Utaki

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Cancello del bosco sacro di Sonohyan-utaki a Naha

Utaki (御嶽) è un vocabolo della lingua di Okinawa che designa un luogo sacro adibito alla venerazione delle divinità e al culto degli antenati. Spesso si tratta di boschi, grotte, montagne o altri siti naturali. Sin dall'antichità ospitano i principali rituali officiati dalle noro, le sacerdotesse della religione ryukyuana, la fede ancestrale delle Isole Ryukyu. Gli utaki sono generalmente ubicati ai margini dei villaggi e delle città, talvolta in corrispondenza dei gusuku, i tipici castelli dell'arcipelago. L'utaki ritenuto il più sacro di Okinawa è il Sefa-utaki.[1]

A differenza dei santuari shintoisti , che sono in genere gestiti da una famiglia sacerdotale e organizzati a livello nazionale dall'Associazione dei santuari shintoisti (Jinja Honchō), gli utaki solitamente non risultano soggetti alla giurisdizione di alcuna autorità religiosa, ma vengono liberamente amministrati da sacerdotesse, sciamane, enti locali e guide turistiche. Torii e altri elementi architettonici tipici dello shintoismo, furono aggiunti agli utaki soltanto durante la prima metà del XX secolo, quando sotto la spinta dello shintoismo di Stato, il governo dell'Impero giapponese mirava a unificare le fedi religiose dei sudditi in favore del culto imperiale.[2]

  1. ^ Luoghi di culto ryukyuani, su greenshinto.com.
  2. ^ Gli utaki e lo shintoismo, su samurai-archives.com.

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