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Bristol stool scale

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Bristol stool scale

La Bristol stool scale o Bristol stool chart o Scala delle feci di Bristol è uno strumento medico diagnostico, usato sia in ambito clinico[1] sia sperimentale,[2][3] creato allo scopo di classificare in categorie la forma e consistenza delle feci umane; la scala prevede sette categorie distinte. Nel Regno Unito viene talvolta chiamata anche Meyers scale.[4][5]

Sviluppata e proposta per la prima volta in Inghilterra da Heaton e Lewis dell'University Department of Medicine, Bristol Royal Infirmary, fu suggerita dagli autori come strumento di valutazione clinica nel 1997 sulla rivista Scandinavian Journal of Gastroenterology,[6] dopo che un precedente studio prospettico, condotto nel 1992 su un campione di popolazione (838 uomini e 1059 donne), aveva evidenziato un'inaspettata prevalenza di disturbi della defecazione legati alla forma e al tipo delle feci.[7]

La forma e la consistenza delle feci dipendono con buona correlazione statistica dal tempo di permanenza delle stesse nel colon.[6][7]

Interpretazione della scala

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La scala — sensibile ai cambiamenti dei tempi di transito intestinale provocati da farmaci, come l'antidiarroico loperamide o la senna (che ha effetti lassativi) —[6][8] classifica come segue i sette tipi di feci[9][10]

  • Tipo 1: Grumi duri e separati tra loro, con forma di noci o nocciole (difficili da espellere).
  • Tipo 2: Grumi uniti tra loro, con l'aspetto di una salsiccia.
  • Tipo 3: A forma di salame, con eventuali crepe in superficie.
  • Tipo 4: A forma di salsiccia o serpente, liscia e morbida; espulse con facilità, lasciano la sensazione di completo svuotamento intestinale.
  • Tipo 5: Frammenti morbidi e separati, con margini ben definiti (facile da evacuare).
  • Tipo 6: Pezzi flocculari o informi, con bordi irregolari; feci pastose e frastagliate.
  • Tipo 7: Acquosa e liquida, senza parti solide.

I primi due tipi indicano un grado più o meno grave di stitichezza, dovuta all'eccessiva permanenza nell'intestino ed alla difficoltà nell'espulsione.[9][10] Il tipo 3 si avvicina ad una condizione ideale, evidenziando però la necessità - per l'organismo - di una maggiore assunzione di fibre o idratazione[9][10]; il tipo 4 indica le feci ideali, espulse facilmente e seguite dalla sensazione di svuotamento dell'intestino.[9][10] Anche il quinto tipo è considerato accettabile[11], purché evacuato con facilità a causa di una scarsità di fibre[9][10]; il sesto è invece compatibile con un quadro tendente alla diarrea, pienamente riscontrabile nel settimo.[9][10]

Nello studio iniziale è interessante notare come, nella popolazione esaminata con questa scala, le feci di tipo 1 e 2 fossero prevalenti nella popolazione femminile, mentre le feci di tipo 5 e 6 erano prevalenti nei maschi; inoltre, l'80% dei soggetti che riferivano tenesmo rettale (urgenza a defecare) avevano feci di tipo 7. Questi e altri dati hanno permesso di validare la scala così come proposta.[8]

La stessa scala è validata anche in una versione in lingua spagnola,[12][13] e inoltre è stata di recente studiata e validata una versione adattata alla pediatria.[14][15] Più recentemente, nel settembre 2011, una versione modificata della scala è stata validata usando un criterio di autovalutazione a partire dai 6-8 anni di età.[16]

Diagnosi di IBS

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Lo stesso argomento in dettaglio: Sindrome dell'intestino irritabile e Criteri di Roma.

I pazienti con IBS o sindrome del colon irritabile tipicamente riferiscono di soffrire insieme di crampi addominali e stipsi. In alcuni pazienti la stipsi cronica è intervallata da brevi episodi di diarrea; mentre una minoranza di pazienti con IBS ha solamente diarrea. La presentazione dei sintomi di solito è di mesi o anni e comunemente i pazienti consultano diversi medici, senza grandi successi e facendo diverse indagini specialistiche. È nota una stretta correlazione dei sintomi riferiti con lo stress; infatti le scariche diarroiche sono associate con fenomeni emotivi. Nell'IBS il sangue è presente solamente se la patologia è associata a emorroidi.[17]

Ricerche condotte sulla sindrome dell'intestino irritabile negli anni 2000,[18][19] sull'incontinenza fecale[13][20][21][22] e sulle complicanze gastroenteriche dell'HIV[23] si sono servite della Scala di Bristol come strumento diagnostico di facile utilizzo; anche in ricerche che si sono protratte per 77 mesi.[24]

Storicamente questa scala di valutazione delle feci è stata raccomandata dal gruppo di consenso (consensus group) del Kaiser Permanente Medical Care Program (San Diego, California) per la raccolta dei dati sulla malattia intestinale funzionale (FBD).[17]

Più recentemente, secondo l'ultima revisione dei criteri di Roma III, si riconoscono quattro manifestazioni cliniche di IBS:[25][26][27][28][29]

