Discussione:Scienze della comunicazione
1. Tutti i corsi di laurea del nuovo ordinamento hanno durata triennale
2. Il corso istitutio agli inizi degli anni '90, del vecchio ordinamento, aveva durata quinquennale. All'epoca non esistevano corsi di laurea di durata triennale (c'erano corsi triennali ma non di laurea, bensì di diploma universitario)
3. In realtà con il nuovo ordinamento non sono definiti a livello nazionale i corsi di laurea, ma le CLASSI delle lauree. All'interno di ciascuna classe ogni ateneo può attivare da zero a infiniti corsi. Attualmente tutti i corsi di laurea in Scienze della comunicazione v.o. che mantengono nel n.o. la denominazione che avevano in precedenza afferiscono alla classe 14 (che si chiama proprio "classe delle lauree in scienze della comunicazione"), ma in questa classe ci sono molti corsi che hanno denominazioni differenti (per esempio Media e giornalismo all'Università di Firenze, Comunicazione e marketing all'Università di Modena e Reggio Emilia) e d'altronde ci sono molti corsi di laurea che si chiamano scienze della comunicazione ma in realtà afferiscono a classi diverse e, quindi, conferiscono titoli aventi valore legale differente
4. Il boom di iscrizioni si è verificato solo alla Sapienza nell'anno accademico 1995-1996, quando furono liberalizzati gli accessi, mentre in tutte le altre sedi, permanendo la programmazione degli accessi, quello che aumentava sempre di più era il numero degli ASPIRANTI, non di coloro che effettivamente si iscrivevano (il cui numero era programmato a priori)
5. Con il nuovo ordinamento i corsi sono a numero chiuso in alcune sedi e aperto in altre. Cionostante a partire dall'anno accademico 2002-2003 si è assistito a una forte contrazione della domanda. In quell'anno accademico per esempio all'Università di Bologna, dove col vecchio ordinamento concorrevano 2000 persone per 200-250 posti, concorsero meno di 1500 persone per 390 posti. La flessione della domanda è stata via via sempre più forte, tant'è vero che quest'anno (2006-2007) i posti erano 450 e i concorrenti meno di 500. Qualcuno parla di calo fisiologico, qualcuno riconduce il tutto alla diffusione di corsi analoghi in più sedi. Altri esempi: all'Università di Firenze il corso di laurea in Media e giornalismo è sin dalla sua istituzione (non ricordo se 2001-2002 o 2002-2003) a numero aperto; il primo e il secondo anno ha avuto 400-450 iscritti ed era il corso di laurea più popoloso dell'intera facoltà di Scienze politiche. A partire dall'anno accademico 2004-2005 hanno programmato gli accessi a 250 posti e in entrambi anni i concorrenti sono stati meno di 300.
Facciamo delle distinzioni
[modifica wikitesto]Scienze della Comunicazione è una denominazione che viene usata sia per una facoltà ben specifica sia per un indirizzo particolare di molte facoltà, come la facoltà di Lettere e Filosofia, La Facoltà di Sociologia, La facoltà di Scienze Politiche etc... Quando parliamo di Scienze della Comunicazione è d'obbligo puntualizzare che stiamo parlando di una facoltà non completamente umanistica ma di una facoltà ibrida che unisce ad un buon numero di materie umanistiche come Sociologia, Psicologia e Semiotica altrettante materie economiche come Statistica, Economia Aziendale ed Economia Politica. Inoltre una materia come il marketing viene analizzata sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista sociologico. Ecco perchè questa falcoltà non può intendersi come esclusivamente umanistica.
www.comunicazione.uniroma1.it www.iulm.it
- Se la sociologia e la psicologia sono materie umansitiche, allora io, che giusto un paio d'ore fa fa ho preso 30 e lode al mio ennesimo esame di sociologia (il penultimo), sono Napoleone. La sociologia è una scienza sociale, come pure l'economia, diversamente, ad esempio, dalla letteratura.
