Bozza:Bartolomeo di Panigai

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Padre Bartolomeo di Panigai

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Bartolomeo di Panigai (Panigai, 1720 – Cividale del Friuli, 20 gennaio 1793) gesuita, matematico, astronomo, geografo, cartografo, naturalista, diplomatico, teologo, filosofo e retore, nasce in data incerta il 20 agosto o il 25 dicembre del 1720 nel castello di famiglia a Panigai, oggi una piccola frazione del comune di Pravisdomini (Pordenone-Friuli Venezia Giulia). Il suo nome è legato alla missione scientifica congiunta, spagnola e portoghese, inviata in Sudamerica per tracciare i confini tra i due imperi a seguito del Trattato di Madrid (13 gennaio 1750).

Sebbene il Trattato di Tordesillas (1494) stabilisse la divisione del Mondo, fuori dall’Europa, in un duopolio esclusivo tra i due potentati cattolici, nei secoli il confine non fu mai rispettato da entrambi gli Stati e si rese necessario un nuovo accordo. Il Trattato di Madrid stabiliva l’invio di uomini di scienza per la prima determinazione del nuovo “limes”.

Il responsabile scientifico della spedizione portoghese fu padre Bartolomeo di Panigai.

“Io sarò al servizio di un Re, di un gran Re, e l’impresa letteraria è luminosa e tale per cui, ove Iddio ne prosperi e feliciti, si potranno accrescere molte scienze di molti lumi e cognizioni, non avute in addietro. La storia naturale, la scienza dei costumi delle nuove nazioni, la fisica, la nautica, la geografia, l’astronomia tutte potran per noi profittare a vantaggio universale degli uomini...”. (Lettera III)[1]

Bartolomeo è uno degli otto figli di Girolamo Policarpo Conte di Panigai e della nobile Camilla Piazzoni di Serravalle (Vittorio Veneto-Treviso). Per volere del padre “era stato offerto a Dio prima ancora che nascesse”.

In tenera età e assieme a due fratelli, inizia gli studi nel collegio dei Gesuiti di Belluno. A quindici anni frequenta quello di Padova dove studia lettere e filosofia. A 17 anni inizia il noviziato nella Compagnia.

Tra i 18 e i 21 anni insegna retorica, lettere e filosofia tra Piacenza, Padova e Bologna. Si trasferisce nel collegio dei Gesuiti di Bologna, famoso per lo studio delle scienze esatte, ove affina la conoscenza della matematica, dell’astronomia, ma soprattutto della cartografia, considerata strumento straordinario per l’esercizio del potere nella geopolitica coloniale.

Nell’agosto del 1750, a trent’anni e non ancora consacrato sacerdote, riceve la chiamata del Padre Generale di recarsi a Lisbona, su invito del Re, per partecipare alla spedizione per la prima determinazione del confine tra le colonie spagnole e portoghesi in America Meridionale a seguito del Trattato di Madrid.

“Fratello carissimo... Iddio non mi vuole più in Italia e forse neppure nell’Europa, almeno per qualche anno. Il Re del Portogallo cerca matematici Gesuiti ed italiani, ... pieno di stima per noi e... per la Nazion nostra e più per i soggetti della Provincia Veneta... Vuole astronomi per il Brasile che esattamente determinino le varie longitudini e latitudini di quel vasto Regno e ne facciano esattissime carte geografiche”. (Lettera III)[1]

Il 29 settembre del 1751 salpa per Rio de Janeiro, si ferma a Santa Catarina e prosegue per il Rio Grande.

“Trattasi di dividere la quarta parte del Mondo, tutto in due potentati, la Spagna ed il Portogallo, in modo che non abbiavi mai più ad esservi questione fra i confini dell’uno e dell’altro”. (Memorie)[2]

Il giorno di Santa Teresa d’Avila dell’ottobre del 1752 “il primo marco della grande divisione sta posto”.

Il lavoro più delicato si svolge nella regione delle Missioni Orientali del Paraguay, dove sono presenti le riduzioni gesuitiche degli indios Guaranì.

In virtù del Trattato, 7 riduzioni su 30, per un totale di circa 10.000 indios, devono passare dalla Spagna al Portogallo.

La tensione latente tra indigeni e soprattutto portoghesi, nata sin dai primi mesi della firma dell’accordo, diventa aperta ostilità. Tra il 1754 e il 1756 scoppia la Guerra Guaranitica, muoiono più di 1.500 indigeni, compresi donne e bambini.

Il 12 gennaio 1754 Bartolomeo lascia il Brasile per tornare a Lisbona, dove lo attende un clima di sospetto, di diffidenza e di discredito: sono gli anni degli attacchi alla Compagnia di Gesù.

Tenta una strenua difesa delle sue opinioni, considerate filospagnole, ma senza successo, decide quindi di tornare a casa.

Nel lungo viaggio di ritorno s’intrattiene spesso con studiosi, cartografi, filosofi, teologi e matematici. È elogiato dalla scienza ufficiale e dalle accademie dell’epoca anche per il suo ruolo di fiero antagonista delle tesi del Marchese di Pombal.

Apre nel Collegio dei Gesuiti di Venezia la scuola di matematica e la specula astronomica.

Dal 1765 al 1771 è teologo d’Ambasciata di Venezia a Costantinopoli.

Nel 1774, dopo la soppressione della Compagnia, è nominato Decano del Capitolo di Cividale, dove muore il 20 gennaio 1793.

“Niuno sa il suo fine e niuno resister deve ai Divini voleri. Questo io scrivo all’amorosa Provvidenza che noi regge e governa e per vie mai pensate ci conduce”. (Lettera III)[1]

A Padre Bartolomeo è stato dedicato il documentario storico culturale dal titolo “La Grande Linea – L’avventura e la vita di padre Bartolomeo di Panigai”.

  1. ^ a b c "Lettera III", Fondo Panigai, busta 244 presso Archivio di Stato di Udine, in Teknopedia, 17 luglio 2023. URL consultato il 3 ottobre 2024.
  2. ^ Anonimo, Memorie Concernenti la Vita del Pre Bortolo di Panigai, in Tipografia Polo e Comp. – S. Vito al Tagliamento – 1898.