Utente:Simoncia/Sandbox

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PsychoSys™ 3D è un sistema di elaborazione di segnali audio stereo registrati, per la localizzazione e posizionamento virtuale dei medesimi in uno spazio tridimensionale transaurale, ideato ed elaborato nei primi anni '90 da Fabrizio Simoncioni per la IRA Soundlab.

Un suono è posizionato nel piano orizzontale processando il suono stesso con una registrazione della risposta di impulso relativa alla testa umana (Head Related Impulse Response).

A partire dai primi anni '70 e nel ventennio successivo vari professionisti dell'Audio ed ingegnieri acustici elaborarono e sperimentarono su vari dischi e concerti la possibilità di espandere la percezione spaziale di un suono utilizzando solo 2 fonti di emissione (stereofonia). Il poco knowledge tecnologico di quegli anni e gli alti costi di ricerca e sviluppo fecero si che i vari tentavi non portarono a risultati concreti, fino al 1980, quando l'italo argentino Hugo Zuccarelli realizzò e brevettò il primo sistema audio tridimensionale chiamato Holophonics[1]. Zuccarelli applicò il concetto di ologramma al suono perfezionando il gia esistente sistema di ripresa binaurale ideato da Umberto Maggi (olofono). Questo sistema si basava sulla teoria che le relazioni interaurali (differenze di tempo ed intensità di un medesimo suono che arriva ai 2 padiglioni auricolari) non possono da sole determinare la posizione di un segnale audio sul meridiano della testa (davanti-dietro e alto-basso), dato che queste sono nulle. In pratica, un suono che arriva allo stesso tempo e con la stessa intensità alle due orecchie non può essere localizzato nello spazio (mono). Un altro fenomeno rilevato da Zuccarelli fu che suoni percepiti in forma diretta, cioè non registrati, potevano essere localizzati utilizzando anche impiegando un solo orecchio. Su questo si basa la teoria della localizzazione spaziale di Zuccarelli: dato che gli effetti della interferenza delle onde di emissione dell'udito e di quelle dei suoni ascoltati sono asimmetriche, queste stesse interferenze forniranno al cervello umano i dati per la loro esatta localizzazione spaziale anche nel piano monoaurale. Cosi si spiega la incredibile possibilità di localizzare un suono nello spazio nelle registrazioni effettuate con il sistema Holophonics™ anche utilizzando un solo auricolare[2].

Il primo sistema Holophonics™ utilizzato commercialmente, appare accreditato per la prima volta nell'album "The Final Cut" dei Pink Floyd. In seguito utilizzato anche nel cinema e radio broadcasting.[3].

Il problema di questo sistema, a parte i costi elevatissimi, era la quasi totale assenza di percezione spaziale se riprodotto in un sistema transaurale: in pratica, un ascolto effettuato con cuffie auricolari mostrava una incredibile efficienza nella localizzaione dei suoni al di fuori dello spazio stereofonico, mentre la stessa sorgente riprodotta in una coppia di diffusori acustici non risultava chiaramente locallizabile e, sopratutto, si perdeva quasi totalmente la percezione di un suono posizionato "alle spalle".

Partendo da questo limite e basandosi sugli studi pubblicati da Paul M. Hofman, Jos G.A. Van Riswick and A. e John Van Opstal[4] Simoncioni in collaborazione con un ingegniere acustico italiano, Fabrizio Giovannozzi, iniziò a sperimentare una strada alternativa basata sulla Head Related Transfer Function.

La idea era di rilevare e codificare in una griglia di 360° su 3 assi (avanti-dietro, destra-sinistra e alto-basso) la differenza dei segnali percepiti da due microfoni omnidirezionali posti all'interno di 2 calchi di orecchio esterno umano e separati da una sfera di materiale amorfo (dummy head) ad un metro e mezzo di distanza costante. Per definire queste differenze e modifiche percettive, fu utilizzato un sistema relativamente semplice: venne posta la dummy head al centro di una Camera anecoica e registrato su un sistema digitale (il Sonic Solution™) un segnale di 0.5 secondi di rumore bianco con una banda passante da 20 Herz a 16.000 Herz preceduto da un segnale di allignamento della durata di 10 millisecondi alla frequenza di 1 KHz. Muovendo la fonte di emissione di questo segnale audio in step di 15 gradi sugli assi logitudinale e verticale Simoncioni ottenne un grafico della curva di equalizzazione, fase e ritardo del segnale audio rispetto ai due canali sinistro/destro. Basandosi su questo grafico, Simoncioni programmò la automatizzazione di 2 equalizzatori e 2 linee di ritardo digitali ricostruendo cosi la modifica della tipologia sonora della fonte audio originale, ricreando psicoacusticamente la posizione reale. Da qui il nome PsychoSys, derivato dall'acrononimo di sistema audio psicoacustico e dal fatto che lo stesso autore definì in alcune interviste una follia, la quantità di tempo speso per la realizzazione di questo progetto, però per me la possibilità di ampliare lo spazio stereofonico di un mix era diventata una psicosi![5].

La Discografia

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La prima volta che venne utilizzato il sistema PsychoSys™3D commercialmente su un disco fu nel 1992, nell'album "Terremoto" dei Litfiba (una dei momenti in cui si apprezza maggiormente, è nella introduzione della traccia numero 7, "Prima Guardia", dove si nota un marcia militare di tamburi che arriva da dietro le spalle a sinistra, in lontananza, per poi avvicinarsi e attraversare il panorama stereo fino a scomparire dietro alle spalle a destra. La ultima volta certificata nei crediti di un disco in cui fu utilizzato risale al 2001, nell'album "Tunnel Supermarket" degli "Estra" edito da Cgd / Urlo. Dopodichè, l'avvento dei sistemi audio 5.1 e dei software e hardware economici di spazializzazione (alcuni dei quali addirittura forniti gratuitamente "di serie" su software come Pro Tools™ ha reso obsoleto e scomodo l'utilizzo di PsychoSys, decretandone cosi la fine.

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