Coordinate: 39°40′26.99″N 126°51′05.06″E

Campo di concentramento di Yodok

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Il campo di concentramento di Yodok (요덕 제15호 관리소?, 耀德第十五號管理所?, Yodŏk Che Sibo-ho Kwan-li-soLR; in italiano colonia penale lavorativa numero 15 di Yodŏk) è stato un campo di concentramento kwalliso situato in Corea del Nord. Era adibito all'imprigionamento di coloro che erano ritenuti responsabili di reati politici o contro lo stato, condannati ai lavori forzati.[1][2]

Mappa di localizzazione: Corea del Nord
Pyongyang
Pyongyang
Yodok
Yodok
Posizione del campo di Yodok all'interno della Corea del Nord

Il campo è situato 110 km a nordest di Pyongyang,[3] precisamente nella contea di Yodŏk-gun della provincia Sud Hamgyong. L'area del campo si estende in una valle solcata dal corso del fiume Ipsok (affluente del Yonghung) e delimitata da alcune montagne: tra le principali si menziona il monte Paek (altitudine 1742 m) a nord, il monte Modo (1 833 m) a nord-ovest, il monte Tok (1 250 m) ad ovest, e il monte Byeongpung-san (1 152 m) a sud.[4] L'accesso principale alla valle è il passo Chaebong, situato ad est, avente un'altitudine di 1 250 m.[5]

Il campo si estende per circa 378 km2.[6] Il perimetro è fortificato con alti muri, recinzioni elettrificate e reti di filo spinato alte fino a 4 m, con torrette di sorveglianza a intervalli regolari. La struttura è presidiata da 1 000 guardie armate.[5]

Il campo è diviso in due zone:[4]

  • La zona a controllo totale (in hangŭl 특별독재대상구역), a sua volta divisa in due colonie penali: Pyongchang-ri e Yongpyong-ri. Qui sono recluse le persone ritenute colpevoli di reati più gravi (attentati contro il regime o dissidenza politica, ideologica o religiosa)[7]. Chi è detenuto in questo settore non verrà mai rilasciato.[8]
  • La zona rivoluzionaria (in hangŭl 혁명화대상구역), nella quale sono rinchiusi i responsabili di crimini ritenuti meno gravi (tentativi di espatrio clandestino, aver ascoltato trasmissioni radiotelevisive estere o critiche alle politiche del regime). Questi prigionieri possono eventualmente essere scarcerati.[9]

Negli anni 1990 si stimava che nella zona a controllo totale fossero incarcerate 30.000 persone, contro 16.500 reclusi nella zona rivoluzionaria;[5] le immagini satellitari catturate dopo il 2010 hanno evidenziato un considerevole ampliamento dell'area del campo, facendo supporre che la popolazione carceraria fosse aumentata di conseguenza.[10] La maggior parte dei detenuti di Yodok non ha subito un regolare processo e la loro deportazione si basa su confessioni estorte con la tortura. Non di rado i rei di crimini più gravi sono incarcerati con tutta la loro famiglia, inclusi anziani e bambini.[9][11]

Nel 2004 una stazione televisiva giapponese trasmise un filmato (dall'attendibilità mai appieno accertata)[12] che mostrava delle immagini del campo.

Situazione del campo

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Condizioni di vita

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I prigionieri vivono in piccole e sudicie capanne, con mura costruite con fango secco e il tetto di paglia e assi di legno marcito.[13] In una stanza di circa 50 m2 trovano posto 30–40 detenuti, che dormono su semplici assi di legno.[8] La ventilazione degli ambienti è scarsissima e non c'è riscaldamento; d'inverno le temperature arrivano a -20 °C[5] causando il congelamento e l'assideramento di diversi detenuti.[14] La scarsa igiene e l'assenza di assistenza medica favorisce la diffusione di malattie come polmonite, tubercolosi, pellagra e altre.[15]

I vestiti dei detenuti sono riciclati: i nuovi detenuti ricevono gli indumenti dei morti (che vengono sepolti nudi) e/o dei rilasciati,[16] che spesso sono sporchi e consumati.[17] Spesso mancano le calzature e non è possibile cambiarsi d'abito, nemmeno per svolgere mansioni lavorative pericolose.[18]

Per i detenuti è quasi impossibile lavarsi o lavare i propri indumenti,[9] causando anche una proliferazione di parassiti in tutto il campo.[19] I servizi igienici sono pochi (1 per 200 persone) ed egualmente sudici;[20] giacché manca la carta igienica, i deportati sono costretti ad usare foglie d'albero per pulirsi.[21]

