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Ema Shoko

Shōko Ema (江間章子, Ema Shōko?; Takada, 13 marzo 1913Tokyo, 12 marzo 2005) è stata una poetessa e paroliera giapponese.

Negli anni trenta del Novecento con le sue poesie prese parte alla sperimentazione modernista.

Ema Shōko nacque nel 1913 a Takada, nella prefettura di Niigata. Dopo la morte di suo padre, avvenuta quando aveva solo due anni, con la madre si trasferì a vivere nella casa dei nonni materni nel villaggio di Tairadate (oggi: Hachimantai ) nella prefettura di Iwate.

Nal 1925, all'età di dodici anni frequentò la scuola superiore femminile a Shizuoka.

Iniziò la sua carriera letteraria nella rivista Shiinoki (Castagno) della cerchia del poeta Momota Soji. In seguito prese parte a diversi altri gruppi e riviste associati al surrealismo e alla poetica d'avanguardia post-surrealista. Ha contribuito ad alcuni numeri di Shi to shiron (Poesia e poetica), Shinryodo (Nuovi territori), Shiho (Prosodia), Madame Blanche e la successiva VOU curate da Kitasono Katsue.[1] Fu una delle poche donne che parteciparono attivamente ai movimenti poetici d'avanguardia associati al Surrealismo nel periodo prebellico.[1]

Fu tra i membri di Arcueil Club, una cerchia letteraria di Tokyo fondata da Kitasono Katue e influenzata dall'avanguardia occidentale, cui presero parte importanti esponenti del modernismo prebellico, come Nishiwaki Junzaburo e Sagawa Chika; con quest'ultima strinse una profonda amicizia che sarebbe durata fino alla sua morte.

Riferendosi alla sua amica, Sagawa annotò in un suo scrittoː "Una volta che avremo un po' di soldi, Ema Shoko e io vogliamo aprire dei negozi a Ginza: lei avrà un negozio di cappelli e uno di fotografia, io vorrei possedere una libreria come quella di Sylvia Beach".[2]

Shoko collaborò alla rivista VOU, dello stesso Kitasono, traducendo nel numero di novembre 1936 il primo capitolo di ABC of Reading del poeta statunitense Ezra Pound (1934), con il quale Kitasono fu in corrispondenza dai primi anni trenta.[3][4][5]

Nel 1936 pubblicò la sua prima raccolta di poesie Haru e no shotai (春への招待, Invito alla primavera).[6]

Nel 1940 diverse sue poesie vennero pubblicate nell'antologia di poesia femminile Gendai joryū shijinshū (現代女流詩人集, Raccolta di poetesse contemporanee), forse la prima antologia di poesie in stile libero prodotte da donne. In precedenza erano state pubblicate altre due antologie di poetesseː New Selection of Contemporary Women-stream Tanka and Shi-poetry nel 1930 e Japan Women Poets Anthology.[7][8]

Le poesie di Ema comprese in questa raccolta rivelano ancora l'influsso del modernismo per la loro struttura e la presenza di parole straniere, com'era di moda nella poesia modernista dell'epoca.[7][8] Tra di esse vi sono anche poesie a tema bellico, come Autumn Flower Basket, un'elegia per il giornalista corrispondente di guerra che perse la vita nell' incidente di Nomonhan (noto come la battaglia di Khalkhin Gol nell'ex Unione Sovietica e la battaglia di Halhin Gol in Mongolia), che ebbe luogo in Mongolia da maggio a settembre 1939, in cui i soldati giapponesi furono duramente sconfitti dagli eserciti mongoli e sovietici.[9]

A differenza di altri poeti modernisti degli anni '20 e '30 che fecero ritorno allo stile poetico tradizionale giapponese quando scrivevano poesie di guerra, Ema e Nakamura Chio continuarono ad applicare le tecniche sperimentate in precedenza, esprimendo il dolore in modo poco esplicito.

Nel 1949 e due anni dopo, nel 1951, furono pubblicate le sue due opere più note: la raccolta di poesie Natsu no omoide (夏の思い出) e Hana no machi (花の街).

Mt.Shibutsu, Parco Nazionale di Oze

Nel 1947 scrisse Natsu no Omoide (Ricordi d'estate), che evocava le magiche paludi di Oze; le parole della poesia nel 1949 diventarono una canzone, messa in musica da Nakata Akira.[10] Quando venne trasmessa alla radio NHK, cantata da Yoshiko Ishii, divenne un successo, attirando molti visitatori nella zona, divenuta oggi parte del Parco Nazionale di Oze. Nel 1954 venne pubblicata su un 45 giri dal cantante Ichiro Fujiyama che ne fece una cover con il Columbia Women's Chorus Group. Particolarmente adatta ad essere cantata da gruppi scolastici, venne successivamente inclusa nei libri di testo scolastici e libri di musica e considerata uno delle canzoni più iconiche del Giappone.[11]

Nel 1950 fondò con altre poetesse la rivista Poesia femminile dell'associazione Donne poetesse giapponesi, con direttrice Chio Nakamura.[12]

Ha scritto e tradotto libri come Iraku kikō ta (イラク紀行タ, Diario di viaggio in Iraq)

Nel 1972 visitò la Corea del Nord e scrisse del suo soggiorno in un libro dal titolo "Puoi vivere con un affitto di 1 won (150 yen)" nel Bessatsu Weekly Yomiuri "Land of Juche - Korea" ). https://pbs.twimg.com/media/BiXpo7iCUAAEOuy.jpg

Monumento a Ema Shoko con il testo della sua poesia Ricordi estivi, nel villaggio di Katashina,

È conosciuta come il paroliere della canzone a tema Oze "Summer Memories", che dopo essere stata trasmessa alla radio NHK nel 1945 divenne nota in tutto il paese.

In riconoscimento di questo risultato, il villaggio di Katashina la ha scelta come primo abitante onorario.[13]

Nel 1992 è stata insignita anche della cittadinanza onoraria di Setagaya e in seguito di Nishine.

