Utente:BadFalc/Sandbox
Bandiera ladina | |
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Proporzioni | 1:2 |
Simbolo FIAV | |
Colori | RGB (R:0 G:69 B:121) (R:255 G:255 B:255) (R:42 G:87 B:43) |
Uso | Bandiera civile |
Tipologia | linguistico |
Adozione | 15 maggio 2024 |
Ente | Regione Trentino-Alto Adige |
Fotografia | |
La bandiera della Ladinia (del tipo Bannerflagge) al rifugio Rasciesa in Val Gardena. | |
Nota alle modifiche su Andreas Hofer: Di partenza cercherò di mantenere le note e parte del testo originale per non innescare futili polemiche.
Andreas Hofer nel pensiero contemporaneo
[modifica | modifica wikitesto]Con la Restaurazione le vicende dell'insorgenza caddero nell'oblio. La rivolta fu dimenticata nello stesso Tirolo[1]: la situazione economica permaneva negativa ed era diffusa fra i tirolesi l’opinione che la guerra fallita, con tutte le sue devastazioni, fosse la causa principale della crisi.[1] Inoltre molte delle misure legislative contro cui i rivoltosi avevano combattuto erano state conservate dall'impero d'Austria, cosicché anche sul piano politico l'insurrezione appariva un sostanziale fallimento.[1] Il governo austriaco non commemorò le vicende; fra gli altri Metternich considerava Hofer soltanto un pericoloso ribelle.[1] Il governo d'altronde non aveva interesse a celebrare uomini che prima erano stati istigati e quindi abbandonati dall'imperatore.[1] A Vienna era ben noto il malcontento esistente in Tirolo per la conferma della legislazione napoleonica, cosicché le autorità imperiali non potevano certo favorire la conservazione del ricordo di chi si era sollevato in armi contro di essa.[1][2] Inoltre gli Asburgo non si fidavano dei tirolesi.[1][3][4]
Furono i poeti romantici a dare notorietà alle vicende dell'insorgenza,[5] fra questi il fondatore del romanticismo inglese, William Wordsworth, che compose quattro sonetti dedicati a Hofer. Anche Coleridge, Lord Byron, e i coniugi Shelley se ne interessarono. Lo scrittore tedesco Theodor Körner aveva dedicato ad Hofer alcuni versi prima di morire. I poeti romantici crearono lo stereotipo dei semplici montanari "combattenti per la propria libertà".[6]
Creazione e strumentalizzazione del mito
[modifica | modifica wikitesto]Strumentalizzazione asburgica
[modifica | modifica wikitesto]Strumentalizzazione anti-fascista
[modifica | modifica wikitesto]Strumentalizzazione nazista
[modifica | modifica wikitesto]Strumentalizzazione pangermanista
[modifica | modifica wikitesto]Strumentalizzazione autonomista
[modifica | modifica wikitesto]Strumentalizzazione reazionaria
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1823 cinque Kaiserjäger, reduci dalla repressione dei moti del 1820 a Napoli, trafugarono la salma di Hofer da Mantova.[1] Le autorità colsero l'occasione per sfruttare l'immagine di Hofer. Il corpo fu inumato nella chiesa di corte di Innsbruck con una solenne cerimonia. Iniziava così l'invenzione del mito dell'insorgenza in funzione nazionalistica:[1][7][2][3][4][8][9][10][11] Hofer venne presentato come un patriota, fedele all'imperatore e difensore della religione, il tutto sintetizzato dal motto “Dio, Imperatore e Patria” (“Gott, Kaiser und Vaterland”).[12][13] La retorica ufficiale comportò la rimozione dei reali obiettivi della rivolta (la crisi economica, l'opposizione alla vaccinazione, l'integralismo religioso, ecc.), anche perché molte delle riforme che avevano suscitato malcontento erano state confermate dallo stesso impero d'Austria, che aveva conservato buona parte della legislazione napoleonica,[1] confermato l'obbligo vaccinale ed introdotto il servizio di leva. Scomparve inoltre dalla retorica ufficiale l'atteggiamento ambiguo tenuto da Francesco I verso gli insorti, istigati alla rivolta quando ormai era inutile e poi abbandonati a sé stessi.[1]
Nel frattempo si era creato un interesse turistico sulla vicenda, alimentato dalle guide di viaggio.[6] Nel 1830, grazie ai poeti romantici, Hofer era diventato nel resto d'Europa un'icona tipica tirolese, descritto come un montanaro semplice e popolare, un impavido capopopolo, un guerriero che aveva lottato contro gli invasori della sua terra.[6] Cominciava inoltre ad essere un simbolo del pangermanismo. Nel 1831 fu scritto il canto di Andreas Hofer, inno pangermanista, che ebbe un notevole successo,[6][1] cristallizzando gli stereotipi.