Le guardie del campo designano alcuni detenuti "meritevoli" per sorvegliare gli altri (analogamente ai kapò dei lager nazisti), che vengono divisi in gruppi: se un solo detenuto lavora meno di quanto gli è stato imposto, tutto il suo gruppo viene punito. Ciò demolisce l'eventuale solidarietà tra carcerati e li stimola a vigilare l'uno sull'altro.[13]

Uomini, donne e bambini lavorano 7 giorni su 7[22] e sono trattati come schiavi.[23] Nel campo si troverebbero tra l'altro una cava di gesso, una miniera d'oro, tessiture, distillerie, fucine,[5] campi coltivati e boschi da taglio. Mancando ogni protezione, gli incidenti sul lavoro sono quotidiani.[24]

In estate, la giornata lavorativa inizia alle 4 del mattino e termina alle 20.[10] Nelle altre stagioni si inizia a lavorare alle 5:30 del mattino e non di rado si prosegue oltre le 20, qualora le direttive non siano state rispettate.[25] Dopo cena, i prigionieri devono seguire corsi di "educazione ideologica" dalle 21 alle 23; in questa fascia oraria vengono altresì puniti i prigionieri che non hanno raggiunto gli obiettivi lavorativi fissati.[9] I prigionieri devono riuscire a ripetere a memoria la lezione impartita; in caso contrario, gli viene impedito di dormire e vengono tagliate le razioni di cibo.[10]

I bambini al mattino frequentano lezioni che si focalizzano sulla storia della Corea del Nord e sulle figure di Kim Il-sung e Kim Jong-il.[26] Al pomeriggio tocca anche a loro svolgere mansioni analoghe a quelle degli adulti, ma con orari leggermente ridotti; coloro che non raggiungono gli obiettivi produttivi fissati vengono bastonati.[25]

I bambini fino a 16 anni devono trasportare ogni giorno 12 pesanti tronchi d'albero per 4 km[27] o 30 sacchi di concime pesanti fino a 30 kg.[28] Altri bambini devono raccogliere 20 kg di piante sulle montagne circostanti, oppure coltivare terreni estesi da 130 a 200 m2.[29][30] Al compimento del 16º anno d'età i prigionieri vengono considerati adulti e come tali trattati.[25]

Malnutrizione

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L'alimentazione dei prigionieri è scarsa e centellinata.[31] La razione giornaliera oscilla tra 100 e 200 g di cereali bolliti e farinata, serviti tre volte al giorno.[32] Se la resa lavorativa dei carcerati cala, le razioni vengono adeguate al ribasso.[33] I prigionieri poco produttivi o che violano le regole del campo subiscono un ulteriore taglio delle loro razioni, che nei casi estremi vengono del tutto eliminate.[34][35] Per tentare di integrare la dieta, i prigionieri si riducono spesso a mangiare animali selvatici: ratti, serpenti, rane, salamandre, vermi e insetti, cosa egualmente vietata dalle regole del campo[36] e fonte di dure punizioni da parte delle guardie.[37][38] Mangiare animali selvatici è un modo per assumere un minimo di calorie in più, giacché nelle razioni di cibo quotidiane sono del tutto assenti la carne e i grassi alimentari.[15] Altri prigionieri mangiano il cibo destinato agli animali da allevamento[39] o raccolgono pezzi di cibo indigesti dalle feci degli animali stessi.[40]

Un ex prigioniero, Lee Young-kuk, ha affermato che, a fine anni 1990, circa il 20% dei detenuti del campo moriva di malnutrizione ogni anno.[5][32]

Violazione dei diritti umani

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Stando alle testimonianze degli ex carcerati, a Yodŏk si praticano le seguenti torture:

  • posizione del piccione:[41] le braccia del prigioniero sono legate dietro alla schiena insieme alle gambe, e tramite queste egli viene appeso a pancia in giù al soffitto di una capanna, restando in quella posizione per diversi giorni[42]
  • tortura dell'acqua: il prigioniero viene legato ad un tavolo e gli vengono versati in gola decine di litri d'acqua, fin quasi ad annegarlo[9]
  • immersione: il prigioniero viene tenuto immerso in acqua con un sacchetto di plastica in testa, anche per diverse ore[9]
  • percosse: i prigionieri vengono malmenati ogni giorno, anche senza un motivo evidente.[43][44] Le percosse sono spesso talmente violente da rendere invalidi i carcerati[16] e non risparmiano i bambini.[45][46]

In generale, le guardie possono abusare dei prigionieri a loro piacimento, senza alcuna limitazione.[16][47]

