La terza coniugazione verbale della lingua latina presenta come vocale tematica la -e- breve (ě). Questa vocale può trasformarsi in una -i- breve (ĭ), per effetto del fenomeno noto come apofonia latina.
Un verbo che si può prendere a suo esempio può essere lego, -is, lēgi, lectum, -ěre (leggere).
La terza coniugazione, nella formazione del perfetto, è quella che presenta la maggiore varietà di forme, che qui elenchiamo:
Perfetto sigmatico: viene affisso il suffisso SI alla radice verbale (senza che si frapponga una vocale tematica), che spesso crea particolari esiti fonetici: davanti a consonante velare questa e la S si fondono in una X (coquo>coxi), ma la consonante preceduta da L o R cade; davanti a consonante dentale questa cade, e talvolta la S raddoppia (claudo>clausi); davanti a consonante labiale si forma PSI; davanti a consonante nasale si ha sempre SI, ma talvolta la nasale cade.
Perfetto a raddoppiamento: la sillaba iniziale della radice verbale raddoppia (il verbo talvolta subisce altre modifiche fonetiche), per esempio tango>tetigi. Nei composti i verbi perdono il raddoppiamento, ad eccezione dei verbi curro, posco e disco, anche se per curro sono ammessi anche i composti senza raddoppiamento. Addirittura, talvolta, i composti di tali verbi adottano un tipo di perfetto diverso.
Perfetto apofonico: la vocale radicale del verbo muta; può trattarsi di un'apofonia solo quantitativa (la vocale si allunga) o anche qualitativa (cambia anche il suo timbro, ergo tutta la vocale).
Perfetto senza caratterizzazione: non possiedono un vero e proprio tema del perfetto, ma possono essere distinti dal presente solo grazie alle desinenze, ossia usano per il perfetto il tema del presente ma le desinenze del perfetto.