Utente:12Akragas12

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«Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra»

«Rento el cor conservemo el Leon
No saremo mai vinti,
Fon su i fondaminti
De un novo doman»

«L’Italia liberale dei Giolitti, dei Nitti, degli Orlando, e perfino quella dei Sonnino, dei Salandra e dei Facta, era stata tutta bella e tutta santa: una specie di età dell’oro, a cui, potendo, sarebbe stato opportuno tornare pari pari.»

Automobilismo

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Citazioni di mio gusto

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«Stavano male, gli uomini. Si procuravano da soli il loro destino credendo che venisse da Dio. Erano prigionieri delle tradizioni, il loro cuore era attaccato a mille fili tessuti dalle loro stesse mani. Su tutte le strade della loro vita erano piazzate le tavole con i divieti del loro Dio, della loro polizia, del loro re, del loro ceto. Qui non potevano proseguire e là non potevano restare. E dopo essersi dibattuti così per qualche decennio, dopo aver vagato errando sgomenti, morivano in un letto lasciando ai discendenti la loro miseria.»

«Non esistono vecchie Porsche, ma solo nuovi proprietari [...]
Porsche non è solo un'auto veloce, Porsche è un sistema sociale.»

«L'arte nasce dall'unione di due elementi: un grande realismo ed una grande irrealtà»

«Il mio scopo dunque non è di insegnare qui il metodo che ciascuno deve seguire per ben condurre la propria ragione, ma semplicemente di far vedere in che modo ho cercato di condurre la mia. Presentando questo mio scritto semplicemente come una storia o, se volete, come una favola, spero che esso sarà utile a certuni, senza esser di danno a nessuno, e che tutti mi saranno grati per la mia franchezza»

«Era così democratico da non sentire vanità per nessuna carica, ed abbastanza aristocratico per appassionarsi a tutte le più fini bellezze dello spirito; adorava la famiglia come un antico.»

«La vita sogna l'Utopia. La morte raggiunge l'Ideale»

«Nos conquèròns les Italiennes»

«Chi pretende la libertà, poi non sa cosa farsene»

«Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra»

«Sapevo che le lingue che vi si impartiscono sono necessarie per comprendere i libri antichi; che la delicata grazia delle favole rende sveglio l'ingegno; che le azioni memorabili narrate nelle storie lo elevano e contribuiscono alla formazione del giudizio; che la lettura di buon libri è come una conversazione degli uomini più eminenti dei secoli passati; che l'eloquenza esprime un vigore e una bellezza imparabili; che la poesia ha delicatezze e dolcezze che rapiscono il nostro animo; che nelle matematiche sono contenuti invenzioni sottilissime; che la teologia insegna a guardare il cielo; che la filosofia da i mezzi per parlare con verosimiglianza di qualsiasi argomento e farsi ammirare dai meno dotti; che la giurisprudenza e la medicina apportano ricchezze a coloro che le coltivano; ed infine che è bene aver esaminato tutte le scienze al fine di guardarsi dall'essere ingannati»

«Non bisogna avvicinarsi troppo agli Idoli per non rovinarne la doratura con un tocco maldestro»

«Dal mio bisnonno: non aver frequentato le scuole pubbliche, aver avuto buoni maestri tra le mura di casa, e aver compreso che per questo genere di cose non si deve risparmiare.»

«Rivolgersi alla sinistra per fare riforme di destra

«Sono consapevole dei miei limiti, ma sono anche sicuro di non essere circondato da giganti.»

«In quel regime sono nato e cresciuto, ad esso avevo creduto fino a ignorare o a scusare i suoi errori. Potevo forse abbandonarlo nel momento della sua disfatta? Il mio passato è stato quello: non posso rinnegarlo. Cerco di farne rivivere quanto c'era di valido.»

«Mercoledì 18 luglio 2001, ore 1.40 del mattino. Giunto al termine della sua lunga e tormentata esistenza, Indro Montanelli, giornalista (Fucecchio 1909 – Milano 2001), prende congedo dai suoi lettori ringraziandoli della fedeltà e dell’affetto con cui l’hanno seguito. Le sue ceneri siano raccolte in un’urna fissata alla base, ma non murata, sopra il loculo di sua madre Maddalena nella modesta cappella di Fucecchio. Non sono gradite né cerimonie religiose, né commemorazioni civili.»

