Museo nazionale etrusco di Marzabotto
Museo nazionale etrusco Pompeo Aria | |
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Ubicazione | |
Stato | Italia |
Località | Marzabotto |
Indirizzo | Via Porrettana Sud, 13 |
Coordinate | 44°20′12.88″N 11°12′13.98″E |
Caratteristiche | |
Tipo | Archeologia |
Fondatori | Pompeo Aria |
Direttore | Denise Tamborrino |
Visitatori | 11 155 (2016)[1] |
Sito web | |
Il Museo nazionale etrusco "Pompeo Aria" di Marzabotto conserva i reperti rinvenuti nell'annessa area archeologica di Kainua, una delle più estese e meglio conservate città etrusche di stampo coloniale.
Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali lo gestisce tramite il Polo museale dell'Emilia-Romagna, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei dell’Emilia-Romagna.
Intitolato al conte Pompeo Aria, che per primo organizzò la collezione di reperti, il museo sorge al margine dell'area archeologica, quest'ultima di proprietà dello Stato italiano dal 1933.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Kainua
[modifica | modifica wikitesto]L'importanza del sito è dovuta al fatto che, a differenza della quasi totalità delle città etrusche, Kainua (originariamente nota con il nome di Misa) è rimasta per lungo tempo abbandonata ed emarginata dai successivi insediamenti e pertanto è rimasta leggibile nel suo originario tessuto urbano, risalente alla seconda metà del VI secolo a.C. e attivo fino alla metà del IV secolo a.C. (quando la città fu occupata dai Celti). Solo recentemente si è aggiunta la scoperta, sull'altro versante appenninico, di un altro insediamento simile, Gonfienti, vicino a Prato, che ha permesso di chiarire i rapporti sociali e commerciali della zona.
Le origini del museo
[modifica | modifica wikitesto]Le primissime notizie sull'antico insediamento etrusco risalgono alla metà del XVI secolo, ma fu solo dopo il 1831 che si ebbero i ritrovamenti più significativi, in occasione dei lavori di realizzazione di un parco adiacente alla villa voluti da Giuseppe Aria. A partire da quella data i conti Aria iniziarono a custodire e conservare i resti archeologici, formando una pregevole ma occasionale collezione.[2]
Il museo a Villa Aria
[modifica | modifica wikitesto]Dal 1862 si susseguirono una serie di scavi ufficiali diretti da illustri archeologi, come Giovanni Gozzadini, Gaetano Chierici e Edoardo Brizio, a cui si deve anche la prima sistemazione dei reperti nel museo nel frattempo creato all'interno della villa Aria.
La collezione ebbe un primo ordinamento nel 1870 e nell'ottobre del 1871 venne visitata dagli archeologi partecipanti al Congresso Internazionale di Antropologia e Archeologia preistoriche di Bologna, che ne riconobbero l'importanza,[2] ma fu solo nel 1886 che il conte Pompeo Aria investì nella classificazione e nella sistematizzazione dei reperti: si può indicare quell'anno per la nascita ufficiale del primo nucleo del museo di Marzabotto, che occupò cinque ampie sale del piano nobile di Villa Aria.[2][3]
Il museo attuale
[modifica | modifica wikitesto]L'area archeologica, assieme ai reperti rinvenuti durante gli scavi, furono acquistati dallo Stato italiano nel 1933, col trasferimento del museo nell'attuale sede. L'allestimento attuale, che risente della parziale distruzione e dispersione dei reperti durante la seconda guerra mondiale, risale al 1979, con aggiornamenti continui legati agli scavi che regolarmente sono compiuti ogni estate, dagli anni cinquanta ad oggi.
Percorso museale
[modifica | modifica wikitesto]Il percorso, diviso per aree di rinvenimento, presenta vasi attici, bronzi, segnacoli tombali e balsamari provenienti dalle necropoli, vari materiali provenienti dall'abitato, dall'acropoli e dal santuario fontile, terrecotte architettoniche dell'acropoli e delle case di abitazione, e rinvenimenti recenti, tra cui una testa di kouros greco, trovata nelle vicinanze di quello che, una decina di anni dopo, sarebbe poi stato scavato ed identificato come il tempio di Tinia. Nella quarta sala due corredi funebri provenienti da Sasso Marconi.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Dati visitatori 2016 (PDF), su beniculturali.it. URL consultato il 30 giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2017).
- ^ a b c Agosto 1862. Campagne di scavo a Marzabotto, su Bologna Online. Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi, Biblioteca Salaborsa, 3 gennaio 2023. URL consultato l'8 aprile 2024., testi pubblicati con licenza CC-BY-SA 4.0
- ^ Museo Nazionale Etrusco "Pompeo Aria" e area archeologica di Kainua, su musei.emiliaromagna.beniculturali.it, Direzione Regionale Musei Emilia-Romagna. URL consultato l'8 aprile 2024.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Museo nazionale etrusco di Marzabotto
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su musei.emiliaromagna.beniculturali.it.
- (EN) Sito ufficiale, su musei.emiliaromagna.beniculturali.it.
- Museo nazionale etrusco di Marzabotto, su PatER - Catalogo del Patrimonio culturale dell’Emilia-Romagna, Regione Emilia-Romagna.
- Visita Guidata al Museo etrusco "Pompeo Aria" di Marzabotto a cura della direttrice del museo Paola Desantis. URL consultato il 27-6-2021.
- Area archeologica di Pian di Misano (Villa romana), su sito ufficiale dell'informazione turistica dell'Appennino Bolognese, ultimo aggiornamento 20 ottobre 2022. URL consultato il 9 agosto 2023 (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2023).
- Museo Nazionale Etrusco "Pompeo Aria", su sito ufficiale dell'informazione turistica dell'Appennino Bolognese, 29 agosto 2022 (archiviato l'11 agosto 2023).
- Museo Nazionale Etrusco di Marzabotto. L'area archeologica, su archeobologna.beniculturali.it. URL consultato il 9 agosto 2023.