Operazione Mare nostrum
L'operazione Mare nostrum è stata una vasta missione di salvataggio in mare dei migranti che cercavano di attraversare il Canale di Sicilia dalle coste libiche al territorio italiano e maltese, attuata dal 18 ottobre 2013 al 31 ottobre 2014 dalle forze della Marina Militare e dell'Aeronautica Militare italiane.
Storia di Mare nostrum
[modifica | modifica wikitesto]Il 3 ottobre 2013 a poche miglia del porto di Lampedusa c'è stato il naufragio di un'imbarcazione libica usata per il trasporto di migranti, noto come "tragedia di Lampedusa". L'affondamento ha provocato: 368 morti accertati e circa 20 dispersi presunti; i superstiti salvati sono stati 155, di cui 41 minori.[1][2][3]
In seguito al naufragio di Lampedusa, il governo italiano, guidato dal presidente del consiglio Enrico Letta, decise di rafforzare il dispositivo nazionale per il pattugliamento del Canale di Sicilia autorizzando l'operazione Mare nostrum, una missione militare e umanitaria la cui finalità era di prestare soccorso ai migranti, prima che potessero ripetersi altri tragici eventi nel Mediterraneo.
Il dispiegamento di forze comprendeva, tra gli elicotteri, l'HH-139 SAR del 15º Stormo, rischierato a Trapani, per la ricerca e soccorso; aerei da ricognizione Piaggio P-180 ed un aeromobile Breguet Atlantic del 41º Stormo di Sigonella. Completavano lo schieramento aereo i droni Predator B, i quali disponendo di una autonomia di 27 ore, potevano acquisire immagini dai porti da cui salpano i barconi, consentendo alle unità di superficie di intercettarli appena fuori dalle acque territoriali dai quali sono partiti. La formazione navale era composta da cinque unità d'altura; una nave anfibia, la San Marco, due pattugliatori delle classi Costellazioni e Comandanti e due fregate classe Maestrale. Era possibile che potessero fungere da scorta alle altre navi, ma probabilmente hanno operato in ambiti tattici più complessi congiuntamente con le altre marine dell'Africa Mediterranea, in particolare quella libica, in azioni militari contro trafficanti non solo di uomini, ma anche di armi.[4]
A partire dal 1º novembre 2014, l'operazione Mare nostrum è stata sostituita dall'operazione "Triton di Frontex"[5][6]: il programma, a guida UE, punta al controllo delle frontiere.[7][8]
I migranti provenivano da due zone: la Libia (alcune ore di attraversata) o dall'Egitto (8 giorni di attraversata), usavano gommoni, barconi e pescherecci.
L'unico Stato che con l'Italia ha contribuito all'operazione fu la Slovenia. Pur avendo solo 44 km di mare la Slovenia ha mandato la nave Triglav, alla quale tuttavia fu assegnata una zona più vicina alla costa data la grandezza della nave.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ La strage di Lampedusa, polemica sui soccorsi Indagati i migranti nel giorno della commozione, in Corriere della Sera, Lampedusa, 5 ottobre 2013.
- ^ Lampedusa, Parigi vuole vertice Ue I superstiti indagati "Le vittime sono 363", in Quotidiano Nazionale, Lampedusa, 5 ottobre 2013.
- ^ Lampedusa: bilancio di 311 vittime In video Sky le immagini dei migranti, su livesicilia.it, 9-10 ottobre 2013. URL consultato il 12 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2013).
- ^ L’OPERAZIONE MARE NOSTRUM | eurasia-rivista.org Archiviato il 18 luglio 2014 in Internet Archive.
- ^ Alfano: “Mare Nostrum diventerà Frontex Plus Barche dei trafficanti saranno distrutte” |lastampa.it, su lastampa.it. URL consultato il 10 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2014).
- ^ Migranti, il governo ha deciso: "Mare Nostrum finirà questo mese" |repubblica.it
- ^ Immigrazione, anche da Germania appoggio a Frontex plus|repubblica.it
- ^ Immigrazione, Alfano: “Anche la Germania sostiene il Frontex plus” |lastampa.it
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Operazione Triton
- Naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013
- Naufragio nel Canale di Sicilia del 30 giugno 2014
- Naufragio nel Canale di Sicilia del 18 aprile 2015
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Mare Nostrum sul sito della Marina Militare, su marina.difesa.it.