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Palazzo Manzoni (Perugia)
Palazzo Manzoni | |
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Palazzo Manzoni | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Località | Perugia |
Indirizzo | piazza Morlacchi, 11 |
Coordinate | 43°06′48″N 12°23′12.4″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | ben conservato e restaurato |
Costruzione | 1681-1703 |
Stile | Architettura edile settecentesca |
Uso | Dipartimento di Lettere, Lingue, Letterature e Civiltà antiche e moderne dell’Università degli Studi di Perugia |
Palazzo Manzoni, dal nome degli ultimi proprietari e precedentemente noto con il nome di palazzo Alfani-Ansidei, sorge nella centrale piazza Morlacchi a Perugia, in Umbria ed è uno tra i più importanti esempi di edilizia urbana settecentesca non particolarmente florida nel territorio perugino.
È oggi sede del Dipartimento di Lettere, Lingue, Letterature e Civiltà antiche e moderne dell’Università degli Studi di Perugia.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Dalle carte contabili si evince che la famiglia Aureli[1], tra il 1681 e il 1703, acquistò case, orti e spazi ubicati nella zona del Verzaro, conferendo all’area un nuovo assetto, assai simile a quello attuale. Negli stessi anni il prelato Gregorio Aureli procedette all’accorpamento degli edifici già esistenti, uno dei quali è riconducibile a un’abitazione quattrocentesca, un altro, più significativo e di proporzioni maggiori, al cinquecentesco Palazzo Saracini. Reminiscenze di tali palazzi è possibile riscontrarle nei due ingressi visibili percorrendo il perimetro dello stabile in via del Verzaro. Dalla suddetta unione scaturisce l’odierno Palazzo Manzoni e le relative scuderie, collocate anticamente nella sede dell’odierna Biblioteca Umanistica dell’Università di Perugia, collegati tramite un parterre che trasformò il luogo in una piazza a disposizione non solo dei proprietari, ma di tutta la popolazione. Lo ricorda l’iscrizione apposta su un architrave, “Ad patriae decus”[2], segno del prestigio della famiglia e della loro politica illuminata. Il Palazzo divenne con il passare degli anni proprietà di altre famiglie, come i Gregari, gli Alfani[3](il cui capostipite fu Bartolo da Sassoferrato)[4], gli Ansidei - Manzoni[5], sino al 1960, anno in cui lo stabile venne acquistato dall’Università di Perugia. L’allora rettore Giuseppe Ermini[6] sostenne un importante restauro teso a valorizzare l’edificio, facendone la degna collocazione della Facoltà di Lettere e Filosofia, da poco tornata agli splendori di un tempo in seguito ad una travagliata storia.[7]. L’intento iniziale prevedeva anche l’acquisto delle scuderie che, nel frattempo, erano state sostituite dalle officine Gelsomini: solo nel 1998 questo si rese possibile, allorquando le ultime si trasferirono in altra sede, in linea con i nuovi piani urbanistici e la famiglia Gelsomini si dimostrò ben disposta alla cessione dell’edificio all’Università, sotto l’invito del rettore Giuseppe Calzoni.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]L'esterno
[modifica | modifica wikitesto]Ingressi secondari
[modifica | modifica wikitesto]Il primo ingresso che si incontra seguendo il perimetro del palazzo in Via del Verzaro è riferibile ad un’abitazione quattrocentesca: l'antico portale in travertino di forma squadrata, molto semplice, è decorato nella parte superiore da due nastri che si dipartono da una corona di foglie centrale che in principio doveva contenere uno stemma. Sull'architrave è scritto in carattere capitale "PAX HUIC DOMUI"[8].
Proseguendo nella via si incontra sul retro un altro ingresso, arcuato e di proporzioni maggiori, riferibile al cinquecentesco palazzo Saracini. Attualmente viene utilizzato come ingresso delle Segreterie Studenti del Dipartimento di Lettere, Lingue, Letterature e Civiltà antiche e moderne dell’Università degli Studi di Perugia ma, al tempo della sua costruzione, conduceva ai locali riservati alla servitù mentre una scala che si trova alla sua sinistra conduceva ai piani superiori.