Sottotipi di presentazione prevalente delle feci nella IBS secondo i criteri di Roma III[30]
1. IBS con costipazione (IBS-C) - feci dure o grumose * ≥ 25% e sciolte (molli) o feci acquose † < 25% movimenti intestinali. ‡
2. IBS con diarrea (IBS-D) - sciolte (molli) o feci acquose † ≥ 25% e feci dure o grumose * < 25% movimenti intestinali. ‡
3. IBS tipo misto (IBS - M) - feci dure o grumose * ≥ 25% e sciolte (molli) o feci acquose † ≥ 25% movimenti intestinali. ‡
4. IBS non tipizzate (IBS - U) - insufficiente anormalità delle feci per essere IBS-C, D o M.‡
  • Bristol Stool Scale tipo 1-2 (grumi duri separati come nocciole (defecazione difficile) oppure a forma di salsiccia);

† Bristol Stool Scale tipo 6-7 (pezzi soffici con bordi frastagliati, molli o acquose, senza pezzi solidi o interamente liquide);
‡ In assenza di utilizzo di antidiarroico o lassativo.

Questi quattro sottotipi individuati si correlano con la consistenza delle feci, che può essere determinata dalla Bristol Stool Scale.[17]

Rappresentazione grafica delle quattro presentazioni note della IBS, e il ruolo percentuale della consistenza delle feci di tipo 1 e 2 (stipsi, sull'ordinata) e di tipo 6 e 7 (diarrea, sull'ascissa) secondo la scala di Bristol[31]

Nel 2007, presso la Mayo Clinic College of Medicine di Rochester (Stati Uniti d'America), è stata condotta un'originale ricerca epidemiologica, su una popolazione di 4.196 persone residenti in una località selezionata, la Contea di Olmsted (Minnesota), a cui è stato richiesto di compilare un questionario basato sulla Bristol Stool Scale.[32]

Distribuzione dei fattori di rischio secondo tre gruppi classificati
in base al transito colico e sottogruppi classificati in base al tipo di feci
Mod. sec.[32]

Normale
transito colico
(BSS 3-4)
(n=1662)
Lento
transito colico
(BSS 1-2)
(n=411)
Veloce
transito colico
(BSS 5-7)
(n=197)
Età (media ± s.d.; anni)
62 ± 12
63 ± 13
61 ± 12
Maschio (%)
50
38
43
BMI (media ± s.d.)
29,6 ± 7,5
28,2 ± 6,8
32,5 ± 9,9
SSC score (media ± s.d.) (Somatic Symptom Checklist)
1,6 ± 0,50
1,7 ± 0,53
1,8 ± 0,57
Fumo (%)
8
7
12
Alcool (%)
45
48
41
Colecistectomia (%)
11
12
19
Appendicectomia (%)
28
31
35
Pillola anticoncezionale (% donne)
3
5
3
Sposati (%)
80
77
76
Livello scolastico
Scuola dell'obbligo (%)
5
5
7
Scuola superiore/alcuni anni (%)
53
52
58
Diploma o Università (%)
41
42
36
Storia familiare
Tumore gastrico (%)
16
14
15
Tumore dell'intestino (%)
12
11
15

I risultati della ricerca (vedi tabella) indicano che circa 1 persona su 5 presenta un transito rallentato (feci di tipo 1 e 2), mentre 1 su 12 presenta un transito accelerato (feci di tipo 5 e 6). Inoltre, la natura delle feci è influenzata dall'età, dal sesso, dall'indice di massa corporea, dal fatto di aver subito un intervento di colecistectomia e da eventuali componenti psicosomatiche (somatizzazione); al contrario, non sono emerse influenze derivanti da fattori come il fumo, l'alcool, lo stato civile, il livello di istruzione, una storia di appendicectomia o di familiarità a malattie gastrointestinali, né l'uso di contraccettivi orali.

Valutazione terapeutica

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Diverse ricerche correlano la Scala di Bristol in risposta a farmaci o terapie, infatti, in uno studio è stata utilizzata anche per titolare più finemente la dose di un farmaco (colestiramina) in soggetti con diarrea e incontinenza fecale.[33]

In uno studio controllato e randomizzato[34] si è usata la scala per studiare la risposta a due lassativi: Macrogol (glicole polietilenico) e psyllium (Plantago psyllium e altre specie dello stesso genere) su 126 pazienti maschi e femmine per un periodo di 2 settimane di trattamento; riuscendo a dimostrare la più rapida risposta e la maggiore efficacia del primo sul secondo. Nello studio venivano misurati come outcome primari: il numero defecazioni settimanali, la consistenza delle feci secondo i tipi della Bristol Stool Scale, il tempo di defecazione, l'efficacia complessiva, la difficoltà nel defecare e la consistenza delle feci.[34]

A partire dal 2010 diversi studi clinici hanno utilizzato la Scala come strumento diagnostico validato per il riconoscimento e valutazione della risposta a vari trattamenti, farmacologici e no, diversi tra loro, come: i probiotici,[35][36] la moxicombustione,[37] lassativi negli anziani,[38] la preparazione polifitoterapica ayurvedica depositata TLPL/AY,[39] il psyllium,[40] la mesalazina,[41] il metilnaltrexone,[42] l'ossicodone/naloxone.[43] Oppure per valutare la risposta all'attività fisica negli atleti.[44]

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