Castellare di Cerbaia | |
---|---|
Facciata principale | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Località | Scandicci |
Indirizzo | Via Empolese, 12/A, 50018 Scandicci FI |
Coordinate | 43°41′21.48″N 11°07′22.5″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | buone, abitato da privati |
Costruzione | 1320 - 1330 |
Stile | villa fortificata |
Il Castellare di Cerbaia, circondato dal suo parco, si trova in Val di Pesa nei pressi di Cerbaia, nel comune di Scandicci in provincia di Firenze.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Ipotesi sulle origini
[modifica | modifica wikitesto]La villa del Castellare di Cerbaia ha un ricco passato fatto di potenza, di prestigio e di lavoro. L’edificio fu infatti costruito da Acciaiuolo Acciaiuoli, della celebre famiglia bresciana insediatisi a Firenze due secoli prima e divenuta una delle più importanti del mondo di allora. La costruzione risale agli inizi del 1300 (1320-30) con materiale recuperato da un precedente fortilizio dell’anno mille, probabilmente la rocca di Cerbaia, fortificazione da poco distrutta dall’Imperatore del Sacro Romano Impero Arrigo VII, acclamato da Dante Alighieri e venuto in Italia nel tentativo di rafforzare la causa imperiale[1].
Un principe al Castellare
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1340-41 Acciaiuolo morì lasciando il palazzo, come tanti sui beni al figlio Niccolò Acciaiuoli, mente viva e spregiudicata, uomo chiave e Gran Siniscalco del regno di Napoli, che arrivò ad avere una potenza quasi maggiore degli stessi sovrani del regno Angioino. E proprio in questo contesto il Castellare, bella e sicura dimora signorile, servì da rifugio per il principe di Taranto Luigi, promesso sposo e futuro re consorte della regina di Napoli Giovanna d'Angiò[2].
Il Castellare ai Certosini
[modifica | modifica wikitesto]Alla morte di Niccolò, secondo il suo testamento, nel 1365 il fortilizio (Castrum seu fortilitium Castellari cum viridario) passò ai monaci della Certosa del Galluzzo, anch’essa da lui costruita a sue spese [3]. I frati lo destinarono a Grancia, cioè sede di fattoria e continuarono a gestire e ingrandire le vaste proprietà agricole del territorio attraverso acquisizioni e donazioni da parte delle più famose famiglie d’Italia. All’alba del ‘700 il Castellare possedeva tredici poderi, un mulino e una fornace per la costruzione e manutenzione dei loro tanti possedimenti. Particolare curioso è che il contratto d’acquisto della fornace dalle monache di S. Matteo in Arcetri fu rogato dal nobile notaio fiorentino ser Piero da Vinci[4], padre di Leonardo. Il Castellare rimase ai monaci per più di 400 anni, ad inizio del 1801 però cominciarono i problemi: tutti i monaci della Certosa si rifugiarono per tre giorni nel Castellare impauriti a causa dell’occupazione del monastero da parte dei fanti francesi[5] che avevano occupato la Toscana. Nel 1808 poi, il governo francese della Toscana annessa all’impero Napoleonico, soppresse tutti i beni del monastero, ivi incluso il Castellare e tutte le sue fattorie.
Dai Conti all'età moderna
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1814 tornò a Firenze il granduca Ferdinando III; questi permise il ritorno dei monaci nel loro Convento, ma non rese loro i beni sottratti dai francesi, tra cui il Castellare, che venne messo in vendita e acquistato dal conte e generale pisano Gian Giuseppe Conti[6]. Gian Giuseppe ebbe due figli: Maria Anna che si sposò con il cavaliere di gran croce Giovanni Ginori, da cui discendono gli odierni principi Ginori Conti, e Cosimo Maurizio che ereditò tutti i beni del Castellare e sposò donna Adelaide dei principi Corsini. I Conti hanno inciso profondamente sul Castellare, ridandogli l’impronta di dimora signorile risalente ai tempi degli Acciaioli. Alla morte di donna Adelaide il Castellare cambiò molti proprietari e cadde progressivamente in rovina fino al recupero con imponenti lavori di restauro nel 1991 da parte di una cooperativa che ha suddiviso il Castellare in appartamenti venduti a privati.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ La villa del Castellare presso Cerbaia in val di Pesa, pp 9.
- ^ T. Guarducci, Guida illustrata della val di Pesa, S. Casciano, 1904, pp.286-7
- ^ A.S.F., Congregazioni religiose soppresse dal governo francese - 51, n. 216 inserto 46: Testamentum et ultima voluntas Nicholai de Acciarolis, copia del 1470 circa.
- ^ A.S.F., Congregazioni cit., n. 5." Descrizione della fornace nel 1480
- ^ G. Chiarelli - G. Leoncini, La Certosa del Galluzzo a Firenze, Cassa di Risparmio di Firenze 1982, FI, pag. 38.
- ^ L. Ginori Lisci, I palazzi di Firenze, C.R.F., 1972, FI, col. I, pag.279.