Panthera spelaea

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Leone delle Caverne
Scheletro di Panthera spelaea, a Vienna
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdineCarnivora
FamigliaFelidae
GenerePanthera
SpecieP. leo
Goldfuss, 1810
SottospeciePanthera leo spelaea
Sinonimi
  • Panthera leo spelaea
    Boule & De Villeneuve, 1927
  • Panthera leo vereshchagini
    Baryshnikov & Boeskorov, 2001

Il leone delle caverne, noto anche come leone della steppa[1] (Panthera spelaea, Goldfuss, 1810), è una specie estinta di Panthera vissuta nel Pleistocene superiore, circa 1,3-0,011 milioni di anni fa, in Eurasia. È comunemente raffigurato nelle pitture rupestri delle tribù di uomini stanziatesi in Europa, segno di un evidente rapporto e scontro con questi grandi felidi.

Ricostruzione museale di un Panthera spelaea

Questa specie è stata una delle più grandi del genere Panthera mai esistite. Lo scheletro di un maschio adulto, ritrovato nel 1985 nei pressi di Siegsdorf (Germania), aveva un'altezza al garrese di circa 1,20 m e una lunghezza testa-corpo di 2,10 m escludendo la coda. La corporatura era assai simile a quella di un leone moderno e le dimensioni sono state poi superate da altri esemplari di questa sottospecie. Questo panterino potrebbe essere stato circa l'8-10% più grande dei leoni moderni e più piccolo delle precedenti specie come il Panthera fossilis ed il relativamente più grande leone americano (Panthera atrox).[2]

L'animale è una figura molto frequente nelle raffigurazioni rupestri del Paleolitico, nelle sculture d'avorio e come statuette d'argilla. Queste raffigurazioni mostrano leoni simili a quelli attuali, con un mantello di colore uniforme e un ciuffo di peli all'estremità della coda; le orecchie sono piccole e arrotondate. La criniera, quando presente, è appena abbozzata con pochi tratti nella parte inferiore del collo: se ne è dedotto che anche i maschi ne fossero praticamente privi, caratteristica che si ritrova saltuariamente anche in alcuni leoni odierni, come nel caso dei mangiatori di uomini dello Tsavo.[2] Questi ed altri reperti archeologici indicano che questi animali avevano un importante ruolo nei rituali religiosi paleolitici.

Classificazione

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Cranio di Panthera spelaea, al Museo di storia naturale di Tolosa

Il leone delle caverne è considerato una specie a sé stante dai moderni leoni,[3] mentre un'altra classificazione, sulla base della forma del cranio, lo vede più strettamente legato alla tigre, il che cambierebbe il suo nome specifico in Panthera tigris spelaea.[4] Tuttavia, una recente ricerca genetica dimostra che tra i panterini moderni, l'animale è più strettamente legato al leone[5][6], formando una singola popolazione con il leone delle caverne di Beringia,[6], che a sua volta è stato considerato come una specie distinta.

Nell'ottobre 2015 è avvenuto il ritrovamento eccezionale di due cuccioli di leone delle caverne perfettamente conservati risalenti ad almeno 10000 anni fa, scoperti in Jacuzia, Siberia, nel permafrost.[7][8] Le ricerche effettuate sui due esemplari, ribattezzati Uyan e Dina, hanno indicato che i cuccioli avevano, probabilmente, appena una settimana di vita al momento della loro morte, in quanto i denti da latte non erano ancora comparsi. La scoperta mostra che, come nei leoni moderni, anche i cuccioli di leone delle caverne venivano allevati nella tana finché non erano abbastanza grandi per unirsi al branco. I ricercatori pensano che i cuccioli siano rimasti intrappolati o uccisi da una frana, e che in assenza d'aria, i resti si siano conservati in perfette condizioni. In futuro verrà inviata una seconda spedizione nello stesso luogo del precedente ritrovamento, nella speranza di trovare i resti di un terzo cucciolo o eventualmente la madre.[9]

Replica di pitture rupestri raffiguranti leoni delle caverne, nella Grotta Chauvet, Francia
Scheletro di un leone delle caverne dalla miniera di Slouper vicino a Brno nella Repubblica Ceca

Il leone delle caverne si è evoluto dal precedente Panthera fossilis, la cui prima comparsa in Europa risale a circa 700000 anni fa. La prova genetica indica che questo lignaggio è stato isolato dai leoni moderni dopo la loro dispersione in Europa.[5] Il P. spelaea vissuto a partire da 370000, durante il Pleistocene, si estinse circa 12400 anni fa,[6] quando la glaciazione Würm si ritirò.

