Utente:Grikkorio/Sandbox1
Villa Garzoni | |
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Il parco e la catena d'acqua | |
Ubicazione | |
Stato | Italia |
Località | Collodi |
Caratteristiche | |
Tipo | Villa, giardino storico[1] |
Gestore | Villa e Giardino Garzoni srl[2] |
Apertura | dalle 8,30 al tramonto[1] |
Ingressi | Piazza della Vittoria 1 |
Realizzazione | |
Architetto | Filippo Juvarra, Ottaviano Diodati |
Sito web | |
Villa Garzoni è una villa con giardino storico situata a Collodi, frazione di Pescia, in provincia di Pistoia.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Legato al complesso di villa Garzoni è anche lo scrittore Carlo Lorenzini, autore de Le avventure di Pinocchio. La madre, Angiolina Orzali, era figlia del fattore dei marchesi Garzoni e cameriera personale di Marianna Garzoni mentre il padre, Domenico Lorenzini, era cuoco del marchese Carlo Leopoldo Ginori Lisci, futuro marito di Marianna. Si ritiene poi che il giovane Carlo abbia frequentato le scuole elementari presso Collodi ospitato dai nonni materni fino al 1836.[3] Si pensa inoltre che il forte legame esistente tra lo scrittore e la madre abbia influito sulla scelta dello pseudonimo "Collodi" in omaggio al suo paese natale.[4]
La famiglia Garzoni, originaria di Pescia, era una consorteria ghibellina legata alla Repubblica di Lucca.
Il primo personaggio importante fu Lippo Garzoni consigliere, a partire dal 1333, di Castruccio Castracani.[5] Con la riconquista di Pescia e della Valdinievole da parte dei guelfi fiorentini, la famiglia fu bandita e costretta a rifugiarsi nei territori della repubblica lucchese mentre i beni erano stati confiscati e veniva posta una taglia su tutti i discendenti. Con Giovanni Garzoni, consigliere di Giovanni I di Boemia[6], la famiglia entra a far parte delle magistrature lucchesi e, come segno di riconoscenza, nel 1333 gli furono concessi il feudo di Vellano[7] e di Cerbaia da parte di Carlo IV.[8] A partire dalla seconda metà del XIV secolo nasce il legame tra la famiglia e Collodi grazie all'acquisto di alcuni terreni di proprietà dei monasteri di Santa Maria Novella e Santa Croce in Valdarno.
Romano Garzoni acquisisce i terreni dove sorgono attualmente la villa e il giardino nel 1529 dall'eredità di Pellegrino Franchi, zio di parte materna.[9] [10] Nel Terrilogio del 1548[9] vi è rappresentato unicamente il palazzo ed un'area che lo fronteggia descritta come "orto murato e giardino murato da 3 bande". Due anni dopo[10] il giardino appare ampliato sulla parte destra del palazzo fino a raggiungere il torrente Pescia, diviso mediante mura in tre terrazzamenti collegati da una scalinata che fiancheggia il palazzo. La villa risulta più piccola dell'attuale con un corpo aggettante verso nord successivamente inglobato nella costruzione esistente. La proprietà era dotata di un'ulteriore area, probabilmente al di là del torrente, la cui descrizione la identifica come coltivata a vite e olivo e ricca di selvaggina.
Nel 1583 la proprietà passa al figlio di Romano, Giuseppe, che procede alla costruzione di un nuovo palazzo, un giardino con fontana ed una zona, probabilmente la chiusa oltre il torrente Pescia, dedicata alla coltivazione della vite.[11] [12]
Nel 1366 la famiglia fiorentina dei Garzoni acquistava in questo luogo un fortilizio, usandolo come residenza familiare. La prima menzione della villa risale al 1633 quando Romano Garzoni firmò un progetto per un palazzo molto vicino nelle dimensioni a quello odierno, mentre il giardino era molto più ridotto. Fu nel 1652 che il giardino venne ingrandito e dotato di terrazzamenti (visto il forte pendio) in stile all'italiana, con scalinate, statue e fontane.
Celebrato da poeti come Francesco Sbarra, il giardino e la villa videro aumentare la sua fama ed ebbero ospiti illustri gli arciduchi Ferdinando d'Austria e Anna de' Medici (come ricorda una lapide vicina all'ingresso) o, più tardi, pare Napoleone Bonaparte. All'inizio del Settecento vi lavorò Filippo Juvarra.
Nel 1793 sempre su iniziativa di un altro Romano Garzoni, grazie a un progetto dell'architetto lucchese Ottaviano Diodati il giardino venne dotato del sistema idraulico che ancora oggi permette i giochi d'acqua, rendendolo ancora più spettacolare.
Nel 1871 la proprietà passò al senatore Giuseppe Garzoni Venturi, poi alle sue figlie, le quali la cedettero poi negli anni trenta ai conti Gardi dell'Ardenghesca, che recentemente l'hanno alienata.
Architettura
[modifica | modifica wikitesto]La villa è rivolta a sud ed ha quattro piani a valle e tre a monte, a causa del dislivello. La struttura è posta in posizione elevata rispetto al paesaggio circostante ed è caratterizzata da un raro equilibrio tra la solidità dell'edificio e la leggerezza della decorazione rococò, che sembra darle un aspetto di irreale inconsistenza. Due rampe a gradoni, che accentuano l'effetto scenografico, la collegano al giardino posto di fianco.
