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Il policlinico Umberto I è un policlinico universitario di Roma che ospita le facoltà di medicina ed odontoiatria e farmacia dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza".

Si tratta del più grande ospedale d'Europa per area occupata e del terzo ospedale italiano per capienza con un totale di 1 200 posti letto.

Policlinico Umberto I[1]

L’ideatore, il propugnatore e il fondamentale elemento catalizzatore del policlinico Umberto I di Roma fu Guido Baccelli, figura di spicco tra il XIX e XX secolo. Poco oltre la metà del XIX secolo Guido Baccelli, clinico medico nell’Università “La sapienza”, ministro della pubblica istruzione, pensa ad una struttura di ricerca e formazione per i futuri medici, in un momento in cui la medicina è attraversata da una rivoluzione positivista: in Italia, matematica , fisica e chimica cominciano a scuotere la medicina clinica e la crisi epistemologica che stava vivendo la nazione diventa irreversibile quando in Europa la medicina sperimentale di Claude Bernard, la batteriologia di Louis Pasteur e Robert Koch insieme alla patologia cellulare di Rudolph Virchow, spostano la centralità della medicina verso un “esperimento della corsia” nella quale i malati stazionano anche per mesi in attesa di un’evoluzione clinica.

In questo scenario, Baccelli, decide di costruire un luogo dove gli avanzamenti scientifici divengano la base della formazione medica e della migliore cura dei malati. A lui si deve la costruzione dell’ospedale come sede della facoltà di medicina dell’Università di Roma, ma anche la fondazione di un nuovo giornale medico intitolato “Il policlinico” , del quale il 15 dicembre 1893 usciva il primo numero con una sezione medica e una chirurgica. La prima pietra dell’ospedale fu posta il 19 gennaio 1888 alla presenza del Re Umberto I, al quale si era già deciso di intitolare il nuove ospedale universitario romano, e la Regina Margherita. In una ricostruzione di quell’evento, pubblicata nel 1894, si racconterà: “Guido Baccelli, a cui spettava l’onore di ricevere gli augusti personaggi, così salutò i Sovrani d’Italia: (...) A Voi dunque spetta o Sire, (…) porre la prima pietra di questo grande istituto, a Voi decorarlo del vostro nome, perché qui verranno i derelitti della fortuna, a sentire gli effetti benefici di quell’amplesso immortale che si daranno nel vostro nome augusto la Scienza e la Carità. (...) Mentre la pietra, spalmata di calce da Re Umberto, calava nella fossa preparata a custodirla (...) dalla circostante immensa folla, composta per la maggior parte di medici e di studenti universitari, si elevavano entusiastiche grida plaudenti alla nobile istituzione e bene auguranti al prospero suo avvenire”.

C’è però un significativo particolare che, assente nei resoconti ufficiali, viene però registrato dal corrispondente del British Medical Journal. Il Re, rispondendo al saluto rivoltogli da Baccelli, pare puntualizzasse che “per quanto gratificante potesse essere quell’occasione, sarebbe stato per lui un giorno più felice quello in cui, completato l’edificio, vi avrebbe potuto visitare i malati. I lavori del Policlinico si sarebbero protratti così a lungo che egli non avrebbe fatto in tempo a vederli conclusi.

L’inaugurazione ufficiale del nuovo Policlinico poté avvenire, infatti, solo nell’aprile del 1906, in occasione del giubileo universitario di Baccelli durante una cerimonia tenutasi in Campidoglio e alla presenza del nuovo Re Vittorio Emanuele III.

Il logo del policlinico è rappresentato dalla Testa di Medusa in quanto all'inizio dei lavori fu rinvenuto, all'interno del comprensorio del futuro Policlinico Umberto I, un sepolcro che conteneva al suo interno un sarcofago decorato con l'immagine della testa della Medusa. Il sarcofago è attualmente custodito presso i Musei Lateranensi.

Dal 1º gennaio 2016 il policlinico ha inglobato l'ospedale odontoiatrico George Eastman, come disposto il 15 dicembre 2015 dalla Regione Lazio.

