Discussione:Prigione

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 Diritto
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Non sono in gradi di entrare nel merito per ignoranza personale, però direi che la prima affermazione non è del tutto corretta. Io sostituirei delitti (reati gravi, tipo ergastolo), con reati. Qualcuno approva, o sto dicendo una fesseria? --gala.martin (spara fra') 06:42, 22 mag 2006 (CEST)[rispondi]

Ho messo reati, ma temo che la definizione vada sistemata ancora. Dottori in legge, accorrete! io non ci capisco una gotta --Al Pereira 06:52, 22 mag 2006 (CEST)[rispondi]


Ho ripristinato la versione precedente, xché le modifiche introdotte dall'anonimo redattore 151.20.33.5 (che riporto qui sotto) a mio giudizio:

  1. non aggiungevano alcuna informazione,
  2. travisavano la realtà (chiamare i suicidi "atti autolesionistici" e "forme di autoaggressività" mi sembra una bella esibizione di ipocrisia non solo linguistica);
  3. eliminavano citazioni di fonti.

Forse l'anonimo autore, invece di edulcorare il linguaggio, annacquare le informazioni ed evocare l'opinione delle massime espressioni del mondo cattolico, potrebbe contribuire con un paragrafo informato sugli operatori penitenziari? --la_lupa 01:07, 24 apr 2007 (CEST)[rispondi]
Testo sostituito:

La pratica

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La realizzazione pratica della legge quanto a "trattamento rieducativo" e "reinserimento sociale" è regolamentata attraverso norme diverse, alcune di difficile attuazione. Questa circostanza ha penalizzato il lavoro degli operatori penitenziari ed ha notevolmente condizionato l'opinione pubblica, che ha espresso più volte opinioni contrastanti,influenzata da fatti di cronaca.

Il lavoro in carcere è regolamentato da norme obsolete che non permettono un normale svolgimento del mercato del lavoro; per tale ragione l'imprenditoria non investe nella forza lavoro della popolazione detenuta, sebbene esistano possibilità di usufruire di particolari incentivi. Nella quotidianità, pertanto, alcuni istituti penitenziari possono soltanto offrire lavori domestici.

Popolazione carceraria e sovraffollamento

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[...] Solo in alcuni periodi storici, dalla prima attuazione dell'Ordinamento penitenziario, lo Stato ha ideato particolari politiche finalizzate a deflazionare la presenza dei detenuti nelle carceri del paese; l'indulto e l'amministia, previsti dalla Costituzione, sono istituti giuridichi utilizzati raramente; l'ultima proclamazione di indulto è stata indirizzata a "svuotare" parzialmente gli istituti di pena a seguito di un forte dibattito politico, che ha coinvolto anche il mondo cattolico, nella sua massima espressione, con la figura del Papa Giovanni Paolo II. Tuttavia l'assenza di una politica di prevenzione,l'applicazione di norme penali, che privilegiano le condanne coattive ed alcune problematiche ancora irrisolte, relative ai tempi giudiziari estremamente dilatati, hanno reso ininfluenti i suddetti benefici costituzionali.

Il tasso di atti autolesionistici in carcere è particolarmente elevato. Suddette forme di autoaggressività, che nei casi estremi possono diventare suicidi, si concentrano nei periodi iniziali della carcerazione e in molte occasioni, sono determinati dal timore di non riuscire a progettare un indolore rientro nella società libera.


Gentili utenti, la mia opinione, che non pretende di essere verità assoluta, vuole rivalutare un attimo le modifiche poi eliminate dell'anonimo utente di cui sopra. Vorrei fare presente che i termini "suicidio" e "autoaggressività", così come "atto autolesionistico", non sono esattamente sinonimi. Evidentemente si voleva evidenziare che i numerosissimi casi di "violenza autodiretta" hanno un esito drammatico solo in alcuni casi. E ciò non è un banale gioco di parole, ma gli illustri Dott. psichiatri e sociologi potranno confermare che spesso i "tentati suicidi" erano già ben programmati e studiati in precedenza per non essere altro che "tentativi", e dunque non si può parlare di vera e propria intenzione di suicidio. Anche perchè terrei a far notare che molte persone autrici di azioni illegali presentano già un quadro di disturbo mentale, di grado diverso a seconda del soggetto naturalmente. Dunque non si può attribuire solo al "carcere", in quanto "fattore ambientale", un suicidio o tentativo di esso, ma occorre considerare le condizioni dell'individuo nell'insieme; coloro che hanno realmente il fine ultimo del decesso sono persone che già in precedenza erano affette da depressione (parlo di quella reale, patologica, non della "tristezza"), esplicita o latente. In conclusione, il problema del suicidio nelle carceri è molto più complesso di quello che in maniera più immediata può sembrare. Se bastasse una situazione di forte disagio per arrivare a togliersi la vita, penso che a quest'ora saremmo tutti morti; basti pensare che molta gente vive questa brutta esperienza, eppure ne esce addirittura quasi indifferente (ne conosco), e che tante altre persone vivono problematiche normalissime come tragedie, e pensano anche al suicidio. Inoltre, mi permetto di segnalare che numerosi studi condotti in vari istituti penitenziari, tra gli anni 80 e 90, hanno rilevato come un miglioramento dell'alimentazione in tali luoghi è stato associato a una forte riduzione delle azioni che necessitavano l'intervento del personale di sicurezza, ivi inclusi gli atti di autolesionismo. Caterina

Nascita della prigione

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Cito dal testo della pagina: Le prigioni nacquero, verosimilmente, col sorgere della civile convivenza umana e svolsero, inizialmente, la funzione di allontanare dalla vita attiva e separare dalla comunità quei soggetti che il potere dominante considerava minacciosi per sé e/o nocivi alla comunità stessa. Francamente, forse ho una cultura troppo limitata, ma sull'argomento ho letto solo i libri che affermano l'esatto contrario senza mostrare alcun tentennamento. --Sante Caserio (msg) 12:32, 11 nov 2009 (CET)[rispondi]

Ciao Sante Caserio, anche a me il testo attuale appare abbastanza generico. Se hai buone fonti da citare che affermano diversamente, questa voce ha bisogno di un tuo intervento :)--Dans (msg) 19:46, 11 nov 2009 (CET)[rispondi]
Volentieri. Devo recuperare i miei libri che sono nella mia vecchia casa, potrebbe non essere una cosa breve. Se nel frattempo qualcuno volesse cimentarsi, consiglio il libro che è stato per me più illuminante: Sorvegliare e punire, Nascita della prigione, Michel Foucault, Einaudi. --Sante Caserio (msg) 13:43, 28 nov 2009 (CET)[rispondi]

http://www.treccani.it/vocabolario/prigione1/
http://www.treccani.it/vocabolario/carcere/

Il titolo corretto è "carcere" o "prigione"? --Horcrux92. (contattami) 18:48, 5 lug 2012 (CEST)[rispondi]

In merito a questi edit:

Ho cominciato un po' a sistemare la voce ma è parecchio malridotta, mando una voce a qualche altra anima pia che voglia metterci mano. --Yoyo asganawanna (msg) 12:27, 24 mag 2014 (CEST)[rispondi]

Collegamenti esterni modificati

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Gentili utenti,

ho appena modificato 1 collegamento esterno sulla pagina Prigione. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot.

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 04:49, 28 lug 2019 (CEST)[rispondi]

Collegamenti esterni interrotti

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In caso di problemi vedere le FAQ.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 19:32, 16 giu 2020 (CEST)[rispondi]