Marat Ivanovič Kazej (Stan'kovo, 10 ottobre 1929 – Choromickie, 11 maggio 1944) è stato un partigiano sovietico, di origine bielorussa, insignito postumo del titolo di Eroe dell'URSS.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Famiglia e primi anni
[modifica | modifica wikitesto]Marat Kazej era figlio di Ivan Georgievič e di Anna Aleksandrovna: entrambi di cognome facevano Kazej, benché non ci fossero legami tra le due famiglie, l'una di origine bielorussa e l'altra, polacca. Il padre, nato nel 1892, era un convinto bolscevico e un marinaio della flotta del Baltico. Nel 1921, tornato in licenza nel villaggio natale di Stan'kovo, conobbe la sedicenne Anna Aleksandrovna, nata nel 1904, e se ne innamorò. Tornato a Stan'kovo da Kronštadt nel 1922, per dare un ultimo saluto al padre morente, mise incinta Anna che sposò a settembre,[1] avendo lasciando la Marina dopo dieci anni di servizio maturati prima sulla corazzata Sevastopol'/Parižskaja kommuna e poi sulla Petropavlovsk/Marat.[2] Il matrimonio fu celebrato grazie alla buona volontà del prete che non si oppose, ma la sposa non ebbe la sua dote e dovette cucirsi da sé l'abito nuziale.[1]
La coppia ebbe, in ordine cronologico, cinque figli: Elena; Ariadna, detta Ada e il cui nome è un omaggio alla Arianna del mito; Kim;[E 1] Marat, così chiamato in onore della nave da guerra a bordo della quale il padre aveva lavorato; e Nella. Kim morì di morbillo nel 1933 e Nella di scarlattina diversi anni dopo.[4]
Ivan e suo fratello Efim iniziarono nel 1929 a Dzjaržynsk la costruzione della prima Stazione di macchine agricole (MTS, da Mašinno-traktornaja stancija)[E 2] della Bielorussia e diresse il "tribunale dei compagni"[E 3] a essa associato. Lavorò nell'MTS come meccanico e istruttore di giovani trattoristi, ma una denuncia anonima lo accusò di sabotaggio (avrebbe distrutto alcune macchine agricole).[4] Fu arrestato il 5 gennaio 1935 assieme a due suoi fratelli e processato. La famiglia riuscì a vederlo un'ultima volta al tribunale di Minsk, prima che fosse esiliato per sette anni in Estremo Oriente, dove morì nel 1942 nel campo di lavoro forzato Bajkal-Amur (AMURlag). Fu riabilitato, in quanto riconosciuto una delle vittime della repressione staliniana, il 1° luglio 1959.[7]
Anna Aleksandrovna, che svolgeva diversi lavori ed era membro della commissione elettorale distrettuale per le elezioni del Soviet Supremo dell'Unione Sovietica, era anche iscritta come studente fuori sede presso l'Istituto pedagogico di Mosca, ma dopo l'arresto del marito perse il lavoro, la casa, fu espulsa dall'università e arrestata sotto l'accusa vaga di trockismo. I quattro figli superstiti furono affidati ai parenti: Marat e Ada a "nonna" Zosja, in realtà la sorella del nonno paterno.
Marat andò a scuola all'età di otto anni. Si unì ai pionieri, divenne capo unità, studiò con profitto. Il suo eroe fu Vasilij Čapaev, uno tra i più importanti protagonisti della guerra civile, anche se, diversamente da lui, Marat sapeva cavalcare bene fin dalla più tenera età.[E 4] Nel 1939 Anna Aleksandrovna fu rilasciata, per essere arrestata di nuovo quasi subito con lo stesso capo d'imputazione della prima volta. Fu rimessa in libertà tre mesi prima dell'inizio della guerra in terra sovietica.
Il 22 giugno del 1941 i nazisti attaccarono la Bielorussia (assieme all'Ucraina e ai Paesi baltici) e una settimana dopo si acquartierarono a Stan'kovo, nell'immensa tenuta che era stata della nobile e ricchissima famiglia polacca dei Czapski.[E 5] Anna Kazej ora abitava nella casa della defunta nonna Zosja, con Marat, che aveva appena finito il quarto anno scolastico, e Ariadna, mentre la primogenita Elena nel 1938 si era sposata e trasferita in Ucraina.
L'izba dei Kazej, il cui cortile interno dava sulla foresta ed era invisibile dalla strada che portava al villaggio, divenne il rifugio dei partigiani feriti e poi la base dell'istruttore politico Ivan Andreevič Dozmarev, venuto nel villaggio di Stan'kovo per guidare un gruppo giovanile clandestino. Dozmarev, al fine di ingannare i nazisti, fu fatto passare per il marito di Anna tornato dall'esilio. Fu allora, nell'agosto del 1941, che Marat e sua sorella iniziarono la loro attività di partigiani come messaggeri ed esploratori, e a volte portavano armi e munizioni occultate nel cimitero di Stan'kovo ai combattenti accampati nella foresta.[10]
Una notte, ai primi di ottobre, la casa di Anna Aleksandrovna fu circondata: Marat e Ariadna erano soli, furono interrogati, picchiati e trascinati nei pressi del soviet del villaggio. La madre e Dozmarev vennero catturati di ritorno dalla foresta e trasferiti in prigione a Minsk[11] dove il 7 novembre, in occasione del 24º anniversario della Rivoluzione d'Ottobre, furono impiccati nella centrale piazza della Libertà. Marat e Ariadna per diversi mesi continuarono ad attendere il ritorno della madre.