I prigionieri che violano le regole del campo (per esempio rubano cibo, trasgrediscono agli ordini delle guardie o tentano di scappare) sono generalmente condannati a morte e giustiziati sommariamente.[43] Le esecuzioni[48] sono molto frequenti ed avvengono davanti agli altri prigionieri.[49][50][51] Le modalità di esecuzione sono varie, le più frequenti sono la fucilazione e il trascinamento del condannato attaccato ad[52] un'autovettura. Coloro che dimostrano di non sopportare la vista delle esecuzioni o protestano per la crudeltà vengono a loro volta uccisi.[16]

Un modo alternativo per uccidere un detenuto è assegnargli lavori assurdi e/o impossibili da attuare, in modo tale da creare un pretesto per tagliargli le razioni di cibo e farlo morire di stenti.[53]

Ai prigionieri rilasciati dal campo è fatto divieto assoluto di rivelare ciò che hanno visto o sperimentato al suo interno, pena la morte.[54]

Abusi sessuali

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Le donne detenute sono anch'esse totalmente alla mercé delle guardie, che non di rado abusano sessualmente di loro,[16][44] spesso uccidendole dopo la violenza.[55] Le detenute che rimangono incinte vengono in genere spinte ad abortire.[56]

Richieste di chiusura

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Numerose organizzazioni per la tutele dei diritti umani, prima tra tutte Amnesty International, richiedono da anni la chiusura di questo e degli altri campi di prigionia nordcoreani. Varie fonti interne riportano la chiusura del campo nell'anno 2014 e il suo dislocamento nelle vicinanze della miniera di Kowon; il campo sarebbe diventato un museo nel corso della campagna per riabilitare l'immagine della Corea del Nord.[8][57][58][59][60]

Prigionieri conosciuti

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  • Kang Chol-hwan (detenuto dal 1977 al 1987) fu imprigionato a 9 anni perché la sua famiglia, rimpatriata dal Giappone, era stata giudicata "politicamente non allineata"[11]
  • An Hyuk (detenuto dal 1987 al 1989) fu imprigionato all'età di 18 anni per aver tentato di fuggire dal paese[25]
  • Kim Tae-jin (detenuto dal 1988 al 1992) fu imprigionato all'età di 18 anni per aver tentato di fuggire dal paese[61]
  • Lee Young-kuk (detenuto dal 1995 al 1999), ex guardia del corpo di Kim Jong-il, fu rapito in Cina e imprigionato per aver abbandonato illegalmente la Corea del Nord ed averla pubblicamente criticata[62]
  • Kim Eun-cheol (detenuto dal 2000 al 2003) fu imprigionato a 19 anni per aver tentato di fuggire dal paese[54] ed essere espatriato clandestinamente con alcuni compatrioti in Russia, ove le guardie di frontiera avevano scoperto i fuggiaschi, riconsegnandoli alle milizie nordcoreane[63]
  • La cittadina sudcoreana Shin Suk-ja e le figlie Oh Hae-won e Oh Kyu-won (detenute dal 1987, quando le bambine avevano 9 e 11 anni) furono imprigionate dopo che il marito Oh Kil-nam non tornò da un viaggio all'estero[64][65] Kang Chol-hwan e An Hyuk affermano di aver incontrato Shin Suk-ja nel campo[66]
  • Il cittadino sudcoreano Jeong Sang-un (detenuto dal 2010), ex combattente della guerra di Corea mai rimpatriato, fu arrestato all'età di 84 anni per aver tentato di fuggire dal paese[67]

Nella cultura di massa

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  1. ^ North Korea: A case to answer – a call to act (PDF), su Christian Solidarity Worldwide, 20 giugno 2007, pp. 25–26. URL consultato il 7 dicembre 2011.
  2. ^ North Korea: A case to answer – a call to act (PDF), su Christian Solidarity Worldwide, June 20, 2007, pp. 44–45. URL consultato il 7 dicembre 2011.
  3. ^ Martin Robinson, Hell on earth': Detailed satellite photos show death camps North Korea still deny even exist, in The Daily Mail, 20 settembre 2011. URL consultato il 15 aprile 2012.
  4. ^ a b The Hidden Gulag – Satellite imagery: Kwan-li-so No. 15 Yodok Partial Overview (PDF), su The Committee for Human Rights in North Korea, p. 197. URL consultato il 14 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2015).
  5. ^ a b c d e f The Hidden Gulag: Testimony Kwan-li-so No. 15 Yodok (PDF), su The Committee for Human Rights in North Korea, pp. 52–56. URL consultato il 14 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2015).
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  7. ^ A Christian Family Detained for life for Praying, su The Daily NK, October 14, 2005. URL consultato il 28 novembre 2011.
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Voci correlate

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Collegamenti esterni

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