Morì nel 2005 all'età di 91 anni a causa di un'emorragia cerebrale in un ospedale di Setagaya, Tokyo.

canzoni[14] - Ricordo estivo, Nakata, Akira (1923-2000), paroliere Ema Shoko

Testi di canzoni[15]

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  • Natsu no omoide (夏の思い出, Ricordi dell'estate) musicato da Nakada Yoshinao
  • Okāsan (おかあさん) musicato da Nakada Yoshinao
  • Hana no machi (花の街, Città dei fiori) musicato da Dan Ikuma
  • Hana no mawari de (花のまわりで) musicato da Ōtsu Saburō
  • Gogatsu no yoru (Notte di maggio (stagione del gufo blu), musicato da Satoshi Oishi/Mariko Hattori[16]
  • Oyasuminasai utsukushī yume o mite (おやすみなさい 美しい夢を見て, Buonanotte, fai un bel sogno), musicato da Nakada Yoshinao/Yuki Kuramoto[17]
  • Akarui Hitomi (明るいひとみ , Occhi brillanti), musicato da Ikuma Dan[18]
  • Hana no machi (Città dei fiori)
  • (JA) Ema Shōko, 乙女のよろこび : 少女小說 / Otome no yorokobi [La gioia della fanciulla], Tokyo, Komadori Shoen, 1950, OCLC 672873670.
  • (JA) Ema Shōko, 詩へのいざない : 現代詩の理解と作法 / Shi eno izanai : Gendaishi no rikai to sakuhō [Invito alla poesia], Tokyo, Shibata Shoten, 1957, OCLC 672497412.
  • 1983 Iraq kikō (イラク紀行)
  • (JA) Ema Shōko, 埋もれ詩の焰ら / Umore shi no homura [La fiamma delle poesie sepolte] , Tokyo, Kodansha, 1985, OCLC 15427535.
  • (JA) Ema Shōko, <夏の思い出>その想いのゆくえ / Natsu no omoide sono omoi no yukue [Ricordi estivi], Tokyo, Hobunkan, 1987, OCLC 673444261.
  • (JA) Ema Shōko, タンポポの呪咀 / Tanpopo no juso [La maledizione del dente di leone], Tokyo, 1990, OCLC 23832503.
  • (JA) Ema Shōko, 江間章子全詩集 / Ema Shōko zenshishū [Raccolta completa di poesie di Ema Shōko], Tokyo, Hōbunkan Shuppan, 1999, OCLC 46906829.
  1. ^ a b Sas, p. 149
  2. ^ Patricia Callan, Chika Sagawa, su mezzocammin.com. URL consultato il 24 ottobre 2024.
  3. ^ Solt, pp. 97-98, 113
  4. ^ Pierantonio Zanotti, Introduzione alla storia della poesia giapponese. Dall’Ottocento al Duemila, Venezia, Marsilio, 2012, p. 84, ISBN 978-8831711104.
  5. ^ (EN) Andrew Houwen, “Tokio Takes Over, Where Paris Stopped”: Kitasono Katué’s VOU, su modernismmodernity.org, 19 dicembre 2023. URL consultato il 24 ottobre 2024.
  6. ^ Sas, p. 150
  7. ^ a b (JA) Nagata Suketarō, Yamada Iwasaburō (a cura di), 現代女流詩人集 / Gendai joryū shijinshū, Tokyo, Sangabō, 1940, OCLC 672763866.
  8. ^ a b Kikuchi, p. 30
  9. ^ Kikuchi
  10. ^ (EN) VOX POPULI: Don’t go to Oze National Park without bringing 100-yen coins, su asahi.com, 26 luglio 2022.
  11. ^ (EN) Ichiro Fujiwara/Chieko Baisho -- Natsu no Omoide (夏の思い出), su kayokyokuplus.blogspot.com, 30 agosto 2017. URL consultato il 24 ottobre 2024.
  12. ^ (JA) Poesia femminile, su shoshitakou.com. URL consultato il 24 ottobre 2024.
  13. ^ (JA) 片品村の名誉村民 [Abitante onorario del villaggio di Katashina], su vill.katashina.gunma.jp. URL consultato il 24 ottobre 2024.
  14. ^ (FR) ))) Chants du Japon / [de différents compositeurs] ; adaptation française et présentation par Michel Wasserman ; avec la collaboration de Tomoyo Kawaike, 2002.
  15. ^ (JA) Shoko Ema, su ml.naxos.jp. URL consultato il 24 ottobre 2024.
  16. ^ (JA) 五月の夜(アオバズクの季節) - Gogatsu no yoru, su ml.naxos.jp. URL consultato il 24 ottobre 2024.
  17. ^ (JA) おやすみなさい 美しい夢を見て(倉本裕基編) - Good Night, Have a Beautiful Dream (arr. Yuhki Kuramoto for voice and piano), su ml.naxos.jp. URL consultato il 24 ottobre 2024.
  18. ^ (JA) 明るいひとみ - Akarui Hitomi (Brilliant eyes), su ml.naxos.jp. URL consultato il 24 ottobre 2024.
  • (ENJA) Rina Kikuchi, Early Women’s Poetry of the Asia-Pacific War. Poems from Contemporary Womenstream Poets Anthology, in 彦根論叢 / Hikone ronsō, n. 422, 2019, pp. 30-46.
  • (EN) Miryam Sas, Falt Lines. Cultural Memory and Japanese Surrealism, Stanford, Stanford University Press, 1999, ISBN 0-8047-3413-5.
  • (EN) John Solt, Shredding the Tapestry of Meaning, Cambridge, Harvard University Asia Center, 1999, OCLC 40354622.



Chika Sakawa, nata Ai Kawasaki (左川ちか?, Sakawa Chika; Yoichi, 14 febbraio 1911Tokyo, 7 gennaio 1936), è stata una poetessa e traduttrice giapponese del primo periodo Shōwa.