Lettera del 1937 inviata da Leonardo Sciascia all'amico Giuseppe Tulumello, tratta dal libro “Dalle parti di Leonardo Sciascia” di Salvatore Picone e Gigi Restivo

«In quel tempo frequentavo la casa di un mio amico; era un buon compagno, usciva dal seminario, portava lenti grosse come fondi di bottiglia. Mi piaceva suo padre: un bell'uomo sanguigno, col pizzo bianco. Finì che mi consideravo più amico del padre che del figlio. All'uomo piaceva stare a discorrere con me, e a me piaceva quel che mi raccontava della libertà e dell'onestà che c'era in Italia prima della guerra, come lui diceva. Mi diceva - figlio mio, vedrai quello che ancora farà questo pagliaccio; farà la guerra, di sicuro; manderà al macello i figli di mamma. Un pò ne ero scandalizzato, sentir chiamare pagliaccio l'uomo di cui il vescovo, il giorno della mia cresima, e c'eravamo tanti ragazzi, aveva ringraziato Dio, ché era stato un segno di grazia mandarcelo, specialmente per noi bambini e non avremmo dovuto dimenticarlo nella preghiera della sera. E poi, la guerra mi pareva dovesse essere una gran bella cosa. Ma mi piaceva stare a sentire il padre del mio amico. E che tutti oggi lo ricordino come un galantuomo (cosa che effettivamente era, ndr.), rende più cordiale e simpatica l'immagine che conservo di lui.»

«Tutti amiamo il luogo in cui siamo nati, e siamo portati a esaltarlo. Ma Racalmuto è davvero un paese straordinario»

«Nobile dandy, liberale, smodatamente progressista e luminare per i suoi tempi»

«Nel parlare mi arrangio, anche perché astutamente sposto sempre la discussione su cinque argomenti già collaudati: il passaggio dal socialismo al comunismo, nuovi esempi di cinema underground americano, il secolo di Luigi XIV, magia e ipnotismo, sud-est asiatico. Non sono ancora “franato” sull’astrologia, ma solamente una volta ho parlato per un’intera sera di Godard. Nei cinque argomenti “collaudati” sono magnifico. Riesco ad intrappolare salotti romani, tavolate di ristoranti milanesi alla moda, settori interi di D.C. 9 voli AZ Roma-Milano, sulle condizioni di vita degli operai della catena di montaggio della Ducati o sulla Rivoluzione Culturale. Uso tecniche raffinate. Si parla di vacanze a Porto Rotondo? Beh, il passaggio alla catena di montaggio della Ducati è di una facilita irrisoria. Ecco la tecnica.
Si lascia partire il più indifeso e meno importante dei presenti che si lamenta della scomodità della toilette su uno yacht tipo “ISCHIA” (queste tecniche non vanno mai usate coi potenti coi quali vi consiglio di essere vischiosi, servili e sempre d’accordo anche su posizioni “fasciste”) e poi all’improvviso gli si fa con un sorriso sarcastico la domanda: “Lei sa quanto tempo ha per andare al cesso un operaio della catena di montaggio della Ducati?”.
Questo è un caso facile, ma una volta sono riuscito a portare al sud-est asiatico uno che mi stava spiegando come si fa un babà al rum; [...] Nel suo mondo il padrone non è più una persona fisica, ma un’astrazione kafkiana.»

«La rivoluzione si tratta di mantenere poveri i poveri, ma con la speranza»

«Ogni volta che leggo nel mio Plutarco le storie dei grandi uomini, questo secolo di imbrattacarte mi ripugna.»

«Nutro fiducia.»

«Ricciuto e molto bello, con lo sguardo simile a quello del Cristo della Cappella Sistina»

Franceso II di Borbone saluta la guarnigione di Gaeta

«Ma Lucrezia: «Storia della nobiltà?» replicò. «Dov'è più la nobiltà? Che storia vuole scrivere Vostra Eccellenza? Adesso sono in favore i lustrascarpe, non i nobili! Per esser considerati, bisogna venire dal niente! Scriva piuttosto la storia dei villani e dei mastri notari; in quella sì che c'è da guadagnare!...»

Padre Gerbini, che a Parigi era cappellano della Maddalena e andava in casa di tutta la nobiltà legittimista, ed era ammesso, insieme con gli intimi, presso l'ex Re, aveva chiesto l'udienza pel giovanotto siciliano, facendo opportunamente valere la fede serbata dalla più gran parte degli Uzeda alla causa borbonica. In una lunga lettera, Consalvo riferiva l'accoglienza affettuosa dell'antico sovrano, la premura con la quale s'era informato di tutta la famiglia e il dono che gli aveva fatto, prima di congedarlo, dopo un lungo colloquio: il proprio ritratto con dedica autografa. «Sua Maestà la Regina» era sofferente, e perciò non aveva potuto riceverlo anche lei; ma il «Re», gli aveva detto che voleva rivederlo prima della sua partenza!... Venne anche la lettera di Baldassarre che riferiva la visita: "e So Eccellenza mi ha contato So Paternità che ci abbia risposto: 'Maistà, ci arrivedremo in Napoli, nel palazzo reale di Vostra Maistà!..'»

«La sua fortuna fu dovuta al fatto che una grande famiglia vi abbia costruito, alla fine del Settecento, quando venne in moda la fuga dalla città nell'estate, una casa grande un castello, circondata da un giardino pieno di rare piante, di ombrosi recessi, di fontane, di grotte artificiali dalle volte a stalattiti e dalle pareti rivestite di quei cristalli di zolfo e di salgemma che i minatori chiamano brillanti, E delle villeggiature di quella grande famiglia è rimasto favoloso ricordo: delle feste; delle colazioni sull'erba in cui tra i lini e gli argenti, nel profumo delle magnolie, e luminose e profumate come magnolie, donne di mai più vista bellezza splendevano; delle carrozze dorate e stemmate; dei cavalli dei cavalieri, dei lacchè, degli stallieri, dei cuochi»

«Intelligente non lo sono. Ci sono diventato.»