Il DNA mitocondriale dei dati di sequenza dei resti fossili mostra che il leone americano (P. atrox) rappresenta un lignaggio fratello di P. spelaea, e probabilmente si evolse quando le prime popolazioni di P. spelaea vennero isolate in Nord America, circa 0,34 milioni di anni fa.[6]

Il seguente cladogramma mostra la relazione genetica tra P. l. spelaea e altri pantherini secondo Barnett et al., 2016:[10]


Felis sylvestris catus

Neofelis nebulosa

Panthera tigris sumatrae

Panthera tigris tigris

Panthera onca

Panthera uncia

Panthera pardus

Panthera pardus japonensis

Panthera leo

Panthera persica

Panthera spelaea

Paleobiologia

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Un leone delle caverne con una renna, in un dipinto di Heinrich Harder

Questi attivi carnivori predavano i grandi animali erbivori del loro tempo, tra cui cavalli, cervi, renne, bisonti e vecchi o giovani mammut,[11] che uccidevano facilmente grazie al potente morso dei loro denti aguzzi.[12] In alcune pitture rupestri vengono mostrati leoni delle caverne che cacciano in branco, il che suggerisce una strategia di caccia molto simile a quella dei leoni attuali. Le analisi isotopiche delle ossa e campioni di collagene estratto dai fossili, suggeriscono che le renne e i cuccioli di orsi delle caverne fossero una parte importante nella dieta dei leoni delle caverne del nord-ovest.[13][14] Sembra che in seguito alla scomparsa delle iene delle caverne, ci sia stato un cambio nelle preferenze alimentari dei leoni.[14] Sembra infatti che gli ultimi leoni delle caverne avessero come unica preda le renne, che cacciarono fino all'orlo dell'estinzione locale, estirpando entrambe le specie.[14]

Distribuzione e habitat

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Un gruppo di leoni delle caverne e altri componenti della fauna dell'era glaciale, nel nord della Spagna, di Mauricio Antón

I leoni delle caverne erano diffusi in alcune parti dell'Europa e in Asia, dalla Gran Bretagna, alla Germania, l'Italia e la Spagna[11][15][16][17]. In Giappone vi era invece la Panthera youngi.[18]

Nonostante il nome italiano e il corrispondente inglese cave lion, è improbabile che questo animale vivesse nelle caverne. Il nome gli deriva piuttosto dal fatto che i suoi resti sono stati ritrovati nelle grotte.[11] Sebbene l'animale avesse un'ampia tolleranza dell'habitat, probabilmente preferiva i boschi di conifere e i pascoli,[19] in cui poteva cacciare erbivori di medie e grande taglia. Numerose impronte fossili di leone ritrovate insieme a quelle di renne dimostrano che i leoni non solo cacciavano questi animali, ma vivevano anche in climi subpolari. La presenza di scheletri completi e articolati di leoni delle caverne, nelle profondità delle tane degli orsi delle caverne, indica che questi leoni occasionalmente si infiltravano nelle tane degli orsi delle caverne mentre erano in letargo per ucciderne i cuccioli o gli adulti più deboli. Tuttavia l'assenza di scheletri smembrati di orsi delle caverne e scheletri completi di leoni indica che spesso i leoni avevano la peggio, morendo nel tentativo, e gli orsi non si cibavano, completamente, del loro corpo.[20]

Nel 2015, la scoperta dei due cuccioli di leoni delle caverne perfettamente conservati nella Repubblica di Sacha, e la conseguente estrazione del loro DNA, permetterebbe agli scienziati di riportare in vita il leone delle caverne, utilizzando una leonessa come madre surrogata, tramite il processo di de-estinzione.[21]

Nella cultura di massa

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Appare nel film Alpha - Un'amicizia forte come la vita.

