Villetta Di Negro | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Località | Genova |
Indirizzo | via Roma |
Coordinate | 44°24′40.86″N 8°56′12.34″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Realizzazione | |
Architetto | Carlo Barabino |
Villetta Di Negro, o Villetta Dinegro,[1][2] è un parco pubblico di Genova. È situato nella zona più orientale del sestiere della Maddalena, a poca distanza dalla centrale piazza Corvetto e a poche decine di metri dal Palazzo del Governo, il cui ingresso è posto su via Roma.
Villetta Di Negro si sviluppa lungo una serie di viali che salgono lungo i lati di una collinetta, dalla cui cima è possibile ammirare il centro della città. Ospita al suo interno il Museo d'Arte Orientale intitolato a Edoardo Chiossone.
Dal 1934 l'intero complesso è sottoposto a vincolo di tutela da parte della soprintendenza.[2]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]L'area sopraelevata dove sorgono la villa e il parco era in origine occupata dalle mura di Genova, poste a difesa della città, precisamente presso l'ex bastione di Santa Caterina. Venute meno le esigenze militari, nel 1785 il terreno fu acquistato da Ippolito Durazzo che vi installò un orto botanico.[3] Nel 1802 Gian Carlo Di Negro acquistò l'area impegnandosi, in cambio, a fondare una scuola di botanica, la cui direzione fu affidata a Domenico Viviani, e che venne trasferita poi l'anno successivo.[3] Nello stesso anno, Di Negro affidò il progetto di costruzione della propria villa residenziale il celebre architetto Carlo Barabino, che la realizzò fra il 1802 e il 1805.[4]
Sempre di Barabino fu il progetto per l'antistante spianata dell'Acquasola (1821-1826),[5] che univa idealmente la collina della villetta con la spianata, presto divenuta luogo di passeggiate, ristoro, e intrattenimento (col suo celebre Teatro diurno) per la cittadinanza.[6][7]
La Villa Di Negro, caratterizzata da una grande varietà botanica e da intrecciati viali e belvedere, fu impreziosita dalla collezione di reperti classici del marchese, il quale fece poi installare nei viali una collezione di busti di genovesi illustri. Per i successivi cinquantanni, sino alla morte del marchese, la villa fu un vivo cenacolo intellettuale e artistico, e vide fra gli ospiti Canova, Manzoni, Byron, Stendhal, Paganini.[3][8]
La famiglia tenne la villa e il parco in proprietà sino al 1863, quando fu ceduta al comune di Genova, che destinò il complesso a parco pubblico a uso della cittadinanza.[3] Fra il 1863 e il 1892 furono realizzate le grotte, la cascata - su progetto di Luigi Rovelli[4] - e la dimora lignea del giardiniere.[3] La villa, nei decenni successivi, fu asservita a differenti enti, tutti con vocazione museale: fra il 1873 e il 1912 fu Museo di storia naturale con annesso zoo; fra il 1912 e il 1928 fu Museo geologico; dal 1929 sino alla seconda guerra mondiale fu invece Museo archeologico ed etnografico.[3]
Con il sopraggiungere del secondo conflitto mondiale, a partire dal 1934 iniziò la costruzione sotto la villa di un ampio bunker antiaereo, prima limitato, e poi ampliato sino a 160 metri di gallerie, dotate di camere e dispositivi per la filtrazione dell'aria. Il bunker era destinato a fungere da Prefettura provvisoria nel caso in cui il vicino palazzo fosse stato colpito, ma utilizzato poi anche dalla popolazione.[9] La corrente elettrica, dotata di impianti ridondanti, in caso di blackout poteva essere prodotta anche da un sofisticato sistema di dinamo alimentate a pedali.[9][10][11] Il bunker fu in servizio attivo almeno per un anno, fra il 1944 e il 1945, per le attività del Comitato provinciale di protezione antiaerea (CPPA) della prefettura, ma comunque in costante utilizzo durante l'intero conflitto.[8]
Intanto, il 22 ottobre 1942, durante un bombardamento aereo degli Alleati su Genova, l'edificio della villa fu centrato e semidistrutto.[3][8] Appena terminato il conflitto, già nel 1948 il comune dispose l'edificazione di una nuova struttura, in stile moderno, sulle rovine della villa. Nel nuovo edificio, seguendo la tradizionale vocazione museale iniziata nel 1873 e già prima con la scuola di botanica del 1802, fra il 1953 e il 1971 prese sede il Museo d'arte orientale "Edoardo Chiossone"
Nel 1985, durante l'evento culturale "Giappone Avanguardia del Futuro", il parco è stato sede dell'installazione artistica di Haruomi Hosono e di Studio Alchimia "I Suoni che abitano la Natura", durante la quale si è svolta una sonorizzazione ambientale con sculture dotate di luci e altoparlanti.[12]
Il parco, di circa due ettari, è largamente inalterato, e caratterizzato da un'ampia varietà botanica, belvedere conservati dal progetto originale e delle modifiche tardo ottocentesche.[3][8]
Nel piazzale antistante l'accesso al parco si trova una statua eretta in onore di Giuseppe Mazzini, grande genovese e padre della Patria.
