Alessandro Torlonia (1925)

Da Teknopedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Alessandro Torlonia
V Principe del Fucino
Principe assistente al Soglio pontificio
Stemma
Stemma
In carica1947 –
2017
PredecessoreCarlo Torlonia, IV principe del Fucino
SuccessoreCarlo Torlonia, VI principe del Fucino
TrattamentoSua Eccellenza
Don
Altri titoliPrincipe Torlonia
Principe di Canino e Musignano
Duca di Ceri
Marchese di Romavecchia
NascitaRoma, 28 novembre 1925
MorteRoma, 28 dicembre 2017
DinastiaTorlonia
PadreCarlo Torlonia, IV duca del Fucino
MadrePaolina Pignoloni
ConiugeAnna Maria dei Principi Del Drago
ReligioneCattolicesimo

Alessandro Torlonia, V principe del Fucino, II principe di Canino e Musignano e principe assistente al Soglio pontificio (Roma, 28 novembre 1925Roma, 28 dicembre 2017), è stato un principe e banchiere italiano.

Figlio del senatore del Regno d'Italia Carlo Torlonia, nel 1947 divenne presidente della banca del Fucino[1].

Principe assistente al Soglio pontificio, fu consigliere laico della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, il massimo organo di governo del Vaticano.

Fin dal 1875[2] il palazzo di famiglia di Via della Lungara[3] a Roma aveva ospitato la Collezione Torlonia, il «museo d'antica scultura» che P. E. Visconti nell'introduzione al Catalogo del 1880 aveva definito: «Un immenso tesoro d'erudizione e d'arte» che «si è andato ammassando nel silenzio durante il corso di molti e molti anni[4]».

Nonostante la fama e l'importanza delle opere conservate, il museo non era aperto al pubblico; potevano accedere solo gli accademici che ne avessero fatto richiesta e gli iscritti nel cosiddetto Libro d'oro della nobiltà italiana. Nel 1947 Ranuccio Bianchi Bandinelli, allora Soprintendente di Roma e iscritto al Partito Comunista Italiano, preferì visitare le sale del museo di nascosto, travestendosi da custode[5], piuttosto che dover sottostare alle condizioni imposte dalla proprietà.

Nel 1976 con l'espediente di una licenza per la riparazione del tetto del palazzo, circondato lo stabile con una fitta stuoia, il Torlonia trasformò senza le necessarie autorizzazioni le 77 sale del Museo in 91 appartamenti [6]. Secondo Antonio Cederna le 620 opere di quella che era la collezione privata di statuaria classica più importante al mondo furono «accatastate l'una sull'altra come rifiuti di magazzino»[7].

Nel 1977 l'allora pretore di Roma Albamonte promuove un procedimento penale contro il principe Torlonia e sequestra prima il palazzo e poi la collezione[8]. Mentre per l'abuso edilizio in sé interviene la prescrizione all'inizio degli anni '80 e un'amnistia consente il dissequestro e la restituzione delle opere d'arte[9], per quanto riguarda il reato contro il patrimonio storico-artistico nel 1979 Alessandro Torlonia viene condannato definitivamente dalla Corte di Cassazione[10]. Secondo la Corte: «il trasferimento aveva comportato danni materiali e immateriali alla collezione» le cui opere erano conservate «in locali angusti, insufficienti, pericolosi [...] stipate in maniera incredibile, addossate l’una all'altra senza alcun riferimento storico o di omogeneità»[11] al punto da essere - si legge sempre nella Sentenza - «destinate a sicura morte dal punto di vista culturale»[12].

Tra il 2000 e il 2003, Walter Veltroni, allora sindaco di Roma, tentò senza successo di risolvere il caso offrendo gli spazi necessari alla collezione per trasformarla in museo. La proposta fu respinta: per rendere fruibile al pubblico la Collezione, Alessandro Torlonia chiese in cambio il permesso di costruire un grande edificio sul terreno di una sua villa storica vincolata[13] e un garage sotterraneo[14].