Definita la prima poetessa modernista giapponese, con le sue numerose traduzioni ha contribuito a diffondere in Giappone la conoscenza degli scrittori europei e statunitensi e con le sue poesie innovative ha rappresentato una voce importante nella scena poetica d'avanguardia di Tokyo.[1][2][3]

Trasferitasi nella capitale dalla provincia a diciassette anni, già l'anno successivo ha iniziato a pubblicare le sue traduzioni e successivamente le sue poesie nelle principali riviste letterarie del tempo, ottenendo l'apprezzamento e la stima dei suoi contemporanei.[4] Le sue poesie in prosa e i suoi versi liberi frammentati di stile surrealista, fondono influenze occidentali con le sperimentazione del movimento modernista emerso a Tokyo dopo il grande terremoto del Kantō del 1923.[5]

Attiva tra il 1930 e il 1935, la sua morte a soli ventiquattro anni, avvenuta nel 1936, ha contribuito nel dopoguerra a costruirne il mito e la difficoltà di reperimento delle sue opere - la prima edizione delle sue poesie, curata da Ito Sei, è stata pubblicata nel 1936, qualche mese dopo la sua scomparsa - a definirla una "poetessa fantasma".[6]

La ripubblicazione delle sue opere complete nel XXI secolo e la loro traduzione in inglese e in spagnolo hanno contribuito alla sua riscoperta e a farla conoscere ad un pubblico sempre più ampio, avviando nuovi studi sulla sua poetica e sulla sua importanza nell'ambiente letterario del tempo.[7][8][3]

Prefettura di Hokkaido
Yoichi

Ai Kawasaki nacque nel 1911 nel villaggio di Oaza Kurokawa, città di Yoichi, Hokkaido, in una famiglia benestante di proprietari terrieri in progressivo declino dopo la morte del nonno materno. Non conobbe mai il padre, crebbe con la madre, il fratellastro maggiore Noboru e la sorellastra minore Kiku.[9]

Fin dalla prima infanzia ebbe problemi di salute, a causa dei postumi di una polmonite, ed ebbe difficoltà a camminare fino ai quattro anni; in seguito avrebbe sofferto di disturbi alla vista.[10] Nel 1923, nonostante l'opposizione dei suoi parenti, grazie alla retta pagata dal fratellastro frequentò la scuola secondaria femminile della città portuale di Otaru (attuale Otaru Sakurayo High School), dove si diplomò e ottenne la licenza di insegnamento.[11]

Dall'agosto 1928 si trasferì a vivere a Tokyo, dove risiedeva il fratellastro Noboru, e attraverso questi e il suo amico Sei Itō, che già conosceva dai tempi della scuola superiore, venne introdotta nell'ambiente letterario della capitale.[11]

Durante la sua breve carriera letteraria, durata dal 1930 al 1935, Sagawa pubblicò circa novanta poesie in versi liberi e in prosa, traduzioni e articoli in varie riviste letterarie.[12]

Shimada Ryū, autore di diversi studi su Sagawa Chika e curatore dell'edizione delle sue opere complete pubblicata nel 2022, ne ha suddiviso la carriera letteraria in quattro periodiː[13] il primo, di "preparazione", è collocato tra l'aprile del 1929 e la primavera del 1930 e la vede impegnata esclusivamente come traduttrice, una sorta di periodo di apprendistato, sotto la tutela di Sei Itō, che le servì per sviluppare il suo stile personale; nel secondo, di "debutto", che va dall'estate del 1930 all'inizio dell'estate 1932, Sagawa affianca alla traduzione la critica modernista e la produzione di poesia in prosa; il terzo, di "consolidamento", compreso tra l'estate del 1932 e l'inizio dell'estate del 1933, la vede sospendere temporaneamente la traduzione per dedicarsi alla creazione poetica, pubblicata nelle principali riviste di poesia modernista, tra cui Hakushi (白紙. trad.ː Pagina bianca), Bungei rebyū (文芸レビュー, Rassegna letteraria), Esupuri nūvuō ( レスプリ・ヌウボオ Esprit nouveau); nell'ultimo periodo, di "svolta", da giugno 1933 a gennaio 1935, l'autrice ritorna all'attività di traduzione, esercitata in maniera indipendente, diversamente dal passato, e condotta di pari passo alla produzione di poesie, connotate da un originale stile poetico.[14]

Inizio attività di traduttrice

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Dall'aprile 1929, diciottenne, Ai Kawasaki iniziò a pubblicare traduzioni di opere in inglese, lingua in cui eccelleva, su Bungei rebyū (文芸レビュー, trad.ː Rassegna letteraria), la rivista fondata da Itō Sei, Noboru Kawasaki e Kawara Naoichirō.[11]

La libreria Shakespeare and Company di Parigi

Fin dai suoi primi lavori la giovane traduttrice cambiò il suo nome in Sagawa Chika. I due caratteri kanji di Sagawa, 左川 , significano "sinistra" e "fiume", e intendevano riferirsi alla Rive Gauche della Senna, quartier generale parigino di artisti e scrittori che lei amava. In quel luogo, inoltre, sorgeva la libreria Shakespeare and Company di Sylvia Beach e uno dei sogni di Sagawa era quello di aprire un simile punto di ritrovo a Ginza. Il kanji del suo vero nome, Kawasaki 愛, che può essere pronunciato sia Ai che Chika, andò a comporre il resto del suo nom de plume.[15]

Lo scrittore Itō Sei, amico e mentore di Sagawa Chika

Gli autori delle sue prime traduzioni furono Ferenc Molnár (Kami no kuroi otoko no hanashi, La storia dell’uomo dai capelli neri), Aldous Huxley e Sherwood Anderson, i cui racconti, molto probabilmente selezionati da Itō Sei con lo scopo di introdurla alla scrittura degli autori modernisti per sviluppare in seguito il proprio stile, erano tratti dalla rivista statunitense Vanity Fair, fondata nel 1913, che funzionò da importante strumento di divulgazione in Giappone delle opere delle avanguardie letterarie statunitensi, tra cui T. S. Eliot e Gertrude Stein.[16]