Il primo piano è l'unico visitabile e vi si accede da una scala in pietra circondata da affreschi illusionistici. Al termine dello scalone inizia una lunga galleria decorata da stucchi e dipinti, sulla quale si aprono le varie stanze: la camera da letto della damigella (con baldacchino e drapperie in seta), la biblioteca (in stile impero), la camera rossa o di Napoleone, la sala da pranzo (con arredi del Settecento francese e quadri del Correggio), il salone da ballo e altre salette e camere da letto.
Oltre il portico e il cortile d'entrata si trova la palazzina d'estate di colore rosso vivo, progettato da Filippo Juvarra, che può considerarsi una delle più rilevanti espressioni di architettura barocca in Toscana.
Il giardino
[modifica | modifica wikitesto]Il giardino, mirabile esempio di organizzazione di spazi verdi di epoca tardo barocca, è caratterizzato da effetti scenografici e a sorpresa che fanno parte compositamente di un unico insieme decorativo di grande coerenza stilistica. Il suo stile è tipico del passaggio tra il manierismo e il barocco, con suggestioni di stampo francese, che saranno riprese in altri grandi parchi, come quello per esempio della Reggia di Caserta. Il terreno, caratterizzato da una forte pendenza, ha influenzato l'organizzazione planimetrica del giardino, infatti il progetto si sviluppa lungo un asse centrale di simmetria secondo una sistemazione a terrazzamenti, di grande effetto scenografico.
Superato l'ingresso, in cui sono collocate due statue di Pan flautista e di Flora, si apre un parterre variopinto con siepi di bosso di forme geometriche, in cui le fioriture sono state recentemente sostituite con ghiaino colorato. Nella prima parte sono poste due vasche circolari arricchite da ninfee e schizzi d'acqua. Una statua di Diana ed una di Apollo introducono alla seconda parte del parterre dove all'interno delle aiuole sono rappresentate le insegne della famiglia Garzoni. Tutto il parterre è delimitato da una imponente siepe di bosso potata secondo l'arte topiaria.
Al termine si innalza maestosa una scalinata tripartita a doppia rampa, decorata con mosaici colorati di ciottoli a disegni geometrici e nicchie che ospitano statue di terracotta. Un'imponente balaustra segue l'andamento di tutta la scalinata.
Nel ninfeo, dall'andatura più mossa e meno geometrica, sono poste le statue di Nettuno e di Tritoni; notevoli sono i giochi d'acqua con spruzzi e zampilli che creano un effetto particolarmente vivace. Disseminate si trovano numerose statue in pietra e in terracotta, alcune delle quali riproducono i mestieri della vita di campagna.
Il secondo pianerottolo conduce ad un'estremità alla statua di Pomona, divinità protettrice del giardino, e dall'altra parte ad un teatro di verzura, interamente ricavato nella vegetazione grazie a siepi di bosso appositamente sagomate e con statue originali delle Muse. L'asse centrale prosegue lungo una cascata a gradini, che culmina con una statua della Fama, dalla cui cornucopia sgorga l'acqua che prima di defluire nella cascata si getta in una vasca semicircolare; il tutto è innestato all'interno di un fitto bosco, tagliato orizzontalmente da percorsi, due dei quali proseguono raggiungendo uno un boschetto di bambù, l'altro, dopo aver attraversato un ponticello a forma di pergolato con aperture ad occhi di bue, arriva ad un labirinto, sormontato da una galleria ad archi di vegetazione. In questa zona si trova anche un edificio per i bagni, già eremo di religiosi.
Il giardino è stato recentemente restaurato seguendo descrizioni documentarie e modelli desunti dalla trattatistica.
- ^ a b Villa Garzoni, su brunelleschi.imss.fi.it. URL consultato il 24 settembre 2012.
- ^ Storico Giardino Garzoni, su provincia.pistoia.it. URL consultato il 24 settembre 2012.
- ^ LORENZINI, Carlo (Collodi), Dizionario Biografico degli Italiani, su treccani.it. URL consultato il 24 settembre 2012.
- ^ Rossana Dedola, Pinocchio e Collodi, Milano, Bruno Mondadori, 2002, pp. 13-16.
- ^ Emanuele Repetti, Dizionario geografico fisico storico della Toscana: contenente la descrizione di tutti i luoghi del Granducato: Ducato di Lucca Garfagnana e Lunigiana, vol. 2, Firenze, Presso l'autore e editore, 1835, p. 853.
- ^ Antonio Torrigiani, Le castella della Val di Nievole, Firenze, M. Cellini e C., 1865, p. 437.
- ^ Archivio di Stato di Lucca: 09-08-1333 - GARZONI (pergamena), su archiviodistatoinlucca.it. URL consultato il 29 settembre 2012.
- ^ Archivio di Stato di Lucca: 02-10-1333 - GARZONI (pergamena), su archiviodistatoinlucca.it. URL consultato il 29 settembre 2012.
- ^ a b Archivio di Stato di Lucca: Archivio Garzoni, filza 27, Martilogio dei beni dello Spettabile Romano del fu Spettabile Girolamo Garzoni in Bechini
- ^ a b Archivio di Stato di Lucca: Archivio Garzoni, filza 80, Terrilogi e carte riguardanti i beni di Collodi in Bechini
- ^ Archivio di Stato di Lucca: Archivio Garzoni, filza 25 in Bechini
- ^ Archivio di Stato di Lucca: Archivio Garzoni, filza 55, Memorie della famiglia in Bechini
Arianna Bechini, Il giardino Garzoni a Collodi e la sua struttura idrica: evoluzione storica e ipotesi di restauro, Firenze, Carla Rossi Academy Press, 2001.
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