La rivolta di corso Traiano a Torino, avvenuta il 3 luglio 1969, fu una giornata di violenti scontri, che vide protagonisti operai e studenti contro le forze dell'ordine, nell'ambito delle lotte operaie dei lavoratori della Fiat di Torino, che proseguirono caratterizzando l'autunno caldo torinese. Questo episodio, per la sua dimensione e gravità, assurse a simbolo della rivolta operaia del biennio 1968-69 [1]
Contesto storico
[modifica | modifica wikitesto]La mobilitazione degli studenti in lotta durante il sessantotto continuò l'anno successivo iniziando ad integrarsi con quella della classe operaia, mentre le rivendicazioni operaie andarono altre le proposte sindacali, con richieste come aumenti salariarli uguali per tutte le fasce dei lavoratori, promozione di tutti gli operai alla seconda categoria, abolizione del cottimo ossia rimozione del collegamento tra produttività del singolo e stipendio. Contemporaneamente tra gli operai crebbe un clima di ostilità verso i sindacati e di insofferenza verso le figure dei rappresentanti sindacali [2] , preferendo nuove forme di democrazia diretta nel movimento operaio sintetizzate nello slogan siamo "tutti delegati" [3] .
La decisione dei sindacati torinesi di effettuare una manifestazione il 3 luglio sul tema degli affitti fu giudicata dall'assemblea degli operai e studenti una mera manovra per riprendere il controllo del movimento di lotta entro la Fiat usando il problema della casa come pretesto per nascondere quello che stava accadendo all'interno della fabbrica dove di fatto da cinquanta giorni era in corso una lotta operaia che riduceva fortemente la produzione. Conseguentemente la manifestazione sindacale della mattina del 3 luglio fu boicottata e viceversa per pomeriggio fu organizzata una grande manifestazione iniziata con corteo a partire dalle fabbriche della Fiat, che ben presto degenerò in violenti scontri, quando questo raggiunse viale Traiano, con innalzamento di barricate, che proseguirono fino alle 3 di notte del giorno seguente[4].
La rivolta
[modifica | modifica wikitesto]In previsione dell'annunciata manifestazione migliaia di poliziotti e carabinieri furono schierati fin dalle cinque di mattina del 3 luglio nei dintorni dello stabilimento di Fiat Mirafiori. Alle tre di pomeriggio iniziò a formarsi il corteo della manifestazione con migliaia di operai e studenti a partire da Mirafiori, altri erano attesi in arrivo dallo stabilimento del Lingotto e da quello di Nichelino. Prima del loro arrivo iniziarono le cariche delle forze dell'ordine per disperderlo con l'utilizzo di manganelli, calci di fucile, bombe lacrimogene. Il corteo inizialmente disperso, si riformò e riuscendo a muovere verso corso Traiano dove riprenderanno le cariche della polizia e lo scontro diventerà più violento con creazione di barricate, poi date alle fiamme e lanci di pietre e altri oggetti prelevati da cantieri edili presenti nei paraggi. Su una barricata comparve un cartello con la scritta: “Cosa vogliamo? Vogliamo tutto!” Allo scontro parteciparono operai, abitanti del quartiere del quartiere incluse le donne e gli studenti. Poliziotti e carabinieri non riuscirono a controllare la situazione, riuscendo soltanto ad arrestare dimostranti isolati. Ne saranno arrestati 28 e fermati 160, in gran parte giovani operai.
In Corso Traiano e nelle strade vicine scontro durò per sei ore e si propagò in altri quartieri della città: in Piazza Bengasi, a Nichelino, in Corso Moncalieri.
