Discussione:Monastero di Santa Croce
Il monastero di Santa Croce della Giudecca, nonostante i links, non ha niente a che vedere con la chiesa di Santa Croce che si trovava nel sestiere omonimo, in pieno centro storico.
Da aggiungere
[modifica wikitesto]Di seguito sono riportati dei passaggi, forse violazione di copyright, rimossi dalla voce dopo la sua standardizzazione. Chi ha buona volontà potrebbe integrarli secondo le linee guida. Per quanto riguarda la Beata Eufemia, le si potrebbe dedicare una pagina a parte. --Foflynn (msg) 19:08, 5 ago 2008 (CEST)
Quattro suore erano già morte ed una quinta stava per morire, quando l'8 luglio 1464 qualcuno bussò alla porta del convento. Andò ad aprire Suor Scolastica la quale, vide un "bellissimo giovane" vestito di velluto nero e con la spada sguainata in mano e da lui apprese che, le preghiere di Suor Eufemia e le opere di misericordia fatte erano ben accette al Signore suggerendo quindi che, in quel monastero in un venerdì dell'anno, fosse praticato il digiuno a pane e acqua per onorare la Passione del Signore ed il Santo martire Sebastiano a gloria del quale, dovevano pure aggiungere la comunione al mattino e al vespero. Il giovane assicurò inoltre che, a ricompensa di tali pratiche di pietà, nessuna religiosa sarebbe più morta di peste. Suor Scolastica corse a comunicare il lieto annuncio alle consorelle e al suo ritorno sentì che qualquno bussava ancora alla porta; era lo stesso giovane che chiedeva un bicchiere d'acqua attinto dal pozzo del chiostro. Dopo aver bevuto, lo sconosciuto, batté la spada sul pavimento e chiamata la suora per nome la esortò a confidare in Dio assieme alle altre religiose. Da allora venne osservato ininterrottamente il digiuno annuale e la comunione di San Sebastiano, nelle pratiche religiose giornaliere. Anche la promessa del giovane si avverò; nel convento non si dovettero lamentare altri casi di decessi e durante la peste del 1576 che, mieté tante vittime pur sull'isola della Giudecca, il morbo spaventoso non varcò le soglie del convento della Santa Croce. La leggenda popolare, rivede nel giovane "cavaliero del Re di Franza, il martire San Sebabstiano, Santo protettore contro la peste. Un'antica pergamena, conservata a lungo nel convento, ricordava i particolari di quella visita singolare. Durante la peste del 1576, non pochi abitanti della Giudecca, di Venezia e persino dalla terraferma, si racconta anche dalla città di Padova, Treviso e Verona, si recavano al convento della Santa Croce per attingere l'acqua alla quale, veniva attribuita la virtù di liberare dalla peste. Le suore dovettero fare appello alla pubblica autorità per evitare che talvolta, nascessero dei tumulti a causa dell'invasione della folla. Quando il Patriarca Giovanni Trevisan venne a conoscenza dei fatti, diede incarico a tal Don Jiacopo Marin, parroco di Santa Eufemia di recarsi a monastero con le relique di San Sebastiano per benedire l'acqua, fu abbattuto il muro e fu costruita una condotta che giungeva fino ad una pubblica corte. Il pozzo di San Sebastiano non essicò mai e spesso giungevano in contadini dalla terraferma per attingere quell'acqua che, veniva stimata "mezzo efficentissimo"" per fare guarire anche i bovini durante le epidemie.
Continuava la Beata Eufemia Giustiniani a progredire nella sua vita di santità e la fiducia in Dio si manifestò in una circostanza particolarmente difficile per la comunità di suore. Nel convento mancava persino il pane, ma, Eufemia senza scoraggiarsi raccolse in fiduciose preghiere le sue consorelle, esortandole a confidare nel Signore; poco dopo, due giovani, in cui la credenza popolare vedeva in due angeli mandati da Dio, bussarono alla porta del monastero, scomparendo subito dopo aver depositato due canestri di pane. Altro fatto prodigio9so, accadde sempre in merito alla Beata. Un mercante che possedeva un quadro prezioso della Vergine, aveva deciso di donarlo al chiostro della Santa Croce; la Beata che nulla sapeva, riunì le consorelle ordinando loro di disporsi, con torce alla mano, all'ingresso del convento. Quando il mercante giunse la convento, rimase sorpreso nel vedere le suore che l'attendevano, giacché egli non aveva comunicato loro nessun proposito. Il quadro posto nel coro della Chiesa, vi rimase sino alla soppressione del monastero e davanti alla Vergine rimase perennemente accesa una lampada. Ma la Beata Eufemia aveva un altro dono e cioè quello di penetrare nell'intimo del cuore e di scoprire le segrete intenzioni altrui. In particolare, un fatto si manifestò alle cronache dell'epoca; ad un Doge la Beata Eufemia, svelò il tradimento che il figlio stava consumando contro di lui, a condizioni però, che egli, concedesse il perdono. Un antico documento testimoniava il fatto, ma si taceva il casato del Doge, probabilmente per non menomarne la fama; secondo una certa tradizione, il casato in questione era quello dei Foscari. La Beata Eufemia morì il 2 giugno 1487, altre fonti, anticipano la data al 6 dicembre 1486. Il 20 febbraio del 1646, i resti mortali della Beata vennero traslati in prossimità della grata della Chiesa della Santa Croce e ad essi furono attribuiti prodigi e grazie. Il Patriarca Francesco Morosini che visse tra il 1644 e il 1678, per frenare ogni eccesso di devozione si recò presso il convento e fece chiudere il corpo in una cassa che non poteva essere aperta senza il suo permesso. Altre apparizioni e manifestazioni soprannaturali della badessa Eufemia seguirono la traslazione quale ad esempio, la guarigione agli occhi di due suore nell'anno del Signore 1785. Nei quarantadue anni durante i quali la Beata resse il monastero, la vita spirituale della comunità divenne sempre più fiorente. Quando fu investita della carica di abadessa del convento della Santa Croce, vi erano trantasei suore, alla sua morte, secondo antichi registri, superavano il centinaio; inoltre, la stessa collaborò con lo zio, San Lorenzo, per la riforma dei monasteri di Venezia i quali, da tempo avevano perduto ogni carattere sacro, diversamente dal monastero della Santa Croce, campione di santità e povertà. La fama della comunità religiosa della Santa Croce, raggiunse ogno angolo dei territori della Repubblica "serenissima"; i lasciti dei pellegrini in visita, permisero il finanziamento per la costruzione dell'attigua Chiesa della Santa Croce.