Durante le guerre di indipendenza italiane (1848-1866) Hofer fu utilizzato in funzione antiliberale ed anti italiana,[1][2] per divenire compiutamente, dopo il 1809, un'icona del pangermanismo.[1][3][4]
Altri poeti alimentarono l'immagine popolare di Hofer. Guide di viaggio, opere teatrali e musicali a fine ottocento promossero un turismo di contenuto storico. Nel primo Novecento in tutto il Tirolo si innalzarono monumenti e si dedicarono a lui strade e piazze. Si consolidò così la visione popolare ed eroica di questo personaggio e l'idea che il popolo tirolese avesse un istinto di libertà che lo porterebbe a insorgere e battersi contro il dominio degli stranieri. Questa immagine fu risaltata nel 1909 con il primo giubileo hoferiano.[6]
Dopo la prima guerra mondiale Hofer divenne un simbolo antifascista, per poi divenire un'icona del nazismo (il suo antisemitismo lo rese particolarmente adatto questo scopo); a partire dal secondo dopoguerra ne cominciò lo sfruttamento politico da parte delle associazioni Schützen dell'Alto Adige in funzione anti italiana.[1][2][3][4]
A fianco delle celebrazioni ufficiali, volte a rappresentare Hofer come Freiheitskämpfer (combattente per la libertà), non mancarono voci critiche, che evidenziavano non avevano assolutamente nulla a che fare con la libertà, in quanto mirati a restaurare l'ordine religioso e sociale dell'antico regime. Fra le voci critiche Friedrich Engels si espresse duramente:
«Il nome di Hofer merita di essere applaudito da democratici? Hofer era un contadino stupido, ignorante, bigotto, fanatico, il cui entusiasmo era quello della Vandea, quello di “Chiesa e imperatore”.[14]»
A Merano fu innalzato nel 1914, su progetto dello scultore Emanuel Pendl, un monumento a Andreas Hofer (Andreas-Hofer-Denkmal), nei pressi della Stazione di Merano, inaugurata però solamente il 3 aprile 1920, ovvero quando Merano faceva già parte del Regno d'Italia, con l'iscrizione Für Gott, Kaiser und Vaterland (per dio, imperatore e madrepatria)[15].
Revisione storica
[modifica | modifica wikitesto]In tempi più recenti la visione retorica del mito è stata effettuata in termini più equilibrati. Nel 1984 Alexander Langer denunciava la falsità delle celebrazioni ufficiali, senza però indulgere in acritiche demonizzazioni ed evidenziando gli aspetti positivi dell'insorgenza.[16][17] Una più rigorosa revisione storica del mito è stata quindi effettuata da storici professionisti, soprattutto in occasione del bicentenario del 2009, quando si è cercato di dare una descrizione oggettiva degli avvenimenti restituendogli la vera dimensione storica. Il tutto in contrasto con la retorica delle celebrazioni ufficiali, ma senza scendere nella denigrazione controcelebrativa.[12][13]
Si è evidenziato che gli insorti non hanno combattuto né per la "libertà", né per la "patria", ma solo per difendere il loro modo di vita tradizionale, stravolto dalle ingerenze dello nuovo corso illuminista, che imponeva il controllo statale anche su società precedentemente isolate e lasciate libere di autogestirsi.[12][13] Il tentativo di ritornare sotto il dominio degli Asburgo, rinunciando così ai diritti garantiti dalla rivoluzione francese era dettato dall'illusione di sfuggire al peggioramento delle condizioni di vita che si erano avute sotto la Baviera, e che erano in realtà causate dalle continue guerre napoleoniche. In questo contesto il "prima" fu rappresentato come una specie di "età dell'oro".[12][13]
Clima
[modifica | modifica wikitesto]Società
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[modifica | modifica wikitesto]Cultura
[modifica | modifica wikitesto]Arte
[modifica | modifica wikitesto]Architettura
[modifica | modifica wikitesto]l'antica suddivisione dei paesi in viles (piccoli abitati autosufficienti composti di più case) e masi isolati (questi ultimi non fissati giuridicamente come nell'area germanofona);
Letteratura
[modifica | modifica wikitesto]Musica
[modifica | modifica wikitesto]Giorgio MoroderUn discreto successo, soprattutto in Germania, è stato inoltre riscosso dal trio musicale pop Ganes, le cui canzoni sono cantate prevalentemente in ladino badioto.