Come con alcune altri grandi opere, è grazie alle idee, alla tenacia di perseguirle e di realizzarle di alcuni personaggi, che si è riusciti a dotare una città come Roma di una struttura ospedaliera polifunzionale e fornita, oggi come un secolo fa, di strumentazioni, macchinari ed operatori sanitari di eccellenza.

Struttura policlinico

L’ospedale, con tipologia a padiglioni, aveva lo scopo di suddividere i malati in reparti a seconda della malattia, sesso ed età, in modo che tutte le sezioni avessero una buona esposizione. I vari padiglioni erano intersecati da viali alberati dove i malati meno gravi potevano prendere 'aria buona'. Una struttura di questa tipologia veniva definita 'aggiardinata' in quanto la distanza fra gli edifici era molto ampia e riempita da alberi e aiule.

Da questo momento il Policlinico avrebbe potuto ospitare 300 malati disposti in 10 padiglioni, 4 baracche, ed un reparto di isolamento. I padiglioni venivano così strutturati: vi erano le infermerie costruite su un porticato aperto in modo che l’aria vi potesse circolare liberamente; ogni padiglione ne aveva due, una per gli uomini al piano terreno e una al primo piano per le donne. Ogni camerata conteneva 34 letti e vi erano inoltre due camerette, per cui ogni piano ospitava 36 ammalati. Ogni piano era dotato di tutto il necessario; vi era anche un ascensore che portava il vitto, le medicine e gli stessi ammalati dal primo piano al secondo. I padiglioni di chirurgia erano i medesimi di quelli di medicina, la differenza era data dalla presenza di un piano in più destinato alle sale operatorie.

Tra le strutture a disposizione di medici e pazienti, all'interno della cittadella ospedaliera, vi sono poi una banca, una cappella religiosa, una sede del tribunale dei diritti del malato e, infine, la biblioteca "Alessandro Liberati", la quale mette a disposizione materiale utile per l'approfondimento di metodologie e pratiche inerenti i servizi sanitari, per il confronto di idee e l'acquisizione di ulteriori conoscenze in ambito medico.

I DIPARTIMENTI

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Clinica chirurgica

Clinica medica e chirurgica

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Sul finire dell’Ottocento le Cattedre di Clinica Medica e di Clinica Chirurgica della Sapienza sono dirette da due personalità di grande rilievo accademico: Guido Baccelli e Francesco Durante, quest’ultimo già Presidente della neocostituita Società Italiana di Chirurgia. Sotto la loro influenza si realizza la progettazione e la costruzione del nuovo Policlinico Universitario Umberto I dove la Clinica Chirurgica vi si trasferisce nel 1904. La Clinica Chirurgica del Policlinico consta di ampi reparti di degenza, sale operatorie e laboratori di ricerca, nel sotterraneo dell’edificio trova sede un’officina per la costruzione di strumenti chirurgici dove fu realizzata la famosa ‘pinza di Durante’.