«Se nei film volessi inviare un messaggio, scriverei un telegramma»

«Ognuno di voi e altri 60 milioni di italiani ha una propria opinione sull’Alitalia, e sono tutte rispettabilissime. Ma da quando il mitico comandante Reinero con una ventina di impavidi passeggeri nel maggio del '47 fece decollare il primo volo Alitalia è iniziata una storia gloriosa, fatta di assoluta eccellenza aereonautica. Dire addio all’azienda è un onere enorme, ma anche un onore e un privilegio.»

«Non poteva capire quale fosse il guadagno del colonnello che cambiava i pesciolini con le monete d'oro e poi scambiava le monete d'oro in pesciolini, e così via, costretto a lavorare sempre più che aumentavano le vendite. In verità, quello che gli interessava non era il guadagno ma il lavoro»

«Era ricco, e nessuna delle perdite subite, neanche quella assai grave del '66, aveva potuto minacciare seriamente l'esistenza della ditta. E poi, Thomas Buddenbrook era un uomo che valeva più di 600.000 marchi...»

«Sono un povero cristo, vicario di Cristo»

«La vostra regola sia quella di applicare in modo appropriato quanto già conoscete o dovrete conoscere; imparerete in seguito ciò che vi sfugge e che desiderate conoscere»

«Così furono invitati nei villaggi e ospitati nelle piazze. Alcuni bambini corsero a vedere che aspetto avessero i soldati greci. "Che cosa stai guardando?" chiese uno di loro. "A Hellenes". "Non siete voi i greci?", ribatte' uno sbigottito soldato. "Non siamo greci. Siamo romani."»

«Fa quello che può, quello che non può non fa.»

«Ad onta del generale scompiglio, si pensava per altro al refrigerio, e la nipote mangiava, la serva brindeggiava e Sancio gozzovigliava; giacchè il fare eredità scancella o tempera negli eredi la memoria del dolore ch’è ben ragionevole che il morto lasci.»

«- Che diavolo state facendo sul vostro pane?- chiese loro. - È la cipolla, generale. - Ah! Va bene, non c'è niente di meglio per fare un buon passo sulla via della gloria»

«A dì trenta settembre il marchesino,
d’alto ingegno perché d’alto lignaggio,
diè nel castello avito il suo gran saggio:
di toscan, di francese e di latino.
Ritto all’ombra feudal d’un baldacchino
con voce ferma e signoril coraggio,
senza libri provò che paggio e maggio
scrìvonsi con due g come cuggino.
Quindi, passando al gallico idioma,
fè noto che jambon vuol dir prosciutto,
e Rome è una città simile a Roma.
E finalmente il marchesino Eufemio,
latinizzando esercito distrutto,
disse exercitus lardi, ed ebbe il premio!»

«Il decoro del casato poteva scapitarne; e gli uomini se ne impacciavano; anzi, i più puntigliosi erano loro, perché volevano dimostrare così di sapere e potere spendere per le loro donne.»

«C'era persino un principe, Hubertus Schleim-Gleim-Lichtenstein, ma era così stupido che nemmeno in sangue blu gl'impediva di essere lo zimbello di tutti. Ma questo era un caso diverso.
Gli Hohefels facevano parte della nostra storia. Per la verità il loro castello, situato tra Hohenstaufen, Teck e Hohenzollern, era ormai in rovina e le torri diroccate lasciavano nudo il cocuzzolo della montagna, ma la fama del casato era ancora viva. Le imprese della famiglia mi erano note quanto quelle di Scipione l'Africano, di Annibale o di Cesare

«Il mondo degli ambasciatori incedeva su lucidi pavimenti, in saloni rivestiti di specchi, intorno a tavoli ovali ricoperti da tappeti di velluto a frange d'oro. [...] Nei loro sguardi indifferenti si specchiava la tranquillità delle loro passioni quotidianamente saziate.»

«La regola è quella che un regalo debba fruttare undici volte: ad una spesa di 2.000 euro deve corrispondere un'entrata in termini di vendite e prescrizioni di almeno 22.000 euro, altrimenti non c'è margine di guadano per l'azienda.»

«Ma io non lodo la vita che faccio. Lodo la vita che dovrei fare, e di cui a distanza imito, arrancando, il modello.»

«Chiunque può risparmiare se è disposto a vivere di biscotti per cani [è così, chiunque tranne un cane], ma l'abilità sta nel risparmiare vivendo nel lusso.»

«Affinchè la patria mia [...] abbia alla fine una Storia degna di Lei, e di gran lunga migliore di questa.»