In totale nel 1929 Sagawa pubblicò nella rivista Bungei rebyū, sotto la supervisione di Itō Sei, sei traduzioni e un primo saggio, Mosukō geijutsuza shōwa (モスコオ芸術座小話, Aneddoto sul teatro d’arte di Mosca).[17]

Il rapporto che la legava a Itō Sei non era improntato alla semplice amicizia; il fratello della giovane, preoccupato di garantirle un buon futuro - era lui che aveva pagato la retta per garantirle l'istruzione superiore e l'aveva poi invitata a condividere il suo appartamento a Tokyo - nel gennaio 1929 propose all'amico scrittore di prenderla in moglie, ricevendone un rifiuto.[18] Quando Itō, nel settembre 1930, si sposò con Ogawa Sadako, questo matrimonio inaspettato colpì profondamente Sagawa, anche se il suo rapporto con lo scrittore non ne fu seriamente compromesso; entrambi stavano lavorando su traduzioni di Joyce e continuarono a vedersi e a collaborare.[12]

Secondo lo studioso Shimada Ryū, nel racconto pubblicato da Itō nel luglio del 1931, Umi no shōzō (海の肖像, Ritratto del mare), successivamente comparso nella raccolta Il festival delle creature (1932), il personaggio di Fuyuko, una donna che tormenta il protagonista con il suo amore non corrisposto, nelle successive edizioni descritta come una "sabotatrice d'amore", sarebbe stato modellato su Chika Sarawa.[19]

Caresse Crosby e il suo cane

Gli autori tradotti da Sakawa a partire dal 1929, esaminati nel contesto delle scelte di traduzione operate in quello stesso periodo dalle principali riviste giapponesi di poesia modernista, gettano luce sulla sua posizione, il suo grado di indipendenza all'interno degli ambienti letterari della capitale e sulle relazioni che tali iniziative editoriali intrattenevano con le riviste moderniste occidentali.[20]

Inizialmente la rosa di autori tradotti da Sakawa procedeva in modo parallelo alle tendenze della traduzione nel mondo della poesia.[18]

L'anno successivo la prima poesia tradotta da Sakawa fu Sleeping Together del poeta ed editore statunitense Harry Crosby, uno dei rappresentanti della "generazione perduta", fondatore con la moglie Caresse della casa editrice di lingua inglese Black Sun Press, in cui vennero pubblicate le prime opere di molti scrittori modernisti, tra cui Hart Crane, D.H. Lawrence, Henry James ed Ernest Hemingway.[21]

Sleeping Together, pubblicata nel 1930 sulla rivista Resupuri nūvuō (レスプリ・ヌーヴォー , trad.ː L'Esprit Nouveau), venne tratta dal numero di marzo 1930 del periodico letterario sperimentale Transition, di lingua inglese, ma fondato a Parigi nel 1927 dal poeta Eugene Jolas e dalla moglie, che divenne ben presto riferimento degli artisti surrealisti, espressionisti e dadaisti e "simbolo della nuova letteratura in Europa intorno al 1930".[22][23]

Secondo quanto avrebbe ricordato il suo amico poeta Yukio Haruyama, Sakawa, accolta nella comunità letteraria che si raccoglieva intorno al poeta Kitasono Katsue, festeggiò il successo derivatole da questa traduzione comprando delle pantofole rosse in un grande magazzino e concedendosi una lunga passeggiata a Ginza.[24]

Consolidamento dell'attività di traduttrice

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Virginia Woolf, 1927

Tra il 1931 e il 1932 tradusse per la prima volta in Giappone la raccolta di poesie Musica da camera (1907) di James Joyce, pubblicata a puntate nella rivista Shi to shiron (と詩論, Poesia e poetica), alcune raccolte di racconti di Virginia Woolf, come Una casa infestata e Lunedì o martedì che uscirono serializzati nelle riviste Shin Bungaku (新文学研究 Nuova ricerca letteraria), Kyō no shi (今日の詩, Poesia oggi) e Shīnoki (椎の木, Castagno).[25][26]

È stato notato come queste traduzioni, diversamente da quelle di altri addetti ai lavori, travalicassero lo stile del loro autore e il significato originale. Per quanto riguarda, ad esempio, le caratteristiche della traduzione di Sakawa della raccolta Musica da camera di Joyce, lei stessa in una nota avvisò il lettore di aver abbandonato la rima della poesia originale, convertita in uno stile di prosa.[27]

Avrebbe adottato inoltre nella sua traduzione e in seguito nelle sue poesie soluzioni linguistiche originali, come "heart", cuore, tradotto con il termine shinzō (心臓), che allude all'organo fisico, e non con kokoro (心) che rinvia alla mente, allo spirito, al sentimento, con l'intento di contenere il lirismo, e, sotto l'influenza della grammatica inglese, avrebbe introdotto l'uso frequente di forme plurali forzate di parole giapponesi, come taiyō-ra ("soli").[28][29]

Le traduzioni degli anni 1933-1935

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In questa nuova fase di attività di traduzione che va da giugno 1933 a giugno 1935 intervengono dei cambiamentiː gli autori tradotti dalla giovane sono quasi tutti poeti e quasi sconosciuti nei circuiti letterari giapponesi, come Howard Weeks, Bravig Imbs, Charles Reznikoff e Mina Loy, quest'ultima mai tradotta in precedenza nel paese; questo dato porterebbe a pensare che sia stata la stessa Sakawa a sceglierli, liberandosi dalla tutela di Itō Sei o di altri e dalle tendenze in voga nel mondo della poesia e delle riviste letterarie giapponesi.[30]

Debutto e affermazione come poetessa

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(JA)

«昆虫が電流のやうな速度で繁殖した。
地殻の腫物をなめつくした。
美麗な衣裳を裏返して、都会の夜は女のやうに眠つた。
私はいま殻を乾す。
鱗のやうな皮膚は金属のやうに冷たいのである。
顔半面を塗りつぶしたこの秘密をたれもしつてはゐないのだ。
夜は、盗まれた表情を自由に廻転さす痣のある女を有頂天にする»

(IT)

«Gli insetti si riproducevano alla velocità di una corrente elettrica.
Leccavano i rigonfiamenti della crosta della terra.
Rivoltando i suoi indumenti, la notte urbana dormiva come una donna.
Ora appendo il mio guscio ad asciugare.
La mia pelle squamosa è fredda come il metallo.
Non c'è nessuno che conosca il segreto dipinto sulla metà del mio volto.
La notte delizia la donna con la ferita sul viso, libera di far circolare ogni espressione rubata.»

