La tortura della goccia cinese consiste in gocce d'acqua che vengono fatte cadere ripetutamente sulla fronte della vittima causandone, secondo leggende popolar-letterarie, la perforazione del cranio o comunque un forte disagio psicofisico.[1] La claustrofobia aumenterebbe l'effetto del supplizio.
Nel suo testo Services spéciaux, Algérie 1955-1957: Mon témoignage sur la torture, il generale Paul Aussaresses (1918-2013) spiega nei dettagli come tale tecnica[senza fonte] sia stata utilizzata dai francesi nel corso della guerra d'Algeria per ottenere informazioni dai prigionieri.
Nella letteratura
[modifica | modifica wikitesto]- La tortura della goccia viene citata varie volte nei romanzi di Emilio Salgari, ad esempio nel capitolo La tortura del romanzo Le pantere di Algeri.[2]
- La tortura della goccia viene citata nel romanzo Frankenstein di Mary Shelley.[3]
- Karl May descrisse questa tecnica di tortura nel suo libro del 1894 From the Rio De La Plata to the Cordilleras.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Curiosità idrauliche - La tortura della goccia cinese; Museo del Rubinetto e della sua Tecnologia, comune di San Maurizio d'Opaglio
- ^ Le pantere di Algeri, Emilio Salgari, 1903
- ^ Frankenstein, Mary Shelley, 1818