La struttura rappresenta quanto di più moderno ed efficiente si possa trovare in quel periodo. In essa Francesco Durante realizza la più importante scuola Chirurgica Italiana del primo Novecento. Nel 1919, Durante lascia la direzione della Clinica al suo allievo Roberto Alessandri, laureato presso l’università di Roma che diviene professore d’Ortopedia e di Patologia Chirurgica dell’istituto universitario, fu anche primario chirurgo dei nuovi padiglioni ospedalieri del Policlinico. Rilevanti sono stati i suoi studi sulla chirurgia urologica. Allievo di Alessandri fu Pietro Valdoni che gli successe alla direzione della Clinica Chirurgica della Sapienza. Valdoni fu un chirurgo di eccezionale abilità e tecnica, nel 1935 con l’aiuto di Alessandri, esegue per la prima volta al mondo un’eccezionale intervento embolectomia dell’arteria polmonare con guarigione del paziente. Nel 1948 Togliatti, Segretario Generale del Partito Comunista Italiano, subisce un’attentato e viene colpito da un proiettile al polmone. Il politico viene prontamente condotto al Policlinico Umberto I dove il Prof. Valdoni esegue una toracotomia con estrazione del proiettile e sutura del polmone. Togliatti guarisce in maniera eccellente e la figura di Valdoni spicca a livello accademico e medico. Dotato di notevole carisma, Valdoni riesce presto a portare nella Scuola romana i più brillanti giovani chirurghi da tutta Italia; avvia uno dei suoi più brillanti allievi, Piero Mazzoni, verso l’anestesiologia e la rianimazione, creando la scuola di specializzazione in questa disciplina e affidando a se stesso la direzione della cattedra. Ai tempi di Valdoni l’istituto di Clinica Chirurgica era rimasto più o meno nelle condizioni nelle quali l’aveva creato Durante, inadeguato per il livello di Chirurgia praticata da Valdoni e per il numero di pazienti che si presentavano al Policlinico. Negli anni 50 del Novecento iniziano i lavori del nuovo edificio nello spazio retrostante il vecchio edificio su via Baglivi. La Clinica entra in funzione alla fine degli anni 60 e divenne ben presto un modello d’eccellenza. Valdoni comprende il ruolo che le moderne tecnologie diagnostiche vanno assumendo in quegli anni e realizza all’interno dell’istituto una moderna radiologia con tre sezioni diagnostiche di cui una angiografica. Nella clinica viene creato un servizio di medicina nucleare, un servizio d’istopatologia e uno di endoscopia; è all’interno dell’ospedale che uno degli allievi di Valdoni, Luciano Provenzale, eseguì la prima colonscopia. Si procede poi a rimodernare il vecchio edificio dotandolo di 3 sale operatorie e di un moderno laboratorio di diagnostica cardiovascolare diretto da Attilio Reale, allievo di Valdoni e successivamente ordinario di cardiologia nell’Università ‘la Sapienza’. In questo nuovo ambiente scientifico romano, si formarono centinaia di chirurghi. Nel 1970 la grande Clinica Chirurgica creata da Valdoni che contava circa 400 posti letto, da vita a diversi istituti autonomi diretti dai suoi allievi.

Clinica delle malattie tropicali e subtropicali

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L’origine della disciplina viene riconosciuta a partire dalla seconda metà del secolo XIX e l’inizio del XX secolo, durante cui si assiste alla  massima espansione coloniale delle potenze europee; un processo cui l’Italia partecipa stabilendo la propria egemonia sull’Eritrea, sulla Somalia centrale e meridionale e, successivamente, sulla Libia .Con questa fase storica coincide una sempre maggiore attenzione per quelle patologie esotiche indicate con i termini di “Malattie Tropicali”, “Malattie Coloniali”, “Malattie dei Paesi Caldi” e fonte di notevole preoccupazione negli occupanti, non tanto verso le  popolazioni autoctone, quanto, invece, per la salute dei militari, dei funzionari civili e degli altri espatriati residenti nei paesi assoggettati e, inoltre, per il timore di importare le forme trasmissibili sul territorio metropolitano; problema assai ampio ed articolato nei suoi complessi aspetti diagnostici, curativi e preventivi in quanto, come sosteneva Aldo Castellani, “la medicina tropicale comprende lo studio di tutte quelle malattie che occorrono comunemente nei climi tropicali: se si intendessero quelle limitate nella loro estensione geografica, non vi sarebbero ragioni di fare  assurgere la medicina tropicale ad una branca specialistica della scienza medica. Tenuto conto dell’effetto potenziante svolto sulla morbosità dal drammatico stato di povertà delle zone depresse, ne deriva che gli argomenti oggetto della “Medicina Tropicale” possano trovare punti di contatto con le basi teoriche e gli sviluppi pratici della “Medicina di Comunità” e della “Medicina Internazionale”; con la Medicina di Comunità in quanto propone sotto l’aspetto metodologico: la globalizzazione dell’intervento, la definizione dei bisogni sanitari effettivi e preminenti, il privilegio delle attività sanitarie di tipo ambientale e collettivo, la promozione della partecipazione attiva degli utenti, l’adozione di sistemi di lavoro di gruppo da parte degli operatori. Tuttavia bisogna attendere il 1931 per vedere istituita, con provvedimento legislativo, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma, una “nuova” Clinica per l’insegnamento delle Malattie Tropicali e Subtropicali e l’omonimo Istituto di ricerca, ricovero e cura.