Il poeta Kitasono Katsue

Il 1930 fu l'anno del debutto di Sagawa come poetessaː pubblicò Konchū (昆虫, Insetti) sulla rivista Varietà (ヴァリエテ), a cui collaborava il fratello, e Aoi uma (青い馬, Cavallo blu) sulla rivista Hakushi (白紙, Pagina bianca), diretta dal poeta e artista Kitasono Katsue, autore con i fratelli Ueda del primo manifesto surrealista giapponese e tra i principali rappresentanti della scena modernista, che dopo aver letto alcune sue poesie la volle tra i suoi collaboratori.[31] Due mesi dopo pubblicò su Hakushi Fotografie d'autunno (秋の写真) e altre sue creazioni, come Il mare che cade (墜ちる海) nell'Esprit nouveau.[32]

Le poesie di stampo modernista pubblicate da Sagawa, oltre alle sue traduzioni di racconti e saggi, catturarono l'attenzione della comunità di scrittori che iniziò ad apprezzarlaː fu elogiata, oltre che da Itō Sei e da Kitasono Katsue, anche da Yukio Haruyama, Junzaburo Nishiwaki, Momota Sōji e Sakutaro Hagiwara.[25][9]

Nel periodo in cui stava traducendo Joyce, la giovane poetessa cominciò a modificare il suo aspetto, scegliendo degli occhiali con una montatura rotonda bordata di nero, simile a quella dello scrittore irlandese, frangetta e taglio corto alla moda da moga (モダンガール, modan gāru, trad.ː ragazze moderne), e ad indossare vestiti neri, disegnati da lei (avrebbe sostituito due anni più tardi il nero con indumenti a colori, come il blu e il verde), un berretto nero e un anello con uno scarabeo, contribuendo a creare il suo personaggio di intellettuale modernista.[33]

Nel 1931 pubblicò altre poesie in un numero crescente di riviste; l'attività creativa aumentò negli anni successivi, mentre diminuì quella della traduzione, in parte sospesa per circa un anno, dall'estate 1932 all'estate 1933.[34]

Nel 1932, l'anno della sua maggiore produzione poetica, scrisse oltre venti componimenti e iniziò la produzione di poemi in prosa, come Shinpi (神秘, Mistero) e Yume (夢, Sogno), pubblicati su Shīnoki e Madamu buranshu (マダム・ブランシュ, Madame Blanche).[35] Quest'ultima rivista, prima denominata Hakushi, fungeva da riferimento per l'omonimo circolo modernista presieduto da Kitasono Katsue, in seguito diventato Club D'Arcueil, dal nome della città in cui viveva Erik Satie.[36] Al Club prese parte anche Sagawa, che nell'apertura del primo numero pubblicò la poesia Shiro to kuro (白と黒, Bianco e nero).[35]

In uno degli incontri del Club Sagawa conobbe la giovane poetessa Ema Shōko, con cui avrebbe stretto un forte legame di amicizia. Approfondì anche il suo rapporto con il poeta Momota Sōji, che fu per lei una figura paterna, sostenendola sia nella vita pubblica che in quella privata.[18] Nel 1933 divenne collaboratrice di diverse riviste di poesia femminile, tra cui Nyonin shi (Poesia femminile) e avviò fitte corrispondenze con altre poetesse giapponesi.[15]

Sempre nello stesso anno codiresse con Kitasono la rivista Esprit che chiuse dopo soli quattro numeri, nel 1934.[37]

In questo periodo le sue poesie sperimentali acquistarono sempre più la forma di poemi in prosa, quasi simili a racconti brevi, come Zensōkyoku (Preludio), pubblicato nel 1934. All'amica Ema Shōko avrebbe parlato del suo desiderio di passare dalla poesia alla scrittura di un romanzo, «qualcosa di dolce e che si sciolga sulla lingua come un gelato». [38][39]

Nel febbraio 1934 la casa editrice Shiinokisha le dedicò un inserto speciale e nell'aprile dello stesso anno venne annunciato, ma non realizzato, il progetto di pubblicazione di una raccolta delle sue poesie, Sagawa Chika shishū, curata da Momota Sōji.[15]

Malattia e morte

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Nell'aprile 1935 iniziò a lamentare dolori addominali e in ottobre, ricoverata in ospedale, le fu diagnosticato un cancro nella fase terminale. La madre, arrivata da Hokkaido, si prese cura di lei negli ultimi giorni; morì il 7 gennaio 1936 a casa di Noboru a Tokyo, all'età di 24 anni. Fu sepolta nella sua città natale di Yoichi.[12]

Nel novembre del 1936 una raccolta contenente 75 sue poesie, intitolata Sagawa Chika shishū, fu pubblicata in forma anonima da Itō Sei per l'editore Shourinsha.[40]

Gli studi sull'opera di Sagawa hanno evidenziato una stretta relazione tra la sua esperienza di traduttrice, anticamera dell'acquisizione di uno stile nato dal confronto con gli esempi degli autori occidentali più acclamati nella scena modernista giapponese, e la sua creazione poetica.[41]

Le sue poesie metterebbero in luce "l'intersezione di più lingue, ma anche di sistemi di scrittura e di significazione", interpretati da Irina Holca come una sorta di sfida, operata dall'autrice, delle "nozioni di autorialità e di traduzione", realizzata attraverso la "metabolizzazione" e la sovrapposizione di vocaboli, metafore, stile, immagini, appresi dai testi su cui aveva lavorato.[42]