  1. ^ C. G. Diedrich, Palaeopopulations of Late Pleistocene Top Predators in Europe: Ice Age Spotted Hyenas and Steppe Lions in Battle and Competition about Prey, in Paleontology Journal, vol. 2014, 2014, pp. 1–34, DOI:10.1155/2014/106203.
  2. ^ a b W. v. Koenigswald: Lebendige Eiszeit. Theiss-Verlag, 2002. ISBN 3-8062-1734-3
  3. ^ Per Christiansen, Phylogeny of the great cats (Felidae: Pantherinae), and the influence of fossil taxa and missing characters, in Cladistics, vol. 24, n. 6, 2008, pp. 977–992, DOI:10.1111/j.1096-0031.2008.00226.x.
  4. ^ Groiss, J. Th. (1996): Der Höhlentiger "Panthera tigris spelaea" (Goldfuss). Neues Jahrbuch für Geologie und Paläontologie, 7 : 399–414.
  5. ^ a b Joachim Burger, Rosendahl, W., Loreille, O., Hemmer, H., Eriksson, T., Götherström, A., Hiller, J., Collins, M. J., Wess, T. e Alt, K. W., Molecular phylogeny of the extinct cave lion Panthera leo spelaea, in Molecular Phylogenetics and Evolution, vol. 30, n. 3, marzo 2004, pp. 841–849, DOI:10.1016/j.ympev.2003.07.020, PMID 15012963. URL consultato il 17 dicembre 2011.
  6. ^ a b c d Ross Barnett, Beth Shapiro, Ian Barnes, Simon Y.W. Yo, Joachim Burger, Nobuyuki Yamaguchi, Thomas F.G. Higham, H.Todd Wheeler, Wilfried et al., Andrei V. Sher, Marina Sotnikova, Tatiana Kuznetsova, Gennady F. Baryshnikov, Larry D. Martin, C. Richard Harington, James A. Burns e Alan Cooper, Phylogeography of lions ("Panthera leo ssp.") reveals three distinct taxa and a late Pleistocene reduction in genetic diversity (PDF), in Molecular Ecology, vol. 18, n. 8, aprile 2009, pp. 1668–1677, DOI:10.1111/j.1365-294X.2009.04134.x, PMID 19302360. URL consultato il 23 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 21 gennaio 2012).
  7. ^ Meet this extinct cave lion, at least 10,000 years old - world exclusive, su siberiantimes.com. URL consultato il 29 ottobre 2015.
  8. ^ Brian Switek, Frozen Cave Lion Cubs from the Ice Age Found in Siberia, su National Geographic News, 28 ottobre 2015. URL consultato il 29 ottobre 2015.
  9. ^ Whiskers still bristling after more than 12,000 years in the Siberian cold, The Siberian Times reporter, 17 November 2015.
  10. ^ Ross Barnett, Marie Lisandra Zepeda Mendoza, André Elias Rodrigues Soares, Simon Y. W. Ho, Grant Zazula, Nobuyuki Yamaguchi, Beth Shapiro, Irina V. Kirillova, Greger Larson e M. Thomas P. Gilbert, Mitogenomics of the Extinct Cave Lion, Panthera spelaea (Goldfuss, 1810), Resolve its Position within the Panthera Cats, in Open Quaternary, vol. 2, 2016, DOI:10.5334/oq.24.
  11. ^ a b c Arduini, P. & Teruzzi, G. 1993. The MacDonald encyclopedia of fossils. Little, Brown and Company, London. 320 pp.
  12. ^ Lessem, D. 1999. Dinosaurs to dodos. An encyclopedia of extinct animals. Scholastic, New York. 122 pp.
  13. ^ A. Curry, Dissecting the Cave Lion Diet, su Science Now, AAAS, 21 novembre 2011. URL consultato il 24 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 26 novembre 2011).
  14. ^ a b c H. Bocherens, Drucker, D. G.; Bonjean, D.; Bridault, A.; Conard, N. J.; Cupillard, C.; Germonpré, M.; Höneisen, M.; Münzel, S. C.; Napieral, H.; Patou-Mathis, M.; Stephan, E.; Uerpmann, H.-P.; Ziegler, R., Isotopic evidence for dietary ecology of cave lion (Panthera spelaea) in North-Western Europe: Prey choice, competition and implications for extinction, in Quaternary International, vol. 245, n. 2, 6 dicembre 2011, pp. 249–261, Bibcode:2011QuInt.245..249B, DOI:10.1016/j.quaint.2011.02.023. URL consultato il 24 novembre 2011.
  15. ^ Finalmente ritrovato il leone del Po..., su The Missing Link. L'Anello Mancante, 22 luglio 2017. URL consultato il 9 marzo 2021.
  16. ^ La leonessa del Po, su The Missing Link. L'Anello Mancante, 2 marzo 2021. URL consultato il 9 marzo 2021.
  17. ^ Nella Pianura padana del Pleistocene il Leone delle caverne, su Dipartimento di Scienze Chimiche della Vita e della Sostenibilità Ambientale dell'Università di PArma, 2 marzo 2021. URL consultato il 9 marzo 2021.
  18. ^ Ohdachi S., Ishibashi Y., Iwasa A.M., Fukui D., Saitohet T. et al., 2015, The Wild Mammals of Japan, Shoukadoh, ISBN 978-4-87974-691-7
  19. ^ Hublin, J.-J. 1984. The Hamlyn encyclopedia of prehistoric animals. Hamlyn, London. 318 pp.
  20. ^ 15TH INTERNATIONAL CAVE BEAR SYMPOSIUM SPIŠSKÁ NOVÁ VES, SLOVAKIA, 17th – 20th of September 2009 Archiviato il 31 marzo 2010 in Internet Archive.
  21. ^ Scientists to clone Ice Age cave lion, su NewsComAu, 5 marzo 2016.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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