Indice
Hucpold
Hucpold | |
---|---|
Comes sacri palacii | |
In carica | 851-860 |
Nascita | prima dell'847 |
Morte | dopo l'860 |
Dinastia | Hucpoldingi |
Coniuge | Andalberta (nome dubbio) |
Figli | Ubaldo I Berta Engelrada |
Hucpold, italianizzabile in Ubaldo[1], (prima dell'847 – dopo l'860) è stato un nobile franco, che agì sotto il regno di Lotario I e del figlio Ludovico II il Giovane. Fu il fondatore eponimo della dinastia degli Hucpoldingi.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Hucpold (composto dalle parole germaniche Hugu-balda, in cui Hugu significa spirito, mentre balda ardito, coraggioso[2]), così come probabilmente i suoi antenati, era probabilmente originario dell’Alemannia; egli risulta inoltre come aderente alla legge ripuaria, il che fa supporre che i suoi antenati fossero dei Franchi ripuari[3].
Hucpold compare nelle fonti in occasione della spedizione militare indetta da Lotario I dell’847, più specificatamente nel capitolare De expeditione contra Sarracenos facienda[4][5]. La spedizione, avente come comandante il figlio di Lotario, Ludovico II, aveva lo scopo dichiarato quello di attaccare i Saraceni del sud Italia, a seguito del sacco di Roma dell'846, ma voleva anche diradare l'ormai decennale questione della successione al ducato di Benevento, conteso tra Sinonocolfo e Radelchi[4]. Nel capitolare vi è, assieme ad altri nomi dei partecipanti alla spedizione, il nome di Hucpold, definito come signifer delle truppe provenienti al di là delle Alpi e come nihil habent in Italia: egli quindi all'epoca non era ancora residente in Italia[4]. Egli risulta anche presente in un’assemblea svoltasi a Sermorens tra l’858 e l’860, il che dimostra la sua presenza tra i fedeli di Lotario anche dopo la spedizione italica[6]. Prima della spedizione italica, sembra che egli non ricoprì nessun honor[6].
In rapporto di fidelitas con Lotario, egli divenne comes sacri palacii di Ludovico II[7] nell'851, carica avente funzioni giudiziarie importanti (carica che richiedeva un'elevata competenza giurisprudenziale, anche se ci è impossibile sapere quale fosse la formazione di Hucpold[8]), divenendo anche amministratore del palazzo regio di Pavia. In questa veste lo vediamo, tra l’851 e l’860, impegnato in due assisi giudiziarie[7].
Nonostante la carica di comes sacri palacii non portasse il controllo di alcuna terra, la carica gli permise certamente di consolidare maggiormente il proprio potere[9]: egli uscì ad esempio, già nel 852, a far nominare sua figlia Berta come badessa dell’abbazia di Sant'Andrea di Firenze[9], andando a costituire una prima base territoriale familiare in Tuscia, insediandosi vicino ai territori dell’alleato e duca Adalberto I, non estraneo al fatto[9]. Hucpold degli Hucpoldingi e Adalberto I della dinastia degli Adalbertingi, probabilmente erano alleati, stato sancito probabilmente da un’alleanza matrimoniale[9]. Essi andarono a costituire, assieme ai Guidonidi, un gruppo di potere che ebbe un ruolo considerevoli negli assetti del regno italico dopo la morte di Ludovico II[9].
Hucpold riuscì a far sposare, a seguito di alcuni negoziati probabilmente svoltasi tra l’859 e l’860 in occasione di un viaggio di Ludovico II in Romagna[10], la propria figlia Engelrada con il duca di Ravenna Martino[10], nipote dell'arcivescovo di Ravenna Giovanni VII[10], matrimonio forse avente come scopo quello di includere maggiormente l’Esarcato (al margine dell’impero carolingio e solo teoricamente assoggettato alla sede Pontificia) al regno d’Italia[10].
