Porte del Sonno
«Sunt geminae Somni portae; quarum altera fertur / cornea, qua veris facilis datur exitus umbris, / altera candenti perfecta nitens elephanto, / sed falsa ad caelum mittunt insomnia Manes»
Le Porte del Sonno sono le due uscite dall'Ade nel VI libro dell'Eneide di Virgilio (893-897); i Mani concedono anche l'invio ai mortali di sogni veri (dalla porta di corno) e falsi (dalla porta d'avorio). L'ombra di Anchise indirizza la Sibilla ed Enea, che stanno uscendo dall'oltretomba, alla porta d'avorio, dei sogni falsi.[1]
Virgilio riprende le Somni portae dalle due vie di uscita dei sogni descritte nel XIX libro dell'Odissea di Omero, secondo le parole di Penelope:
«Due sono le vie / per le ombre dei sogni: una è di corno, / l'altra è d'avorio. Quando i sogni escono / dalla porta d'avorio, sono falsi; / quelli che escono dall'altra porta di corno / sono veri, visti da un essere mortale.»
La porta Cornea è fatta di corno (ovvero di osso oppure di cheratina), e da essa fuoriescono i sogni veri. La porta Eburnea è fatta di avorio, e da essa escono sogni falsi. Virgilio quindi attraverso questo esempio vuole sottolineare la questione delle false apparenze e di non fidarsi mai di esse.
Anchise farà uscire Enea e la Sibilla dalla porta eburnea: essendo ancora vivo, infatti, Enea non può uscire dalla porta di corno, da dove escono le immagini dei defunti per apparire in sogno agli uomini e annunciare loro la verità.
"Ivi Anchise, parlando, accompagna il figlio e insieme la Sibilla, e li fa uscire dalla porta eburnea: quello s'affretta alle navi e torna a vedere i compagni".
(Eneide, VI 897-899)[2]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Da Servio Mario Onorato a Pascoli, lungo è il dibattito su come interpretare la scelta del padre di Enea. Secondo Adriano Bacchielli, Anchise li fa uscire dalla porta dei sogni falsi perché il ricordo in Enea resti "vago e incerto" (data la terribilità dell'esperienza oltremondana vissuta), al di fuori dell'irrevocabile destino della sua gente (Virgilio, Eneide, Paravia, Torino, 1963, p. 248).
- ^ Virgilio, Eneide, Trad. it. L. Canali, Fondazione Lorenzo Valla/Mondadori, Milano 2012.
Voci correlate
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