Utente:Manuelarosi/Sandbox4

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Catia Franci (Firenze, 14 ottobre 1952Firenze, 19 ottobre 1993) è stata una politica e amministratrice locale italiana.

«Sento spesso il senso di solitudine che nasce dalla coscienza della diversa sensibilità. Ci sono ancora troppe esigenze, proprie della cultura delle donne, che non riescono a diventare politica[1]»

«Le donne sono affamate di tempo, le donne sono “trottole”. Il loro tempo è quello del “mentre”: mentre mi vesto preparo il caffè, alzo i bambini, tiro via il letto; mentre cucino riguardo i compiti dei ragazzi[2]»

Nasce a Firenze, figlia unica di Franco Franci e Rosanna Del Grande. Il padre per alcuni anni lavora alla Fonderia Giovanni Berta poi, rimasto disoccupato, rileva la patente della propria madre che vende fiori al mercato. A quaranta anni si ammala gravemente e affida il chiosco alla moglie Rosanna, che lo gestirà fino ai primi anni novanta[3].

Catia Franci appena ottenuto il diploma magistrale, vince il concorso e inizia a lavorare come maestra elementare a Tavarnelle; in parallelo frequenta la Facoltà di Magistero all'Università di Firenze. Resterà nella scuola solo un paio d'anni, a causa della difficoltà di coniugare l'insegnamento con gli impegni politici che fin da giovanissima aveva assunto. Prima di lasciare la scuola, in via sperimentale e in collaborazione con alcune colleghe, introduce a Tavarnelle novità metodologiche e didattiche, come il tempo pieno e la compresenza [4].

Lasciato l'insegnamento, si dedica completamente all'attività politica e amministrativa della città di Firenze.

Nel 1978, dopo un paio d'anni di convivenza, sposa il compagno di partito Riccardo Bicchi. Non avranno figli[5].

Si ammala nel 1990 e muore nell'ottobre del 1993 a soli quarantuno anni.

La carriera politica

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Si interessa fin da giovane alla politica: a diciassette anni partecipa attivamente al movimento studentesco e si iscrive alla FGCI di Firenze, di cui sarà segretaria nel 1975. Nello stesso anno entra nel PCI e viene eletta al Consiglio comunale di Firenze dove siederà ininterrottamente fino al 1993[6].

Nel 1987, con il sindaco Massimo Bogianckino, viene nominata assessore alla Pubblica istruzione; lo sarà di nuovo dal 1989 al 1990, durante la legislatura con Giorgio Morales sindaco. Durante il mandato assume due deleghe denominate Progetto Giovani e Progetto Donna[7]. Entrambe rappresentano le premesse istituzionali che le consentiranno di tradurre in progetti e scelte di governo le istanze dei movimenti femminili e giovanili del territorio.

Progetto Donna e Progetto Giovani

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Nominata assessore, i suoi progetti più rilevanti si rivolgono quindi alla prima infanzia, ai giovani e alle donne.

Nell'ambito dei servizi per l'infanzia si fa promotrice di politiche innovative: in linea con Bruno Ciari, lavora per superare la concezione assistenziale e per valorizzare la valenza educativa degli asili nido.
Per il "Progetto Giovani" istituisce l'"Informagiovani" e l'"Archivio dei giovani artisti"[8].

Nel 1985 dà vita al Progetto Donna, inizialmente chiamato "Progetto Cassandra", inteso come luogo non solo fisico, ma anche politico, dove le donne possono insieme costruire progetti e relazioni. Coinvolge tutto il movimento delle donne, non solo quelle legate al femminismo storico, ma anche quelle più tradizionali. La delega le consente di operare in duplice veste: quella di donna comunista e quella di donna femminista. Lavora infatti per favorire politiche di pari opportunità, istituisce il "Centro di prevenzione oncologica per le donne" e lo sportello Informadonna. Si impegna, sia a livello culturale, sia istituzionale, in progetti di capillare sensibilizzazione circa la prevenzione della violenza familiare.
Inoltre avvia esperienze significative sui temi dell'educazione permanente, della formazione professionale e della multiculturalità; istituisce il "Centro per la ricerca, la valutazione e la qualità dei processi di apprendimento-insegnamento nella scuola e extrascolastici", e organizza corsi di alfabetizzazione linguistica degli immigrati. Tutti temi abbastanza precoci per quegli anni.

Nel 1988 costituisce un gruppo stabile presso Palazzo Vecchio, chiamato Comitato per l'inviolabilità del corpo femminile; ne fanno parte lei stessa e i rappresentanti della Magistratura, dei servizi sanitari, delle forze dell'ordine, della Prefettura e del Provveditorato agli studi[9].