Ad ogni modo, quest'articolo parla di cosa s'intende con la locuzione "scienze della comunicazione" in senso scientifico-metodologico: a parte il fatto che non ha l'intento di stabilire cos'è umanistico e cosa non lo è (dunque non capisco cosa tu stia contestando), non riguarda principalmente i corsi universitari in scienze della comunicazione (che, per inciso, come puntualmente e compiutamente specificato nell'articolo, sono attivi presso le più svariate facoltà, poiché solo pochsisimi atenei - quelli elencati - hanno facoltà specifiche di Scienze della comunicazione). Il fatto che in molti corsi di laurea in scienze della comunicazione (*non tutti*) si studi economia, statistica, informatica, diritto e chi più ne ha più ne metta, non significa che queste discipline facciano parte delle scienze della comunicazione; esse vengono inserite nei progetti formativi perché possono essere complementari o funzionali a profili professionali che quei corsi intendono formare, ma non costituiscono essi stessi scienze della comunicazione. Il marketing nemmeno è una scienza della comunicazione, ma una vera e propria pratica, cioè tecnica, attività, prassi della comunicazione stessa. Infine, la centralità della semiotica come scienza della comunicazione è controversa, è una particolarità italiana (in altri paesi la semiotica si studia nell'àmbito di percorsi filosofici, antropologici o psicologici e non comunicazionali) ed è dovuta all'influsso di Umberto Eco: costui, che ha peraltro notevole influenza nell'università italiana, è considerato il pioniere dei corsi di laurea in SdC (tant'è vero che è stato nominato presidente onorario della Conferenza dei corsi di laurea, composta per il resto quasi esclusivamente da sociologi) ed è stato a lungo presidente di quello di Bologna, di cui si considera il fondatore, il quale, con il nuovo ordinamento, grazie a lui è divenuto a base di semiotica. Questo fenomeno è stato particolarmente evidente negli anni 2001-2005 (in séguito all'implementazione della riforma ex DM 509/1999). La drastica riduzione degli insegnamenti conseguente all'entrata in vigore del DM 270/2004 ha poi provocato, attraverso l'accorpamento degli esami ai fini di ridurre i momenti di valutazione (massimo 20 esami in tre anni, che sono prevalentemente da 10 crediti, mentre prima erano tutti da 5 e dunque erano più di 30), l'effetto collaterale di un riequilibrio degli insegnamenti semiotici e sociologici a favore di questi ultimi. --150.217.1.30 (msg) 14:04, 11 feb 2010 (CET)
Testo di anonimo spostato dalla voce
[modifica wikitesto]Il primo ,vero corso pilota è stato quello attivato dalla facoltà di lettere di Torino nel 1989:si trattava per la verità di un "indirizzo" denominato "tecniche della comunicazione"che comprendeva dieci esami obbligatori per il corso di laurea in lettere moderne a cui si aggiungevano altri dieci esami specifici quali Semiotica,Filosofia del Linguaggio,Psicologia dell'Età Evolutiva,Retorica e Stilistica.Una parte importante nei testi usati era riservata al linguaggio pubblicitario e a quello della propaganda in senso generale.Così si confrontavano orazioni politiche di Cicerone o Demostene con i discorsi di Kennedy, oppure un quadro di Magritte con una pubblicità commerciale.Inoltre per avvicinare gli studenti alla futura realtà lavorativa erano inoltre previste delle "uscite"con visite guidate alla Olivetti di Ivrea,alla Ferrero di Alba e ad altre aziende locali di fama nazionale.L'esperimento stava funzionando egregiamente,mancava solo il riconoscimento ufficiale da parte del Ministero della Pubblica Istruzione per permettere la conversione da semplice indirizzo a corso di laurea vero e proprio,conversione che,benchè promessa agli inizi,non fu mai concessa.Cos'era accaduto?L' Università di Milano aveva arrogato il diritto di primogenitura nel campo delle comunicazioni ed era in procinto di attivare un Corso di laurea in Scienza delle Comunicazioni che era dal punto di vista strutturale sorprendentemente simile a quello dell'Università di Torino,ma perfettamente in regola dal punto di vista burocratico. Potete immaginare lo sconforto degli studenti(io era tra questi)all'idea che,per l'ennesima volta, Torino era stata giudicata in base ad alcuni pregiudizi che la vedevano come città chiusa e priva di approcci creativi verso il mondo del lavoro.Alla fine ci ritrovammo in tasca una Laurea in Lettere che non ci permetteva di insegnare-perchè Latino e Geografia non erano contemplate nel nostro piano di studio-e tanta amarezza.Nel 1992 Torino ebbe la sua Laurea in Scienza delle Comunicazioni,così come altre città.