Come figura emergente si cita Aldo Castellani, il quale fu nominato “stabile” (ordinario di I fascia), della Clinica delle Malattie Tropicali e Subtropicali, a decorrere dal 1 febbraio 1931. Castellani era conosciuto in tutto il mondo per i suoi studi in dermatologia, per le sue ricerche microbiologiche e parassitologiche, per la realizzazione dei vaccini polivalenti. Alla fama scientifica si accompagnava una grande professionalità ed una notevole capacità didattica, poiché era stato docente dal 1903 al 1914 a Ceylon presso il Collegio Medico della capitale Colombo; dal 1919 al 1926 alla London School of Hygieneand Tropical Medicine; dal 1926 al 1931 alla Tulane Medical School di  New Orleans, con titoli equivalenti a quello italiano di “Professore Stabile”. Castellani ricopriva, inoltre, incarichi prestigiosi che non volle abbandonare per dedicarsi esclusivamente all’insegnamento in Italia; accettò, quindi, la nomina presso il policlinico solo dopo un decreto legge che lo assicurava di poter mantenere l’attività anche all’estero, ottenendo la certezza di conte-nere le lezioni all’Università di Roma nel trimestre aprile-giugno. Spinto, pertanto, dall’esigenza di rendere operativa la struttura e consapevole di non assicurare la sua presenza in modo continuativo, Castellani, dai primi mesi del suo incarico, operò al fine di ottenere la nomina del personale occorrente per il funzionamento della Clinica da lui diretta.

Clinica ostetrica e ginecologica

Clinica di ginecologia ed ostetricia

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La scuola di Perfezionamento di Ostetricia e Ginecologia fu istituita nel 1906 ed iniziò a funzionare nell’anno 1907-1908 grazie ad Ernesto Pestalozza. La scuola aveva carattere eminentemente pratico e durava un anno; essa riuscì a formare centinaia di allievi, molti dei quali si inserirono come docenti in altre Università e nelle scuole per Ostetriche, altri invece furono assorbiti nelle strutture sanitarie e di ricerca scientifica che la Società, sempre più articolata. Ernesto Pestalozza, nato a Milano nel 1860, diede all’insegnamento e alla ricerca un indirizzo fisio-patologico, cercando di interpretare i ritmi biologici nella evoluzione della gravidanza. Si dedicò, in particolare, agli studi dell’anatomia dell’utero in gravidanza e durante il parto, contribuendo ai progressi della tecnica chirurgica, soprattutto per le correzioni degli spostamenti di posizione dell’utero e per il prolasso. Pestalozza era contrario alla limitazione delle nascite, alla sterilizzazione coattiva, agli interventi inutilmente demolitori e fu uno degli ispiratori dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, creata nel 1927, alla cui organizzazione diede un contributo basilare.

Sempre in quell’anno la Clinica Ostetrica del  Policlinico Umberto I venne ampliata e la sua ricettività portata a 100 letti. I suoi laboratori furono ristrutturati e dotati di moderne apparecchiature per ricerche sierologiche e chimiche. Inoltre furono istituiti reparti radioterapici all’avanguardia per quei tempi e fu migliorato l’isolamento delle pazienti infette. Alle dipendenze della Clinica furono create due Guardie Ostetriche permanenti, una presso la Clinica Ostetrica del Policlinico Umberto I e l’altra nel centro storico di Roma nel quartiere Trastevere presso la Maternità Savetti rimasta attiva fino agli inizi degli anni ’60 .