Nel 1990 i lavori del comitato sfociano in due eventi:

  • un Corso di aggiornamento sull'educazione sessuale nelle scuole[10] articolato in una serie di incontri rivolti a insegnanti delle scuole medie superiori fiorentine
  • un convegno dal titolo: Per l'inviolabilità del corpo femminile: progetti e strutture della non violenza. Firenze, 16-17 marzo 1990. Progetto Donna[11].

Al convegno partecipano molte donne provenienti da tutta Italia, arrivate a Firenze per condividere le loro diverse esperienze. Nasce un primo coordinamento nazionale dei centri antiviolenza d'Italia, composto all'epoca da quelle poche realtà che cominciavano ad occuparsi di violenza domestica con l'obiettivo di assicurare alle donne vittime un intervento specialistico immediato.

È l'occasione da cui partirà la realizzazione a livello nazionale di politiche e di strutture di accoglienza per donne maltrattate[12].

Associazione Artemisia

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Lo stesso argomento in dettaglio: Associazione Artemisia.

Solo un anno più tardi a Firenze, Catia Franci, insieme ad un gruppo di sostenitrici della lotta alla violenza contro le donne, costituirà l'Associazione Artemisia, di cui sarà prima presidente.

Nel 1990 in collaborazione con Annarita Buttafuoco, presidente della Società italiana delle storiche, crea il Premio Franca Pieroni Bortolotti, un significativo riconoscimento pubblico del valore di una studiosa, importante punto di riferimento in Italia della storia politica delle donne.
Il premio ogni anno è destinato a due tesi di laurea magistrale o di dottorato, in lingua italiana, inglese o francese, che trattano di storia delle donne e storia di genere, dall’Antichità all’Età Contemporanea[13].

  • Membro della direzione nazionale della FGCI
  • Segretaria della FGCI fiorentina
  • Responsabile culturale della Federazione fiorentina del PCI
  • Segretaria del comprensorio dell’area fiorentina
  • Consigliera in Palazzo Vecchio dal 1975 al 1993
  • Assessore alla Pubblica Istruzione dal 1985 al 1990
  • Membro del Consiglio nazionale del PDS

Archivio personale

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L'archivio personale di Catia Franci, fonte particolarmente utile per una ricostruzione del movimento delle donne negli anni ottanta, è stato donato dal marito all'Istituto Gramsci Toscano. Il fondo comprende lettere, appunti manoscritti, testi dattiloscritti, bozze di stampa, verbali, delibere, circolari, materiale a stampa come opuscoli, cataloghi, periodici, libri ed altro[14].

Intitolazioni

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Sono stati intitolati al suo nome:

  • Asilo in viale Benedetto Croce di Firenze.
  • Scuola dell'infanzia in via Tizzano 303 a Bagno a Ripoli.
  1. ^ Grazia Colombo (a cura di), Donne nella politica, su books.google.it, Milano, Franco Angeli, 1994, p. 113. URL consultato il 19 marzo 2016.
  2. ^ Con passione e con ragione, p. 116
  3. ^ Con passione e con ragione, p. 10
  4. ^ Con passione e con ragione, p. 12
  5. ^ Con passione e con ragione, p. 78
  6. ^ Con passione e con ragione, p. 139
  7. ^ Con passione e con ragione, p. 111
  8. ^ Prtale Giovani. Archivio dei Giovani Artisti, su portalegiovani.comune.fi.it. URL consultato il 31 marzo 2016.
  9. ^ Con passione e con ragione, p. 54
  10. ^ Associazione "Donne insegnanti" di Firenze (a cura di), Inviolabilità del corpo femminile. Atti del Corso di aggiornamento: Firenze 2 marzo-11 maggio 1990, Comitato per l'inviolabilità del corpo femminile, Firenze, Tipografia Risma, 1990.
  11. ^ Catalogo dei convegni (PDF), su consiglio.regione.toscana.it, p. 10.
  12. ^ Gli atti del convegno contrariamente al desiderio di Catia Franci non vennero pubblicati, ma una copia dattiloscritta delle relazioni e degli interventi sono conservati in due volumi nell'Archivio Catia Franci
  13. ^ Adriana Dadà (a cura di), Percorsi di ricerca, di storia, di vita. Dieci anni del premio Franca Pieroni Bortolotti, Comune di Firenze e Società Italiana delle Storiche, Firenze, Morgana Edizioni, 2000.
  14. ^ Istituto Gramsci Toscano, pagina ufficiale. Fondo Catia Franci, su gramscitoscano.altervista.org. URL consultato il 31 marzo 2016.
  • Sandra Landi, Francesca Arena, Anna Scattigno, Dario Ragazzini e Alessandro Adreani, Con passione e con ragione. Catia Franci donna e amministratrice, Firenze, Polistampa, 2004, ISBN 8883047338.

Collegamenti esterni

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