- Hai fatto bene a eliminare questo sfogo da blog (nemmeno da forum) dalla voce. Poi, so che Teknopedia non è un forum, ma sarei contento se magari questo anonimo ci spiegasse cosa c'entra la psicologia dell'età evolutiva, la retorica e la stilistica con le scienze della comunicazione. Al massimo possono essere utili affinare le tecniche di comunicazione, appunto, che non hanno pertinenza con quest'articolo.
Ah, dimenticavo: la Statale di Milano non ha nessuna primogenitura nel campo della comunicazione (al singolare). Inoltre non esiste alcun corso di laurea in SdC perfettamente simile a quello che dice l'anonimo, visto e considerato che quelle materie sono tipiche di corsi di laurea in filosofia e in lettere. D'altro canto, se fossero stati così simili, l'anonimo avrebbe facilmente, e senza particolari sforzi, ottenuto una seconda laurea. --150.217.1.30 (msg) 14:09, 11 feb 2010 (CET)
Parzialità della voce "Scienze della Comunicazione"
[modifica wikitesto]Ritengo sia opportuno modificare profondamente la voce perché scritta non con l'animo di uno studioso di sociologia, ma con quello di un fan di questa disciplina. Ogni studioso di rilievo sa che la sociologia è solo uno dei possibili approcci di studio alla comunicazione. Altri approcci sono non solo possibili, ma anche necessari per cogliere la complessità di questo fenomeno. Stabilire il primato di una disciplina sulle altre risponde più a logiche di potere accademico che a effettive esigenze di ricerca. Sia la semiotica che la psicologia sono descritte in termini quasi caricaturali, mentre alla sociologia viene attribuito un ruolo che credo imbarazzerebbe la maggior parte dei sociologi di rango, con un tono la cui enfasi male si addice a una voce enciclopedica. In generale, la voce è molto parziale; personalmente sconsiglierei a uno studente di scienze della comunicazione, per esempio, di considerarlo un contributo scientifico alla conoscenza di questo ambito disciplinare.
- Il contributo più corposo allo studio dei fenomeni comunicativi, e in particolare mediatici, proviene dalla sociologia (affermazione non giustificata 1), tant'è che, anche se i sociologi stessi preferiscono parlare di scienze della comunicazione al plurale, la sociologia è considerata la vera scienza della comunicazione (affermazione non giustificata 2).
- A distanza di più di vent'anni il celebre manuale tradotto in italiano con il titolo "Teorie delle comunicazioni di massa" dei sociologi Melvin DeFleur e Sandra Ball-Rokeach, pubblicato per la prima volta nel 1985, che raccoglie i presupposti teorici fondamentali per lo studio della comunicazione, è ancora considerato la base di tutti gli studi comunicazionali (affermazione non giustificata)
- Un altro celebre modello teorico di approccio sociologico è stato proposto da John Baptist Thompson nel suo capolavoro (enfasi inutile), noto in italiano con il titolo "Mezzi di comunicazione e modernità. Una teoria sociale dei media", inizialmente sviluppato quale tesi di dottorato. In tale saggio Thompson propone un modello teorico efficacissimo (enfasi inutile) per comprendere l'influenza determinante che i media hanno sui comportamenti umani.
— Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 151.21.79.198 (discussioni · contributi).
- Proprio per questo la sociologia della comunicazione è anche detta "scienza della comunicazione" e quando si parla di teorie delle comunicazioni di massa si sottintende che si tratta di teorie sociologiche. (affermazione non giustificata)
- Un contributo importante, seppur più modesto, allo studio dei processi di comunicazione di massa proviene dalla psicologia cognitiva e dalla psicologia sociale. (affermazione non giustificata: la psicologia della comunicazione ha dato un contributo di pari valore rispetto a quello della sociologia, a seconda degli studiosi, naturalmente; di nuovo: una voce enciclopedica non dovrebbe mirare ad attribuire medaglie agli approcci disciplinari, ma ad esporne le caratteristiche salienti).
