Tito (o Publio) Palfurio | |
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Console dell'Impero romano | |
Nome originale | Titus (o Publius) Palfurius |
Nascita | 10 circa |
Morte | dopo il 55 |
Figli | (Tito?) Palfurio Sura |
Gens | Palfuria |
Consolato | settembre-ottobre 55 |
Tito (o Publio) Palfurio (in latino: Titus (o Publius) Palfurius; 10 circa – dopo il 55) è stato un magistrato e senatore romano, console dell'Impero romano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Di Palfurio, ben poco è noto, a cominciare dal prenome: è incerto se fosse Tito o Publio[1]. Per lui è stata ricostruita un'origine presumibilmente della Hispania Tarraconensis[2][3], in particolare a causa della presenza di una statio Palfuriana[4][5][6][7] (evidentemente così denominata dalla presenza di una villa della famiglia[2]) nell'attuale città catalana di Sant Vincenc de Calders, a nord-est di Tarragona[5].
L'unico incarico noto di Palfurio lo vede al vertice dello stato romano: egli infatti, nel primo anno del principato di Nerone, ricoprì il consolato suffetto nei mesi di settembre e ottobre del 55[8][9], sostituendo Marco Trebellio Massimo[8][9] al fianco dell'illustre Lucio Anneo Seneca[10]. La nomina di Palfurio è stata interpretata come segno dell'influenza politica di Seneca, che avrebbe favorito un suo conterraneo[2].
Dopo il consolato Palfurio scompare dalla storia, ma è noto un figlio, (Tito?[11]) Palfurio Sura[2][3][8], che si macchiò di ignominia combattendo in vari agoni sotto Nerone e che perciò fu espulso dal senato sotto Vespasiano, per poi essere reintegrato sotto Domiziano, sotto il cui regno ricompare come illustre stoico e famigerato delatore: per tale motivo, fu condannato sotto Nerva[12].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ G. Camodeca, I consoli del 55-56 e un nuovo collega di Seneca nel consolato: P. Cornelius Dolabella (TP.75 [= 140] + 135), in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 63 (1986), pp. 201-215, ricostruisce, dall'unica epigrafe mutila che lo menziona, un prenome Publio, affiancato da un punto di domanda; lo stesso Camodeca, però, in I consoli degli anni di Nerone nelle Tabulae Herculanenses, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, vol. 193 (2015), pp. 272-282, propende per Tito, senza tuttavia escludere Publio. In questa pagina si è preferito l'uso più recente.
- ^ a b c d R. Syme, Roman Papers, IV, Oxford 1988, pp. 88 e 151 nota 56.
- ^ a b PIR2 P 67.
- ^ CIL XI, 3281; CIL XI, 3282; CIL XI, 3283; CIL XI, 3284.
- ^ a b R. Talbert, Barrington Atlas of the Greek and Roman World, Princeton 2000, p. 398.
- ^ F. Pallí Aguilera, La Via Augusta en Cataluña, Bellaterra 1985, pp. 156-157.
- ^ A. Tovar, Iberische Landeskunde. Segunda parte. Las tribus y las ciudades de la antigua Hispania. Vol. III: Tarraconensis, Baden-Baden 1989, p. 460.
- ^ a b c G. Camodeca, I consoli del 55-56 e un nuovo collega di Seneca nel consolato: P. Cornelius Dolabella (TP.75 [= 140] + 135), in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 63 (1986), pp. 201-215.
- ^ a b G. Camodeca, I consoli degli anni di Nerone nelle Tabulae Herculanenses, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, vol. 193 (2015), pp. 272-282.
- ^ CIL IV, 03304,046.
- ^ E. Greco (ed.), Il santuario delle divinità orientali e i suoi predecessori (Sibari - Casa Bianca): scavi 2007, 2009-2012, Roma 2012, pp. 137-147 (sull'epigrafe forse a lui relativa AE 2013, 374).
- ^ PIR2 P 68.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- PIR2 P 67.