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Discussione:Luciano di Antiochia
Centenario
[modifica wikitesto]Quest'anno i festeggiamenti di San Luciano, il patrono di Lusciano, saranno particolarmente importanti: ricorre il 17esimo centenario del martirio del Santo il cui teschio è conservato dal 1666 proprio nella chiesa di Lusciano. I festeggiamenti inizieranno il 1 settembre e proseguiranno fino al 30. Sabato 01 Settembre ci sarà l'apertura con l' inaugurazione della Mostra Museo temporanea allestita all'interno della Cappella dedicata al Santo ed in quella attigua. Seguirà la celebrazione eucaristica presieduta da Don Marcellino Cassandra e alle 19.30 la presentazione del quadro ufficiale del XVII Centenario realizzato dalla nota pittrice Rosaria Cecere che raffigurail Martire in Gloria.
La prima giornata si è conclusa con l'ascesa dell'effigie del Santo,simbolo dell'inizio dei festeggiamenti Centenari,e con il concerto del centenario per organo a canne , archi e voci diretto dal maestro Filomena Piccolo. Domenica 16 la giornata principale della festa,il santo è portato a spalla da alcuni giovani e per il paese porta la sua benedizione per le strade del paese.Domenica 23 settembre il Cardinale Crescenzio Sepe è arrivato per il grande evento e ha celebrato la messa nella chiesa S.Maria Assunta in Cielo.La visita era prevista per domenica 2 ,ma a causa di un disguido il Cardinale non arrivò .I festeggiamenti su concluderanno il giorno 30 settembre,con l'arrivo di MonsMario Milano ,ex vescovo di Aversa , che sancirà il termine del Centenario.
Il paragrafo "Centenario" e quello "Inno nuovo" non hanno alcun senso nella logica del lemma. Roba da "Strapaese", che in un'enciclopedia non dovrebbe neppure lontanamente comparire. Secondo me. --Cloj 15:10, 13 ott 2012 (CEST)
Collegamenti esterni modificati
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Omelia di san Giovanni Crisostomo
[modifica wikitesto]Sposto qui dalla voce un lungo paragrafo (San Giovanni Crisostomo su san Luciano) non enciclopedico ma dal quale si può eventualmente ricavare qualche informazione da inserire in voce:
Dall'omelia di san Giovanni Crisostomo pronunciata il 7 gennaio 387 , anniversario del Martirio: "Come infatti chi riceve il profeta nel nome del Profeta, riceverà la ricompensa del Profeta; e chi riceve il giusto nel nome del Giusto, riceverà la ricompensa del Giusto „, così chi riceve il martire nel nome del Martire[...] Ieri il Signor Nostro fu battezzato nell'acqua; oggi il servo vien battezzato nel sangue. Si sono aperte le porte del Cielo, si sono calpestate le porte dell'inferno. Non vi meravigliate, se ho chiamato battesimo il martirio. Qui pure lo spirito discende con abbondanza di grazie, perché si compie la remissione dei peccati e una meravigliosa purificazione dell'anima. E come i battezzandi vengono immersi nell'acqua, così quelli che vengono martirizzati, si lavano nel proprio sangue. Appunto questo accadde al nostro martire. Però, prima che della sua uccisione, è necessario parlare della malizia del diavolo. [...] egli si studiò di trovarne una che avesse a un tempo queste due qualità: cioè la lunghezza della durata e la intensità dello spasimo, e ciò per fiaccare la costanza del martire ed espugnarne la volontà. Che fa allora il diavolo ? Lo assoggetta alta fame. Lontano da voi il pericolo di farne esperienza. Non ci insegnò bene Gesù a pregare perché non entrassimo In tentazione? Come una belva accovacciata nell'interno delle nostre viscere, la fame dilania tutte le membra e divora in ogni parte il corpo; e, più rabbiosa del fuoco, da un incessante e inesplicabile strazio. [...] Quel supplizio non valse però a dominare il nostro santo, non trionfò della generosa fermezza di lui il quale, di fronte a tale tormento, rimase più saldo e resistente di ogni pietra più dura. Egli si saziava del Pane della speranza del Cielo, e si gloriava di essere soggetto a simile prova. E quando il diavolo scellerato vide che il santo non si piegava di fronte a tanta necessità, si studiò di rendergli anche più duro il tormento. Prese la carne già sacrificata agli idoli e, posatala sopra la mensa, volle che rimanesse davanti agli occhi di lu i, appunto perché la facilità di usufruire di quel cibo, finisse per conquiderne il petto gagliardo. Tuttavia Egli superò anche questa insidia, tanto che ciò che secondo il pensiero del diavolo avrebbe dovuto fiaccare la fortezza di lui, gli giovò grandemente ad eccitarlo alla pugna. [...] Il santo non solo non era tentato, ma sentiva per essa una maggiore avversione. Così che mentre aveva sotto lo sguardo la scellerata pietanza, un'altra mensa ricordava assai più preziosa, perché colma di Spirito Santo, e s'infiammava verso di quella, preferendo di sopportare ogni tormento anziché gustare delle impure vivande. In quel momento rammentava la mensa dei tre fanciulli della Scrittura»! Richiamando tutto questo alla mente, il santo derise malizia del diavolo, ne disprezzò le abili insidie, e non si piegò per niente a quanto gli fu posto sotto Io sguardo. Quando il diavolo si avvide che nulla più gli restava a sperimentare la costanza del martire, lo fece ricondurre al tribunale e, sottoponendolo alla tortura, gli indirizzò continue domande. Ma il santo rispondeva solamente: " Io sono Cristiano„. E il carnefice: " Di che patria tu sei?,, E il Santo: “Io sono Cristiano”, "Quale è la tua professione?,, "Io sono Cristiano „. "Chi sono i tuoi genitori?,, " Io sono Cristiano „. Con questa unica e semplice risposta egli, colpendo il diavolo nella testa, non risparmiò di infliggergli continuamente ferite sopra a ferite. Sebbene il martire, avesse anche cultura profonda, sapeva nondimeno con evidenza che in siffatte contese, non c'era bisogno di grande eloquenza, ma di fede; non di valentia retorica, ma di un'anima amante di Dio. Tale risposta, però, a chi non ci fa una seria attenzione, sembra senza conclusione; si vedrà sprigionare da essa tutta la sapienza del martire. Infatti, avendo detto: " Io sono Cristiano ‘' dichiarò la patria, la famiglia, la professione, ogni cosa. Il Cristiano non ha sulla terra una particolare città, ma ha la Gerusalemme celeste. È scritto, infatti: " La superna Gerusalemme è libera; questa è la madre nostra. II Cristiano inoltre non ha professione terrena, ma appartiene alla cittadinanza dei Cieli : " La nostra patria, è detto, l'abbiamo nel Cielo”. II Cristiano, poi, ha per congiunti e per cittadini tutti i Santi: " Siamo, dice, concittadini dei Santi e familiari di Dio”; così che con una sola espressione il martire insegnò con esattezza chi fosse, di dove fosse e da chi, e quale era la sua occupazione. Così dicendo morì; se ne andò di quaggiù portando salva a Cristo la sua spirituale eredità, con l'esempio delle sue sofferenze ammonendo chi lasciò sulla terra a rimaner fermo nella fede e a nulla temere, fuorché il peccato e l'apostasia" . --ContinuaEvoluzione 21:34, 27 apr 2019 (CEST)
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Spaziature
[modifica wikitesto]La voce presenta diversi errori di spaziatura, se riesco passerò a correggerli io, intanto segnalo la cosa qui. --9Aaron3 (msg) 19:00, 8 gen 2022 (CET)