Nel distaccamento partigiano
[modifica | modifica wikitesto]Per sei mesi Marat, impossibilitato a tornare a scuola perché i tedeschi avevano riadattato a caserma l'edificio, visse con sua sorella Ariadna e con l'aiuto dei parenti. In primavera gli occupanti costrinsero la popolazione che aveva compiuto i sedici anni a scegliere tra il trasferimento in Germania e il lavoro in torbiera lungo il letto del fiume Usa, affluente di destra del Neman. Alla fine di agosto Ariadna non ne poté più del lavoro in torbiera e fu mandata di nascosto dalla nonna materna Marilja a Minsk da una cugina, mentre tenne Marat con sé. La ragazza si ricongiunse poco dopo con la sorella Elena, che aveva lasciato l'Ucraina dove aveva perso il marito e il figlio.[12]
L'11 novembre 1942, seguendo lo zio materno Nikolaj, Marat si arruolò nel distaccamento partigiano intitolato al 25º anniversario della Rivoluzione, e un mese dopo fu raggiunto da Ariadna, che era partita da Minsk senza avvisare Elena. Già a gennaio 1943 Marat prese parte alla sua prima battaglia.
Morte
[modifica | modifica wikitesto]Memoria
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Esplicative
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Nome sovietico creato dall'acronimo di "Kommunističeskij Internacional Molodëži" (Internazionale della Gioventù Comunista).[3]
- ^ La "Stazione delle macchine e trattori" (MTS, Mašinno-traktornaja stancija) era una grande azienda statale che forniva alle fattorie collettive le macchine agricole e si occupava della loro manutenzione.[5]
- ^ Il "tribunale dei compagni" (tovariščeskij sud) fu istituito con decreto del Consiglio dei commissari del popolo della RSFS Russa il 14 novembre 1919, con lo scopo di migliorare la disciplina e, di conseguenza, la produttività sui luoghi di lavoro nel rispetto degli ideali collettivistici. Inizialmente le procedure non furono rigide e la gamma delle sanzioni rimase ristretta. Con l'inizio della NEP, nel 1922, i Tribunali dei compagni furono aboliti, per tornare, riformati e inaspriti, nel 1928.[6]
- ^ Sebbene Čapaev sia stato rappresentato al cinema, nel celebre film del 1934, in sella a un cavallo e tale sia rimasto nella memoria collettiva, nella realtà si muoveva sui mezzi motorizzati a causa soprattutto di una ferita alla coscia rimediata durante il primo conflitto mondiale.[8]
- ^ La famiglia dei von Hutten-Czapski lasciò la Bielorussia nel 1920, a eccezione della contessa Elizaveta Karlovna che, gravemente malata, dovette restare con i suoi contadini. Non avendo più alcuna proprietà, visse poveramente fino alla morte, nel 1991, in una modesta casetta ai margini del villaggio.[9]
Fonti
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Kostjukovskij, cap. I, "Mama" (Mamma).
- ^ (RU) Andrej Geraščenko, Marat kazej i drugie pionery-geroi [Marat Kazej e gli altri ero-pionieri], in Kamerton, Mosca, 5 aprile 2020. URL consultato il 6 gennaio 2025.
- ^ (RU) Anastasija Vojko, Kak v SSSR pojavilis' Dazdraperma i drugie novye imena [Come sono apparsi in URSS Dazdraperma e altri nomi nuovi?], su culture.ru. URL consultato il 2 gennaio 2025.
- ^ a b Kostjukovskij, cap. II, "Babuška Zosja" (Nonna Zosja).
- ^ (RU) Bol'šaja Sovetskaja Ėnciklopedija (v 30 tomach) [La Grande Enciclopedia Sovietica (in 30 volumi)], vol. 15, Mosca, Sovetskaja Ėnciklopedija, 1969, p. 534. URL consultato il 10 gennaio 2025. Ospitato su archive.org.
- ^ (RU) Marija Igorevna Starun, Tovariščeskie sudy i socialističeskaja zakonnost' v sovetskoj Rossii i SSSR v 1917-1939 gg. [I tribunali dei compagni e la legalità socialista nella Russia sovietica e nell'URSS negli anni 1917-1939] (PDF) (abstract), San Pietroburgo, 24 ottobre 2024, p. 2. URL consultato il 2 gennaio 2025.
- ^ (RU) Ivan Georgievič Kazej (1892), su ru.openlist.wiki. URL consultato il 6 gennaio 2025.
- ^ (RU) Konstantin Kudrjašov, «Vperëdi na lichom kone»? Mog li real'nyj Čapaev ezdit' verchom [«In prima linea su un cavallo impetuoso?» Avrebbe potuto il vero Čapaev andare a cavallo], in Argumenty i Fakty, Mosca, S.p.A. «Argumenty i Fakty», 8 maggio 2023. URL consultato il 2 gennaio 2025.
- ^ (RU) Oleg Masliev, Kto oni, Čapskie? [Chi sono i Čapskie?], su stankovo.by. URL consultato il 12 gennaio 2025.
- ^ Kostjukovskij, cap. III, "Vojna" (Guerra).
- ^ Kostjukovskij, cap. IV, "Arest" (Arresto).
- ^ Kostjukovskij, cap. V, "Odni" (Soli).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (RU) Boris Kostjukovskij, Žizn' kak ona est' (La vita così com'è), Mosca, Detskaja literatura, 1973. Ospitato su molodguard.ru.