Cefalonia (poemetto)
Cefalonia 1943-2001 | |
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Altri titoli | Cefalonia |
Autore | Luigi Ballerini |
1ª ed. originale | 2005 |
Genere | Poesia |
Lingua originale | italiano |
Ambientazione | Isola di Cefalonia, Seconda Guerra Mondiale |
Personaggi | Ettore B., Hans D. |
Cefalonia 1943-2001 è un poemetto dialogato in versi sciolti, scritto da Luigi Ballerini dal 2001 al 2003 in seguito a una riflessione sull’eccidio dei soldati italiani della Divisione Acqui, perpetrato dai soldati tedeschi della Wehrmacht, sull’isola greca di Cefalonia e avvenuto nei giorni successivi all’armistizio stipulato tra l’Italia e gli angloamericani il 3 settembre 1943, poi divulgato l'8 settembre 1943.
Viene pubblicato per la prima volta da Mondadori nella collana dello Specchio[1] nel 2005 e, in occasione dell'anniversario della tragedia, ha avuto una seconda edizione nel 2013 per la Marsilio Editori.
Trama
[modifica | modifica wikitesto]Il dialogo avviene tra due personaggi, Ettore B., soldato italiano ufficialmente caduto in combattimento il 17 settembre (ma forse fucilato), e Hans D., uomo d’affari tedesco. Il rapporto che lega i due personaggi ai fatti accaduti sull'isola è assai diverso: reale e finale quello di Ettore B., plausibilmente surrettizio quello di Hans D. La loro presenza acquista senso solo sul piano simbolico[2]. Vittima diretta della guerra il primo, carnefice indiretto il secondo che non può tuttavia sottrarsi al sospetto che i carnefici, diretti o indiretti, non sono assolvibili neppure invocando il dovere dell’obbedienza e meno che mai la condizione dell’ignoranza.
Gli eventi storici a cui è ispirato
[modifica | modifica wikitesto]La sera dell’8 settembre 1943 il comandante della Divisione Acqui, il generale Antonio Gandin ricevette l’ordine di opporre resistenza a qualsiasi richiesta di disarmo pervenuta dagli ex alleati tedeschi. Questi ultimi, già presenti sull’isola e numericamente inferiori, erano certi di ricevere rinforzi e di poter contare sull’intervento dell’aviazione. Dettero il seguente ultimatum: continuare la lotta a fianco dei tedeschi, consegnare le armi pesanti (con promessa di rimpatrio), prepararsi a combattere.
«e lo scrisse il generale Hubert Lanz / sui volantini: Deponete le armi, quasi si trattasse della depositio barbae / di fanciulli togati surrettiziamente: Noi questa lotta non la vogliamo. / E aggiunse: per lusingare: Sarete annientati da forze preponderanti.»
Dopo numerose richieste di ordini precisi, alle quali il governo Badoglio non dette alcuna risposta, e dopo alcuni tentativi andati a vuoto di calmare il neo-nemico offrendogli di occupare posti chiave per il controllo dell’isola, come il passo di Kardakata, in mano italiana, fu scelta la terza opzione, voluta più dallo stato maggiore che dal comandante in capo. Falciati dagli stukas, 1250 soldati caddero in combattimento[3]. Alla resa, fece seguito l’ordine che non si facessero prigionieri, emesso personalmente da Hitler il 18 settembre[4].
5000 soldati furono sommariamente passati per le armi: uno dei più violenti massacri di prigionieri di tutta la Seconda Guerra mondiale. Altri 3000 perirono in mare a causa dell’affondamento delle navi che li trasportavano in Germania[3].
Nel 2001 Carlo Azeglio Ciampi dichiarò ufficialmente[5] che la tragedia di Cefalonia costituiva il primo episodio[6] della Resistenza italiana contro le forze nazi-fasciste. Formulata una richiesta di scuse ufficiali da parte della Germania, Ballerini vide un'occasione persa dal Presidente che non segnalò la grave irresponsabilità[7] degli alti comandi militari italiani che abbandonarono un’intera divisione di fanteria sotto i mitragliamenti aerei e decise di lavorare al poemetto[8].
Freud e la verità storica
[modifica | modifica wikitesto]Ballerini suppone che sotto la verità materiale dei fatti si nasconda quella che in psicanalisi Freud definì la verità storica[9]. Nel caso specifico di Cefalonia, si può cogliere tenendo presente il disprezzo che il soldato tedesco nutre nei confronti di quello italiano. Come già osservato da Marcello Venturi nel suo Bandiera bianca a Cefalonia, l’uniforme indossata dal soldato tedesco costituisce una garanzia di appartenenza in cui egli si sente pienamente realizzato, laddove quella indossata dal soldato italiano è vissuta come un peso, una camicia di forza che ufficiali e soldati non vedono l’ora di togliersi per riconquistare abiti civili[10].
Questa sostanziale differenza culturale trova nei combattimenti di Cefalonia il suo esito tragico: chi rinuncia ai valori del coraggio e della disciplina di cui l’uniforme è rappresentazione simbolica accetta di combattere, sapendo che sarà sconfitto, contro un nemico che quei valori ha invece accolto come un dovere necessario ed esaltante. Il commediante diventa più tragico dello stesso eroe tragico: uno scacco insopportabile che scatena una ferocia belluina.
«i più disprezzano senza inviperire / chimere redentive, scollamenti di senso che finirebbero col darglielo / un senso al sapore che invade, inconfondibile, la bocca, nel punto / in cui l’abbandona l’entusiasmo per la strage, e non l’abbandona per / cautela, ma per insolvenza, perché non è reciproco il disprezzo.»