L'INTERA SEZIONE SULLA SEMIOTICA è A MIO PARERE DA RISCRIVERE. ESPRIME IL PUNTO DI VISTA DI ALCUNI SOCIOLOGI PARTICOLARMENTE SETTARI NEI CONFRONTI DI UN'ALTRA DISCIPLINA, E NON QUELLO DELLA DISCIPLINA STESSA. SICCOME IL TITOLO DELLA VOCE è "SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE" E NON "LA SEMIOTICA SECONDO I SOCIOLOGI DELLA COMUNICAZIONE CUI NON PIACE LA SEMIOTICA", LA SEZIONE DOVREBBE ESSERE INTERAMENTE RISCRITTA.
La lista degli studiosi è altrettanto parziale.
La seguente affermazione è DEL TUTTO TENDENZIOSA: "A costoro, la maggior parte sociologi, si potrebbe aggiungere Maria Pia Pozzato, che si occupa di semiotica del testo. Infine, occorre tenere presente che, diversamente da quanto si creda comunemente fuori dagli ambienti accademici, Umberto Eco non si è mai occupato di studi comunicazionali, ma solo filosofici, in particolare semiotici." — Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 151.21.79.198 (discussioni · contributi).
- Non mi considero esperto in materia, ma proverò comunque a valutare la situazione. Intanto ho avvisato i progetti che mi sembravano più correlati e gli utente registrati che hanno lavorato alla voce.--Midnight bird 00:05, 18 feb 2011 (CET)
Grazie— Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 151.21.79.198 (discussioni · contributi).
Ammetto di non saper valutare la questione, non ho le competenze. Ho provato a chiedere anche in altri progetti meno correlati ma più frequentati, spero qualcuno intervenga.--Midnight bird 00:09, 20 feb 2011 (CET)
- Scusate per il ritardo. Le scienze della comunicazione, come tutte le altre aree analizzate da diversi punti di vista scientifici, risultano difficile da inquadrare. Comunque tutta la parte della sociologia è tendenzialmente errata: non esista tutta qesta enfasi e non ho mai sentito dire che la sociologia della comunicazione corrispondi alla vera scienza della comunicazione. Invito quindi l'IP a modificare i punti che crede errati, visto che conosce l'argomento meglio del sottoscritto. --EXE.eseguibile 03:47, 7 mar 2011 (CET)
- Che significa che le scienze risulta difficile? Ci dev'essere qualche problema di concordanza. --87.17.37.187 (msg) 16:05, 20 ago 2014 (CEST)
- Typo. --Wanjan 16:31, 20 ago 2014 (CEST)
- Che significa che le scienze risulta difficile? Ci dev'essere qualche problema di concordanza. --87.17.37.187 (msg) 16:05, 20 ago 2014 (CEST)
Dubbio
[modifica wikitesto]Ha senso e utilità enciclopedica la lunghissima elencazione di tutte le istituzioni amministrative dei corsi di laurea in Italia, o la si può sforbiciare energicamente ? --Veneziano- dai, parliamone! 18:56, 1 nov 2013 (CET)
Modifica voce
[modifica wikitesto]Qualche giorno fa ho effettuato una modifica sostanziosa (ancorché non radicale) della voce, quale primo intervento per recepire alcuni suggerimenti emersi nella discussione e superare ulteriori criticità, dato che l'articolo conteneva alte imprecisioni e inesattezze. Non capisco per quale ragione è stao effettuato un rollback integrale. Provvedo a ripristinare la mia versione, decisamente più corretta e aggiornata rispetto a quella precedente, risalente ad anni prima. Anche le informazioni relative alle classi dei corsi di studio erano obsolete e per questo le avevo rimosse; la sezione relativa alle università sarebbe invero da riscrivere interamente, posto che con il passaggio dal D.M. 509/1999 al D.M. 270/2004 almeno un terzo dei corsi di laurea in Scienze della comunicazione è stato disattivato_ siamo passati a una decina abbondante di sedi in cui era attivo il corso di laurea quinquennale (ante-riforma) a una sessantina di corsi corsi di classe 14 attivati in una quarantina o poco più di sedi sino agli attuali circa trentacinque corsi di classe