Re (famiglia)
Stemma della famiglia Re | |
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Blasonatura | |
scaccato d'argento e di rosso al capo d'oro |
Antica famiglia piemontese, già Rex e de Regibus o de Rege e in epoca moderna anche Re, originaria di Asti e appartenente al gruppo di famiglie nobili astigiane raggruppate nelle Casane astigiane, che in seguito al commercio ed all'attività feneratizia in tutta l'Europa occidentale, si arricchirono notevolmente, contribuendo di conseguenza all'espansione del Comune astigiano nel periodo medievale.
Di parte ghibellina, avevano un palazzo casaforte in Asti con tre torri (secolo XIII) davanti alla chiesa di Sant'Anastasio in corso Alfieri all'imbocco di via Roero; una delle tre torri, quella ottagonale esiste tuttora e tutta la zona presenta ancora i caratteristici stemmi a scacchiera della famiglia.
La zona ancora oggi è chiamata "Cantun di tre Re" ( angolo dei tre Re ).
Altra famiglia de Rege è nota in Piemonte dal XII secolo e discende dal consortile dei signori di Vintebbio. Già consignori di Arborio e Recetto, di Gattinara e di Vintebbio, si divisero nel XVII secolo in più rami e possedettero diversi feudi con titolo signorile e comitale. È ancora oggi esistente il ramo dei conti di Donato nella linea dei signori di San Raffaele.
Origini e sviluppo
[modifica | modifica wikitesto]Di probabile origine manfredingia, la famiglia discenderebbe dal consortile di Canelli.[1]
Eustachio de Rege fu funzionario comunale nel 1135.
Il patronimico "Rex" compare in un documento delle carte dell'Archivio Capitolare di Asti del 19 ottobre 1180 in cui Oberto vendette al fratello Giovanni i propri terreni in "Ripa Rupta" (Viatosto) dalla Chiesa di Asti".
I Re svilupparono principalmente il commercio ed il prestito a Metz, in Lorena e nel territorio piemontese.
Ottone e Rolando furono consiglieri comunali nel 1220, Giacomo, Rettore della Società dei Militi nel 1281 e Uberto, sapiens nel 1291 e venne inviato a stipulare la pace con gli albesi nel 1276.
Un altro Uberto, lo si trova decurione nel 1339.
Tommaso fu vescovo di Acqui nel 1452.
Nel 1431 Rolando venne investito del feudo di Montecastello da Filippo Maria Visconti; fu il promotore della "Compagnia del Molleggio" , società che ricavava i propri utili dai mulini presenti lungo la Bealera di Asti.
Il figlio di Rolando, Sifrone fu consigliere e banchiere, sposando la marchesa Battistina Malaspina, divenne signore di Prasco e diede origine alla linea genovese della famiglia.
Il ramo di Asti attuale iniziò da Gerolamo, figlio di Giovanni Bartolomeo e giunse nel XX secolo all'avvocato Carlo Agostino studioso di araldica.
In età moderna la famiglia "italianizzò" il cognome in Re.
Le abitazioni dei Rex
[modifica | modifica wikitesto]La famiglia fu sempre stanziata nel complesso dei "tre Re", di cui si possono ancora ammirare tre edifici medievali di epoca comunale.
Questi edifici facevano parte del complesso difensivo della contrada della famiglia de Regibus ed erano caratterizzati dalla presenza di tre torri.
La prima torre a forma ottagonale (Torre de Regibus) all'angolo destro tra corso Alfieri e via Roero, in origine era molto più alta, ma venne abbassata al livello delle case adiacenti durante il XVIII secolo.
L'architettura della torre, di stile gotico, permette di ipotizzarne un'origine nel Duecento.
Nel medioevo la torre era descritta come "rotonda" ed è infatti l'unico esempio di torre di forma ottagonale esistente in città forse influenzata dalla vicina Torre Rossa, anch'essa poligonale.