Galleria d'immagini
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Uno dei cinque ingressi al parco
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L'ingresso del Museo nella villetta Di Negro
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La cascata del parco, realizzata per Giancarlo Di Negro demolendo lo sperone orientale del bastione delle mura del Cinquecento
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La cascata vista posterioremente, dal passaggio interno alle grotte
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Scorcio di Piazza Corvetto dal belvedere della cascata
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Uno dei belvedere del parco, in direzione del Porto antico
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Il belvedere in direzione Castelletto
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Uno dei viali fra le grotte
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Dettaglio di un viale con volta a grotta
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Particolare di uno dei viali interni
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Dettaglio del parco con cipressi e altre essenze arboree sempreverdi
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Un antico lampione con selciato lastricato e scala
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Particolare della casetta rustica
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Il gazebo panoramico in stile orientale
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Una delle caratteristiche panchine in ferro battuto
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Una delle 13 sculture che nel 1985 furono dotate di luci e altoparlanti durante l'evento "Giappone Avanguardia del Futuro"
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Villetta Dinegro, su Comune di Genova.
- ^ a b Vincolo Architettonico, su Liguria Vincoli, Regione Liguria.
- ^ a b c d e f g h Villetta di Negro, su Muesi di Genova, Comune di Genova.
- ^ a b Scheda Inventariale Beni Architettonici (PDF).
- ^ Spianata dell'Acquasola, su Fonti per la storia della critica d'arte, Università di Genova.
- ^ Federigo Alizeri, Guida artistica per la citta di Genova, Gio. Grondona Q. Giuseppe, 1847, pp. 1054-155.
- ^ Camilla Masellis e Jasmine Molinari, Teatro Diurno, su I teatri di Genova, Aula41.
- ^ a b c d Roberto Bixio, Stefano Saj e Mauro Traverso, Il bunker della Prefettura di Genova (PDF).
- ^ a b Bunker antiaereo di villetta Di Negro, su Fondo Ambiente Italiano.
- ^ Licia Casali, Genova, tra macchinari per decifare messaggi in codice e sistemi filtranti ecco il bunker sotto Villetta Di Negro, in Il Secolo XIX, 9 aprile 2022.
- ^ Il bunker di Villetta di Negro a Genova, su Centro Studi Sotterranei, Centro Studi Sotterranei, 31 maggio 2022.
- ^ Ester Carla De Miro d'Ajeta (a cura di), Giappone avanguardia del futuro, Milano, Electa, p. 282.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su villetta Di Negro
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su villetta Di Negro
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su museidigenova.it.
- Villetta Di Negro, su beniculturali.it, Ministero della cultura.
- Villetta Di Negro, su catalogo.beniculturali.it, Ministero della cultura.
- Vincolo Architettonico, su Liguria Vincoli, Regione Liguria.