L-20. Inoltre le facoltà non esistono più in virtù della legge 240/2010. La questione delle classi di concorso per l'insegnamento secondario (che non c'entra niente con le classi dei corsi di studio) è affrontata solo marginalmente nella voce, oserei dire appena accennata. In realtà i titolari della vecchia laurea in SdC potevano accedere alla classe A036 (Filosofia, psicologia e scienze dell'educazione), classe alla quale possono accedere anche i laureati specialisti di classe 67/S e i laureati magistrali di classe LM-59. In tutti e tre i casi sono previsti dei requisiti aggiuntivi rispeto al mero titolo, e segnatamente, per i laureati di vecchio ordinamento (cfr. D.M. 39/1998), due annualità di psicologia, due di pedagogia, due di filosofia e due di sociologia, mentre per i laureati specialisti o magistrali (cfr. D.M. 22/2005, in combinato con il D.I. 09/07/2009 per i laureati magistrali) 24 crediti per ciascuno di 4 gruppi di settori scientifico-disciplinari, per96 crediti complessivi. Non si tratta. comunque, di informazioni rilevanti ai fini di questa voce. --151.77.35.180 (msg) 22:40, 31 lug 2014 (CEST)
Scienze della Comunicazione come disciplina o come corso di laurea ?
[modifica wikitesto]Sulla pagina di Scienze della Comunicazione sto notando che ultimamente stanno avvenendo molti stravolgimenti. Vi è un problema di fondo: per Scienze della Comunicazione intendiamo la disciplina o il corso di laurea? Se per Scienze della Comunicazione intendiamo la disciplina è necessario trattare argomenti attinenti la disciplina in senso stretto, se, però, nella voce Scienze della Comunicazione comprendiamo pure il corso di laurea dobbiamo trattare l'argomento senza tabù evitando censure che poco si addicono allo stile di wikipedia. Per intenderci se parliamo delle facoltà di attivazione dobbiamo parlare anche degli sbocchi professionali e se parliamo degli sbocchi professionali non possiamo non nascondere che spesso i laureati in Comunicazione sono discriminati in ambito lavorativo perché non esiste un Ordine professionale collegato alla laurea e perché non possono accedere a nessuna classe di concorso neanche alla A-36 all'interno della quale è compreso l'insegnamento in "Teoria e Tecniche della Comunicazione". Sulla tematica avevo anche inserito un paragrafo (Il caso "classe" di concorso in Teoria e Tecniche della Comunicazione" che ingiustamente è stato cancellato due volte. Sulla tematica c'è stato l'interessamento (informale) di alcuni membri del Parlamento contattati dal sottoscritto, per cui l'argomento non è così banale come sembra. Gira su internet anche una petizione avente come obiettivo l'attivazione della classe di concorso in Teoria e Tecnica della Comunicazione, classe originariamente inclusa nella bozza che i sindacati dovevano presentare al Miur, per evitare di fare pubblicità al tema, non è mia intenzione, ho evitate di citare tale petizione, il mio obiettivo p solo fare cronaca. Insomma, decidiamoci di cosa dobbiamo parlare.
- Per Scienze della comunicazione si intende l'insieme di scienze (e, per estensione, di discipline) che trattano la comunicazione; non esiste una disciplina unica chiamata "scienze della comunicazione". La parte dedicata ai corsi di laurea dovrebbe essere marginale.
- Per le facoltà di attivazione andrebbe cambiato tutto, in quanto in séguito alla legge 240/2010 le facoltà non esistono più quasi in nessun ateneo.
- Quanto agli ordini professionali, a dire il vero ce ne sono tantissimi non correlati a lauree specifiche, come ci sono tantissime lauree che non dànno accesso a professioni regolamentate e, dunque, ordini professionali. Peraltro mi sembra anacronistico parlare di ordini professionali in un periodo storico in cui si parla di abolirli.