Oltre che da Musica da camera di Joyce, le poesie di Sagawa rivelano l'influenza dello stile di scrittura e della sensibilità di Virginia Woolf, ad esempio in due poesie in prosaː Midori no honoo (緑の焰, Fiamme verdi), ispirata al travolgente germogliare della primavera, pubblicata nel giugno 1931 nella rivista Shinkeishiki e Preludio (前奏曲) uscita nel novembre 1934 nella rivista Cahiers カイエ.[43] Dalla stessa Woolf avrebbe appreso il senso del colore, in particolare l'idea poetica del "verde", presente come riferimento nel racconto Blue and Green, incluso nella raccolta Lunedì o Martedì e ne La casa infestata, tradotte da Sagawa. Tale colore sarebbe stato successivamente reinterpretato nelle sue poesie come simbolo di una forza esterna prorompente e vitale, identificata con la natura e percepita come una minaccia.[44]

Secondo una delle traduttrici delle sue opere, Sawako Nakayasu, le poesie di Sagawa sono "deliziosamente surreali" e "operano in modo simile a un tableau o a un montaggio, posizionando le immagini una dopo l'altra negli occhi del lettore"; in esse sarebbe avvertibile la tensione tra natura e artificio, ambientazione rurale e urbana, "esplorate con una violenza sottile e spesso viscerale".[1][45]

Il poeta e critico letterario Junzaburo Nishiwaki così ha commentato l'opera di Shagawaː "Poiché le piaceva cantare, le sue poesie enfatizzavano la musicalità e le sue idee erano estremamente liriche, ma allo stesso tempo stranamente popolari e con una forte influenza simbolista".[46]

Murasaki Shikibu, autrice del Genji monogatari ("Storia di Genji"), capolavoro dell'XI secolo

Le ricercatrici Rina Kikuchi, Carol Hayes, autrici di una traduzione delle poesie di Sagawa, hanno osservato come la sua sperimentazione poetica abbia riguardato i temi - molto presenti i motivi della morte, della solitudine e della natura - e lo stile, caratterizzato dall' "unicità delle sue metafore" e da un linguaggio "surrealista" simile agli scritti modernisti occidentali. La sua sperimentazione avrebbe coinvolto anche la struttura grammaticale e la punteggiatura, come ad esempio l'uso di ampi spazi tra le frasi, non in uso nei testi giapponesi.[47]

Interrogandosi sui motivi che avrebbero portato all'esclusione della poetessa dal canone letterario giapponese, nonostante il riconoscimento ricevuto dai suoi contemporanei, gli studiosi hanno dato risposte diverse, attribuendo la sua rara presenza nei manuali di storia della poesia alla sua breve carriera e precoce scomparsa, alla sua appartenenza al genere femminile, sottolineando come, sebbene la tradizione di scrittrici giapponesi risalisse al periodo Heian, nel XIX e XX secolo la letteratura fosse prevalentemente dominata dagli uomini e la poesia femminile confinata in un settore separato; sono state richiamate, infine, come motivo di rimozione della poesia di Sakawa, nei decenni successivi alla sua morte, le sue affinità con i poeti occidentali, non molto gradite in un momento in cui gli storici della letteratura negli anni quaranta e cinquanta cercavano di plasmare un canone letterario unicamente giapponese.[45][3][48]

Secondo le ricercatrici Kikuchi e Hayes, Sagawa sarebbe stata doppiamente emarginataː l'establisment maschile non l'avrebbe presa in considerazione perché al di fuori del "mainstream" poetico, che apparteneva agli uomini; la sua produzione sperimentale all'interno del movimento modernista non la rendeva collocabile nelle tradizioni poetiche consolidate di tanka e haiku, né ascrivibile al genere della "letteratura femminile" nelle forme di scrittura proprie dello stile "watashi-gatari confessionale", ritenuto una delle principali caratteristiche degli scritti femminili prebellici; gli studi femministi, d'altro canto, si sarebbero disinteressati di lei ritenendo i suoi testi privi di precise tematiche femminili.[9]

La sua traduttrice, Sawako Nakayasu, ha sostenuto che la poesia di Sakawa è "quasi asessuata", non parla "dell'esperienza vissuta femminile nel contesto della scrittura" e ha attribuito questa particolarità al problematico rapporto intrattenuto della poetessa con il proprio corpo, vissuto come "alieno, distante e minaccioso", e con la propria esistenza fisica, ritenuta precaria. I temi della morte, del decadimento, della malattia, sono molto presenti nelle sue poesie, nelle quali prevarrebbe "una relazione individuale con il mondo e con la natura".[3]

Condivide questa posizione anche Ellis Toshiko, autrice di un articolo che esamina tre poetesse giapponesi contemporanee - Yosano Akiko, Sagawa Chika e Itō Hiromi - come esempi di autrici che hanno rotto le convenzioni della “poesia femminile” e sovvertito "l'immagine della femminilità tradizionalmente ritratta nelle poesie scritte da donne giapponesi".[49] Anche secondo Ellis nelle poesie di Sagawa Chiki il corpo sarebbe poco presente, pur funzionando da "punto di riferimento per relazionarsi con il mondo esterno". In poesie come Midori no Honoo (Fiamme verdi) viene trasmessa l'immagine di una donna intenta a difendere la propria fragilità fisica dall'assalto travolgente della forza vitale della naturaː il verde della primavera le provoca un senso di soffocamento, il mondo esterno le è ostile; in Shi no hige (La barba della morte) la morte si impadronisce di lei, spogliandola del suo "guscio" protettivo.[50]

Sebbene Sagawa associ la sua fisicità alla "consapevolezza del suo imminente annientamento" e alla morte, a differenza di Yosano che attraverso il corpo afferma la propria identità femminile, entrambe, conclude Ellis, pongono il corpo come il "fulcro dell'auto-riconoscimento".[51]

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La sua poesia avrebbe influenzato in seguito Yoshioka Minoru, uno dei più riconosciuti poeti del dopoguerra, che avrebbe confessato di essersi avvicinato alla scrittura e all'arte surrealista attraverso l'opera di Sagawa Chika e Kitasono Katue.[52]


Nel 2016 la traduzione di Sawako Nakayasu della raccolta completa di poesie di Chika Sakawa ha vinto il Lucien Strike Asian Translation Award dell'American Translators Association. È stato il primo premio per un'opera tradotta dal giapponese all'inglese.

