Bartolomea Mattugliani

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Ritratto di Bartolomea Mattugliani di Lodovico Aureli (1816-1865)

Bartolomea Mattugliani, nota anche come Bea Mattugliani o Bartolomea Mattuiani (Bologna, 1385 – dopo 1406), è stata una poetessa italiana.

Fu autrice di un componimento poetico, l'Epistola in terza rima, rinvenuto nel Codice Isoldiano e riportato in successivi studi letterari.[1]

Negli Annali della città di Bologna e in successive gallerie di donne celebri, viene ricordata soprattutto come esempio di castità, morigeratezza e fedeltà maritale, per aver rifiutato le profferte d'amore del giovane capitano di ventura Carlo Cavalcabò, non volendo rendersi responsabile di un'azione moralmente scorretta.[2][3]

Bartolomea Mattugliani nacque a Bologna nella seconda metà del Trecento, forse discendente della stessa casata di Giovanni I Bentivoglio.[4]

Sposò il nobiluomo Michele Mattugliani che ricoprì incarichi di governo: fece parte del Consiglio degli Anziani e del Consiglio dei Quattrocento.[5] La famiglia risiedeva in quella parte della città in cui si trova l'omonima via.[6][7]

Dotata di una grande cultura e di avvenente aspetto, Bartolomea prese parte alla vita della corte di Giovanni I Bentivoglio, signore di Bologna, partecipando alle feste e agli eventi mondani, insieme alla cognata Braida, moglie di Filippo Mattugliani e alle sue due figlie Diletta e Mina.[8]

Stemma dei Cavalcabò

Bartolomea amava particolarmente Petrarca e Dante e ne promosse gli studi tra i contemporanei.[9] Grazie al comune interesse per le lettere, coltivò un rapporto di stima e di amicizia con la moglie del signore di Bologna, Elisabetta di Cino Sampieri, e con sua figlia Giovanna.[10]

L'amore per la poesia consentì anche il suo incontro con Carlo Cavalcabò, nipote di Ugolino, signore di Cremona.[11] Di passaggio a Bologna per conto dello zio, Carlo partecipando ad uno degli appuntamenti organizzati dai Bentivoglio dedicati alle declamazioni poetiche, udì Bartolomea recitare e se ne innamorò.[12] Dopo averla corteggiata per diversi mesi, nel 1405, divenuto signore di Cremona, inviò alla giovane un poema in terza rima che ne esaltava la virtù e la bellezza, offrendole il suo amore e chiedendole di esserne corrisposto.[4]

In risposta Bartolomea gli inviò un componimento poetico nel quale, dopo aver elogiato i pregi del cavaliere, ed essersi scusata per non possedere pari doti poetiche, presentò una galleria femminile tratta dalla mitologia e dai classici per sostenere la sua intenzione di mantenersi casta, non potendo rendersi responsabile di un'azione moralmente scorretta.[13]

Raccomandando a Dio il suo interlocutore, concluse nella parte finale dell'epistola: «Tua son, ma l'honestà mia conservando».[14]

Ricezione dell'opera e sua datazione

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A riprova della fama di cui godette la scrittrice, lo storico e biografo Giovanni Fantuzzi (1718-1799) riferisce che entrambe le lettere vennero riportate "dall'Arisi nella sua Cremona letterata, dal Crescimbeni Comentarj della poesia"[15] e citate anche dal "Quadrio nella Storia, e ragione d'ogni poesia"[16] e da "Bergalli nella Raccolta delle rimatrici".[7][17]

Venne inoltre pubblicata da Vincenzo Lancetti, Carlo Pancaldi[18] e Ginevra Canonici Fachini.[19][20][21]

Per quanto riguarda la sua datazione, la maggioranza degli studiosi concorda nel collocarla intorno al 1405-1406; Lodovico Frati, al contrario, nella prefazione a Rimatori bolognesi del Quattrocento (1908), precisa di non aver riportato i versi di "Bartolomea Mattujani, o Mattugliani" (le cui brevi notizie biografiche sono tratte dagli Studi di letteratura storica di Adolfo Borgognoni), ritenendo che essi appartenessero "più al sec. XIV che al XV".[22]