Genere, linguaggio e stile
[modifica | modifica wikitesto]Già sperimentato in Uno monta la luna (2001) con i monologhi a due voci in cui, doppiandosi, Heine dialoga con il personaggio del Doctor Faustus, e Greta Garbo con la figura di Mata Hari da lei interpretata sullo schermo, lo scambio tra Ettore B. e Hans D. si svolge all’insegna di una ricerca di senso che conduce, dopo un percorso intessuto di riflessioni filosofiche, allusioni letterarie, riferimenti storici e di aneddoti tratti dalla vita di tutti i giorni, al Coro finale in cui le motivazioni del torto e della ragione cedono il passo al tema del ritorno (neoepica) cui ogni essere umano aspira e che si dimostra per tutti impossibile.
«chi per tutta la vita ritorna, ed è godimento in lui lo struggimento / del non tornare, la sua vita è lo stesso che passare da esasperato // senso a suono che suscita un riso: se basti, per ridere, occultare / il varco per cui si accede al gioco delle parti, alla ridda del tenere a bada»
Questa deriva del senso da un punto di partenza noto a un punto di arrivo inatteso è resa possibile da un uso spregiudicato del linguaggio che, attenuando la propria funzione referenziale e contestuale, mette in opera sintagmi sostenuti da una rete inedita di significanti.
«regina di cuori è diverso da regina / prematura, da prezzo elevato che non dura, che non può durare, diverso / per natura, dal disprezzo che amo, da cui debbo astenermi con cura»
Sarcastico in più occasioni sia il tono del discorso sia l’impianto narrativo, immaginato per far stridere i fatti tramite l’adozione di uno stile incongruo, contro ogni principio di compatibilità tra inventio ed elocutio come la radiocronaca di una partita di calcio che dura dal momento dell’eccidio fino al 2001 (anno della visita ufficiale di Ciampi[11]). Qui, a contare come reti, sono gli abbandoni e i tradimenti subiti fino ad arrivare al trionfo dell’Italia con un 4 a 1.
Traduzioni
[modifica | modifica wikitesto]Cefalonia 1943-2001 è stato tradotto in spagnolo e in inglese.
Prima di diventare una pubblicazione completa per Mondadori, il poemetto è stato pubblicato in inglese sui numeri dal 5 al 9 della rivista Or, pubblicazione dell'Otis College of Art & Design di Los Angeles e curata da Paul Vangelisti. La casa editrice Vaso Roto di Madrid ha pubblicato l'opera nel 2013 con la traduzione di Lino González Veiguela. Nel 2016 è uscito negli Stati Uniti con The Brooklyn Rail e la traduzione di Evgenia Matt.
Edizioni
[modifica | modifica wikitesto]- Luigi Ballerini, Cefalonia, Mondadori, 2005, ISBN 9788804537786.
- Luigi Ballerini, Cefalonia 1943-2001, Marsilio, 2013, ISBN 9788831717274.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Lo Specchio e la sua storia, su Oscar Mondadori, 11 settembre 2017. URL consultato il 22 maggio 2020.
- ^ Luigi Ballerini, Poesie 1972-2015, a cura di Beppe Cavatorta, collana Collana Oscar Poesia, Mondadori, 2016.
- ^ a b Memoriale ai Caduti della Divisione Acqui – Cefalonia | Pietre della Memoria, su pietredellamemoria.it. URL consultato il 22 maggio 2020.
- ^ Claudio Dellavalle e Istituto storico della Resistenza in Piemonte, 8 Settembre 1943: Storia E Memoria, Franco Angeli, 1989, ISBN 978-88-204-3363-5. URL consultato il 22 maggio 2020.
- ^ Portale storico della Presidenza della Repubblica, su archivio.quirinale.it. URL consultato il 22 maggio 2020.
- ^ Cefalonia, l'omaggio di Ciampi Il primo atto della Resistenza - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 22 maggio 2020.
- ^ E. AGA ROSSI, Cefalonia. La resistenza, l'eccidio, il mito[collegamento interrotto]. URL consultato il 22 maggio 2020.
- ^ Lorenzo Azzaro, Intervista a Luigi Ballerini, in Quaderns d’Italià, vol. 19, n. 0, 2 novembre 2014, pp. 195–205, DOI:10.5565/rev/qdi.376. URL consultato il 22 maggio 2020.
- ^ Sigmund Freud, Introduzione alla psicoanalisi: Prima e seconda serie di lezioni, Bollati Boringhieri, 30 ottobre 2010, ISBN 978-88-339-7008-0. URL consultato il 22 maggio 2020.
- ^ Un'intervista con Marcello Venturi | ISRAL, su www.isral.it, 22 dicembre 2001. URL consultato il 22 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 22 giugno 2020).
- ^ Fotografia del Presidente Ciampi, su presidenti.quirinale.it. URL consultato il 22 maggio 2020.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Ignazio Romeo, “La memoria di Ettore B.”, numero 351, Segno, XL, gennaio 2014, pp. 53-56.
- Emilio Zucchi, “Torna la tragedia dei soldati dell’Acqui”, in Gazzetta di Parma, 1º febbraio 2014.
- Cesare De Michelis, in “Prefazione”, in L. Ballerini, Cefalonia 1943-2001, Venezia, Marsilio, 2013, pp. 9-16.
- Ugo Perolino (a cura di), La parte allegra del pesce: saggi e interventi sulla poesia e poetica di Luigi Ballerini, Lanciano Carabba, 2020.
- Stefano Colangelo, Il tempo matto, nei versi di Ballerini, Liberazione, 18 maggio 2005.
- Roberto Galaverni, La morale inquietudine lombarda di Ballerini, Alias - il Manifesto, 14 maggio 2005.
- Elio Pagliarani, La tragedia di Cefalonia narrata in versi da Ballerini, Il caffè illustrato, 2005, pp. 22-26.