[53]

Opere (edizioni)

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  • (JA) Sagawa Chika, 左川ちか詩集 / Sagawa Chika shishu [Raccolta di poesie di Sagawa Chika], a cura di Itō Sei, Shōshinsha, 1936.
  • (JA) Sagawa Chika, 左川ちか全詩集 / Sagawa Chika Zen Shishū [Raccolta completa delle poesie di Sagawa Chika], a cura di Yuuka Ono, Hiroyoshi Sone, Hironori Kawasaki, Mori Kaisha, 1983.
  • (JA) Sagawa Chika, 左川ちか全集 / Sagawa Chika zenshū, a cura di Shimada Ryū, Shoshi Kankanbō, 2022, OCLC 1366126766.
  • (EN) Chika Sakawa, The collected poems of Chika Sagawa, traduzione di Sawako Nakayasu, Ann Arbor, Canarium Books, 2015, OCLC 892890901.[54]
  • (ES) Sagawa Chika, Nakamura Tamiko, Insectos, Madrid, Ediciones Torremozas, 2022, OCLC 1378588648.
  1. ^ a b (EN) Sawako Nakayasu, Introduction, in The collected poems of Chika Sagawa, New York, Modern Library, 2020, p. xi, OCLC 1132242615.
  2. ^ (JA) Minato Kawamura, Shimada Ryu, 左川ちか : モダニズム詩の明星 / Sagawa Chika : modanizumushi no myōjō [Sagawa Chika: la stella della poesia modernista], Tokyo, Kabushiki Kaisha Kawade Shobō Shinsha, 2023, OCLC 1406600003.
  3. ^ a b c d (EN) Adrienne Raphel, The Startling Poetry of a Nearly Forgotten Japanese Modernist, su newyorker.com, 18 agosto 2015. URL consultato il 18 ottobre 2024.
  4. ^ Shimada 2023, p. 197
  5. ^ Kikuchi-Hayes, pp. 5-6
  6. ^ (EN) Junichiro Shozaki, Spotlight shines on poet Chika Sagawa decades after early death at 24, su japannews.yomiuri.co.jp, 11 agosto 2022. URL consultato il 16 ottobre 2024.
  7. ^ (EN) Chika Sakawa, The collected poems of Chika Sagawa, traduzione di Sawako Nakayasu, Ann Arbor, Canarium Books, 2015, OCLC 892890901.
  8. ^ (ES) Sagawa Chika, Nakamura Tamiko, Insectos, Madrid, Ediciones Torremozas, 2022, OCLC 1378588648.
  9. ^ a b c Kikuchi-Hayes, p. 5
  10. ^ Shimada 2020, p. 106
  11. ^ a b c (JA) 余市町でおこったこんな話「その203 左川ちか」 [Una storia simile accaduta a Yoichi Town "Parte 203 Chika Sagawa"], su town.yoichi.hokkaido.jp. URL consultato il 16 ottobre 2024.
  12. ^ a b c Kikuchi-Hayes, p. 6
  13. ^ (JA) Sagawa Chika, 左川ちか全集 / Sagawa Chika zenshū, a cura di Shimada Ryū, Shoshi Kankanbō, 2022, OCLC 1366126766.
  14. ^ Shimada 2022, pp. 788-790
  15. ^ a b c Shimada 2022, p. 788
  16. ^ Shimada 2022, pp. 811-812
  17. ^ Shimada 2022, p. 780
  18. ^ a b c Shimada 2022, p. 789
  19. ^ Shimada 2000, p. 137
  20. ^ Shimada 2022, pp. 812-816
  21. ^ (EN) Shelley Cox, The Black Sun Press, su english.illinois.edu, 1977. URL consultato il 17 ottobre 2024 (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2010).
  22. ^ (EN) Alice Neumann, Transition. Synopsis, su davidson.edu, 29 ottobre 2004. URL consultato il 17 ottobre 2024 (archiviato dall'url originale il 24 maggio 2011).
  23. ^ Shimada 2022, p. 811
  24. ^ Shimada 2022, p. 814
  25. ^ a b (JA) 『左川ちか全集』島田龍編 [“Le opere complete di Chika Sakawa” a cura di Shimada Ryu], su note.com. URL consultato il 16 ottobre 2024.
  26. ^ (JA) Minato Kawamura, Shimada Ryu (a cura di), 左川ちか論集成 / Sagawa Chika Ron Shusei [Raccolta di saggi su Sakawa Chika), Kushiro, Fujita, 2023, OCLC 1418983429.
  27. ^ Shimada 2022, pp. 801, 807
  28. ^ Shimada 2022, p. 799
  29. ^ Holca, p. 382
  30. ^ Un elenco delle traduzioni, con indicazione dei relativi autori, titoli e riviste in cui sono state pubblicate, si trova in Shimada 2022, pp. 772-780
  31. ^ Shimada 2020, p. 130
  32. ^ Shimada 2022, p. 780
  33. ^ Shimada 2022, p. 803
  34. ^ Shimada, pp. 789, 803
  35. ^ a b Shimada 2022, p. 780
  36. ^ (EN) Miryam Sas, Fault Lines: Cultural Memory and Japanese Surrealism, Redwood City, Stanford University Press, 1999, p. 90.
  37. ^ Shimada, p. 788
  38. ^ Shimada 2022, p. 787
  39. ^ Un elenco dei titoli delle 78 poesie di Sagawa Chika e delle relative riviste del tempo in cui furono pubblicate, si trova inː (JA) 『左川ちか資料集成』(2017)- 覚書 暫定版 島田龍 [“Collezione di materiali Chika Sakawa” (2017) - Memorandum Versione provvisoria Shimada Ryu] (PDF), su researchmap.jp, giugno 2019.
  40. ^ (JA) Sagawa Chika, 左川ちか詩集 / Sagawa Chika shishu [Raccolta di poesie di Sagawa Chika], a cura di Itō Sei, Shōshinsha, 1936.
  41. ^ Shimada 2022, p. 823
  42. ^ Holca, pp. 380, 393
  43. ^ Shimada 2022, p. 795
  44. ^ Shimada 2022, pp. 791, 795
  45. ^ a b (EN) Sagawa Chika, Sawako Nakayasu, Backside, in Poetry, n. 194, aprile 2009, pp. 6-7.
  46. ^ Shimada 2022, p. 801
  47. ^ Kikuchi-Hayes, pp. 5-7
  48. ^ Ellis, pp. 93-94
  49. ^ Ellis, p. 93
  50. ^ Ellis, pp. 97-98
  51. ^ Ellis, pp. 99-100
  52. ^ (EN) Eric Selland, Yoshioka Minoru: A Life of Poetry, a cura di Frank Stewart and Leza Lowitz, Honolulu, University of Hawaii Press, 2017, p. 17.
  53. ^ (EN) Sagawa Chika e Nakayasu Sawako, The Collected Poems of Chika Sagawa, New York, Modern Library, 2020, p. 3.
  54. ^ Nel 2016 la traduzione di Sawako Nakayasu della raccolta completa di poesie di Chika Sakawa ha vinto il Lucien Strike Asian Translation Award dell'American Translators Association. È stato il primo premio per un'opera tradotta dal giapponese all'inglese. Cfr.ː (EN) Announcing the Winner of the 2016 Lucien Stryk Prize!, su literarytranslators.org. URL consultato il 18 ottobre 2024.



