Vincenzo Forte

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Vincenzo Forte
NascitaSpezzano Albanese, 25 giugno 1886
MorteSpezzano Albanese, 12 gennaio 1939
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Regno d'Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
RepartoIII Battaglione
77º Reggimento fanteria
Anni di servizio1917 - 1920
GradoCaporale maggiore
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieBattaglia di Caporetto
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Vincenzo Forte (Spezzano Albanese, 25 giugno 1886Spezzano Albanese, 12 gennaio 1939) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare a vivente nel corso della prima guerra mondiale[2].

Nacque a Spezzano Albanese, provincia di Cosenza, il 25 giugno 1886, figlio di Francesco e di Lorenza Squillaci, all'interno di una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Dispensato dal prestare servizio militare nel Regio Esercito perché considerato di terza categoria, come attività lavorativa si dedicò alla coltivazione dei campi.[1] Dopo la dichiarazione di guerra all'Impero austro-ungarico, avvenuta il 24 maggio 1915, fu chiamato in servizio attivo per mobilitazione, e nel mese novembre assegnato per addestramento al 15º Reggimento fanteria.[1] Nel marzo 1916 fu trasferito al 5º Reggimento fanteria della Brigata Aosta che raggiunse in zona di operazioni sull'alto Isonzo.[1] Promosso caporale nel mese di maggio, e poi caporale maggiore l’anno successivo fu trasferito al 77º Reggimento fanteria della Brigata Toscana.[1] Al comando di una squadra del III Battaglione del reggimento si distinse in combattimento sull'altipiano di Asiago, e in Val Miela, e nel novembre 1917 fu proposto per la promozione a sergente per merito di guerra.[1] Il 24 dicembre, alla vigilia di Natale, si scatenò un violento attacco nemico e la situazione divenne ben presto gravissima.[1] I fanti del III battaglione si distinsero nella difesa di un ridottino sul Valbella, venendo di nuovo attaccati all'alba del giorno successivo da forze superiori.[1] Ridotto il reparto alla consistenza di pochi uomini, dopo aver combattuto duramente si iniziò il ripiegamento sulle posizioni di partenza.[1] Rimasto ferito al braccio destro all'inizio dell’attacco, appena medicato ritornò al suo posto di combattimento e poco tempo dopo fu investito dallo scoppio di una bomba a mano che gli dilaniò le gambe.[1] Rifiutò di essere allontanato dal campo di battaglia incitando i suoi uomini alla resistenza, e rimasto accerchiato dal nemico, rifiutò con sdegnò di arrendersi e si trascinò dietro un mucchio di macerie per sfuggire alla cattura, venendo trovato, esausto e dissanguato due giorni dopo.[1] Trasportato urgentemente in ospedale austriaco, vista la gravità delle ferite gli vennero amputati entrambi gli arti.[1] Con Regio Decreto del 2 giugno 1921 gli venne concessa la medaglia d'oro al valor militare a vivente.[2] Rientrato in Italia dopo la firma dell'armistizio di Villa Giusti, fu congedato come grande invalido di guerra nel marzo 1921, e si spense a Spezzano Albanese il 12 gennaio 1939.[1]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Graduato intelligente ed ardimentoso, comandò con perizia la propria squadra durante un violento contrattacco nemico. Sebbene ferito al braccio destro, rimase al posto di combattimento, incitando con l’esempio e la parola i propri dipendenti, alla testa dei quali affrontò poi corpo a corpo l’avversario. Ferito una seconda volta ad entrambe le gambe, squarciate da una bomba a mano, si oppose con ogni mezzo ad essere catturato e con sublime eroismo vi riuscì. Ma dissanguato ed esausto, dopo due giorni di inaudite sofferenze, venne dal nemico raccolto e tratto in prigionia, ove subì l’amputazione di ambedue gli arti. Monte Valbella, 25 dicembre 1917.[3]»
— Regio Decreto 2 giugno 1921.


  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1917, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 252.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1917. L'anno terribile: Dalla Bainsizza alla sorpresa strategica di Caporetto, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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