In seguito alla morte di Pestalozza, venne chiamato in sua sostituzione Luigi Cattaneo, il quale quando arrivò alla Cattedra di Roma, nel 1945, si rese subito conto che era necessario riempire i vuoti lasciati dalla guerra, riallacciare sul piano culturale i contatti con gli altri Paesi, prepararsi ad affrontare un periodo di prevedibile sviluppo demografico. Nella ricerca scientifica, la preoccupazione di non essere lasciato indietro, portò Cattaneo ad accelerare i tempi e, in alcuni casi, egli si trovò all’avanguardia.

Le sue ricerche, modificando acquisizioni già date per certe, apportarono un reale contributo alla conoscenza della fisiologia fetale e lo collocano tra  gli antesignani della moderna medicina fetale. Egli fu, inoltre, un tenace sostenitore del parto naturale, limitando l’uso del forcipe e denunciando l’abuso del taglio cesareo. Introdusse in Italia il parto pilotato ed istituì corsi di psicoprofilassi, propagandandoli sia tra gli ostetrici che direttamente tra le partorienti.  Richiamò per primo l’attenzione sulla necessità di controlli urologici in ginecologia, illustrando le sindromi urologiche di interesse ginecologico e insistendo sulla distinzione tra sintomi urologici e sintomi ginecologici. Nella lotta contro il cancro dell’apparato genitale femminile fu un caposcuola ed organizzò centri di diagnosi precoce, precorrendo anche in questo i tempi. Egli diede un reale contributo alla ginecologia operativa e nella cura del carcinoma cervicale fu sostenitore di un intervento chirurgico totale, contro il parere di quelli che, almeno per un certo periodo, preferirono il trattamento radiante.

La sala operatoria di Cattaneo era frequentata oltre che dagli assi-stenti e dagli studenti anche da chirurghi provenienti da tutta Italia e dall’estero, così anche le sue lezioni erano sempre affollatissime di studenti e specialisti che, oltre alla chiarezza dell’esposizione, apprezzavano l’originalità delle sue ricerche.

Clinica delle malattie nervose e mentali

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Clinica psichiatrica

L’insegnamento della Psichiatria all’Università “La Sapienza” inizia nel 1871 con il nome di “Corso clinico delle malattie mentali”, una cattedra ben distinta da quella delle Malattie Nervose. I due insegnamenti vennero fusi fra loro solo nel 1920 e rimarranno tali fino al 1950, anno in cui i due insegnamenti vennero nuovamente resi autonomi.

Originariamente l’insegnamento si teneva presso il manicomio Santa Maria della Pietà il cui direttore fu Giuseppe Girolami che diventò il primo docente della scuola psichiatrica romana. Egli tenne la cattedra dal 1871 al 1875, anno in cui dovette rinunciare all’insegnamento a causa di una malattia. Fu da sempre molto vicino alle ideologie di Guislain a cui dedica un trattato intitolato ‘Sulla pazzia. Studi psicologici e patologi’, dove traspare l’atteggiamento critico di Girolami sul sistema psichiatrico del tempo, che cercava di ‘contenere’ il comportamento dei pazienti piuttosto che cercare un trattamento adeguato per la loro salute psico-fisica.

Girolami riteneva che la causa della maggior parte delle malattie mentali potesse essere causata dal trauma di un evento passato perciò fu sempre attento all’aspetto morale tanto che viene annoverato fra i cosiddetti ‘psichiatri spiritualisti’; portò le sue ideologie al corso di Malattie Mentali dell’Università pur valorizzando lo studio anatomo-patologico ed istologico del sistema nervoso.

La cattedra di psichiatria restò vacante sino al 1881, anno in cui si insidiò Alessandro Solivetti, medico del Manicomio che rese possibile la creazione di due sale di Psichiatria per l’osservazione e la cura dei pazienti. Le sale rimasero attive anche dopo la rinuncia di Solivetti alla cattedra, prontamente sostituito dal direttore del manicomio Clodomiro Bonifigli.