Il riferimento contenuto nel poema di Bartolomea, tuttavia, non sembra lasciare spazio a dubbi, in quanto la scrittrice elogia "Carlo Cavalcabue vero marchese di Viadana, in cui gran fama luce [...] di Cremona dignissimo Signore": un titolo che Carlo, usurpando quello dello zio Ugolino, arrestato dai Visconti nel dicembre 1404, detenne per circa un anno, dal 1405 al 1406, prima di essere ucciso il 24 luglio 1406 per mano di Cabrino Fondulo, in precedenza suo alleato e dopo la sua morte autonominatosi Signore di Cremona.[23][24]

Interpretazioni

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Sul significato attribuito all'opera come esempio di castità e di virtù maritale, e sulla stessa identità degli autori, sono stati sollevati dei dubbi: alcuni studiosi si sono interrogati sull'effettiva rinuncia all'amore di Carlo da parte di Bartolomea, dandosi risposte diverse; Daniele Cerrato nel suo studio sulla poetessa bolognese ha messo in guardia dal pericolo di interpretare la fedeltà della persona reale di Bartolemea attraverso un testo letterario, che egli, peraltro, ritiene possa rappresentare solo una parte della corrispondenza che i due si sono scambiati; Bruno Basile ha sostenuto che Carlo Cavalcabò non sia il reale autore della lettera inviata a Bartolomea, e che essa sia stata scritta da un anonimo e associata a quella di Mattugliani per facilitarne la contestualizzazione.[25]

«Ma Diana tenuta hò per mia Dea.
Le sublimi virtù di questa adoro
E nelle tele mie, non come Aragne
Le figuro sovente, e le coloro. [...]
Questi son miei diletti, e le mie Muse
E n' lor mi specchio, e godo al paragone,
Dove le infami donne vien confuse.
L' Amazone Orithia mi si propone
E Nicostrata poi detta Carmente
Che nel lazio le lettere dispone
L'Alta Pantesilea sempre è presente
A gli occhi miei, e l' cuor pensando brilla
L'opre fatte da lei gloriosamente.
De Volsci ancor la Regina Camilla
Veggio, che per Italia tanto fé
Che di sua fama il lume ancor sfavilla»

Nel suo componimento Bartolomea dimostra di conoscere bene i classici greci e latini, di possedere una cultura e una formazione letteraria, di cui l'abile utilizzo della terza rima, il modello dantesco, rappresenta un esempio.[26]

Nello scusarsi con il suo interlocutore di non possedere doti poetiche pari alle sue, si serve di un artificio retorico, quello della captatio benevolentiae, molto presente nei testi dell'antichità, in Dante, Petrarca, Boccaccio, così come nei testi di altre scrittrici medievali.[25] Il topos della modestia è arricchito da riferimenti alla mitologia e alla tradizione classica, e dall'allestimento di una galleria di personaggi femminili, una "genealogia" basata sul sesso, di cui Christine de Pizan si farà promotrice in quegli stessi anni, e di cui, in parte, Boccaccio si era già servito: un segno della conoscenza, da parte dell'autrice, del De mulieribus claris.[27]

