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Eugenio Rambaldi
Eugenio Rambaldi | |
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Il Generale di corpo d'armata Eugenio Rambaldi, comandante del 5º Corpo d'Armata, passa in rassegna reparti del GRACO e del GRAPE, seduto il generale Ferruccio Schiavi, comandante della 3ª Brigata missili "Aquileia". | |
Nascita | Porto Maurizio, 1918 |
Morte | Imperia, 13 ottobre 2013 |
Luogo di sepoltura | Cimitero di Porto Maurizio |
Dati militari | |
Paese servito | Italia Italia |
Forza armata | Regio Esercito Esercito Italiano |
Arma | Artiglieria |
Grado | Generale di corpo d'armata |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Comandante di | V Corpo d' Armata Capo di stato maggiore dell'Esercito italiano |
Decorazioni | vedi qui |
Studi militari | Regia Accademia Militare di Modena |
dati tratti da È morto il generale Eugenio Rambaldi[1] | |
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Eugenio Rambaldi (Porto Maurizio, 1918 – Imperia, 13 ottobre 2013) è stato un generale italiano.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale ricoprì alti comandi nell'Esercito Italiano, tra i quali comandante del V Corpo d'armata di Vittorio Veneto e Capo di Stato Maggiore dell'Esercito dal 1977 al 1981.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Imperia nel 1918, e frequentò la Regia Accademia Militare di Modena da cui uscì con il grado di sottotenente d'artiglieria.[1] Prese parte alla seconda guerra mondiale[2] combattendo in Africa settentrionale italiana e nel Mar Egeo. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 combatte come partigiano con i resti della Divisione fanteria "Cuneo".[2] Al termine del conflitto risultava decorato con tre Croci al merito di guerra.[2] Frequentò successivamente la Scuola di guerra dell'esercito a Civitavecchia, e quella in Canada. Nel 1967 assunse l'incarico di Addetto militare a Mosca, ricoprendolo fino al 1970, durante gli anni della primavera di Praga. Rientrato in Patria divenne comandante della Divisione fanteria "Legnano",[2] e poi Direttore generale degli armamenti terrestri presso il Ministero della difesa. Nel 1974 fu promosso al grado di generale di corpo d'armata, assumendo l'incarico di comandante del V Corpo d' Armata[2] con Quartier generale a Vittorio Veneto, destinato alla difesa del confine orientale. Dopo il terremoto del Friuli, avvenuto il 6 maggio 1976, coordinò e guidò le operazioni di soccorso alla popolazione civile. Nel 1977 fu nominato Capo di stato maggiore dell'Esercito italiano,[3] affrontando l'emergenza legata alle Brigate Rosse,[3] con il rapimento di Moro,[3] e il soccorso[N 1] alle popolazioni civile colpite dal terremoto dell'Irpinia.[2] A causa degli alti ruoli militari ricoperti[3] fu oggetto di numerose minacce da parte delle Brigate Rosse in Italia e di Action directe in Francia.[1] Questa minacce costrinsero lui e la sua famiglia a vivere sotto una protezione "blindata".[N 2] Lasciò l'incarico di Capo di stato maggiore nel 1981, ritiratosi successivamente a vita privata e stabilendosi in Liguria a Porto Maurizio, Imperia. Si spense il 13 ottobre 2013, all'età di 95 anni.[1] I funerali hanno avuto luogo in forma solenne nel Duomo di Porto Maurizio.[4]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Sulle presunte carenze e i ritardi con cui l'esercito intervenne in Irpinia sorse una polemica politica tra Flaminio Piccoli (Segretario della Democrazia Cristiana) e Giuseppe Zamberletti (Commissario Straordinario per le zone terremotate) da una parte e Rambaldi dall'altra.
- ^ Sposato con la signora Anna, la coppia ebbe una figlia, Alessandra, che lo rese nonno di Neva.
Fonti
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d Maurizio Vezzaro, È morto il generale Eugenio Rambaldi, in La Stampa Edizione di Imperia, 15 ottobre 2013. URL consultato il 2 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2016).
- ^ a b c d e f Aicardi 2013, p. 5.
- ^ a b c d Hof 2011, p. 263.
- ^ Maurizio Vezzaro, Ieri l’ultimo saluto al generale Rambaldi, in La Stampa Edizione di Imperia, 17 ottobre 2013. URL consultato il 2 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2016).
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (DE) Tobias Hof, Staat und Terrorismus in Italien 1969-1982, München, Oldenbourg Wissenschaftverlag, 2011, ISBN 3-486-70431-1.
- Gianni Oliva, Soldati e ufficiali. L'esercito italiano dal Risorgimento a oggi, Milano, Oscar Mondadori, 2012, ISBN 88-520-3128-6.
- Ilario Aicardi, Imperia al saluto del generale Eugenio Rambaldi, in Il Granatiere, n. 4, Roma, Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna, ottobre-dicembre 2013, p. 5.
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[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Eugenio Rambaldi