http://www.nelvento.net/archivio/68/operai/traiano02.htm
http://www.ugomariatassinari.it/corso-traiano/
https://www.lotta-continua.it/index.php?option=com_easyblog&view=entry&id=108&Itemid=319
http://www.osservatoriorepressione.info/torino-3-luglio-1969-la-rivolta-corso-traiano-2/
http://www.me-dia-re.it/3-luglio-1969-scoppia-la-rivolta-corso-traiano/
https://bresciaanticapitalista.com/2017/07/03/vogliamo-tutto-3-luglio-1969/
http://www.vicini.to.it/vicini/2018/10/la-fabbrica-nel-68-in-piazza-livio-bianco/
Giorni successivi
[modifica | modifica wikitesto]L'assemblea operai-studenti di Torino, svoltasi il 5 luglio, produrrà un documento a commento degli scontri, che verrà quindi pubblicato sul settimanale operaio "La Classe" n.11 del 12-19 luglio 69 [5] in cui, tra i vari commenti, si affermava a spiegazione di quanto avvenuto:
«Espulsi totalmente dalla lotta operaia, i sindacati hanno tentato di deviarla dalla fabbrica verso l'esterno, e di riconquistarne il controllo, proclamando uno sciopero generale di 24 ore per il blocco degli affitti. Ma ancora una volta l'iniziativa operaia ha avuto il sopravvento. Gli scioperi simbolici che si tramutano in una vacanza, con qualche comizio qua e là, servono solo ai burocrati. Nelle mani degli operai , lo sciopero generale diventa l'occasione per unirsi, per generalizzare la lotta condotta all'interno. La stampa di ogni colore si rifiuta di parlare di quello che succede alla Fiat, o ne parla mentendo. E' ora di spezzare questa congiura del silenzio, di uscire dall'isolamento, di comunicare a tutti, con la forza dei fatti l'esperienza della Mirafiori.»
Il ricordo nella cultura popolare
[modifica | modifica wikitesto]La narrazione delle rivolta venne scritta da Nanni Balestrini nel suo romanzo Vogliamo tutto , con la quale termina la sua opera[6].
Lo scontro sarà celebrato in una ballata da Alfredo Bandelli in La ballata della Fiat, scritta nel 1970 [7]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Cap. La vita politica dopo la rivoluzione del '68, in F. Di Ciaccia (1997)
- ^ il delegato, per la massa degli operai, si contrappone alla Commissione Interna e al sindacato come un "noi" che si pone di fronte ad un "voi". Il modo operaio di concepire il delegato rifiuta il principio di rappresentanza. Mentre i lavoratori percepiscono perfettamente la parlamentarizzazione della C.I. e la vedono come istituzione esterna, essi vi contrappongono il delegato come una alternativa. Il membro di Commissione interna è eletto dagli operai, ma su indicazione del sindacato e trae la sua forza e legittimità soprattutto dalla disciplina verso l’organizzazione e dal riconoscimento da parte dell’azienda. Egli è "autonomo" dalla base operaia, è indicato dal sindacato, ha il tempo libero per concessione del padrone, non è uno strumento della lotta operaia ma della mediazione tra operai e padrone. Quando gli operai affermano che il delegato è nominato solo dagli operai del gruppo omogeneo, che risponde solo ai lavoratori, essi non chiedono una riforma della commissione interna ma fondano un istituto qualitativamente diverso dalla Commissione Interna. Pino Ferraris, Delegati Operai e Democrazia Diretta in Fiat nel ’69
- ^ V. cap.V Angelo Ventrone (2012)
- ^ V. cap.V Angelo Ventrone (2012)
- ^ FIAT: la lotta continua
- ^ Vogliamo tutto di Nanni Balestrini, su http://glianni70.it/. URL consultato il 26 agosto 2020.
- ^ La ballata della Fiat, su https://www.ildeposito.org/. URL consultato il 26 agosto 2020.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Donato Antoniello, Luciano Vasapollo, Eppure il vento soffia ancora: capitale e movimenti dei lavoratori in Italia dal dopoguerra ad oggi, Editoriale Jaca Book, 2006
- Francesco Di Ciaccia, Il secondo Novecento verso il Duemila: Percorsi di storia sociale e politica nel mondo e di letteratura italiana, Edizioni Universitarie Bignami, 1997
- Angelo Ventrone, "Vogliamo tutto": Perché due generazioni hanno creduto nella rivoluzione 1960-1988, Gius. Laterza & Figli Spa editore, 2012
- Diego Giachetti, Il giorno più lungo: La rivolta di Corso Traiano: Torino 3 luglio 1969, BFS, Pisa, 1997
- Renzo Del Carria, Proletari senza rivoluzione. Storia delle classi subalterne italiane dal 1860 al 1950, Vol 1-2, Edizioni Oriente, Milano, 1966