Indice
Stazione di Dobbiaco Lago
Dobbiaco Lago stazione ferroviaria | |
---|---|
Toblach See | |
Le scale superstiti della ex stazione | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Località | Dobbiaco |
Coordinate | 46°42′06.75″N 12°13′19.19″E |
Linee | ferrovia delle Dolomiti |
Storia | |
Stato attuale | Dismessa |
Attivazione | 1921 |
Soppressione | 1962 |
Caratteristiche | |
Tipo | stazione in superficie, passante |
Binari | 2 |
Dintorni | lago di Dobbiaco |
La stazione di Dobbiaco Lago (in tedesco Bahnhof Toblach See) sorgeva lungo la ferrovia delle Dolomiti[1] a servizio delle infrastrutture turistiche poste lungo il lago di Dobbiaco; inaugurata nel 1921 contestualmente alla stessa, venne chiusa il 23 marzo 1962. Era all'altitudine: m 1272[2].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1915 lo scoppio della Grande Guerra portò i soldati austriaci a realizzare una ferrovia "da campo" (in tedesco, Feldbahn) a scartamento ridotto per il trasporto di munizioni e provviste fra Dobbiaco e Landro con caratteristiche di ferrovia da campo. Finita la guerra, la linea rimase in completo abbandono fino alla primavera del 1919 quando il genio militare italiano intervenne a completare l'intera ferrovia fino a Calalzo, completata nel 1920 previo cambio di scartamento da 750 a 950 mm nelle tratte costruite dagli austriaci[3], utilizzando fra l'altro materiali posti in opera sulla tranvia Udine-San Daniele, prima che fosse decisa la riapertura di quest'ultima[4].
La linea venne attivata il 15 giugno del 1921 sotto la direzione militare la linea fino al 1º gennaio 1923 quando l'esercizio fu affidato al Regio Circolo Ferroviario di Bolzano.
Nell'estate del 1924 il Ministero dei Lavori Pubblici affidò la concessione per l'esercizio, della linea della durata di 35 anni, alla Società Ferrovie delle Dolomiti (SFD), consociata alla Società Veneta[5].
Il 1 luglio 1929 fu inaugurata la trazione elettrica, che diede forte impulso al traffico ferroviario fino a tutta la seconda guerra mondiale. Nel secondo dopoguerra il clima appariva tuttavia non favorevole al trasporto ferroviario, anche a causa della nascente motorizzazione privata: anche a seguito di un incidente avvenuto ad Acquabona, dal 3 dicembre 1961 si decise di collegare Dobbiaco con Cortina con un servizio di autobus; il servizio ferroviario fu parzialmente ripreso il 30 dello stesso mese, per cessare definitivamente su tale tratta il 23 marzo 1962, portando dunque alla definitiva dismissione della stazione di Dobbiaco Lago.
Il tracciato della ferrovia fra Dobbiaco e Cortina venne in seguito riutilizzato come percorso di sci da fondo in inverno e pista ciclabile in estate.
Strutture e impianti
[modifica | modifica wikitesto]La stazione, il cui fabbricato viaggiatori era accessibile tramite una scala in pietra ancora esistente, disponeva di un semplice raddoppio di binari per l'effettuazione di precedenze e incroci. Successivamente il fabbricato viaggiatori venne demolito.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Atlante ferroviario d'Italia e Slovenia. Eisenbahnatlas Italien und Slowenien, op. cit.
- ^ Ferrovie abbandonate, su ferrovieabbandonate.it.
- ^ F. Marinoni, La ferrovia delle Dolomiti, op. cit.
- ^ Claudio Canton, La tranvia Udine-San Daniele, in Tutto treno & storia, n. 28, Duegi, Padova, novembre 2012, p. 64.
- ^ E. Gaspari, La ferrovia delle Dolomiti, op. cit., p. 17.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Atlante ferroviario d'Italia e Slovenia. Eisenbahnatlas Italien und Slowenien, Schweers + Wall, Colonia, 2010. ISBN 978-3-89494-129-1.
- Franco Marinoni, La ferrovia delle Dolomiti, in I Treni Oggi, n. 28, marzo 1983, pp. 13-19.
- Antonio Bertagnin, La ferrovia delle Dolomiti, in Tutto Treno, n. 65, maggio 1994, pp. 26–36.
- Evaldo Gaspari, La ferrovia delle Dolomiti, in Tutto Treno, n. 250, marzo 2011, pp. 62–75.
- Evaldo Gaspari, La ferrovia delle Dolomiti. Calalzo-Cortina d’Ampezzo-Dobbiaco. 1921-1964, Athesia edizioni, Bolzano 2005. ISBN 88-7014-820-3.
- FENIT 1946 1996, FENIT - Roma, 1996.
- Piero Muscolino, Ricordi ferrotramviari di viaggi per le Dolomiti (Terza edizione), Calosci, Cortona.
- Dino Tonon, Storia della ferrovia, Mazzanti Editori, 2000.