- I laureati in Scienze della comunicazione del previgente ordinamento potevano insegnare sulla classe A036 (Filosofia, pedagogia e scienze dell'educazione). Una mia carissima amica laureata in SdC col v.o., ad esempio, insegna su questa classe. A questa classe possono accedere, nel nuovo ordinamento, i titolari di lauree specialistiche della classe 67/S (Scienze della comunicazione sociale e istituzionale) e, in virtù del decreto interministeriale sulle equiparazioni, lauree specialistiche della classe 59/S (Pubblicità e comunicazione d'impresa) e lauree magistrali della classe LM-59 (Comunicazione pubblica e d'impresa e pubblicità). Sono richiesti per il nuovo ordinamento 24 crediti per ognuno dei settori scientifico-disciplinari dei gruppi SPS, M-PSI, M-FIL (ad eccezione, se non sbaglio, dello 05) e M-PED (che possono essere stati maturati anche precedentemente al conseguimento della laurea magistrale, per esempio nella laurea, e comunque possono essere maturati in qualsiasi momento della vita della persona, purché successivamente al diploma, in ua qualsaisi carriera accademica, comprese quelle relative a insegnamenti singoli e master universitari; l'importante è possedere quel titolo), mentre con il vecchio due annualità di sociologia (compreso l'esame di Teorie e tecniche delle comunicazioni di massa), due di psicologia, due di pedagogia e due i filosofia.
- Per quanto concerne la questione che sollevi tu, non si tratta della classe A036 e nemmeno della A058 (che sarebbe roba tipo agraria). Ho letto la petizione in giro per la Rete e rilevo una grande confusione di fondo. Probabilmente ci si confonde con gli insegnamenti di Comunicazioni di massa, Tecniche di comunicazione e relazione, Psicologia della comunicazione, Psicologia e tecniche delle comunicazioni di massa, storia e tecnica dell'informazione (è un unico insegnamento) e Psicologia, pubbliche relazioni, propaganda e pubblicità, attivi presso alcuni istiutti professionali. Tali cattedre fanno riferimento alla classe di abilitazione A036, pertanto sono accessibili a laureati in Scienze della comunicazione nonché a titolari di lauree specialistiche o magistrali afferenti alle classi citate. Un'altra ipotesi è la confusione con la classe A025, che comprende insegnamenti di comunicazione visiva: ma, in sostanza, si tratta di grafica e disegno!
- Per ulteriori informazioni puoi consultare il DM 39/1998, il DM 22/2005, il DI 28/11/2000 oppure puoi guardare qua: http://www.edscuola.it/archivio/norme/decreti/dm039_98.html, http://www.gildanapoli.it/precari/2005/tab_39-98_titoli_ammissione.pdf, http://www.istruzionebelluno.net/infoscuole/classi/ricerca1.php.
- Saluti, --151.53.174.172 (msg) 21:43, 31 ago 2014 (CEST)
- Ti sbagli:la A-58 fa riferimento all'insegnamento in Teoria e Tecniche della Comunicazione, basta che su google cerchi nuove classi di concorso (A-58) teoria e tecniche della comunicazione per trovare tale bozza.
Bozza nuove classi di concorso da presentare al MIUR comprendente la classe di concorso in Teoria e Tecniche della Comunicazione (A-58)]
- A parte il fatto che non sai fare le citazioni, peccato che Google non sia la Bibbia, ma un motore di ricerca, che trova la Bibbia e mille altre cose. Ti ho citato i riferimenti normativi: va' a guardarli. Già il fatto che scrivi «A-58» (che sembra il codice di un aereo da guerraa) la dice lunga sulla tua conoscenza al riguardo delle stesse.
- Per quanto concerne le bozze, esse non hanno valore normativo. Non possono essere considerate neanche normativa in itinere, perché sono semplicemente delle ipotesi. Se non avessi una conoscenza giuridica prossima allo zero, non mi costringeresti a dire simili ovvietà, ma tant'è. Secondo te quando sfogli la Gazzetta ufficiale per trovarvi il diritto vigente devi guardare le leggi e i decreti oppure gli atti parlamentari?