La seconda torre o Torre Quartero, ora abbassata, all'angolo sinistro tra corso Alfieri e via Roero, secondo il testamento di Giacomo de Regibus del 1311, a quel tempo era abitata dal fratello Uberto, a cui apparteneva anche il palazzo annesso alla "turris rotunda" (Torre de Regibus).[2]
La torre Quartero e la torre de Regibus insieme ad una più piccola "Torretta" presente alla destra delle due precedenti, caratterizzavano l'isolato dei "Tre Re".
Stemma
[modifica | modifica wikitesto]Secondo la regola che le armi più semplici sono anche le più antiche, lo stemma dei Re appartiene sicuramente al primo periodo dell'araldica feudale astigiana, quella semplice e vistosa.[3]
La bicromia argento-rosso dello scudo, è la tipica colorazione araldica degli stemmi delle famiglie legate all'impero, inoltre, questi sono anche i colori dei primi comuni subalpini (Asti, Alba, Ivrea, Vercelli, Alessandria ).[4]
Scudo: scaccato d'argento e di rosso col capo d'oro
Cimiero: un leone d'oro nascente, coronato, tenente con la bocca e le zampe una catena di ferro
Motto: FORTIOR EST VIRTUS
de Rege di Donato
Scudo: scaccato d'argento e d'azzurro col capo del primo caricato in palo d'un ramo di rosa fogliato e fiorito d'un pezzo
Motto: VIRTVTE ET ARMIS
Genealogia
[modifica | modifica wikitesto]Tratti genealogici principali della famiglia Re.[5]
Sifrone †1385 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Rolando †1433 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Battistina Malaspina | Sifrone Signore di Prasco Solero Quattordio †1485 | Giovanni Bartolomeo Linea di Asti | Gaspare | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Giacomo †1526 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Giovanni 1586 | Nicolao | Bartolomeo 1560 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Aurelio | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Giovanni Antonio | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Carlo Agostino 1892 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Aldo di Ricaldone, Annali del Monferrato, Vol.I, pg.87 e seguenti.
- ^ G.Bera, Asti edifici e palazzi nel medioevo, Gribaudo Editore Se Di Co 2004.
- ^ Natta Soleri C. - Fè d'Ostiani B, Adozione e diffusione dell'arma gentilizia presso il patriziato astigiano, da Araldica astigiana, Allemandi (a cura di Bordone R.), C.R.A. 2001, pg. 67 - 68
- ^ Natta Soleri C. - Fè d'Ostiani B, Adozione e diffusione dell'arma gentilizia presso il patriziato astigiano, da Araldica astigiana, Allemandi (a cura di Bordone R.), C.R.A. 2001, pg.68
- ^ Manno A., Il Patriziato Subalpino
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Bera G., Asti edifici e palazzi nel medioevo. Gribaudo Editore Se Di Co 2004 ISBN 88-8058-886-9
- Bianco A., Il Cimitero urbano di Asti, con accenni ai preesistenti agglomerati sepolcrali, Asti 1957
- Asti Medievale, Ed CRA 1960
- Asti ai tempi della rivoluzione. Ed CRA 1960
- Bordone R., Araldica astigiana, Allemandi C.R.A. 2001
- Dalla carità al credito. C.R.A. 2005
- Ferro, Arleri, Campassi, Antichi Cronisti Astesi, ed. dell'Orso 1990 ISBN 88-7649-061-2
- Gabiani Nicola, Asti nei principali suoi ricordi storici vol 1, 2,3. Tip. Vinassa 1927-1934
- Le torri le case-forti ed i palazzi nobili medievali in Asti,A.Forni ed. 1978
- Incisa S.G., Asti nelle sue chiese ed iscrizioni C. R.A. 1974
- Malfatto V., Asti antiche e nobili casate. Il Portichetto 1982
- A.M. Patrone, Le Casane astigiane in Savoia, Dep. Subalpina di storia patria, Torino 1959
- Peyrot A., Asti e l'Astigiano ,tip. Torinese Ed. 1983
- Sella Q., Codex Astensis qui De Malabayla comuniter nuncupatur, del Codice detto De Malabayla, memoria di Quintino Sella, Accademia dei Lincei, Roma 1887.
- S.G. Incisa, Asti nelle sue chiese ed iscrizioni C.R.A. 1974.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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