Valeriano è un martire cristiano dei primi secoli dell'era volgare, decapitato a Tournus tra il II e il IV secolo.
Il culto
[modifica | modifica wikitesto]Subì il martirio a Tournus e fu sepolto nell'antico cimitero a mezzo chilometro a nord di quella città. Il suo culto è antico e testimoniato da un latercolo del martirologio geronimiano e da un passo del De gloria martyrum di Gregorio di Tours, che però non forniscono alcuna informazione sulla sua vita o sulle circostanze e l'epoca del suo martirio.[1]
Due vite tarde (risalenti ai secoli X e XI) e leggendarie, censuite dalla Bibliotheca hagiographica latina,[2] ne fanno un cristiano lionese sfuggito alla persecuzione in cui perirono Potino e Blandina che, catturato dal preside Prisco (il cui nome compare anche negli atti del martirio di Marcello, a Chalon), fu torturato con unghie di ferro e, infine, decapitato.[1]
Sulla sua tomba sorse un'abbazia che era già in piena decadenza quando, nell'875, Carlo il Calvo la affidò ai monaci fuggiti da Noirmoutier con le reliquie di san Filiberto; i monaci, divenuti proprietari del monastero, lo fecero riedificare e fortificare nell'899.[1]
Le sue reliquie, conservate in parte nell'oratorio dedicato al martire e in parte nella chiesa del monastero superiore di Tournus, furono profanate e disperse dagli ugonotti nel 1562.[3]
Papa Leone XIII, con decreto del 24 novembre 1900, ne confermò il culto con il titolo di santo.[4]
Il suo elogio si legge nel martirologio romano al 15 settembre.[5]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Il martirologio romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, LEV, Città del Vaticano 2004.
- Congregatio de Causis Sanctorum, Index ac status causarum, Città del Vaticano 1999.
- Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.