Nel 1895 venne incaricato Ezio Sciamanna alla direzione della Clinica Psichiatrica, già direttore di Neuropatologia (prima cattedra di questa disciplina in Italia), fu sua l’idea di trasferire la Clinica in una struttura annessa al manicomio, progetto perseguito dal suo successore Augusto Tamburini.

Come già accennato nel 1920 le Scuole di Malattie Mentali e Nervose si fusero fra loro per diventare un’unica scuola per decreto del Ministero, ma prima di allora le due erano nettamente separate. Derivata dalla fusione delle due discipline, la Clinica delle Malattie Nervose e Mentali si trasferisce definitivamente, anche per la parte neurologica che si trovava nei locali della Patologia Medica, in viale dell’Università 30 dove si trovano a tutt’oggi la Neurologia e la Psichiatria, con la Scuola di Specializzazione in Psichiatria.

L’insegnamento della disciplina delle Malattie Nervose prende avvio con l’incarico di Ezio Sciamanna alla direzione di Neuropatologia e successivamente la cattedra venne affidata a Giovanni Mingazzini, medico romano che dedicò gran parte della sua vita allo studio dell’anatomia del sistema nervoso.

Il suo insegnamento fu caratterizzato da un approccio prevalentemente clinico, le sue lezioni erano molto seguite ed apprezzate per la sua vivacità e la sua facoltà espressiva tanto che Mingazzini rimase a presiedere la cattedra fino al 1920, anno in cui le cattedre di Malattie Mentali e Nervose si unirono, ruolo che tenne fino al 1927.

Mingazzini può essere considerato il padre della psicologia e della neuropsichistria infantile, suo è il merito di aver individuato e descritto la dementia precocissima nei bambini, sindrome che il medico Ugo Cerletti afferma di aver sentito nel California Hospital di San Francisco come il 'De Sanctis’ disease'.

Egli istituì anche il reparto di Neuropsichiatria Infantile, primo in Italia, e ampliò l’organizzazione della struttura. È noto anche per aver fatto conoscere in Italia la sindrome di Down.

Anatomia umana

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Nei primi anni di insegnamento si può convenire che nella storia di una grande istituzione come il policlinico Umberto I di Roma le cosiddette discipline di base, fra cui viene annoverata anche l'anatomia umana, possano non aver un ruolo determinante. E' pur vero che il policlinico è una struttura universitaria, dedicata alla formazione dei futuri medici, nonché ad un'attività di ricerca scientifica di eccellenza. In ciascuno di questi due campi le discipline di base hanno da sempre rappresentato un valido alleato ed un efficiente interlocutore. L'insegnamento dell'anatomia umana, anche se per parecchio tempo impartito nell'ambito di altri corsi, soprattutto in chirurgia, ha fatto parte del curriculum didattico degli studi di medicina a Roma fin dal XIII secolo. Le prime tracce risalgono al 1294 nella scuola Palatina Romana, per passare poi dal 1377 nello studio Romano in Trastevere e dal 1431 nell'archiginnasio Romano. Un vero gabinetto di anatomia umana fu istituito da Pio IX nel 1870 presso la sede della Sapienza a Sant'Eustachio, seguito dal Regio governo italiano che ha insediato nel 1881 l'istituto di anatomia umana e di istologia generale e speciale nel convento di Sant'Antonio in via Agostino Depretis al Viminale. Risale infine al 1930 il trasferimento dell'Istituto di anatomia umana normale nell'edificio di viale Regina Elena 289.

I maestri, la didattica, la ricerca, la ricostruzione delle vicende dell'anatomia romana e delle personalità accademiche che vi hanno operato è già stata oggetto di specifica trattazione negli anni passati. Verranno riportati con brevi cenni biografici soltanto alcuni personaggi che con la loro attività hanno dato particolare illustro all'anatomia prima del 1870 e, dopo questa data, di tutti coloro che si sono avvicendati nella direzione dell'Istituto o vi hanno comunque operato meritevolmente.