I soldati vivi (1938) e la letteratura di guerra

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"Quando lo scoppio della seconda guerra sino-giapponese nel 1937 segnò una nuova fase nella spinta militare del Giappone nel continente asiatico e la mobilitazione per la guerra totale, le rappresentazioni degli spazi periferici dell'impero giapponese furono sempre più legate allo sforzo bellico. Alcuni degli scrittori più importanti dell'epoca, tra cui Yokomitsu e Hayashi Fumiko, furono inviati all'estero da giornali, riviste e dal governo per scrivere resoconti della guerra per il pubblico dei lettori. “Ikiteiru heitai” (Soldati viventi, 1938) di Ishikawa Tatsuzo¯ portò alla messa al bando della rivista in cui appariva e all'arresto dell'autore." [1]

vedi anche https://japan_literature.en-academic.com/452/WAR_LITERATURE











Brutalismo

Secondo il critico di architettura Reyne Banham sarebbe stato l'architetto svedese Hans Asplund nel 1956 a introdurre il termine nybrutalism (nuovo brutalismo) in architettura, riferendosi a una moderna casa in mattoni a Uppsala, Villa Göth, progettata nel gennaio 1950 dai suoi contemporanei Bengt Edman e Lennart Holm; tale termine sarebbe stato successivamente ripreso nell'estate del 1950 da un gruppo di architetti inglesi in visita, tra cui Michael Ventris, Oliver Cox e Graeme Shankland, che lo avrebbero tradotto, portato in Gran Bretagna, diffuso a macchia d'olio, dove sarebbe stato "adottato da una certa fazione di giovani architetti britannici".

L'uso originario del termine venne anche rivendicato dalla coppia di architetti britannici Alison e Peter Smithson, i quali nel 1954 lo usarono per descrivere il progetto della loro casa di Soho, una sorta di laboratorio domestico, apparso nel numero di novembre di Architectural Design, nel quale essi intendevano sperimentare l'uso diretto o grezzo dei materiali nella costruzione, lasciando la struttura completamente esposta, "senza finiture interne ove possibile". La Hunstanton School da loro completata nel 1954 a Norfolk viene ritenuta il primo esempio al mondo di edificio definito dai suoi architetti "brutalista", e descritto all'epoca come "l'edificio più moderno d'Inghilterra".

Il termine ottenne un riconoscimento sempre più ampio quando lo storico dell'architettura britannico Reyner Banham lo utilizzò per identificare sia uno stile etico che estetico, nel suo saggio del 1955 The New Brutalism. Nel saggio, Banham descrisse Hunstanton e la casa di Soho come il "riferimento con cui il New Brutalism in architettura può essere definito".  Reyner Banham associò anche per la prima volta il termine "nuovo brutalismo" all'art brut e al béton brut , che in francese significa "calcestruzzo grezzo".  L'architettura béton brut più nota è l'opera proto-brutalista dell'architetto svizzero-francese Le Corbusier , in particolare la sua Unité d'habitation del 1952 a Marsiglia , in Francia; il Chandigarh Capitol Complex del 1951-1961 in India; e la chiesa di Notre Dame du Haut del 1955 a Ronchamp , in Francia.

Banham ampliò ulteriormente i suoi pensieri nel libro del 1966, The New Brutalism: Ethic or Aesthetic? , per caratterizzare un gruppo di approcci architettonici di recente costituzione, in particolare in Europa.  Nel libro, Banham afferma che il lavoro in cemento di Le Corbusier fu una fonte di ispirazione e contribuì a rendere popolare il movimento, suggerendo "se c'è una singola formula verbale che ha reso il concetto di Brutalismo ammissibile nella maggior parte delle lingue occidentali del mondo, è che Le Corbusier stesso descrisse quell'opera in cemento come ' béton-brut '".  Afferma inoltre che "le parole 'The New Brutalism' stavano già circolando e avevano acquisito una certa profondità di significato attraverso cose dette e fatte, oltre alla connessione ampiamente riconosciuta con il béton brut . La frase 'apparteneva' ancora agli Smithson, tuttavia, ed erano le loro attività, più di tutte le altre, a conferire qualità distintive al concetto di Brutalismo".