Facciata
[modifica | modifica wikitesto]Lo storico dell’arte Francesco Santi attribuisce il progetto del restauro della facciata e la guida della sua realizzazione all’architetto perugino Pietro Carattoli[9], una delle personalità più attive sul piano dell’edilizia del Settecento.
A costui probabilmente si deve non solo l’idea che ha guidato il restauro della facciata, ma anche il piano urbanistico che ha portato alla sistemazione delle scuderie e della piazza antistante. Maestoso è l’ingresso principale, costituito da un portone incorniciato da due colonne in travertino soggette ad un architrave volto a sostenere un balconcino con una ringhiera di ferro e due pilastri di mattoni che dividono la facciata in tre parti fra loro perfettamente simmetriche. A completamento della facciata si trovano quattro ordini di finestre arricchite con fregi e cornici dello stesso travertino delle due colone. Tra le finestre la più imponente è quella che si affaccia sul balconcino precedentemente citato, sopra la quale è possibile scorgere un fregio a forma di nastro con l’incisione "VNIVERSITA’ DEGLI STUDI".
L'interno
[modifica | modifica wikitesto]Varcata la soglia dell’ingresso principale, un corridoio con copertura a botte conduce ad una scala, lungo la quale è riscontrabile la medesima tipologia di volta. La scala portava ai piani superiori dell'abitazione.
Entrando dall’ingresso arcuato di Via del Verzaro in seguito ad un piccolo corridoio anche questo con volta a botte si apre un atrio che, come le scale, è impreziosito da una decorazione a grottesca del XIX secolo, probabilmente posta sopra un analogo decoro più antico.
Al piano terzo una sala, oggi parte della Sezione di Storia dell'arte del Dipartimento di studi storico-artistici, ospita un fregio ad affresco collocabile nei ai primi anni del XVII secolo,
con episodi tratti dalla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, e ispirato alla Iconologia di Cesare Ripa per le immagini allegoriche frammesse ai riquadri storici.
Le opere più preziose che erano presenti nel palazzo sono in parte elencate e descritte da Baldassarre Orsini[10], che ricorda:
- la tavola di Pietro Perugino “La Madonna con il bambino e due cherubini”[11];
- la Deposizione di Cristo dalla croce, con Giovanni Battista e la Maria Maddalena, un putto e la Vergine forse opera di Raffaello Vanni;
- Un quadro di Mattia Preti, noto come il cavalier Calabrese[12], rappresentante Giuseppe che spiega i sogni al Faraone, nel quale si segnala un attento uso della tecnica chiaroscurale e, secondo uso tipico dell'autore, le figure tagliate al ginocchio;
- A queste opere si aggiungono rappresentazioni non meno importanti: quelle di Mario de' Fiori, alcune battaglie, fra le quali una di P. Giacomo detto “il Borgognone”[13], ed altri autori tra cui Gian Domenico Cerrini, Pietro Montanini[14], Giovanni Andrea Carlone e Alessio De Marchis[15].
Attualmente nei vari piani del Palazzo sono distribuite le aule, gli uffici, le segreterie amministrative e gli studi dei docenti del Dipartimento di Lettere, Lingue, Letterature e Civiltà antiche e moderne dell’Università degli Studi di Perugia.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ La famiglia Aureli fu un’eminente famiglia perugina , che abitò all’interno di Palazzo Manzoni e che fu proprietaria di numerose dimore nel territorio sud-ovest di Perugia (ad esempio le ville di San Martino Delfico e di Castel del Piano)
- ^ “Per la convenienza della partia”
- ^ Antica famiglia perugina, tra i personaggi più importanti della famiglia spicca Alfano Alfani (1465-1549), mercante e uomo di lettere e di politica, che ricoprì numerose cariche pubbliche tra cui quella di tesoriere apostolico. Tramite un’attenta politica matrimoniale gli Alfani si legarono con alcune delle più famigerate famiglie umbre, tra cui gli Armanni della Staffa di Gubbio, i Conestabile, gli Alfani della Staffa, i Conestabile della Staffa, gli Aureli.
