Libro II
[modifica | modifica wikitesto]Capitolo 1
[modifica | modifica wikitesto]In questo capitolo Rendina si occupa del martirio e dei dodici fratelli. Lo scrittore narra che questi fratelli erano seppelliti in zone diverse e grazie all'ispirazione che Dio mandò al principe dei Longobardi, i corpi furono esumati e riseppelliti tutti insieme in un unico luogo: Benevento.[1]
Capitolo 2
[modifica | modifica wikitesto]Viene narrato il miracolo dei fiori conservati nella cattedrale di Potenza e che si è soliti attribuire a S. Aronzio. Rendina narra che la cattedrale di Potenza venne inizialmente eretta con la denominazione di santa Maria dell'Assunta, con il corso dei secoli fu poi chiamata cattedrale di San Gerardo (che fu vescovo della città). Proprio in questa chiesa si conservano, in un vaso di cristallo, questi fiori miracolati di cui si dice che fioriscano nei primi giorni di Settembre, periodo della festa dei santi fratelli, per poi richiudersi per il resto dell'anno.[2]
Capitolo 3
[modifica | modifica wikitesto]Si narra del martirio dei santi che si pensa che sia stato eseguito sotto l'impero di Diocleziano e Massimiano anche se Vipera ritiene che non accadde in questo lasso di tempo. Allora lo si è fatto risalire all'anno 208 anche se alcune ricerche sottolineano come questo sia stato un errore di trascrizione al posto del 288. Segue il racconto di avvenimenti ecclesiastici accaduti a seguire.[3]
Capitolo 4
[modifica | modifica wikitesto]In questo capitolo Rendina fa un epilogo di tutte le persecuzioni che si sono svolte nei confronti dei cristiani da parte della chiesa. Inizia ad esaminare la situazione dall'anno 206 in cui l'imperatore Valeriano fece strage di cristiani. Nel 278 alla sua morte, ottenne l'impero Tacito che emanò un editto a favore dei cristiani. Nel 279 quando venne eletto imperatore Marco Aurelio Valerio Probo non vi fu alcuna persecuzione. Nel 289 Diocleziano occupò l'impero iniziando la più grande persecuzione contro i cristiani. Rendina inoltre trascrive i nomi di questi dodici fratelli: Donato, Felice, Aronzio, Honorato, Fortunato, Sebiniano, Settimo, Genuario, Felice, Vitale, Satoro e infine Reposito.[4]
Capitolo 5
[modifica | modifica wikitesto]Rendina descrive la lezione che si legge in coro nel periodo in cui si celebra la festa dei santi fratelli e che comprende la vita di questi scritti in latino.[5]
Capitolo 6
[modifica | modifica wikitesto]Si narra della storia del martire San Laverio verso cui Rendina ha molta devozione. La storia di questo santo venne trattata già da Roberto Romano nei suoi libri ed inoltre se ne conservano alcune memorie nell'Italia Sacra dell'Ughelli. San Laviero nacque da Achileo in un piccolo paesino della Lucania e fu inviato verso la carriera ecclesiastica diventando protettore della città di Tito. Il suo martirio risale al periodo in cui governava Agrippa dal momento che quest'ultimo lo fece sbranare da alcune fiere.[6]
Capitolo 7
[modifica | modifica wikitesto]Rendina fa una breve disamina sui due fratelli Vittorio di Massimiano e Diocleziano. Il primo nacque a Firmico e il secondo a Dioclea e fu costretto a lasciare l'impero perché impazzì. D'altro canto Massimiano fu assediato da Costantino a Marreglia e si tolse la vita da sé. Entrambi questi imperatori si schierarono in favore della persecuzione dei cristiani.[7].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ R. M. Abbondanza Blasi, Storia di una città:Potenza, Da un manoscritto della seconda metà del sec. XVII, Salerno, Edisud, 2000, pp. 149-157.
- ^ R. M. Abbondanza Blasi, Storia di una città:Potenza. cit... pp. 157-159.
- ^ R. M. Abbondanza Blasi, Storia di una città:Potenza cit... pp. 159-164.
- ^ R. M. Abbondanza Blasi, Storia di una città:Potenza cit... pp. 164-169.
- ^ R. M. Abbondanza Blasi, Storia di una città:Potenza cit... pp. 169-176.
- ^ R. M. Abbondanza Blasi, Storia di una città:Potenza cit... pp. 177-182.
- ^ R. M. Abbondanza Blasi, Storia di una città:Potenza cit... pp. 183-186.