  1. ^ Bandini Buti, p. 18.
  2. ^ Muzzi.
  3. ^ Bonafede.
  4. ^ a b Muzzi, p. 381.
  5. ^ Cherubino Ghirardacci, Della Historia Di Bologna, Volume 2, Bologna, Giovanni Rossi, 1657, pp. 420, 488.
  6. ^ Mattugliani (Via dei), su originebologna.com. URL consultato il 25 agosto 2023.
  7. ^ a b Fantuzzi, pp. 370-371.
  8. ^ Almanacco, pp. 144-145.
  9. ^ Bandini Buti, p. 84.
  10. ^ Almanacco, pp. 145-146.
  11. ^ Giancarlo Andenna, Cavalcabò, Ugolino, su treccani.it. URL consultato il 25 agosto 2023.
  12. ^ Almanacco, p. 148.
  13. ^ La datazione dei componimenti è controversa: Luisa Bergalli e Vincenzo Lancetti la pongono intorno al 1406, mentre Lodovico Frati, nella prefazione a Rimatori bolognesi del Quattrocento (1908), precisa di non aver riportato quelli di "Bartolomea Mattujani, o Mattugliani" (le cui brevi notizie biografiche sono tratte dagli Studi di letteratura storica di Adolfo Borgognoni), perché egli ritiene che essi appartengano "più al sec. XIV che al XV". Cfr.: Almanacco, pp. 158-159; Lodovico Frati (a cura di), Rimatori bolognesi del Quattrocento, Bologna, Romagnoli-Dall'acqua, 1908.
  14. ^ Arisi, p. 219.
  15. ^ Bartolomea Mattugliani e Giovanni Mario Crescimbeni, Risposta a Carlo Cavalcabò scritta in terza rima, in Comentarj di Gio. Mario de' Crescimbeni collega dell'imperiale Accademia Leopoldina, vol. 2, Roma, Antonio De Rossi, 1702-1711, p. 131.
  16. ^ Francesco Saverio Quadrio, Della storia e della ragion d'ogni poesia, vol. 2, Milano, 1739-52, p. 624.
  17. ^ Luisa Bergalli, Componimenti poetici delle piu' illustri rimatrici d'ogni secolo. Parte prima, Venezia, Antonio Mora, 1726, pp. 7-15.
  18. ^ Almanacco, pp. 159-168.
  19. ^ Ginevra Canonici Fachini, Prospetto biografico delle donne italiane rinomate in letteratura dal secolo XIV fino a' nostri giorni, Venezia, Tipografia di Alvisopoli, 1824, pp. 79-80.
  20. ^ Almanacco, pp. 158-159.
  21. ^ Cerrato, p. 298, n. 14.
  22. ^ Lodovico Frati (a cura di), Rimatori bolognesi del Quattrocento, Bologna, Romagnoli-Dall'acqua, 1908, p. VII.
  23. ^ Giancarlo Andenna, Cavalcabò, Carlo, su treccani.it. URL consultato il 25 agosto 2023.
  24. ^ Giancarlo Ardenna, Cavalcabò, Ugolino, su treccani.it. URL consultato il 25 agosto 2023.
  25. ^ a b Cerrato, p. 298.
  26. ^ Cerrato, pp. 299-300.
  27. ^ Cerrato, pp. 298-300.
  • (LA) Francesco Arisi, Cremona literata, vol. 1, typis Alberti Pazzoni & Pauli Montii, 1702, pp. 210-219.
  • Maria Bandini Buti, Poetesse e scrittrici [Vol. 1. Ab-Ma; Vol. 2. Ma-Zu], in Enciclopedia biografica e bibliografica italiana, Roma, E. B. B. I., Istituto Editoriale Italiano B. C. Tosi, 1941-1942.
  • Serena Bersani, 101 donne che hanno fatto grande Bologna, Roma, Newton Compton, 2012, ISBN 9788854136410.
  • Bruno Basile, Bentivolorum magnificentia. Principe e cultura a Bologna nel Rinascimento, Bologna, Bulzoni, 1984, pp. 210-211.
  • Carolina Bonafede, Cenni biografici e ritratti d'insigni donne bolognesi : raccolti dagli storici più accreditati dalla signora Carolina Bonafede, Bologna, Tipografia Sassi nelle Spaderie, 1845.
  • Ginevra Canonici Fachini, Prospetto biografico delle donne italiane rinomate in letteratura dal secolo XIV fino a giorni nostri, Venezia, Tipografia di Alvisopoli, 1824.
  • Daniele Cerrato, Bartolomea Mattugliani: "Tua son, mia honestà conservando", in Revista Internacional de Culturas y Literaturas, 2012, pp. 292-305.
  • Bartolomea da Matugliano, in Delle donne illustri italiane dal XIII al XIX secolo, Fratelli Pallotta tipografi, 1855, p. 67.
  • Giovanni Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, vol. 9, Stamp. di San Tommaso d'Aquino, 1786.
  • Bentivoglio (famiglia) Pietro Leopoldo Ferri, Biblioteca femminile Italiana, Volume 2, Crescini, 1842.
  • Bartolomea Mattugliani e Francesco Arisi, Risposta a Carlo Cavalcabò scritta in terza rima, in Cremona literata, Parma, 1702, pp. 210-219.
  • Salvatore Muzzi, Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796, Bologna, Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1844.
  • Claudio Pancaldi, Almanacco statistico bolognese per l'anno 1833 dedicato alle donne gentili, Bologna, presso Natale Salvardi, 1833.

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