La caduta
[modifica | modifica wikitesto]Hucpold compare per l’ultima volta nelle fonti con il placito del marzo dell’860[11]. Dopo tale data, per circa un decennio e mezzo, la dinastia degli Hucpoldingi non compare in nessuna fonte, a causa dell’emarginazione di essa a seguito dei rivolgimenti politici voluti da Ludovico II[12] e dal suo matrimonio con Angelberga nell'ottobre dello stesso anno[12], appartenente al clan rivale dei Supponidi (il quale anch'egli stava tentando di insediarsi nell'emiliano[13]), evento seguito dall'elevazione di molti membri di questa dinastia nelle cariche del regno italico, fatto che fece eclissare politicamente gli Hucpoldingi[12].
Secondo l’Epitome chronicorum Casinensium, Angelberga, figura preminente alla corte imperiale, era rivale di un certo Tucpaldus che, secondo gli studiosi, è solo una storpiatura del nome Hucpold[13].
Secondo l’Epitome, Hucpold venne giustiziato, nonostante l’ordalia compiuta dalla moglie di questo, Andalberta, la quale volle portare dei vomeri ardenti per dimostrare l’innocenza del marito e del figlio Ubaldo (I)[13]; questi due eventi però non sono, secondo gli studiosi, mai avvenuti[13]: ciò nonostante, l’assenza nelle fonti del clan Hucpoldingi testimonia senza dubbio la loro (momentanea) emarginazione[13]. Sulla base degli Annales Bertiniani, si è ipotizzato di collocare l’emarginazione politica degli Hucpoldingi sempre nell’860, anno in cui Ludovico II riuscì a reprimere la rivolta di Lamberto di Spoleto, rivolgendosi quindi contro parte del suo seguito: Hucpold, forse legato alla rivolta, venne probabilmente allontanato in questa occasione[13].
Matrimonio e figli
[modifica | modifica wikitesto]Hucpold sposò Andalberta, di ascendenza sconosciuta: il nome di questa ci è pervenuta unicamente attraverso l’Epitome chronicorum Casinensium, perciò questa informazione potrebbe essere incorretta[14].
Essi ebbero come figli[15][16]:
- Ubaldo I;
- Berta, forse nata oltralpe[15], badessa dell’abbazia di Sant'Andrea di Firenze, cui successe la nipote dallo stesso nome, Berta II[17];
- Engelrada, andata in sposa al duca di Ravenna Martino. Essi ebbero Pietro[15], diacono, ed Engelrada (II)[15], che sposò Tegrimo I, ascendente dei Guidi.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 13, nota 1, ISBN 978-88-6705-453-4.
- ^ Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 261, ISBN 978-88-6705-453-4.
- ^ Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 35, ISBN 978-88-6705-453-4.
- ^ a b c Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, pp. 39-40, ISBN 978-88-6705-453-4.
- ^ Capitularia regum Francorum, a cura di A. BoretIus, V. Krause, vol. II, Impensis bibliopolii Hahniani, Hannover 1897, p.67.
- ^ a b Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 41, ISBN 978-88-6705-453-4.
- ^ a b Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 42, ISBN 978-88-6705-453-4.
- ^ Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 42, nota 32, ISBN 978-88-6705-453-4.
- ^ a b c d e Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, pp. 43-45, ISBN 978-88-6705-453-4.
- ^ a b c d Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, pp. 45-46, ISBN 978-88-6705-453-4.
- ^ Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 46, ISBN 978-88-6705-453-4.
- ^ a b c Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, pp. 47-48, ISBN 978-88-6705-453-4.
- ^ a b c d e f Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, pp. 48-49, ISBN 978-88-6705-453-4.
- ^ Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 49, nota 81, ISBN 978-88-6705-453-4.
- ^ a b c d Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 36, ISBN 978-88-6705-453-4.
- ^ Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 324, ISBN 978-88-6705-453-4.
- ^ Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 50, ISBN 978-88-6705-453-4.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, ISBN 978-88-6705-453-4.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, edizione online su Academia.edu e Leedizioni
- MGH, De expeditione contra Sarracenos facienda, link della pagina in cui è citato Hucpold
- Medieval Land Project, (risulta avente una genealogia povera rispetto ad altre fonti)