Indice
"900", Cahiers d'Italie et d'Europe
900 Cahiers d'Italie et d'Europe | |
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Stato | Italia |
Lingua | Francese e Italiano |
Periodicità | trimestrale (dal luglio 1928: mensile col titolo "Quaderni d'Italia e d'Europa") |
Genere | rivista letteraria |
Formato | quaderno (20 cm) |
Fondazione | agosto 1926 |
Chiusura | giugno 1929 |
Editore | La Voce (1926)[1] Sapientia società anonima Editrice (1927-29) |
Direttore | Massimo Bontempelli |
Condirettore | Curzio Malaparte |
ISSN | 2361-0174 |
900 (sottotitolo: «Cahiers d'Italie et d'Europe») fu una rivista letteraria pubblicata dal 1926 al 1929. Fondata da Massimo Bontempelli e Curzio Malaparte[2] a sostegno del movimento novecentista, dopo qualche numero passò in modo clamoroso nel campo opposto, schierandosi con gli strapaesani della rivista «Il Selvaggio». Vi collaborarono, fra gli altri, anche Alberto Moravia, Marcello Gallian e Antonio Aniante.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La rivista ebbe redattori di fama internazionale, come Ramón Gómez de la Serna, James Joyce, Georg Kaiser, Pierre Mac Orlan, ai quali si aggiunse dal terzo numero, nella primavera del 1927, il sovietico Ilya Ehrenburg. I segretari di redazione erano due: Corrado Alvaro a Roma e l'emigrato politico Nino Frank a Parigi[3].
Il primo numero della rivista uscì nell'agosto 1926[2]. Nell'autunno successivo furono pubblicati, in francese, i primi quattro preamboli, Giustificazione, Fondamenti, Consigli, Analogie. Nel marzo e nel giugno del 1927 (tradotti poi nel 1938 dallo stesso Bontempelli) espongono le principali linee del Novecentismo, subito rinominato dagli avversari in modo negativo come movimento di Stracittà.
Nel giro di soli tre anni, "900" ospitò il dadaista Georges Ribemont-Dessaignes e il surrealista Soupault; fece conoscere per la prima volta in Italia paragrafi tradotti dall'Ulisse di James Joyce e da La signora Dalloway di Virginia Woolf; riportò il profilo di George Grosz scritto da Yvan Goll, alcuni inediti di Anton Čechov e Le memorie postume del vecchio Teodoro Kusmic di Lev Tolstoj.
Il dialogo internazionale che Bontempelli tentò di instaurare, il suo miraggio novecentista di aprire all'Europa la provincia culturale italiana e il progetto ad esso connesso di esportarvi una letteratura più giovane e nuova, si svolse in condizioni difficili e sospette, tanto che, dopo il quarto numero, il regime impose a «900» di usare la lingua italiana. Dal 1928 il sottotitolo fu mutato in «Quaderni d'Italia e d'Europa»[2]. La rivista chiuse poi nel giugno del 1929.[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Bontempelli, l'intellettuale innamorato della Versilia, torna a rivivere grazie a Utopia di Milano, su theversilialifestyle.it. URL consultato il 27 ottobre 2021.
- ^ a b c Paola Gioia e Francesco Gandolfi (a cura di), Novecento periodico. Donne e uomini nella stampa periodica del XX secolo, pag. 145.
- ^ Marinella Mascia Galateria (a cura di), Lettere a "900", Alvaro, Bontempelli, Frank, Roma: Bulzoni, 1985
- ^ Massimo Bontempelli, L'avventura novecentista, a cura di Ruggero Jacobbi, Firenze: Vallecchi, 1974
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Biblioteca Nazionale Centrale di Roma: «900. Quaderni d'Italia e d'Europa» (raccolta digitalizzata annate 1928 e 1929)
- Università di Trento-Progetto Circe, Scheda della rivista
- Approfondimento, su scuolaromana.it. URL consultato il 13 novembre 2006 (archiviato dall'url originale il 30 dicembre 2006).