- ^ Bartolo da Sassoferrato in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, Volume 6 (1964), di Francesco Calasso, su treccani.it. URL consultato il 16 settembre 2016 (archiviato l'11 ottobre 2016).
- ^ La famiglia Ansidei Manzoni si originò in seguito al matrimonio tra Francesca Ansidei e il conte Luigi Manzoni di Lugo nella seconda metà del XIX secolo. Questi ebbero due figli, dei quali Giuseppe, mantenendo anche il cognome materno, diede origine agli Ansidei Manzoni.
- ^ Ermini, Giuseppe Rufo in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, volume 43 (1993) di Milena Mombelli, su treccani.it. URL consultato il 16 settembre 2016 (archiviato l'11 ottobre 2016).
- ^ In seguito all’unificazione italiana, l’Università di Perugia venne classificata come università libera, dotata di tre facoltà: Giurisprudenza, Medicina e Chirurgia, Scienze naturali e matematiche. Per quanto riguarda la Facoltà di Lettere, cui sopravvisse solo la scuola archeologico-filologica, venne chiusa fino a dopo il 1925 quando l’ateneo divenne università statale e regia. La Facoltà di Lettere venne ricostituita solo nel 1957 per volontà dell’allora Rettore Giuseppe Ermini
- ^ ”Pace a questa abitazione”
- ^ Carattoli, Pietro in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, volume 19 (1976) di Pietro Scarpellini, su treccani.it. URL consultato il 16 settembre 2016 (archiviato l'11 ottobre 2016).
- ^ Orisini, Baldassarre in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, volume 79 (2013) di Francesco Franco, su treccani.it. URL consultato il 16 settembre 2016 (archiviato l'11 ottobre 2016).
- ^ La Madonna con il bambino e due cherubini di Pietro Perugino, su fondazionecrpg.com. URL consultato il 16 settembre 2016 (archiviato il 10 agosto 2018).
- ^ Preti, Mattia detto “il cavalier Calabrese” in Enciclopedia Italiana Treccani (1935) a cura di Valerio Mariani, su treccani.it. URL consultato il 16 settembre 2016 (archiviato l'11 ottobre 2016).
- ^ Courtois, Jacques in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, volume 30 (1984) di Simonetta Prosperi Valentini Rodinò, su treccani.it. URL consultato il 16 settembre 2016 (archiviato l'11 ottobre 2016).
- ^ Montanini ,Pietro in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, volume 75 (2011) di Bernardetta Nicastro, su treccani.it. URL consultato il 16 settembre 2016 (archiviato il 29 settembre 2016).
- ^ De Marchis, Alessio in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, volume 38 (1990) di Marco Chiarini, su treccani.it. URL consultato il 16 settembre 2016 (archiviato l'11 ottobre 2016).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Serafino Siepi, Descrizione topologica-istorica della città di Perugia. Parte topologica, Volume I, Perugia, Garbinesi e Santucci, 1822.
- Baldassarre Orsini, Guida al forestiere per l’augusta città di Perugia al quale si pongono in vista le più eccellenti pitture, sculture ed architetture, con alcune osservazioni..., Perugia, Costantini, 1784.
- Francesco Santi, Perugia: guida storico artistica, Perugia, Grafica, 1950.
- La storia della Facoltà di Lettere, su faclettere.unipg.it (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2016).
- Relazione del Rettore dell'Università di Perugia all'inaugurazione della Biblioteca di Umanistica, 20 maggio 2010 (PDF), su unipg.it (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2016).
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Manzoni
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Visita virtuale di Palazzo Manzoni, su faclettere.unipg.it (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2016).