Castello di Bramafam
Torre o castello di Bramafam | |
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La torre o castello Bramafam ad Aosta | |
Ubicazione | |
Stato attuale | Italia |
Regione | Valle d'Aosta |
Città | Aosta |
Indirizzo | via Bramafam |
Coordinate | 45°44′02.4″N 7°19′06.6″E |
Informazioni generali | |
Tipo | Castello |
Sito web | www.lovevda.it/fr/base-de-donnees/8/chateaux-et-tours/aoste/tour-de-bramafam/746 |
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Il castello di Bramafam, comunemente chiamato torre di Bramafam (in francese tour de Bramafam) e raramente castello dei Visconti di Aosta[1], si trova nella città di Aosta, all'angolo tra via Bramafam e viale Carducci, lungo la cinta muraria di epoca romana.
Architettura
[modifica | modifica wikitesto]È composto da un grande edificio parallelepipedo, un tempo adibito ad abitazione, e dall'adiacente torre cilindrica, la quale si innalzava sul bastione della "porta principale destra" (porta principalis dextera) della cinta muraria romana. In alcuni punti alla base della torre è ancora visibile il muro romano originale, mentre sul lato meridionale è ben leggibile la scarpata di epoca medievale. La torre è completata da una merlatura guelfa e presenta alcune strette feritoie.[2]
Il fabbricato principale esibisce una serie di finestre a bifora sul lato settentrionale, la cui fattura ricorda le bifore del castello di Ussel. L'edificio rivela la presenza di due accessi: dal lato occidentale, l'accesso principale si apre con una porta ad arco e un tempo era corredato da un ponte levatoio, mente dal lato orientale si apriva un secondo accesso.[2]
Particolarità del castello di Bramafam era la cisterna dell'acqua, addossata al lato sud dell'edificio principale e non interrata come negli altri castelli della Valle[2]. Torre e fabbricato sono entrambi ridotti in rovina da secoli.[2]
Il castello di Bramafam, secondo Bruno Orlandoni, porta chiari i segni di una tradizione di progettazione e tecnica architettonica che deriverebbe dallo stile gotico internazionale: in particolare, in epoca medievale egli riscontra un "proporzionamento di tipo aureo", ossia non l'uso vero e proprio della sezione aurea, ma piuttosto una proporzione di riferimento ad essa molto vicina. La mancanza di rilievi e di studi più approfonditi impedisce di valutarne appieno le implicazioni.[1]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]I ruderi del castello attuale sono probabilmente databili intorno alla seconda metà del XIII secolo, ma la presenza di una torre in loco è precedente.[2] In origine vi si trovava una torre la cui presenza è testimoniata in alcuni documenti del 1212 - 1214: era detta torre Beatrice (tour Béatrix), dal nome che assunse anche la porta principalis dextera allorché Beatrice di Ginevra volle convolare a nozze con Gotofredo I di Challant, nel 1223.[2][3] Sede del viscontato di Aosta, il castello fu riadattato a castello in epoca medievale per volere della nobile famiglia degli Challant.
In mano agli Challant, che avevano il controllo su tutta la cinta sud-occidentale delle mura, il castello di Bramafam subì il saccheggio di Giacomo di Quart nel 1253. Nel 1295 venne ceduto da Ebalo I di Challant al conte di Savoia Amedeo V, in occasione della cessione del Viscontato e in cambio del feudo di Monjovet. Tuttavia, alla famiglia Challant restò ancora qualche diritto sul castello di Bramafam, dato che nel XVIII secolo ne affittava le rovine.[2][4]
L'edificio cambiò molti proprietari nel corso dei secoli e fu spesso conteso tra le varie famiglie della zona.[5] Versò presto in stato di degrado, perdendo importanza politica e amministrativa: nel XVI secolo - quando la Cancelleria, le compravendite basate sulle Carte Augustane, la stipula di atti pubblici e privati passò definitivamente di mano dai Visconti ai notai - il castello di Bramafam era già in rovina.[5]
Leggende
[modifica | modifica wikitesto]Il termine Bramafam proviene dal patois valdostano "bramé la fam", e significa "gridare per la fame": varie spiegazioni sono state date dalla cultura popolare a questo nome.
Una leggenda narra che, per motivi dettati dalla gelosia, vi fu imprigionata e lasciata morire per fame la moglie di un membro della famiglia Challant[5].
Secondo un'altra ipotesi comune, a causa di una grave carestia o in varie occasioni di miseria la popolazione si sarebbe ammassata davanti alla torre (abitazione dei potenti) chiedendo cibo, dando così il nome alla torre[6].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Bruno Orlandoni, Architettura in Valle d'Aosta. Il Quattrocento. Gotico tardo e rinascimento nel secolo d'oro dell'arte valdostana 1420-1520, Ivrea, Priuli & Verlucca, 1996, pp. 77, 79, ISBN 88-8068-028-5.
- ^ a b c d e f g Andrea Zanotto, cit., pp. 44-45.
- ^ Porta Principalis Dextera, su regione.vda.it, Regione Valle d'Aosta, 30 dicembre 2004. URL consultato l'8 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 20 agosto 2012).
- ^ Francesco Corni.
- ^ a b c Torre di Bramafam, su regione.vda.it, Regione Valle d'Aosta, 20 settembre 2011. URL consultato il 7 gennaio 2012.
- ^ Le Torri, su comune.aosta.it, Comune di Aosta. URL consultato il 7 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2012).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Andrea Zanotto, Valle d'Aosta. I castelli e il castello di Fenis, 1993, Musumeci. (fonte)
- Mauro Minola, Beppe Ronco, Valle d'Aosta. Castelli e fortificazioni, Varese, Macchione ed., 2002, pp. 39, ISBN 88-8340-116-6.
- Bruno Orlandoni, Architettura in Valle d'Aosta. Il romanico e il gotico, Ivrea, Priuli & Verlucca, 1995, ISBN 88-8068-024-2.
- Carlo Nigra, Torri e castelli e case forti del Piemonte dal 1000 al secolo XVI, vol. II. La Valle d'Aosta, Quart (AO), Musumeci, 1974, pp. 79-80.
- Francesco Corni, Valle d'Aosta medievale, Sarre, Tipografia Testolin, 2005.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Castello di Bramafam
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Torre di Bramafam, su regione.vda.it, Regione Valle d'Aosta, 20 settembre 2011. URL consultato il 7 gennaio 2012.
- Le Torri, su comune.aosta.it, Comune di Aosta. URL consultato il 7 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2012).