- In questo caso, peraltro, siamo di fronte a una bozza di PARERE, neanche a una bozza di decreto. Cioè, carta straccia assoluta. Su un'enciclopedia si parla di ciò che è, non di ciò che potrebbe essere. E allo stato, i laureati in Scienze della comunicazione v.o. nonché i titolari di LS 67/S e 59/S e LM-63 possono accedere all'insegnamento sulla classe A036. Questo è quanto. --151.77.38.102 (msg) 13:02, 11 set 2014 (CEST)
Per cui questa classe di concorso esisteva nelle intenzioni, anche se non è stata mai attivata, ma io non ho mai parlato dell'attivazione della classe di concorso in oggetto, per cui bisogna leggere attentamente i post (e le bozze) prima di criticare. Ripeto che alla 36/A, che comprende l'insegnamento in Teoria e Tecnice della Comunicazione, possono accedere un numero esiguo di dottori in Comunicazione, per intenderci i laureati V.O., non ho dati "numerici" ma i laureati in Comunicazione V.O. sono pochissimi visto che molti corsi in Scienze della Comunicazione sono stati attivati con il Nuovo Ordinamento. A tale classe possono accedere anche i laureati specializzati nella 67/S e nella 59/M, mentre coloro che hanno una laurea specialistica e/o magistrale appartenente ad una di tali classi di concorse 13/S, 59/S 100/S, 101/S, LM/19, LM/91, LM/92g non possono accedere alla classe anche integrando 30-40 materie. Nei corsi di laurea in Comunicazione non si studiano materie afferenti al ramo pedagogico, per cui anche in "fortunati" che possono accedere alla A-36 devono integrare spesso un numero di materie molto alto L'insegnamento in Teoria e Tecniche della Comunicazione è presente, basta leggere l'allegato, negli Istituti Tecnici in Grafica e Comunicazione e negli Istituti Professionali. E' molto strano che in Italia i dottori in Comunicazione non possono insegnare però poi abbiamo gli Istituti Tecnici in Grafica e Comunicazione...poi se vogliamo prenderci in giro... Andrebbe ricordato che i corsi singoli hanno costi, per intenderci costa meno prendere una nuova specialistica che conseguire 7-8 nuovi corsi singoli. Inoltre in molti atenei non è possibile conseguire più di un certo numero di corsi singoli per anno accademico, per cui per i "fortunati) della 67/S e della 59/M integrare 7-8 nuove materie equivale, per la durata, ad intraprendere un nuovo percorso accademico. Sugli Ordini Professionali conosco docenti (ho un amica che fa il cultore della materia in un corso di laurea in Scienze Pedagogiche) che si stanno attivando per l'attivazione dell'Ordine dei Pedagogisti...per cui dire che gli Ordini Professionali sono anacronistici mi sembra una conclusione affrettata. Per ultimo mi sembra che nascondere le problematiche inerenti la laurea in Scienze della Comunicazione, specie se non si hanno dati alla mano, spesso si citano i dati Almalaurea ma non tutti rispondono a tali questionario, io ad esempio non ho mai risposto (per svariate ragioni non amo le interviste strutturate) non sia la strada giusta da intraprendere, specie se si ha davvero a cuore il "futuro" della laurea in Comunicazione. Le problematiche della laurea in Comunicazione riguardano il presente e anche il futuro di tale corso di laurea. Alcune facoltà hanno già eliminato taluni corsi in Scienze della Comunicazione (Facoltà di Trieste), se persisteranno tali problematiche penso che tale altri corsi di laurea verranno eliminati. Sappiamo tutti che la laurea in Scienze della Comunicazione, per varie ragioni, ha qualche problemino, tutti possono fare i comunicatori, mentre i laureati in Comunicazione, se non hanno 10 anni di esperienza, o 10mila euro da spendere per un master, non possono fare niente. Parliamo allora delle discipline in Scienze della Comunicazione evitando di fare i "negazionisti". In altre parole lasciamo la pagina cosi come è ora per evitare inutili polemiche.