Padre di quattro figli, Carlo, Paola, Francesca e Giulio, è morto nel 2017 a Roma a 92 anni[15]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Marcantonio V Borghese, VIII principe di Sulmona Francesco Borghese, VII principe di Sulmona  
 
Adèle de La Rochefoucauld  
Giulio Borghese, II principe di Fucino  
Marie Thérèse de La Rochefoucauld Alexandre Jules de La Rochefoucauld, II duca d'Estissac  
 
Hélène Charlotte Dessolle  
Carlo Torlonia, IV principe di Fucino  
Alessandro Raffaele Torlonia, I principe di Fucino Giovanni Raimondo Torlonia, I principe di Civitella Cesi  
 
Anna Maria Schultheiss  
Anna Maria Torlonia dei principi di Fucino  
Teresa Colonna dei principi di Paliano Aspreno I Colonna, XIII principe di Paliano  
 
Maria Giovanna Cattaneo della Volta  
Alessandro Torlonia, V principe di Fucino  
 
 
 
Augusto Pignoloni  
 
 
 
Paolina Pignoloni  
 
 
 
Elvira Meletti  
 
 
 
 
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
«Assistente al soglio pontificio»
— 7 maggio 1963[16]
  1. ^ Sito ufficiale Banca del Fucino, su bancafucino.it. URL consultato il 29 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2013)..
  2. ^ Anna Somers Cocks, La strepitosa collezione Torlonia. Pace fatta con lo Stato, in Il Giornale dell'Arte, n. 403, Dicembre 2019.
  3. ^ Maria Teresa Palieri, Torna la saga del «museo invisibile». (PDF), in l'Unità, 23 aprile 2003.
  4. ^ Pietro Ercole VISCONTI, Catalogo del Museo Torlonia di Sculture Antiche (PDF), Tipografia Tiberina, 1880.
  5. ^ (EN) Ingrid D. Rowland, Light in the Palazzo, in The New York Review of Books, LXVIII, n. 8, Rea S. Hederman, Maggio 2021.
    «Decked out in neoclassical splendor, the Torlonia Museum opened in 1876, but only to visitors inscribed in the Golden Book of Italian Nobility, a manuscript in the Central State Archive in Rome that provided the definitive list of Italian peerage. In 1947 Rome’s superintendent of antiquities, Ranuccio Bianchi Bandinelli, made his way into the sanctum by dressing as a janitor. The disguise played a superbly Tuscan practical joke on his unwitting hosts. Bianchi Bandinelli was a Sienese count who could trace his lineage back to a twelfth-century pope. He could have entered the Torlonia Museum as a nobleman, but the Italian Constitution of 1948 had stripped aristocratic titles of any legal significance and rendered the Golden Book of Italian Nobility a relic of the past.»
  6. ^ Edek Osser, Collezione Torlonia: la trattativa c’è davvero, in Il Giornale dell'Arte, Ottobre 2015.
  7. ^ Antonio Cederna, Appello all'Unesco per salvare il Museo Torlonia. (PDF), in Corriere della Sera, 9 gennaio 1979. Ospitato su Archivio A. Cederna.
  8. ^ Antonio Cederna, Quel tesoro d'arte nascosto nelle cantine di un residence. La scandalosa storia del Museo Torlonia (PDF), in L'Unità, 7 agosto 1982. Ospitato su Archivio A. Cederna.
  9. ^ Redazione Cronaca di Roma, Roma, statue, ville e banche: liti e cause per l'eredità Torlonia. Bloccati beni per 2 miliardi, in La Repubblica, 22 novembre 2018.
  10. ^ Sentenza n. 2284, Sez. III penale del 27 aprile 1979
  11. ^ Commissione Cultura della Camera. Interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-03455 presentata da WALTER TOCCI il 21 settembre 2004 nella seduta n.511
  12. ^ Federico Gurgone, L’avventurosa vita dei marmi Torlonia. Carlo Gasparri, archeologo e curatore insieme a Salvatore Settis della mostra sulla celebre collezione che aprirà a Palazzo Caffarelli il 4 aprile, racconta la rocambolesca storia della raccolta, in Il Manifesto, 4 marzo 2020.
  13. ^ Chiara Valentini, "Arte: patrimonio comune? NO, del Principe". Intervista a Vanna Mannucci, Vice Presidente di Italia Nostra Roma., su nientenuovebuonenuove.wordpress.com, 25 maggio 2011.
  14. ^ Carlotta Macerollo, Collezione Torlonia, un tesoro scomparso in una cantina. Franceschini incontra il principe., su Rai News, 30 luglio 2015.
  15. ^ https://www.ilcentro.it/l-aquila/morto-a-92-anni-don-alessandro-torlonia-ultimo-principe-del-fucino-1.1794615
  16. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Biografie: accedi alle voci di Teknopedia che trattano di biografie