Western Culture album in studio | |
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Artista | Henry Cow |
Pubblicazione | 1979 |
Durata | 36:27 |
Genere | Avant-progressive rock |
Etichetta | Broadcast (Regno Unito) |
Produttore | Henry Cow, Etienne Conod |
Registrazione | Sunrise Studios, Kirchberg, Svizzera – gennaio 1978 luglio-agosto 1978 |
Henry Cow - cronologia | |
Album successivo
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Western Culture è il quinto e ultimo album del gruppo musicale britannico Henry Cow, pubblicato nel 1979 dopo il loro scioglimento.[1]
Composizione e registrazione
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1977 gli Henry Cow si sganciarono definitivamente dalla Virgin Records – con la quale avevano pubblicato i loro primi quattro album – e più in generale interruppero ogni rapporto con l'industria discografica in segno di presa di distanza dal capitalismo, optando per l'autofinanziamento mediante dischi interamente autoprodotti e, ovviamente, i concerti.[2]
Nello stesso periodo all'interno del gruppo sorsero divergenze in merito alla linea artistica da seguire: da una parte Chris Cutler, Fred Frith e Dagmar Krause orientati verso la forma canzone, dall'altra Tim Hodgkinson e Lindsay Cooper più interessati alla sperimentazione strumentale.[3] Nello spirito collegiale da sempre tipico della formazione, si decise di portare avanti due progetti paralleli con il contributo di tutti.[3]
Nel gennaio 1978 i cinque, presso i Sunrise Studios di Kirchberg, registrarono alcune canzoni che divennero il nucleo principale dell'album Hopes and Fears, poi completato a Londra in marzo e pubblicato a nome Art Bears (Cutler, Frith e Krause, con gli altri in veste di ospiti); al medesimo periodo risale anche la registrazione del brano strumentale 1/2 the Sky, composto da Cooper e Hodgkinson.[3]
Terminate le sedute di gennaio, Dagmar Krause lasciò Henry Cow per alcuni mesi perché fisicamente e psicologicamente debilitata; al suo rientro il gruppo tenne alcuni concerti, l'ultimo in assoluto dei quali in piazza del Duomo a Milano il 25 luglio 1978,[4] dopodiché i soli Hodgkinson, Frith, Cutler e Cooper, più la bassista/violoncellista Georgie Born e la trombonista/violinista Annemarie Roelofs – già loro collaboratrici stabili dal vivo e come Cooper provenienti dal Feminist Improvising Group (FIG) – tornarono a Kirchberg per registrare altri sei brani interamente strumentali che, con il già citato 1/2 the Sky, andarono a costituire Western Culture.[4] Un'altra musicista del FIG, la pianista di free-jazz svizzera Irène Schweizer, suonò sul brano Gretels Tale.
Subito dopo le sessioni di Western Culture, la band dichiarò chiusa la propria esperienza per le già emerse difficoltà economiche e divergenze artistiche; l'album uscì postumo l'anno seguente.[4] Intanto, nel dicembre del 1978, tutti gli ex componenti il gruppo ormai disciolto contribuirono a fondare, assieme ad altri omologhi europei, il collettivo politico-musicale transeuropeo Rock in Opposition, da loro stessi teorizzato già in marzo e destinato a restare di fatto attivo fino a tutto il 1979.[5] Nei decenni a venire i musicisti sarebbero tornati a collaborare tra loro in più occasioni, sia in studio che dal vivo, senza però mai riesumare ufficialmente il nome Henry Cow.[5]
Tracce
[modifica | modifica wikitesto]- Lato A
Musica di Tim Hodgkinson.
- Industry (strumentale) – 6:58
- The Decay of Cities (strumentale) – 6:55
- On the Raft (strumentale) – 4:01
- Lato B
Musica di Lindsay Cooper, eccetto dove indicato.
- Falling Away (strumentale) – 7:38
- Gretels Tale (strumentale) – 3:58
- Look Back (strumentale) – 1:19
- 1/2 the Sky (strumentale) – 5:14 (musica: Cooper, Hodgkinson)
Formazione
[modifica | modifica wikitesto]- Henry Cow
- Chris Cutler – batteria, batteria elettronica, rumore, pianoforte, tromba
- Lindsay Cooper – fagotto, oboe, sax soprano, flauto sopranino
- Fred Frith – chitarra elettrica e acustica, basso elettrico, sax soprano
- Tim Hodgkinson – organo elettronico, clarinetto, sax alto, chitarra hawaiana, pianoforte
- Ospiti
- Georgina 'Georgie' Born – basso elettrico
- Annemarie Roelofs – trombone, violino
- Irène Schweizer – pianoforte (traccia B2)
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Benjamin Piekut, Henry Cow - The World is a Problem, Duke University Press, 2019, ISBN 978-1-4780-0551-3.