Cinema
[modifica | modifica wikitesto]Musei
[modifica | modifica wikitesto]Tradizioni e folclore
[modifica | modifica wikitesto]le antiche tradizioni della coscrizione e del carnevale che ancora oggi sono molto sentite tra la popolazione; gli Usi civici/Regole/Frazioni, eredità medievali dell'organizzazione politica;
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o Marco Vigna, La diversa realtà di Andreas Hofer, su Nuovo Monitore Napoletano. URL consultato l'8 ottobre 2017.
- ^ a b c d (EN) Andreas Hofer - Echo Online, su www.echoonline.at. URL consultato il 7 aprile 2018.
- ^ a b c d Martire, nazista, antieroe Le mille vite di Hofer nel corso della storia, in Alto Adige. URL consultato il 24 marzo 2018.
- ^ a b c d (DE) Pepi Feichtinger e Luis Benedikter, Hofers fünf Hüte: eine gesprochene Anthologie, eine Dokumentation, Ed. Raetia, 2010, ISBN 9788872833681. URL consultato il 24 marzo 2018.
- ^ Rossano Pancaldi, Hofer, Mazzini e il Tirolo (PDF) [collegamento interrotto], su amibrescia.it, Il pensiero mazziniano, Anno LXV, n.1, gennaio-aprile 2010, p. 23-43. URL consultato l'11 marzo 2018.
- ^ a b c d e Sévillia, p.204-206.
- ^ Il passato incontra il futuro, su www.questotrentino.it. URL consultato l'8 ottobre 2017.
- ^ Hoberhofer.
- ^ Andreas Hofer, in Trentino Cultura. URL consultato il 22 aprile 2018.
- ^ (DE) Warum der bigotte glücklose Rebell Andreas Hofer in Tirol nach wie vor gefeiert wird, in profil.at, 5 settembre 2009. URL consultato il 7 aprile 2018.
- ^ Il passato incontra il futuro, su www.questotrentino.it. URL consultato il 24 marzo 2018.
- ^ a b c d «Ecco che cosa penso del mito di Andreas Hofer», in Alto Adige. URL consultato il 14 aprile 2018.
- ^ a b c d Schennach.
- ^ Marco Respinti, La Contro-Rivoluzione in Tirolo (1796-1814), su alleanzacattolica.org. URL consultato il 10 aprile 2018.
- ^ Hannes Obermair, Il 1920 e Franz Kafka: l’inizio di una nuova era per Merano, in Patrick Rina, Veronika Rieder (a cura di), Kafka a Merano. Cultura e politica intorno al 1920, Bolzano, Edition Raetia, 2020, pp. 67-101 (74-75), ISBN 978-3-85256-618-4.
- ^ Fondazione | Alexander Langer | Stiftung, su www.alexanderlanger.org. URL consultato l'11 aprile 2018.
- ^ Chi è Andreas Hofer e perché si parla tanto di lui, su www.questotrentino.it. URL consultato l'11 aprile 2018.