Anatomia patologica

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Il Dipartimento di anatomia patologica sviluppatosi nel Policlinico Umberto I ha origine presso l’ospedale Santo Spirito dove nella seconda metà dell’ottocento fu creato un “Gabinetto fisio-patologico”. Questo ebbe sede in un istituto che comprendeva anche i plessi di anatomia, fisiologia e chimica biologica fino al 1928 dopodiché fu trasferito presso il policlinico universitario.

Tra i tanti docenti che insegnarono questa disciplina il primo ufficiale presso l’università di Roma fu Corrado Tommasi Crudeli (1834-1900), seguito poi da Ettore Marchiafava il quale portò l’anatomia patologica alla dignità di disciplina autonoma, oltre ad aver fatto numerose scoperte come il meningococco responsabile della meningite, descrisse per la prima volta lesioni degli organi in varie condizioni patologiche, alcune delle quali portano il suo nome (vedi “Sindrome di Marchiafava-Bignami).

Titolare della cattedra di Anatomia e Istologia patologica divenne poi Gaetano Bompiani, che nel 1949 fu chiamato a dirigere l’istituto dell’università di Roma seguendo i principi dei suoi precedessori ponendo sempre l’attenzione sul tavolo anatomico. Nel frattempo, aprì i laboratori dell’Istituto a nuove metodiche di ricerca, introducendo l’uso delle tecniche istochimiche e ultrastrutturali, offrendo così nuovi mezzi di ricerca e diagnosi.

Tra i docenti attuali invece vanno menzionati Francesco Nardi e Paolo Bianco. Anche essi hanno contribuito a numerose ricerche e varie innovazioni metodologiche, per esempio Francesco Nardi è noto per gli studi sulla suscettibilità genetica del mesotelioma maligno familiare e, ancor più recenti, su nuovi parametri genici per la diagnostica molecolare delle neoplasie tiroidee. Bianco, invece, che si forma presso il National Institute of Dental Research, National Institute of health, conduce la sua attività di ricerca con tecniche di biologia molecolare, istochimica e immunoistochimica, mediante colture in vitro, vertendo soprattutto sulla fisiopatologia ossea e sulla biologia delle cellule staminali.

L’istituto di Fisiologia dell’Università di Roma “La Sapienza” ha sede in uno dei primi edifici costruiti all’interno della città universitaria.

L’insegnamento della fisiologia risale al 1824, anno della riforma universitaria voluta da Leone XII, ed è impartito con lezioni maggiormente teoriche.

I primi docenti di fisiologia svolgono le loro lezioni su basi di ipotesi speculative non avendo possibilità di confutare le teorie con dimostrazioni pratiche. La modalità di insegnamento della fisiologia cambia profondamente a partire dal 1870 con l’istituzione dell’Università reggia che vuole tenere il passo con le altre università italiane e straniere. La serie di direttori dell’Istituto di fisiologia che hanno saputo conciliare l’interesse per la ricerca scientifica con quello della politica giungendo a ricoprire importanti incarichi, inizia con Jacob Moleschott.

Jacob Moleschott nacque in Olanda e si forma culturalmente in Germania. Nel 1861 è chiamato all’Università di Torino dove insegna per diciott’anni, e infine nel 1879 ricopre la cattedra di fisiologia dell’Università la Sapienza. Nonostante l’interesse delle ricerche seguite da Moleschott e la sua notevole capacità di oratore, l’insegnamento della fisiologia non era riuscita ad avere ancora acquisito le caratteristiche di scienza sperimentale.

L'istituto di fisiologia infine dopo aver dato vita al Dipartimento di fisiologia, biofisica nutrizione, ha contribuito con l’Istituto di farmacologia medica all’istituzione del Dipartimento di fisiologia umana e farmacologia “V. Erspamer”.

  1. ^ Policlinico Umberto I, in Teknopedia, 28 settembre 2021. URL consultato il 18 dicembre 2021.

Voci correlate

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  • Messinetti Silvio, Pietro Bartolucci, ''Il Policlinico Umberto I di Roma nella storia dello Stato unitario italiano''.
  • Serarcageli Carla, "Il policlinico Umberto I: un secolo di storia".