- Chiacchiere, chiacchiere e altre chiacchiere, ricche di mprecisioni, inesattezze e perfino fantasiose invenzioni (ad esempio quella secondo cui non sistono corsi di laurea della classe di scienze della comunicazione con insegnamenti pedagogici). Ti potrei pure rispondere (anche se so che perderei tempo), ma siccome non hanno alcuna rilevanza enciclopedica (E LE PAGINE DI DISCUSSIONE DI WIKIPEDIA NON SONO UN FORUM!) non lo faccio. Qui l'unico che non ha i dati alla mano sei tu, che citi le leggi non con gli estremi normativi, ma sulla base di articoli che ne larpalno indirettamente, su blogs e fora di dubbia provenienza (che a loro volta scopiazzano da fonti di quarta mano), trovati tramite Google. Non pretendere che tutto ciò assurga a rilevanza enciclopedica. Le problematiche, presunte o reali, della laurea in SdC o di altre lauree non riguardano Teknopedia. Inoltre la Facoltà di Trieste non esiste; esiste l'Università di Trieste. --151.77.38.102 (msg) 13:02, 11 set 2014 (CEST)
- Finiamola qui ma la bozza delle nuove classi di concorso da presentare al Miur lo scaricata dal sito Tecniche della Scuola (http://www.gbw-flc.it/download.php?file=719dextkiawmW.doc&name=Nuove+classi+di+concorso) sito autorevolissimo sul fronte scuola.
Finiamola qui per rispetto di wikipedia e cordiali saluti.
- «Lo scaricato» che lingua sarebbe? Fammi capire: noi qui dovremmo fidarci di uno che confonde «lo» (articolo) con «lo ho» (composto di pronome + voce del verbo avere)? o.O Inoltre, tu saresti laureato e continui a parlare di fonti autorevoli senza avere la minima idea di cosa sia il metodo scientifico e senza risalire alle fonti primarie, che sono appunto gli atti normativi e non chi parla degli stessi? Scusatemi se mi sono infilato in questa discussione, ma pare davvero surreale!
Spiegare bene le differenze
[modifica wikitesto]Che differenza c'è tra Scienze della Comunicazione e Scienze della Comunicazione, Informazione e Marketing?
- Quella che tu hai citato è semplicemente la denominazione di un corso di laurea, offerto dalla [[LUMSA] è, afferente alla classe di Scienze della comunicazione. L'articolo si occupa ddelle scienze della comuicazione, non dell'offerta formativa degli atenei italiani al riguardo. --151.77.38.102 (msg) 12:55, 11 set 2014 (CEST)
Teorie cognitivo-comportamentiste
[modifica wikitesto]Perdonatemi ma questo passaggio è errato:
"le "teorie cognitivo-comportamentali" (soggettiviste). Anche qui i più pignoli distinguono in cognitivismo e comportamentismo. Queste teorie hanno carattere squisitamente psicologico e il loro interesse centrale non risiede nelle strutture sociali e culturali ma nell'individuo, anche se colto nelle manifestazioni oggettive e non nell'introspezione. Questo carattere fa assumere loro importanza centrale per la psicologia sociale, ma sono state talvolta richiamate anche in campo sociologico come teorie dello stimolo e della risposta, anch'esse di tipo biologico, come quelle funzionalistiche, ma non organiciste, bensì neurali. Esse studiano le relazioni che intercorrono tra le variabili cognitive che agiscono nel corso dei fenomeni: per poter studiare i fenomeni stessi, vanno isolate e analizzate quelle più importanti."
Cosa significa che i più pignoli le distinguono? Stiamo parlando di due mondi agli antipodi, tanto che la psicologia cognitiva nasce in contrapposizione al comportamentismo. Forse ci si sta confondendo con la terapia cognitivo-comportamntale, che unisce i due modelli. Quindi chiedo: il paragrafo si riferisce solo alle teorie della psicologia cognitiva? Perché se è così allora sarebbe da togliere tutto il riferimento alla parte comportamentale, senza contare che sarebbe da eliminare il punto in cui viene detto che l'introspezione viene abbandonata (perché viene utilizzata anche nella psicologia cognitiva). Se invece ci si riferisce alla sole teorie comportamentiste allora la parte finale sulle variabili cognitive è sbagliata. Oppure ci si riferiva effettivamente a entrambe le teorie? In ogni caso sarebbe una parte da correggere--79.50.237.103 (msg) 14:37, 9 nov 2021 (CET)