il movimento ecologico, la promozione della condizione popolare nella dignità del lavoro, dignità del reddito, istruzione, sicurezza sociale, benessere.
Il processo utopico di costruzione di una società di giustizia si sviluppa in Occidente ma ha carattere universale; i principi etici come i modelli sono universali, universalmente umani. Il suo cammino è difficile e contrastato. Esso comporta una visione positiva e costruttiva della storia umana, e fonda la speranza dell'umanità, una visione e un'attesa di speranza. Questa è dunque l'utopia storica, rispetto all'utopia filosofico-letteraria. Il suo è il senso originario dell'utopia, il processo originario e decisivo; di cui l'utopia letteraria è un momento accessorio, ma tuttavia fecondo per il suo apporto ideale e progettuale.
- Parte di queste informazioni, e molte altre, si possono trovare alla voce utopia delle seguenti fonti: [1] e [2]. --Mauro Lanari (msg) 19:10, 26 set 2009 (CEST)
Guarda, caro Lanari che nei dizionari e testi simili da te indicati, non trovi nulla di queste idee, che sono le idee della nuova utopia. Arrigo Colombo
Osservazioni sulla voce
[modifica wikitesto]Ho delle riserve sulla voce com'è ora.
- Una certa conoscenza della letteratura utopica (fonti primarie e riflessione storiografica) e anche l'esame delle voci corrispondenti nelle altre Wiki mi fanno ritenere che si tratti di un argomento interdisciplinare e quindi categorizzabile, oltre che come fantascientifico, come letterario, filosofico, giuridico, sociologico, politico e anche urbanistico.
- Il legame con la fantascienza non è diretto: Carlo Pagetti e altri ritengono che questa debba essere considerata "figlia", se non "nipote", della letteratura utopica.
- Analogamente il legame con la religione: la letteratura utopica ha una componente religiosa interna (credenze, culti, riti,...) e anche un rapporto con le religioni presenti nel mondo reale. Le considerazioni presenti ora nella voce dovrebbero essere oggetto di una voce autonoma attinendo semmai alla psicologia della religione e alla filosofia della religione.
- Nella voce non si accenna in dettaglio al tema del rapporto della letteratura utopica con la letteratura per l'infanzia e la gioventù, e di conseguenza alla dimensione pedagogica dell'utopia (che è una letteratura "a tesi").
Mi riprometto, dopo avere sentito altri, d'intervenire sulla voce. --Alessandro Crisafulli (msg) 13:03, 29 mag 2013 (CEST)
Se si avessero dei pareri concordemente favorevoli a una revisione provvederei a stendere un abbozzo in una mia sandbox di cui darei comunicazione qui. --Alessandro Crisafulli (msg) 16:23, 29 mag 2013 (CEST)
- La voce mi convince poco nella sua forma attuale. In particolare noto la grossolana assenza di Karl Mannheim, che in sostanza vede la funzione positiva dell'utopia. In generale, però, la voce attuale la vedo come una voce riflessiva, che cioè parla più del bias di chi l'ha scritta che del concetto da trattare. E' il caso del socialismo utopistico, termine tendenzialmente denigratorio con cui Marx definì varie ideologie socialiste preesistenti. Ma nessuno dei cosiddetti "socialisti utopisti" si definiva utopista. Anzi Owen era ispirato da molti principi pratici e precorse molti concetti dell'odierna urbanistica. Forse per questa impostazione di fondo, difficile da emendare, avevo preferito inserire un mio contributo qui [3]. Mi resta poi la sensazione che nei casi in cui l'autore usa il termine utopia per la propria opera, essa vada intesa in senso didattico, come un luogo ideale che non esiste, ma a cui bisognerebbe tendere (nel senso delle idee di Platone). E ciò non è molto lontano dalla visione di Mannheim, l'utopia come archetipo o mito propulsivo di un'ideologia (e quindi anche come esempio didattico). Vale forse la pena di tornare sul concetto di mito, che qui (wikipedia) è solitamente inteso come "storia leggendaria di eroi", ma il mito della caverna di Platone non è una storia leggendaria, è più simile alla metafora, o all'idealtipo di Weber, o all'archetipo, o alle parabole cristiane. Insomma ci può essere molto lavoro nella voce, purchè ci sia voglia di scavare e si dimentichino molti preconcetti del positivismo.--Truman (msg) 15:55, 29 mag 2013 (CEST)
Segnalo l'inizio della lavorazione in una mia sandbox: Utente:Alessandro Crisafulli/Utopia. Tempo previsto di lavorazione: 7 giorni. --Alessandro Crisafulli (msg) 10:37, 2 lug 2013 (CEST)
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