Phoberomys
Phoberomys | |
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Cranio di P. pattersoni | |
Stato di conservazione | |
Fossile | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Ordine | Rodentia |
Famiglia | † Neoepiblemidae |
Genere | † Phoberomys Kraglievich, 1926 |
Specie | |
Phoberomys è un genere di grossi roditori estinti, vissuti nel Miocene superiore, circa 9-7,246 milioni di anni fa, i cui resti sono stati scoperti nella Formazione Ituzaingó dell'Argentina, nella Formazione Solimões del Brasile, nella Formazione Urumaco a Urumaco in Venezuela, e in strati risalenti al Pliocene del Perù.[1][2][3]
Questo animale era davvero gigantesco per il suo ordine: pur essendo infatti imparentato con istrici e cavie, le dimensioni della specie Phoberomys pattersoni rivaleggiavano con quelle del bisonte: era lungo 3 metri (più un altro metro e mezzo di coda), per un peso di circa 700 chilogrammi; per anni è stato ritenuto di gran lunga il più grande roditore mai esistito, fino alla scoperta del Josephoartigasia monesi, roditore del Pliocene ancora più grande, avvenuta nel 2008.[4]
I primi resti fossili di questo straordinario mammifero furono descritti nel 1980, ma è solo nel 2000 che, in Venezuela, venne scoperto uno scheletro quasi completo, che ha permesso di capire le vere dimensioni e l'aspetto di questo roditore gigante. Come molti altri roditori, Phoberomys era un erbivoro dotato di molari e premolari a corona alta. Le zampe anteriori sono molto più brevi delle posteriori: questo fatto suggerisce che Phoberomys potrebbe aver trascorso molto tempo appoggiato sulle sole zampe posteriori e sulla coda. Probabilmente passava molto tempo in acqua o nei suoi pressi, cibandosi delle piante che crescevano lì attorno.
Specie
[modifica | modifica wikitesto]Le specie ascritte al genere sono:[1][3]
- Phoberomys burmeisteri (=P. insolita, P. lozanoi, P. minima, P. praecursor)
- Phoberomys pattersoni
Un'altra specie, P. bordasii , potrebbe essere in realtà una specie ascrivibile al genere Neoepiblema.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Phoberomys Archiviato il 28 gennaio 2021 in Internet Archive. at Fossilworks.org
- ^ Marcelo R. Sánchez-Villagra, Orangel A. Aguilera e Alfredo A. Carlini, Urumaco and Venezuelan Paleontology: The Fossil Record of the Northern Neotropics, Indiana University Press, 2010, p. 218, ISBN 978-0-253-00200-6.
- ^ a b Luciano L. Rasia e Adriana M. Candela, Reappraisal of the giant caviomorph rodent Phoberomys burmeisteri (Ameghino, 1886) from the late Miocene of northeastern Argentina, and the phylogeny and diversity of Neoepiblemidae, in Historical Biology, vol. 30, n. 4, 19 maggio 2018, pp. 486–495, DOI:10.1080/08912963.2017.1294168, ISSN 0891-2963 .
- ^ (EN) Catherine Brahic, One-tonne rodent discovered in South America, su newscientist.com, New Scientist, 17 gennaio 2008. URL consultato il 16 gennaio 2008.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- McNeill Alexander, R. (2003): A Rodent as Big as a Buffalo. Science vol. 301, p. 1678-9. (HTML abstract link)
- Sanchez-Villagra, M.R. et al. (2003): The Anatomy of the World's Largest Extinct Rodent. Science vol. 301, p. 1708-10. (HTML abstract link)
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Phoberomys
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Storia del ritrovamento del 2000 da New Scientist, su newscientist.com.
- Descrizione del Phoberomys pattersoni su AAAS, su aaas.org. URL consultato il 13 ottobre 2006 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2012).
- Immagini dal National Geographic, su news.nationalgeographic.com.