Fitobonifica

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La fitobonifica è una tecnologia emergente che ricorre all'utilizzo di specie vegetali per il trattamento in situ[1] di suoli, sedimenti e acque contaminate. È un processo di bonifica attualmente considerato fra le tecnologie alternative ai trattamenti consolidati.

La vasta gamma di contaminanti ai quali è possibile applicare questa tecnologia comprende metalli, fitofarmaci, solventi, materiali esplosivi, idrocarburi del petrolio e idrocarburi policiclici aromatici.

Il processo nel quale i contaminanti organici presenti nel sottosuolo vengono assorbiti e degradati a opera dei vegetali è più propriamente detto di fitodegradazione, mentre quello in cui i vegetali assorbono i metalli pesanti presenti nel sottosuolo e li accumulano nella porzione epigea, in modo che possano essere quindi rimossi mediante il raccolto, è detto fitoestrazione.

Il principale svantaggio di questa tecnologia, che appare molto interessante sotto il profilo applicativo per i ridotti costi di intervento, è dato dalla modesta velocità dei processi di riduzione del carico inquinante, ciò che conduce a tempi di applicazione spesso eccessivamente lunghi.

Tra i metodi per migliorarne i risultati, in particolare nei processi di fitoestrazione, vi è la solubilizzazione dei metalli mediante l'aggiunta di agenti chelanti nel terreno, ciò che ne aumenta la biodisponibilità e ne favorisce l'accumulo da parte delle specie vegetali.

La capacità fitoestrattiva di Helianthus annuus e Brassica juncea nei confronti di due diversi suoli contaminati da piombo e cadmio è aumentata a seguito del dosaggio di EDTA, DTPA, PDA e NTA. Anche in questo caso, sono state riscontrate elevate concentrazioni di metalli pesanti nelle acque di percolazione.

  1. ^ In situ: interventi effettuati senza rimozione o movimentazione del suolo inquinato, quindi l'intervento avviene nel luogo della contaminazione.

Voci correlate

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