Apadana (Persepoli)
Il palazzo dell'Apadana o palazzo di Dario e Serse è uno dei palazzi interni di Persepoli. Il palazzo è costituito da una sala centrale rettangolare con 36 colonne e tre portici, nelle direzioni nord, est e ovest (ciascuno con 12 colonne) e quattro torri nei quattro angoli esterni della sala e una serie di stanze di guardia a sud. La costruzione dell'Apadana fu iniziata da Dario il Grande e fu completata al tempo di Serse. Il livello di questo palazzo è di circa tre metri più alto del pavimento del cortile e del pavimento
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]L'Apadana è il più grande edificio del complesso di Persepoli e venne scavato dall'archeologo tedesco Ernst Herzfeld e dai suoi assistenti Friedrich Krefter ed Erich Schmidt, tra il 1931 e il 1939. Importanti materiali rilevanti per gli scavi sono oggi ospitati negli archivi della Freer Gallery of Art di Washington DC.
Fu molto probabilmente la sala principale dei re. Le colonne raggiungevano i 20 metri d'altezza e avevano capitelli complessi a forma di tori o leoni. Qui, il grande re riceveva il tributo da tutte le nazioni dell'Impero achemenide, dando regali in cambio.
L'accesso alla sala era dato da due scalinate monumentali, a nord e ad est. Queste erano decorati da bassorilievi, mostranti i delegati delle 23 nazioni soggette all'Impero Persiano mentre rendevano omaggio a Dario I, che era rappresentato seduto in posizione centrale. I vari delegati erano illustrati con dovizia di particolari, dando comprensione dei costumi e delle attrezzature dei vari popoli della Persia nel V secolo a.C. C'erano iscrizioni in antico persiano ed elamita.
Il bassorilievo dell'Udienza Reale
[modifica | modifica wikitesto]Uno dei pezzi di maggior pregio attualmente custodito presso il Museo Nazionale dell'Iran è il bassorilievo dell'Udienza reale di Serse assiso in trono e il figlio Dario I subito dietro.[1] Il sovrano ha in mano lo scettro e un mazzo di fiori di loto, Dario tiene anch'egli un mazzo di fiori di loto e mentre tiene alzata la mano destra in segno di saluto. Ancora dietro troviamo un persiano con un panno avvolto intorno a testa, subito dietro vi è un Medo con l'arco a tracolla e un'ascia, infine due soldati in abito parsi. Davanti al sovrano, un Medo si avvicina portando la mano davanti alla bocca in segno di rispetto.[2] Il bassorilievo venne scoperto nel 1938 da Erich F. Schmidt nella Tesoreria di Persepoli e originariamente adornava la facciata del basamento prospiciente la scalinata centrale del portico settentrionale dell'Apadana, un secondo bassorilievo è custodito presso l'Istituto Orientale di Chicago.[1] Il suo stato di conservazione è ottimo.
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Soldato che si presenta al cospetto del sovrano in segno di rispetto
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Il sovrano Dario I o Serse
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Il bassorilievo completo
L'iscrizione di Serse
[modifica | modifica wikitesto]Sul portico est, sulla fiancata sud vi è un'iscrizione di Serse che reca scritto:[3]
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Il leone che addenta il toro
[modifica | modifica wikitesto]Un'immagine ricorrente a Persepoli, ma rappresentata soprattutto nelle parti triangolari delle scalinate dell'Apadana, è il bassorilievo del leone che azzanna il toro. Il toro per sfuggire alla morsa del felino si alza su due zampe ruotando la testa. Questa rappresentazione non sembra essere solo un'immagine tipica di Persepoli ma un simbolo che probabilmente deve essere associato al capodanno persiano, il nowruz. Secondo l'importante studioso iraniano A. Shapur Shahbazi, il leone infatti dovrebbe avere la doppia valenza simbolica di sole e di costellazione, mentre il toro potrebbe rappresentare la luna (l'oscurità) anche in virtù della posizione delle corna che sembrano una mezzaluna. Il toro inoltre sarebbe la costellazione da cui, il sole nel suo moto apparente nel cielo, si muoverebbe. Tale combinazione astrologico-astronomica sarebbe coerente con la situazione astrale del 500 a.C.
Così l'equinozio di primavera assurgerebbe al significato di un nuovo ciclo e il prevalere della luce sul buio, quindi il prevalere dell'ordine del regno sul disordine.[4]
Tale simbolo proverrebbe dalle monete coniate dall'ultimo re della Lidia, poi conquistata da Ciro il Grande. Il simbolo tornerà ad essere rappresentato anche nelle monete nel 510 a.C. divenendo di fatto un simbolo che identifica fortemente il potere achemenide.[4]
Misure
[modifica | modifica wikitesto]L'Apadana di Persepoli aveva una superficie di 1000 m²; il suo tetto era sostenuto da 72 colonne, ognuna delle quali alta 24 metri. L'intera sala venne distrutta nel 331 a.C. dall'esercito di Alessandro Magno.Le pietre delle colonne vennero usate come materiale per la costruzione di altri edifici nelle vicinanze. Arrivati al XX secolo, solo 13 delle gigantesche colonne erano rimaste in piedi. Alcune vennero successivamente rimesse al loro posto, ma caddero di nuovo negli anni 1970, e oggi ne rimangono soltanto 14.
L'Apadana di Susa fu — come la città stessa — abbandonata, e le rovine utilizzate come materiali da costruzione.
Le popolazioni rappresentate nella scalinata sud portico est
[modifica | modifica wikitesto]Nel portico est sono rappresentate tutte le popolazioni dell'impero persiano che con gesti fraterni portano doni al re. Ogni delegazione è riconoscibile in base all'abbigliamento e ai doni.[5][6][7]
Pannello | Immagine | Popolazione | Pannello | Immagine | Popolazione |
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I | Medi | XIII | Parti | ||
II | I susiani (del Khuzistan) | XIV | Gandhari della Valle di Cabol | ||
II | Armeni | XV | Battriani | ||
IV | Ariani | XVI | Sagarti | ||
V | Babilonesi | XVII | Sogdiani | ||
VI | Lidiani | XVIII | Indiani | ||
VII | Arachosiani | XIX | Traci | ||
VIII | Assiri della Mesopotamia | XX | Arabi (Giordania e Palestina) | ||
IX | Cappadoci | XXI | Drangiani (del Turkmenistan) | ||
X | Egizi | XXII | Libici | ||
XI | Sciti | XXIII | Etiopi | ||
XII | Ioni |
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b A. Shapur Shahbazi p. 66
- ^ A. Shapur Shahbazi p. 92
- ^ A. Shapur Shahbazi pp. 133
- ^ a b A. Shapur Shahbazi pp. 99-100
- ^ Persepolis - Apadana and Pictures of the people of the Persian Empire (2): Ancient man and his first civilizations, su realhistoryww.com. URL consultato il 10 novembre 2016.
- ^ Jona Lendering, Persepolis: People, su livius.org. URL consultato il 10 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
- ^ A. Shapur Shahbazi pp. 117-127
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Margaret Cool Root, The Parthenon Frieze and the Apadana Reliefs at Persepolis: Reassessing a Programmatic Relationship, in American Journal of Archaeology, vol. 89, n. 1, 1985, pp. 103–122, DOI:10.2307/504773, JSTOR 504773.
- R Schmitt e D Stronach, Apadana, in Encyclopaedia Iranica, vol. 2, Routledge.
- A. Shapur Shahbazi, Persepoli, Teheran, Naghshe Iran, 2015, ISBN 978-964-91960-1-5.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Apadana di Persepoli