La chiesa più suggestiva di Mogliano, dal punto di vista storico, è senz’altro san Nicola di Bari, meglio conosciuta come S. Nicolò. La sua storia è legata ai Signori da Mogliano poiché sorgeva nei pressi della loro dimora e spesso è stata il luogo nella quale sono stati redatti documenti che riguardano la storia del paese. L’origine presunta della chiesa si lega alla devozione del conte Mainardo - secondo quanto asserisce il Pacini – questi donò nel 1012 il monte Appellano per l’erezione di un eremo ad onore di Dio, della beata Vergine Maria, di san Benedetto e di san Nicola. Questo conte è quello che Giovanni di Catino indica come l’usurpare dei beni farfensi e il detentore delle corti di Sant’Angelo in Pontano e Mogliano. È possibile che proprio lui sia il fondatore della chiesa intitolata a San Nicola di Bari entro il castello di Mogliano. La prima traccia di essa si ritrova in un rogito del 1218, stipulato fra Fildesmido ed i cugini di Monteverde, redatto in cappella Molleani. Alcuni studiosi identificano questa chiesa con san Nicolò. Il primo riferimento certo è un documento del 3 maggio 1272 redatto “in ecclesia Sancti Nicolai, sita in gerono Moliani” (nella chiesa di san Nicola posta nel girone delle mura di Mogliano). Il 25 marzo 1370 in un istrumento di vendita dei beni di Gentile da Mogliano, rogato da Giovanni Amerigo da Parma, leggesi: ”… montem in quo fuerunt domus domini Gualterii positae insita vias Ecclesiam Sancti Nicolai et alios fines…” (monte dove furono la casa del signore Gualtiero posta nella via della chiesa di san Nicola ed altri confini). Nel 1574 il pontefice Gregorio XIII concedeva il possesso e l’amministrazione della cappella alla confraternita del Corpo di Cristo che da lungo tempo vi svolgeva le proprie funzioni (almeno dal 1528 poichè in una donazione si legge già compagnia di S. Nicolò anzichè del Corpo di Cristo). Padre Pietro Carnili negli annali (c.132r) dice di questa chiesa: “fundata et erecta antiquitus prope ruinas et fundamenta turris antique Moliani” (fondata ed eretta fin dall’antichità presso le rovine e fondamenta dell’antica torre di Mogliano). Sembrerebbe che questo edificio sfruttasse come fondazioni quelle di un’antica torre. Queste le più antiche notizie documentate relative al sacro edificio che nel sec. XVI venne ricostruito, forse nello stesso luogo o leggermente più in basso, e fu ornato da alcuni affreschi. In questo ambiente, attualmente di proprietà privata, si osservano alcuni disegni preparatori di dipinti. Fra questi un bel san Sebastiano appena abbozzato, a destra alcuni volti delineati da mano incerta e infantile. Nella zona destra della parete è disegnata una grottesca. Molto probabilmente queste immagini non dovevano essere a vista, ma ricoperte da uno strato di intonaco affrescato. Nella parete di fronte si scorgono alcuni vedute di cittadine fortificate, forse Mogliano come appariva all’epoca. Sulla nicchia della parete che un tempo, forse, era quella dell’altare si conservava un affresco raffigurante la Madonna col Bambino e i santi Nicola di Bari e Giovanni Battista: il titolare della chiesa ed il patrono di Mogliano. Al di sopra di questo il Cristo crocifisso fra la Vergine e san Giovanni Evangelista. Questo bel dipinto nel 1970 venne staccato e venduto ad un avvocato di Gubbio. L’intervento venne eseguito dal prof. Ferretti di Roma ed autorizzato dalla Soprintendenza. L’ambito artistico dell’opera rimanda a quella scuola pittorica di Caldarola forse a Nobile di Francesco da Lucca (notizie:1490-1558), padre di Durante che nel paese ha lasciato numerosi dipinti. Il 14 marzo 1677 un tal Francesco di Michele con suo testamento predispone una serie di messe in suffragio della sua anima da celebrarsi parte nella chiesa di Santa Maria della Mossa e parte nella chiesa di San Nicolò, nell’altare del santo per il quale si realizza un quadro. È da pensare che si tratti della tela con la Madonna e il Bambino fra i santi Agata e Nicola di Bari attribuita a Giuseppe Ghezzi. Nel 1748 la chiesa venne ricostruita più in basso, dove attualmente si trova, ed il vecchio edificio subì delle trasformazioni come magazzino della Confraternita. DESCRIZIONE L'interno quasi a pianta a croce greca ha un bell'altare in scagliola (gesso colorato e lucidato ad imitazione del marmo) lavoro di Mazzanti e Rasconi del 1787 dove si può ammirare una grande tela del fermano Alessandro Ricci raffigurante l'Ultima cena, 1789. In cornu evangeli l'antica tela del Ghezzi con la Madonna, il Bambino ed i SS. Nicola di Bari ed Agata. In cornu epistolae la tela di Giuseppe Bottani con il Beato Pietro da Mogliano, S. Antonio di Padova e l’Angelo custode, 1761. sulla cupola raggiera dorata con la colomba simbolo dello Spirito Santo. Sulla cantoria del secolo XVIII doveva esserci l'organo attribuito al Callido venduto ad un medico locale. In fondo alla chiesa acquasantiera in pietra di gesso del 1605.